Quello di ieri doveva essere il giorno decisivo per la riforma del mercato del lavoro ma alla fine di una convulsa giornata di incontri e' stato tutto rimandato a domani. Sull'articolo 18 il governo ha illustrato le sue proposte che hanno visto condivisione da parte dei sindacati ad eccezione della Cgil.
"La Cgil ha espresso il proprio dissenso sull'articolo 18, tutti gli altri il proprio consenso. Su questo aspetto per quanto riguarda il governo la questione e' chiusa", ha precisato il premier Monti. Domani si terra' alle 16 l'incontro "finale", ha detto Monti alle parti sociali, dopo una riunione durata oltre quattro ore. In quella occasione si presenteranno i testi conclusivi delle varie posizioni e si fara' un "verbale". Ma Monti ha chiarito che non ci sara' neanche giovedi' la firma di un accordo: "Ho chiarito alle parti sociali che l'interlocutore essenziale del Governo e' il Parlamento. Il dialogo con le parti sociali e' importantissimo - ha aggiunto - ma non riflettiamo una cultura consociativa che in un passato mediamente lontano ha tante volte ritenuto che la cosa piu' importante fosse che il governo favorisse l'accordo con le parti sociali". La riforma, ha sostenuto ancora, "valorizza al massimo e nel modo piu' pieno e come la Costituzione richiede, il ruolo del Parlamento". "Abbiamo pensato che per dare all'Italia piu' capacita' di rispondere alle sfide dell'economia fosse importante ammodernare quel pezzo cruciale dell'economia che e' il mercato del lavoro e il modo di prendere le decisioni che da' massimo rilievo alle parti sociali ma non da' a nessuno il potere di veto".
"Si tratta di una riforma molto comprensiva che tocca diversi aspetti. L'obiettivo finale e' piu' occupazione e meno disoccupazione strutturale", ha detto il ministro del Lavoro Elsa Fornero. "Dobbiamo aumentare l'occupazione di giovani e donne e migliorare la qualita' dell'occupazione che significa riduzione del precariato", ha aggiunto. "Non vogliamo smantellare tutele ma rendere meno blindato il contratto subordinato a tempo indeterminato", ha proseguito. Il contratto a tempo determinato e' "il contratto dominante ma gli altri non li buttiamo via". Per Fornero "la soluzione sull'articolo 18 riflette un equilibrio che consente a qualcuno di dire 'e' troppo' e ad altri di dire 'e' troppo poco'. Sarebbe stato bello avere una condivisione piena da parte di tutti su questa proposta di riforma". La proposta del governo per la riscrittura dell'articolo 18 prevede per i licenziamenti discriminatori la tutela anche alle imprese sotto i 15 dipendenti. Sul fronte dei licenziamenti disciplinari, invece, la parola spettera' al giudice che decidera' il reintegro oppure un indennizzo economico per un massimo di 27 mensilita' tenendo conto dell'anzianita'.
Per i licenziamenti economici e' previsto solo l'indennizzo da un minimo di 15 a un massimo di 27 mensilita'. Per fronteggiare il precariato sara' inoltre contrastata la reiterazione dei contratti a tempo determinato per piu' di 36 mesi e saranno posti "vincoli stringenti ed efficaci" sui contratti intermittenti e quelli a progetto. La riforma degli ammortizzatori sociali entrera' a regime dal 2017. Dura la reazione della Cgil: "Faremo di tutto per contrastare la riforma del mercato del lavoro. La Cgil fara' le mobilitazioni necessarie e non sara' una cosa di breve periodo", ha detto il segretario generale, Susanna Camusso.
Quella sull'articolo 18 "e' una proposta squilibrata sulla quale il governo ha chiesto un pronunciamento unico" e che di fatto fa venir meno "l'effetto dell'articolo 18".
Complessivamente positivo il giudizio della Confindustria: "Abbiamo accolto la richiesta che ha fatto a tutto il mondo delle parti sociali il Presidente Napolitano dimostrando grande senso responsabilita' e abbiamo dato un'adesione complessiva all'architettura complessiva della riforma, ma rimangono alcuni punti su cui lavorare", ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "In particolare - ha spiegato - ci sono delle norme sulla flessibilita' in entrata che non condividiamo perche' vediamo un irrigidimento eccessivo e vediamo un aumento dei costi per le imprese. Anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, esprime "un giudizio positivo sulle linee guida della riforma" ma chiede di "lavorare ancora intensamente fino alla fine della settimana per migliorarla".
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