Cosa prevede l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che tanto si vuole cambiare e si pensa sia l’origine di tutti i mali dell’Italia? Prevede semplicemente un punto fondamentale che vi è in tutti gli stati europei (escluso il Regno Unito che si sa fa sempre un po’ di testa sua). Il licenziamento deve essere perpetrato solo per ‘giusta causa’. Molti pensano che la ‘giusta causa’ voglia dire che se un’azienda ha problemi economici (vedi il caso della Fiat) non possa licenziare se ci sono contratti a tempo indeterminato. FALSO! Mi sono preso la briga di andarmi a vedere il famigerato Statuto dei Lavoratori ed ecco l’illuminazione:
Il giustificato motivo può essere soggettivo o oggettivo.
Soggettivo (per colpa del lavoratore)
- Abbandono ingiustificato del posto di lavoro (se fai il vagabondo)
- Minacce e percosse (se dai di matto e ti metti a dare capate convulse al datore di lavoro)
- Reiterate violazioni del codice disciplinare di gravità tale da condurre al licenziamento (tra queste vi sono innumerevoli violazioni possibili come la concorrenza sleale all’azienda o la violazione delle norme interne sulla privacy, abuso di fiducia)
- Malattia (se fai risultare che sei malato e non lo sei)
Insomma, non è assolutamente vero che se non fai nulla al lavoro, il povero datore non ti può licenziare. Anzi. Solo che giustamente se sei una persona anziana e, ahimè hai meno forze e produci di meno in una catena di montaggio, non vieni sbattuto fuori. Questa si chiama semplicemente ‘tutela’.
Oggettivo (per colpa non del lavoratore - qui arriva il bello).
- Chiusura attività produttiva (ed entra in gioco la famigerata cassa integrazione)
- Soppressione del posto di lavoro (se per qualunque motivo quel posto di lavoro viene eliminato dell’organigramma aziendale puoi essere licenziato – ovviamente con relativi ammortizzatori sociali)
- Introduzione di nuovi macchinari che necessitano di minori interventi umani (se esistesse una Fornero automatica che piange a comando, perché dare lavoro a quella vera?)
- Affidamento di servizi ad imprese esterne (il cosiddetto outsourcing)
Ricapitolando, questi sono tutti motivi economici. Tant’è che la Fiat ha licenziato a Termini Imerese e mister Marchionne non si è creato alcun problema. Il problema giustamente se lo sono creato i sindacati semplicemente perché (e fortuna che sia così) fanno il loro lavoro.
E quindi… Oibò… Perché cambiare l’articolo 18? Ancora siamo senza risposta. Prendiamo ad esempio un italiano medio impiegato al comune, che si sveglia la mattina, va al lavoro, timbra il cartellino, si siede sulla scrivania, accende il pc e trascorre tutto il tempo su facebook (8 ore lavorative, mi viene anche da dire ‘che sfigato!’), a postare foto e stupidi link. Andando a leggere la ‘giusta causa’ soggettiva (quindi con una colpa legata al comportamento del lavoratore), il simpatico impiegato non sta abbandonando il posto di lavoro (anzi è attentissimo a postare foto davanti al pc), non ha minacciato né alzato le mani a nessuno, non è un finto malato. Al massimo sta violando il codice disciplinare, ma è veramente tanto grave stare tutto il tempo su facebook ed infischiarsene del lavoro bello e sicuro? Per come la penso io è MOLTO grave e merita il licenziamento. Per questo SERVE una modifica dell’articolo 18. (alla tedesca, come si dice in gergo). Ma il contratto a tempo indeterminato (proprio perché si chiama così e l’italiano non è un’opinione), non può essere con licenziamento facile altrimenti c’è il rischio di sminuire le tutele verso il lavoro (specie quello usurante). Una persona sui 60 anni, che lavora in fabbrica da quando ne aveva 23 deve arrivare a 42 anni di contributi (visto che l’attuale governo ha fatto qualche mese fa anche una riforma delle pensioni). Penso sia normale che dopo 37 anni di meccanicità e fatiche, alle 3 del pomeriggio il tizio in questione sia sfinito. In quel caso lo si potrebbe licenziare con la possibilità di cassa integrazione (che è un ottimo ammortizzatore sociale). Nei 15-20 mesi di cassa integrazione il povero operaio deve trovarsi un altro lavoro per pagare gli ultimi contributi mancanti (per poi godersi finalmente la pensione ai Caraibi). E si sa. L’Italia pullula di opportunità lavorative…
Perché è proprio questo il punto focale. Io sono perfettamente d’accordo con Monti, quando dice che ci vuole flessibilità. Sarebbe ottimo vivere in un paese dove se mi licenziano dopo 2 anni, ritrovo lavoro in qualche giorno. Ma questa non è l’Italia. Qui si rimane disoccupati, iscritti agli uffici di collocamento per anni e anni. Qui ci sono zone dove il lavoro nero è regola. Penso che Monti non conosca l’Italia e purtroppo ne ignoro il motivo.
Ci sono punti di questa riforma che approvo, altri che disprezzo. Ma ciò che bisogna sapere sull’articolo 18 è che questa è l’ennesima riforma che viene spacciata come in favore dei giovani, ma che porterà ad una condizione sempre più deprimente di quelle forze fresche che OVUNQUE, fanno il futuro di un Paese. Lo si è fatto sulle pensioni (e lì eravamo quasi obbligati dall’UE per dare garanzie di bilancio). Ma qui? E’ veramente l’articolo 18 il dramma di questo paese?
Un uomo giovane, aitante (quasi finto), è stato intervistato ieri. Quest’uomo gestisce un’azienda molto grande, che si occupa di comunicazione televisiva. La crisi ha colpito anche quest’azienda. Dei rumors dicono che siano previsti dei tagli al personale per sopperire alla crisi di questa azienda. Quest’uomo ha dichiarato che taglierà i costi di quest’azienda del 4-5% pur di evitare i licenziamenti che sono stati paventati. Sarà vero? Sarà falso? Sta di fatto che quest’uomo si chiama Piersilvio Berlusconi ed è folle (se non grottesco), che il figlio di colui che ha reso così precario il mondo del lavoro in Italia dopo circa un ventennio di governo, voglia (in casa sua, nella sua azienda) evitare che la gente si trovi senza un posto di lavoro. Trovo triste che non ci arrivi Monti, un professore abituato ad insegnare a ragazzi. Trovo straziante che non ci arrivi la Fornero, che è donna e come tale saprà cosa vuol dire andare in maternità quando si lavora. Trovo annientante che si pensi a rendere più dinamico il mercato del lavoro non pensando che la competitività di un paese passa anche attraverso una seria lotta alle disuguaglianze sociali (che portano molte donne o extracomunitari a non lavorare o farlo in nero), alla mafia (che deprime una parte del paese totalmente non sfruttata), al precariato (che costringe una buona fetta del paese a non spendere).
Io odio il posto fisso, è bello cambiare lavoro. Sarebbe deprimente fare lo stesso lavoro tutta la vita. Sono d’accordo specie per come sono io caratterialmente. Ma se voglio comprare una casa o una macchina, se non ho un contratto fisso, chi me li presta i soldi? Il topino dei dentini?
L’articolo 18 alla tedesca ti fa cambiare lavoro, all’interno di una stessa realtà aziendale o correlata. L’articolo 18 all’americana ti fa cambiare lavoro e basta (con la speranza di trovarne un altro).
Noi (o meglio chi governa ora) abbiamo scelto la seconda strada.
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