sabato 29 ottobre 2011

Vogliono diminuire le "rigidità in uscita" (consentire licenziamento facile), per ridurre la flessibilità in entrata (aumentare i rapporti a tempo indeterminato). Cioè, assumere a tempo indeterminato, ma consentendo di licenziare senza limiti. Presa per i fondelli, perché a quel punto il lavoro a tempo indeterminato equivarrebbe al lavoro precario. Ma almeno hanno preso atto, forse, che il processo inverso non ha funzionato, che la flessibilità in entrata non si traduce quasi mai nella stabilizzazione. E l'italia ormai si distingue anche per l'abuso del precariato e rischia per questo una procedura d'infrazione della Commissione Europea. Lo capirà la gente?

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