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La denuncia arriva da David Sassoli a Bologna per la kermesse dei rottamatori: "Dovrebbe passare le giornate di lavoro al parlamento europeo, ma è venuta un giorno per tre ore. Non mancava in aula a Roma, invece, per la fiducia a Berlusconi"
Bruxelles: ministro per le politiche comunitarie non pervenuto. O meglio, non pervenuta. Anna Maria Bernini, il neo ministro con la delega agli affari che riguardano la comunità europea, nominata lo scorso luglio dopo che il ministero era rimasto vacante per otto mesi, sarebbe un personaggio ancora totalmente sconosciuto dalle parti di Bruxelles. A denunciarlo è l’europarlamentare del Partito democratico ed ex conduttore di punta del Tg1, David Sassoli. “Dal 28 luglio, quando è stata nominata, questo ministro è venuto a Bruxelles un giorno, per tre ore. Invece – ha concluso l’europarlamentare – vedo che per l’ultimo voto di fiducia a Berlusconi non mancava”.
Sassoli ha parlato oggi a Bologna, in occasione della convention dei “rottamatori” interni al Pd, guidati da Pippo Civati, consigliere regionale in Lombardia e Debora Serrachiani, anche lei eurodeputata. “Da quando ha assunto l’incarico – ha spiegato Sassoli a ilfattoquotidiano.it, a margine dell’evento – non si è nemmeno presentata, non ha mai incontrato gli europarlamentari italiani, nemmeno quelli del suo partito, il Pdl”.
L’unica occasione per il ministro Bernini di presentarsi nelle sedi europee di Bruxelles e Strasburgo sarebbe stato, secondo Sassoli, il 29 settembre scorso, in occasione del Consiglio Competitività, una delle nove formazioni del Consiglio dei ministri dell’Unione Europea. Nient’altro.
La latitanza denunciata da Sassoli sarebbe ancor più grave in un periodo in cui a Bruxelles si stanno decidendo i destini del nostro Paese. “Prima di lei siamo stati in Europa otto mesi senza ministro. Ma dove deve vivere il nostro ministro delle politiche comunitarie in un momento in cui il nostro Paese è in così grave difficoltà?”
La nomina a ministro della Bernini in effetti arrivava dopo otto mesi dalle dimissioni di Andrea Ronchi. Ronchi, a novembre dello scorso anno aveva lasciato l’incarico dopo la scissione di Gianfranco Fini (ora l’ex ministro è già tornato all’ovile berlusconiano). Fino a luglio, nonostante il ruolo chiave per i destini del Paese che riveste questo dipartimento (in passato guidato da Enrico Letta, Rocco Buttiglione, Emma Bonino), la poltrona di ministro era rimasta vuota. Poi a luglio la nomina della avvocatessa e docente di diritto bolognese. “Da quando è stata nominata – l’accusa di Sassoli- è stata una volta sola al consiglio ma mai al parlamento di Strasburgo o alla Commissione. Non la conosce nessuno”.
L’avvocato Anna Maria Bernini, classe 1965, è figlia d’arte. Suo padre, Giorgio Bernini, è stato Ministro per il commercio estero nel primo governo Berlusconi del 1994. La giovane avvocatessa bolognese ha percorso velocemente il cursus honorum all’interno del Pdl. Eletta alla Camera dei Deputati nel 2008, in quota Alleanza Nazionale, è entrata presto nelle attenzioni dei vertici del partito: giovane e preparata (è docente di diritto all’Università di Bologna), la difesa del premier sempre pronta, nel 2010 è la candidata del Pdl a sfidare alle regionali dell’Emilia Romagna il presidente Pd Vasco Errani. La candidata berlusconiana non arriva neppure al 40 % dei consensi, ma si ritaglia uno spazio sempre maggiore all’interno dell’estabilishment. Anche perché, al momento dell’addio di Fini, a cui era molto vicina, lei decide di restare fedele al Cavaliere. E presto viene ricompensata.
Tuttavia, dal momento della sua nomina a luglio il suo nome è rimasto molto all’oscuro. “In queste settimane si prepara il bilancio europeo. Oggi la crisi è che europea – lamenta David Sassoli – lì sono i tavoli e lì si deve fare lobby nazionale. L’Europa ormai non è più politica estera, è politica interna, e quello che succede lì si ripercuote sui nostri bilanci nazionali”.
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