Vinta la sfida numerica con Cisl e Uil. L'ultimo comizio da leader di Epifani. C'è anche una proposta per uscire dall'angolo: un unico contratto per i lavoratori auto
Alla vigilia ci avrebbero messo la firma. Una manifestazione senza incidenti che ha finito per migliorare il rapporto tra il popolo dei metalmeccanici e quello delle altre categorie della Cgil, la Fiom e corso d'Italia più vicini nonostante "una lunga dialettica", come ricorda Guglielmo Epifani.
Nella giornata l'unico attimo di tensione è il tentativo, presto abortito, di un gruppetto di cinquanta militanti dei giovani comunisti e altre sigle minori di contestare ancora una volta Epifani sotto il palco. Ma l'unico vero neo del pomeriggio sono stati gli insulti pesanti, gli sberleffi e gli slogan contro il segretario della Cisl ("Abbiamo un sogno nel cuore, Bonanni sul trattore"). Questo, del resto, passa il convento dell'unità sindacale quando, come denuncia Giovanni Barozzino guidando lo striscione dei licenziati di Melfi, "c'è anche chi gioisce perché la Fiat non ci ha reintegrati sul posto di lavoro".
Sotto i platani di viale Aventino come sotto gli ippocastani di via Merulana, i due cortei avanzano senza intoppi, protetti da un folto servizio d'ordine, primo, evidente, frutto, della collaborazione da tra Cgil e Fiom. I rischi maggiori possono venire dal corteo di piazza della Repubblica, che infatti si mette in moto dopo per poter giungere di fronte al palco quando la piazza è già riempita dai metalmeccanici partiti da Ostiense. Una precauzione che si rivelerà per fortuna inutile. Gli striscioni portano i nomi della crisi economica italiana: dalla Fiat alla Omsa passando per i portuali di Genova e il distretto metalmeccanico bolognese. Fabbriche in ristrutturazione e aziende che sopravvivono con la cassa integrazione che dimezza i redditi. Più che dalle contrapposizioni tra sindacati è in quella crisi che si alimenta la rabbia dei metalmeccanici che sfilano per le strade di Roma. Christian arriva da Torino: "Non mi spaventa il fatto che i sindacati abbiano punti di vista diversi. Vorrei però avere voce in capitolo in caso di accordi separati. Non mi piace che tutto passi sopra la mia testa".
Il nodo della democrazia sindacale è uno dei punti di divisione tra Cgil, Cisl e Uil. Ed è una delle battaglie comuni di Cgil e Fiom, come quella sulla difesa dei diritti in fabbrica. Dal palco di piazza San Giovanni Landini ed Epifani chiedono "regole certe, una legge per stabilire che un accordo è valido quando ha l'assenso della maggioranza dei lavoratori interessati. Non si fanno i referendum solo quando si è sicuri di vincerli". Landini propone "un contratto unico per tutti gli addetti dell'industria" e "lo sciopero generale" a difesa dei contratti nazionali di lavoro. Epifani concede lo sciopero generale "se dopo la manifestazione del 27 novembre non avremo ottenuto risposta", una formula che ricalca l'ordine del giorno dell'ultimo direttivo della Cgil. Poi ricorda agli assaltatori delle sedi Cisl che "una sede sindacale non appartiene ai segretari generali ma ai tanti lavoratori che con sacrificio hanno difeso le lotte di quel sindacato".
Sotto il palco, mentre si spengono gli ultimi echi del comizio, si prova a tirare le fila della giornata. La Fiom, anche grazie alla presenza delle altre categorie della Cgil e di nutrite rappresentanze dei partiti del centrosinistra, ha certamente vinto il confronto numerico con Cisl e Uil che avevano manifestato il 9 ottobre in piazza del Popolo. E ha dimostrato di poter mobilitare una vasta parte del centrosinistra, da Di Pietro a Vendola, a parti consistenti del Pd fino a Rifondazione. Forse il collante più potente dopo l'antiberlusconismo. Ma come utilizzare questa forza? Problema che dovranno risolvere insieme Maurizio Landini e Susanna Camusso, destinata nelle prossime settimane a succedere a Epifani.
Ognuno per la sua parte, naturalmente. Landini e il gruppo dirigente della Fiom provando a uscire dall'angolo nella trattativa con Fiat e Federmeccanica. Un primo tentativo lo compie il nuovo responsabile auto della Fiom: "Non sarebbe uno scandalo - dice Giorgio Airaudo - pensare a un unico contratto per tutti i lavoratori dell'auto. Se Confindustria è disposta ad accettare che non sia sostitutivo del contratto nazionale ma di quelli aziendali, possiamo parlarne".
A Camusso toccherà invece raccogliere l'eredità di Epifani che ieri sera le ha consegnato una piazza unita nonostante le storiche distanze tra i gruppi dirigenti dei metalmeccanici e della confederazione: "In questi anni abbiamo avuto momenti di scontro e di dialettica - ha detto un commosso segretario della Cgil alla piazza dei metalmeccanici - ma questo dimostra che il pluralismo è la vera forza della nostra organizzazione. È per me un grande onore chiudere il mio mandato in questa piazza. Abbiamo bisogno di tenere unita la Cgil".
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