Il segretario della Cgil sull'ad del Lingotto: "I problemi si affrontano ai tavoli non in tv". Marcegaglia: "Il suo è stato un appello a risolvere questioni reali, non sia motivo di divisione politica"
ROMA - "In Germania lo avrebbero cacciato". Secco il giudizio del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che torna sulle dichiarazioni dell'ad della Fiat, Sergio Marchionne, che domenica ha definito l'Italia un peso per il Lingotto 1, parole condivise e criticate 2 da politici e sindacalisti. "Cosa sarebbe successo in Germania se l'amministratore delegato di un grande gruppo avesse parlato in tv e non davanti al suo comitato di sorveglianza? In Germania l'avrebbero cacciato" ha detto Epifani a Firenze nel suo discorso conclusivo dell'incontro organizzato dalla Fiom Cgil.
Epifani: "Problemi non si risolvono in tv". "Non so perché Marchionne è andato in tv - ha proseguito - e a chi parla, alle sue controparti naturali o ai cittadini? E se parla ai cittadini la vertenza Fiat si risolve più facilmente o più difficilmente? E la ricomposizione di un tavolo con la Fiom è più facile o più difficile dopo questa esposizione mediatica? Avete mai visto una vertenza che si fa in tv o sui giornali senza che ai tavoli preposti succeda qualcosa? E' questa assunzione di responsabilità? Ci si può limitare ad andare in tv? Si possono trattare così le organizzazioni sindacali?". "Quando Marchionne dice le cose che dice - ha osservato ancora Epifani parlando dell'intervento di Marchionne in tv - non dice il falso ma scambia le cause con gli effetti. Il problema non è l'orario di lavoro, il problema che la Fiat deve far crescere la qualità di quello che produce. Se ha 22 mila lavoratori in cassa integrazione non può pensare di avere degli utili, e se questi lavoratori sono in cig è perché sul mercato di oggi i suoi modelli non si vendono".
Marcegaglia: "Pone problemi veri". Il confronto su Fiat, anche dopo le parole di Marchionne, "non deve diventare motivo di scontro e di divisione politica". Ma "motivo per unire le forze, affrontare i problemi di produttività "di cui soffrono le imprese italiane", ha dichiarato la leader degli industriali, Emma Marcegaglia, a Napoli a margine dell'iniziativa "Orientagiovani". "Mi sembra che la cosa da dire è: Fiat, la famiglia, John Elkann, Marchionne, non hanno affatto detto che intendono lasciare l'Italia" sottolinea la presidente di Confindustria. "Se un imprenditore decide di lasciare e chiudere gli stabilimenti non va in televisione, li chiude e basta - ha aggiunto - mi è sembrato che l'appello di Marchionne sia un appello a guardare i problemi dell'Italia, i problemi di competitività e produttività, dei quali parliamo spesso e da molto tempo. Quindi mi è sembrato più un appello a cercare di risolvere i problemi italiani, che sono effettivi". Problemi "veri". Il gap per le imprese italiane "è un dato tecnico e non riguarda solo la Fiat ma tutte le aziende".
Cgia Mestre, 7,6 miliardi di aiuti statali in 30 anni. Negli ultimi 30 anni la Fiat ha ricevuto aiuti di Stato per oltre 7,6 miliardi di euro: la Cgia di Mestre ha fatto i conti in tasca alla casa automobilistica torinese e alla luce di questi dati il segretario degli artigiani e dei piccoli imprenditori di Mestre giudica "ingenerose" le recenti dichiarazioni dell'ad Sergio Marchionne. "Sono poco più di 7,6 mld di euro i finanziamenti che lo Stato italiano ha erogato alla Fiat tra il 1977 e il 2009. Una cifra importante che ha toccato la dimensione economica più rilevante negli anni 80, sottolinea la Cgia
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