Poste, il software è un pacco
L'hanno pagato 40 milioni di euro e dopo sei mesi si è scoperto che era bacato: ecco perché negli uffici di mezza Italia in questi giorni ci sono code chilometriche. Sul banco degli imputati Ibm e Hp, ma c'è chi ipotizza un attacco informatico
(07 giugno 2011) A mezzogiorno nell'ufficio postale di via Usodimare - Roma, quartiere Ostiense - siamo quasi alla rivolta: «Per ogni operazione ci vuole più di un'ora, io devo ritirare la pensione, è da venerdì che ci provo e non ci riesco». E poi: «Questa tecnologia ha rovinato proprio tutto, ma fare le cose a mano no?». E ancora: «Ma perché non usano la macchina da scrivere?».
Tina, Maria, Giuseppe, Carlo e molti altri, la maggior parte pensionati, che in questi giorni sono andati agli sportelli postali e, dopo attese snervanti, sono tornati a casa furiosi.
Alla base di tutto vi è un piccolissimo bug (un errore di software) che sta facendo impazzire i tecnici di Ibm e Hp.
L'Sdp (Service delivery platform) è il nome del programma, è costato circa quaranta milioni di euro e si è impiantato: con la beffa che il vecchio sistema è ancora l'unico a funzionare. Un esperto di sicurezza informatica, che vuole rimanere anonimo, per motivi "istituzionali" dice addirittura di non escludere un attacco informatico dall'esterno che a suo giudizio non verrebbe mai comunicato dalle aziende fornitrici del programma per motivi di cattiva pubblicità.
Comunque la nuova piattaforma di sportello è in funzione dal novembre del 2010 ed è basata su una architettura centralizzata dove la periferia raggiunge il centro attraverso la rete a banda larga. Il vecchio sistema era denominato PGO ed era basato invece su una architettura distribuita sui singoli uffici.
Nel frattempo si muovono le associazioni dei consumatori. Il Codacons, chiederà 50 euro di indennizzo per le attese superiori alle due ore e 25 per ogni altra ora di attesa.
«I disservizi di questi giorni a Poste Italiane sono dovuti a un grave incidente informatico e quindi non è il caso di fare operazioni di sciacallaggio», ha risposto il presidente dell'Autorità della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà: vero, ma qualcuno quel software l'ha acquistato e dovrebbe prendersene la responsabilità, anche economica, rivalendosi poi sul fornitore.
Invece dalle Poste arrivano solo pillole di bromuro: «Il sistema non si è mai bloccato ma solo rallentato», dice il comunciato ufficiale. «La media giornaliera dei servizi erogati è stata superiore sempre ai 5 milioni di operazioni senza peraltro alcun impatto sui canali on line, self-service, ATM e chioschi, che sono sempre stati operativi. Il nostro obiettivo rimane quello di arrivare a ridurre i tempi di rilascio dei nuovi servizi, per semplificare l'operatività e incrementare la sicurezza delle operazioni di sportello».
Per quanto riguarda il software con il baco, si specifica che «il sistema è stato scelto a seguito dell'aggiudicazione di una gara europea vinta da un raggruppamento temporaneo di impresa di cui Ibm è la capogruppo e di cui fanno parte Hp e Gepin». Insomma, autocritica zero, siamo in Italia.
Intanto su Facebook e Twitter rimbalzano a centinaia le proteste dei consumatori. Perfino un rapinatore ignaro dei malfunzionamenti informatici è entrato oggi nell'ufficio postale di Staffoli in Toscana ed è rimasto sorpreso dal magro bottino consegnatogli dalla cassiera.
Tina, Maria, Giuseppe, Carlo e molti altri, la maggior parte pensionati, che in questi giorni sono andati agli sportelli postali e, dopo attese snervanti, sono tornati a casa furiosi.
Alla base di tutto vi è un piccolissimo bug (un errore di software) che sta facendo impazzire i tecnici di Ibm e Hp.
L'Sdp (Service delivery platform) è il nome del programma, è costato circa quaranta milioni di euro e si è impiantato: con la beffa che il vecchio sistema è ancora l'unico a funzionare. Un esperto di sicurezza informatica, che vuole rimanere anonimo, per motivi "istituzionali" dice addirittura di non escludere un attacco informatico dall'esterno che a suo giudizio non verrebbe mai comunicato dalle aziende fornitrici del programma per motivi di cattiva pubblicità.
Comunque la nuova piattaforma di sportello è in funzione dal novembre del 2010 ed è basata su una architettura centralizzata dove la periferia raggiunge il centro attraverso la rete a banda larga. Il vecchio sistema era denominato PGO ed era basato invece su una architettura distribuita sui singoli uffici.
Nel frattempo si muovono le associazioni dei consumatori. Il Codacons, chiederà 50 euro di indennizzo per le attese superiori alle due ore e 25 per ogni altra ora di attesa.
«I disservizi di questi giorni a Poste Italiane sono dovuti a un grave incidente informatico e quindi non è il caso di fare operazioni di sciacallaggio», ha risposto il presidente dell'Autorità della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà: vero, ma qualcuno quel software l'ha acquistato e dovrebbe prendersene la responsabilità, anche economica, rivalendosi poi sul fornitore.
Invece dalle Poste arrivano solo pillole di bromuro: «Il sistema non si è mai bloccato ma solo rallentato», dice il comunciato ufficiale. «La media giornaliera dei servizi erogati è stata superiore sempre ai 5 milioni di operazioni senza peraltro alcun impatto sui canali on line, self-service, ATM e chioschi, che sono sempre stati operativi. Il nostro obiettivo rimane quello di arrivare a ridurre i tempi di rilascio dei nuovi servizi, per semplificare l'operatività e incrementare la sicurezza delle operazioni di sportello».
Per quanto riguarda il software con il baco, si specifica che «il sistema è stato scelto a seguito dell'aggiudicazione di una gara europea vinta da un raggruppamento temporaneo di impresa di cui Ibm è la capogruppo e di cui fanno parte Hp e Gepin». Insomma, autocritica zero, siamo in Italia.
Intanto su Facebook e Twitter rimbalzano a centinaia le proteste dei consumatori. Perfino un rapinatore ignaro dei malfunzionamenti informatici è entrato oggi nell'ufficio postale di Staffoli in Toscana ed è rimasto sorpreso dal magro bottino consegnatogli dalla cassiera.
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