Concetto
Il principio di suffragio universale è correlato alle idee di volontà generale e di rappresentanza politica promosse da Jean-Jacques Rousseau : in base a questi principi, si elabora l'assunto in base al quale la rappresentanza politica trova legittimazione nella propria volontarietà.
I cittadini, nei moderni Stati democratici, sono alla base del sistema politico e col suffragio universale viene eletto l'organo legislativo di uno Stato; nelle repubbliche presidenziali, ciò avviene anche per l'elezione del Capo dello Stato.
Il principio del suffragio universale maschile è stato introdotto per la prima volta durante la rivoluzione francese da un "comitato di salute pubblica"
Generalmente viene considerata la data del 1893, in cui la Nuova Zelanda introdusse il suffragio universale, quindi maschile e femminile, quale primo Stato al mondo.
L'Europa si mosse su questa strada nel corso dell'Ottocento: da un suffragio ristretto - per la maggior parte dei casi attribuito ad una porzione della popolazione in base a criteri censitari o relativi all'istruzione - si passò via via al suffragio universale. Si ricorda, inoltre, che la Francia nel 1792, dopo la Rivoluzione francese, introdusse il suffragio universale anche se per un periodo di tempo brevissimo. Solo dal 1946 sarà effettivo e stabile.
Infine, si ricorda che nella penisola italiana, ma solo nel Granducato di Toscana nel 1848 si concesse il suffragio ristretto maschile e femminile: unico Stato che lo concedeva allora, quantunque limitato alle classi abbienti.
[modifica] Negli Stati Uniti d'America
1776 Suffragio universale maschile con diverse restrizioni.
1869 Voto alle donne nel Wyoming.
1918 Suffragio universale, comprese le donne.
Nel 1965 il Voting Rights Act ha proibito l'accertamento di un grado minimo di cultura e di alfabetizzazione quale prerequisito per l'accesso al voto.
È nel 1966 che due sentenze della Corte Suprema ribadiscono l'incostituzionaltà sia le prove per accertare i gradi di cultura e di alfabetizzazione per l'ammissione ai diritti politici, sia i requisiti che chiedevano il pagamento di una tassa per essere ammessi al diritto di voto.
Le ultime discriminazioni, che si opponevano all'esercizio pieno del suffragio universale, sono scomparse in America soltanto negli anni settanta del Novecento.
[modifica] Nel Regno Unito
È uno tra i primi paesi europei ad attuare riforme elettorali tendenti a universalizzare il voto:
1832 Reform Act: voto in base a criteri censitari.
1867 Con una riforma si abbassa il censo con il quale si può votare (arrivano al voto anche alcuni operai).
1884-1885 Nuove riforme estensive, il suffragio è solo maschile.
1918 suffragio universale (maschile e femminile, ma per le donne solo dopo aver compiuto i 30 anni d'età).
1928 suffragio femminile (tutte le donne)
[modifica] In Francia
A partire dalla Rivoluzione francese del 1789, si verificano molte insurrezioni e manifestazioni popolari per ottenere per tutti il diritto al voto, non solo nel rispetto dei principi della rivoluzione francese, ma anche per il sentimento patriottico e nazionalistico che sarebbe risultato incrementato e cementato dalla partecipazione attiva di tutta la popolazione.
1792 Breve periodo di suffragio universale, maschile e femminile, durante la rivoluzione francese (evento occasionale non ripetuto in seguito fino al 1946).
1848 Suffragio universale maschile.
1946 Suffragio universale (maschile e femminile).
[modifica] In Italia
Il percorso del suffragio in Italia parte temporalmente da quando la nazione non era ancora uno stato unitario.
1848 Legge 680\1848 (elettorale piemontese su criteri censitari). Fu riconosciuto potere di voto agli uomini maggiori di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e pagassero almeno 40 lire di imposte. Numericamente questo portava il 2% della popolazione italiana alle urne.
1860 Legge 31 ottobre 1850, n.4385. Realizzata sulla base della legge elettorale dello Stato Piemontese, stabilisce il diritto di voto per i cittadini maggiorenni alfabeti, in possesso dei diritti civili e politici, che pagassero un censo di imposte dirette non inferiori a 40 lire. La norma delimitò il corpo elettorale, alle prime elezioni politiche italiane del 1861, in 418.696 cittadini, pari all'1,89% dei 22.182.377 abitanti.[1]
1872 La sinistra parlamentare abbassa la soglia della maturità elettorale da 25 a 21 anni. Ammette inoltre al voto tutti i cittadini in grado di leggere e scrivere, ma in una situazione di analfabetismo come quella italiana, la percentuale di elettori sulla popolazione si alza in maniera poco significativa.
1882 Suffragio allargato con la legge Zanardelli del 24 settembre. Viene riconosciuto il diritto di voto ai maschi maggiorenni (all'epoca la maggiore età veniva raggiunta a 21 anni) alfabeti che versano imposte dirette per una cifra annua di 19,8 lire. Il corpo elettorale viene più che triplicato.
1912 La legge promulgata da Giovanni Giolitti stabilisce un suffragio quasi universale per gli uomini: si prevede infatti che tutti gli uomini capaci di leggere e scrivere con almeno 21 anni possano votare, mentre gli analfabeti possono votare a partire dai 30 anni. Inoltre il voto viene esteso a tutti i cittadini che abbiano già prestato servizio militare.
1919 Viene modificata la legge precedente: possono votare tutti i cittadini maschi di almeno 21 anni di età, viene quindi abolita la distinzione per gli analfabeti. Possono inoltre votare anche tutti i minorenni che abbiano prestato servizio militare nei corpi mobilitati. Il sistema proporzionale sostituisce quello maggioritario a due turni. Il corpo elettorale viene portato a 11 milioni di persone.
1945 Il 31 gennaio il Consiglio dei Ministri a presidenza Ivanoe Bonomi emanò un decreto (decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n.23, Estensione alle donne del diritto di voto[2]).
1946 Voto universale per uomini e donne che abbiano compiuto la maggiore età (21 anni inizialmente, e 18 anni a partire dal 1975). La prima occasione di voto - la prima in assoluto per le donne in Italia - sono le elezioni amministrative che si tengono in tutta la penisola fra il marzo e l'aprile del 1946; subito dopo, il 2 giugno 1946, gli italiani sono nuovamente chiamati alle urne per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica e per l'elezione dell'Assemblea costituente
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