La liberalizzazione delle connessioni Wi-Fi dal primo gennaio 2011, annunciata oggi dal Governo, potrebbe essere una nostra vittoria, che tanto ci siamo battuti in Parlamento, e di tutto il popolo della Rete. Ma prima di esultare, vogliamo capire il senso delle parole di Maroni, il quale oggi ha dichiarato che il provvedimento cerca di «contemperare le esigenze della libera navigazione con quelle della sicurezza».
La normativa che ha regolamentato la questione è contenuta nell'art. 7 del decreto Pisanu, varato nel 2005, che stabiliva l'identificazione di tutti coloro che accedono a Internet da postazioni pubbliche. Una misura che non esiste in nessun Paese occidentale, neppure dove sono più rigorose le disposizioni contro il terrorismo. Per questo, ho presentato un’interpellanza parlamentare e il nostro Capogruppo IdV alla Camera, On. Massimo Donadi, ha depositato una specifica proposta di legge per abrogare proprio l'articolo 7 di questa norma anacronistica e censoria.
L'Italia dei Valori non ritirerà né l’Interpellanza né la proposta di legge in quanto vuole capire le reali intenzioni del Governo, e cioè se ha davvero la volontà di eliminare una norma antistorica e illiberale. Sul Web si è diffusa la voce secondo cui stanno studiando la maniera di identificare i dispositivi attraverso i quali le persone si connetteranno alla Rete senza fili da locali pubblici. Ad esempio un sistema di identificazione tramite sms. E’ chiaro che questo tipo di registrazione è una forma alternativa di controllo. Comunque, prima di esprimerci sul testo esaminato oggi dal Cdm, vogliamo leggere le norme. Troppe volte, infatti, questa maggioranza ci ha abituato a spot a reti unificate ai quali poi non sono seguiti fatti concreti.
Aspettiamo risposte anche su tutte le altre questioni relative alle restrizioni della libertà in Rete che rimangono inevase: il decreto Romani, che tenta di mettere sotto stretto controllo i contenuti multimediali di Internet, e la Legge Bavaglio che vorrebbe zittire le voci libere.
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