Leggere per credere
lunedì 29 novembre 2010
domenica 28 novembre 2010
Berlusconi accusa il Tg3 di “essere peggio di Telekabul”
Scambio di battute fra il premier Silvio Berlusconi e la giornalista del Tg3 Mariella Venditti durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi sulle politiche per i giovani.
Berlusconi accusa il Tg3 di “essere peggio di Telekabul”:
mercoledì 24 novembre 2010
domenica 21 novembre 2010
mercoledì 17 novembre 2010
Dati Cig metalmeccanici mese di ottobre 2010 e chiarimenti su circolare Inps del 12/10/2010
dati dell’utilizzo della CIG per i metalmeccanici e per il totale complessivo delle categorie, riferiti al mese di ottobre 2010 confrontati con i rispettivi volumi del mese precedente (settembre 2010) e di un anno fa (ottobre 2009).
I dati sono corredati anche da un prospetto riassuntivo che confronta i volumi totali di cassa per le diverse tipologie d’intervento per i primi 10 mesi (gennaio/ottobre) degli anni 2008/2009/ 2010.
Alcuni commenti
Nel mese di ottobre 2010 sono stati concessi nei comparti dell’industria metalmeccanica 47 milioni di ore di cassa integrazione, pari ad una sospensione dal lavoro a zero ore di 272 mila persone per l’intero mese, con una leggera flessione rispetto ai volumi di settembre 2010 e dell’anno precedente, confermando tuttavia i livelli altissimi del ricorso all’ammortizzatore sociale a testimonianza di una crisi che si prolunga nel tempo, tanto da coinvolgere circa un quarto della categoria (infatti come abbiamo sempre sottolineato i lavoratori coinvolti sono molto maggiori delle unità di lavoro sospese a zero ore per l’effetto della rotazione e dell’avvicendamento della cassa nelle settimane di uno stesso mese).
Guardando alla composizione interna tra le differenti tipologie, abbiamo i dati del progressivo deterioramento della situazione con il cronicizzarsi delle crisi produttive, che stanno portando,nel corso del biennio, all’esaurimento degli strumenti ordinari.
Infatti se solo guardiamo ad un anno fa, in cui i volumi complessivi del ricorso alla cassa erano già altissimi, verifichiamo che allora oltre al 68% di tutta la cassa era rappresentata dall’ordinaria, solo il 20% dalla straordinaria, mentre la cassa in deroga riguardava solo poco più del 10% dei volumi complessivi della categoria.
Oggi registriamo una situazione capovolta: i volumi della straordinaria sono lievitati al 55% del totale, e per la prima volta dall’inizio della crisi i metalmeccanici in cassa in deroga sono più numerosi di quelli in cassa ordinaria (23% rispetto al 22%): circa 63.000 lavoratrici e lavoratori, la maggior parte dei quali si trova a dover affrontare il terzo anno di sospensione dal lavoro.
Infatti con il progressivo esaurirsi degli strumenti ordinari, assistiamo ad un massiccio travaso nella cassa in deroga, che ha subìto un incremento vertiginoso dei relativi volumi dal 2008 ad oggi pari a circa 20 volte (+1.946 %), infatti, mentre nel 2008 la cassa in deroga ha interessato nella nostra categoria mediamente soltanto 3.100 unità di lavoro a 0 ore, oggi nel periodo gennaio/ottobre 2010 questo indicatore corrisponde a ben 60.700 unità.
Cifra che è destinata a crescere in modo esponenziale a causa dell’impossibilità di poter utilizzare senza soluzione di continuità ulteriori periodi di straordinaria e di ordinaria ai sensi dell’attuale normativa.
Infatti anche la recente circolare dell’INPS del 12 ottobre 2010, che in un primo momento era stata indicata come strumento che consentiva un nuovo utilizzo delle 52 settimane CIGO senza soluzione di continuità per quelle aziende che terminavano i 12 mesi di CIGS per crisi, a seguito di un successivo chiarimento interpretativo dell’INPS nazionale e del Ministero del lavoro, restringe l’ambito di utilizzo ai soli periodi di CIGO eventualmente residui e non utilizzati rispetto alle 52 settimane nel biennio.
A tal proposito vi allego il comunicato di Laura Spezia, segretaria nazionale FIOM e la lettera dei segretari confederali Fammoni e Scudiere al Ministro Sacconi e al presidente dell’INPS Mastropasqua.
Roma, 16 novembre 2010
martedì 16 novembre 2010
lunedì 15 novembre 2010
domenica 14 novembre 2010
ROMA - Il signor X è un benestante, diciamo pure un superbenestante. È anche piuttosto pignolo ed è solito annotare su un diario le notizie economiche più rilevanti per se stesso e per la sua famiglia. Questa è la storia di un caso emblematico, il caso di quegli italiani - non molti ma neppure pochissimi - che hanno un ottimo reddito e un cospicuo patrimonio, magari in parte nascosto al fisco. È la storia delle sorprese, tutte piacevoli, riservate loro, nonostante la peggiore crisi del dopoguerra, dagli ultimi due anni e mezzo di manovre. E puntualmente ricostruite in un immaginario ma realistico diario di famiglia.
Superbenestante, dicevamo. Il signor X possiede, oltre a un buon numero di obbligazioni e di azioni, tre appartamenti in Italia e uno all'estero. Su quest'ultimo non ha mai versato un euro al fisco. Sugli immobili italiani, invece, ha sempre pagato le tasse. Un carico pesante come pesante è il timore che un giorno o l'altro possa essere scoperta la sua evasione sulle attività oltreconfine: si troverebbe a pagare l'intera imposta, più gli interessi, più le sanzioni.
Poco importa dove lavora X, se sia un libero professionista, un manager o un commerciante. Basterà sapere che guadagna più di 75 mila euro, soglia oltre la quale si applica l'aliquota massima. Residenza: Roma. Abitazione signorile in pieno centro: salone, cucina, 3 camere, 2 bagni, ingresso e ripostiglio per lui sua moglie e i suoi due figli. Sempre a Roma, X è proprietario di altri due appartamenti: un bilocale in periferia affittato a 750 euro al mese e un'abitazione di 80 metri quadri in zona semicentrale affittato a 1.300 euro. Cinque anni fa, consigliato da due amici stranieri, X ha anche comprato un delizioso immobile nel centro di Parigi al prezzo di 500 mila euro per darlo in affitto. Gli amici, - uno inglese e uno statunitense - hanno fatto altrettanto comprando altri due immobili di identico valore nello stesso stabile della capitale francese.
È il 29 maggio 2008. Appena tre settimane fa si è insediato il quarto governo Berlusconi. Il signor X scrive sul diario: "Oggi è entrato in vigore il decreto che abolisce del tutto l'Ici". Breve antefatto per capire la questione: il governo Prodi aveva cancellato l'Ici al 40% dei proprietari di case, in gran parte con redditi medio-bassi. Il nuovo esecutivo Berlusconi ha esteso l'esenzione a tutti gli altri. Continua il signor X: "Facciamo un po' di conti. Sulla mia abitazione finora io pagavo il 4,6 per mille e quindi versavo 790 euro l'anno. Ora non li pagherò più. Un bel risparmio".
Arriva l'autunno. Sul diario del signor X è evidenziata una nuova data: 2 ottobre 2009. Seguita da un commento: "Sono passate appena le 13,30, il Tg1 ha dato una notizia tranquillizzante: "Sì della Camera al decreto sullo scudo fiscale". Si pagherà solo il 5% delle attività detenute all'estero e tutto sarà regolarizzato. Niente imposte pregresse, niente sanzioni, niente interessi, e soprattutto pieno anonimato". "Facciamo due conti - continua X - il mio appartamento a Parigi vale 500 mila euro. Applicando il 5% mi trovo a dover pagare solo 25 mila euro e stop. Molto peggio andrà ai miei amici stranieri: anche loro possono usufruire dello scudo ma con costi di gran lunga maggiori. L'inglese si troverà a pagare il 10% (il doppio) ma dovrà aggiungervi tutte le imposte dovute per cinque anni, più gli interessi maturati. Conti ancora più salati per il mio amico americano: costo iniziale del 20% (100 mila euro) più imposte e interessi. E poi c'è un'altra differenza di non poco conto: io conservo l'anonimato, loro no".
Passano i mesi: la primavera 2010 porta con sé una bufera economica di proporzioni giganti. È la crisi dell'euro. Tutto sembra precipitare: i paesi europei preparano feroci finanziarie taglia-deficit. Il signor X scrive: "Il governo di Londra ha già alzato dal 40 al 50% l'aliquota massima, quella che si applica ai superbenestanti. Portogallo e Spagna prendono analoghe misure. Persino Sarkozy, accusato di favorire i ricchi, annuncia l'aumento della loro aliquota dal 40 al 41%. Qui in Italia, invece, nessuno pensa di chiedere qualcosa a chi guadagna di più. Neppure le proposte di opposizione, sindacati e Confindustria di aumentare le tasse sulle rendite finanziarie, oggi ferme al 12,50%, vengono prese in considerazione. Eppure altrove si paga molto di più sugli interessi: il 20% in Gran Bretagna, il 25% in Germania, il 27% in Francia. La manovra di Tremonti è passata e io mi trovo a non aver pagato neppure un euro".
C'è ancora una pagina fondamentale scritta sul diario del signor X, forse la più importante. E una data: 4 agosto 2010. "Oggi il governo ha approvato uno dei decreti sul federalismo fiscale e ha introdotto, a partire dall'anno prossimo, la cedolare secca sugli affitti. In sostanza, chi dà in affitto un'abitazione, invece di pagare l'aliquota Irpef, che per noi benestanti arriva al 43%, pagherà solo il 20%. Quasi nullo, invece, il risparmio per chi ha redditi bassi: dal 23 al 20%. Ecco allora cosa cambia per me e per la mia famiglia: dai due appartamenti che affitto ricavo 24.600 euro l'anno. Con il vecchio regime Irpef pagavo circa 9 mila euro di tasse. Con la cedolare ne pagherò 5 mila. Risparmio: 4 mila euro l'anno".
Riassunto finale: il signor X risparmia quasi 5 mila euro l'anno sulle attività immobiliari in Italia, regolarizza quelle all'estero pagando solo il 5%, non versa un euro in occasione della manovra taglia-deficit, e continua a poter contare su una tassazione di favore sul proprio tesoretto finanziario. Una manna dal cielo. Anzi da Palazzo Chigi.
Rai, Fazio: “Berlusconi? Venga anche lui. A ‘Vieni via con me’ è il benvento”
Dopo Pier Luigi Bersani e Gianfranco Fini, anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sarà il benvenuto nel programma di Fabio Fazio ‘Vieni via con me’.
Lo afferma, in un’intervista a Repubblica, lo stesso conduttore del programma che spiega: ”Abbiamo invitato Bersani e Fini perché rappresentano destra e sinistra. Se poi vuol venire anche il presidente del Consiglio, è il benvenuto, penseremo a un elenco anche per lui”.
Fazio interviene così nella polemica sollevata dalla presenza del leader del Pd e del presidente della Camera alla trasmissione Vieni via con me. ”Stiamo facendo un programma in cui, attraverso gli elenchi, si racconta l’Italia, e la politica è fondamentale per raccontare un Paese”, spiega Fazio che aggiunge: ”Fini è l’uomo che sta parlando di rifondare la destra, è vero, ma quale altro politico che viene dall’Msi fa il presidente della Camera? E’ un leader, come Bersani. Erano gli unici che potevano venire, e avranno tre minuti a testa per poter raccontare i valori culturali di destra e sinistra”.
“La sorpresa – sottolinea il conduttore- è che vengano, accettando il linguaggio del reading”. Fazio dà ragione al consigliere d’amministrazione Rai Antonio Verro: ”Se non si aderisce a un programma, non si fa partire. Nell’unico incontro avuto a giugno con Masi ero stato chiarissimo. Lui ha detto che andava bene, e lo ha ribadito a Cortina. Il nostro – sottolinea – è uno dei rari programmi legati all’attualità ed è iscritto nella scheda Rai come approfondimento, non come varietà. Se vuoi fotografare il paese non puoi pensare di farlo con una gara di canzoni”.
sabato 13 novembre 2010
8 novembre 2010
DOCUMENTO CONCLUSIVO
ragioni della nostra mobilitazione, indica l'esistenza di un vasto dissenso sociale alle politiche
del Governo e della Confindustria chiede alla Fiom ed alla Cgil di continuare con una azione ed
una pratica sindacale nei luoghi di lavoro e nel Paese che coerentemente difenda l'occupazione
e delinei un'alternativa sociale e industriale di uscita dalla crisi.
La grande partecipazione al 16 ottobre ha rimesso al centro della discussione sociale e politica,
il lavoro quale interesse generale del Paese, il valore del Contratto nazionale, e della
democrazia in alternativa alla deleteria pratica degli accordi separati, ed ha riaffermato che a
partire dalla Fiat non è accettabile lo scambio tra riduzione dei diritti e investimenti, ma al
contrario va affermata una nuova politica industriale socialmente ed ambientalmente
sostenibile fondata sulla qualità delle prestazioni lavorative, sulla stabilità dell'occupazione,
sull'innovazione dei prodotti, sul diritto alla Contrattazione collettiva, su un nuovo intervento
pubblico nell'economia anche per una nuova occupazione.
Il 16 ottobre è stato capace di unire, a partire dalla piattaforma della Fiom, le lotte in corso degli
studenti, dei precari, dei lavoratori pubblici e privati, dei migranti, dei pensionati, dei
movimenti sui beni comuni e in difesa dello stato sociale, dei movimenti in difesa della
Costituzione e contro la deriva del Governo Berlusconi, avviando dei rapporti, un percorso ed
un dibattito nuovo che va alimentato e perseguito sia a livello nazionale che sul territorio.
In tale ambito il Comitato Centrale della Fiom, da mandato alla Segreteria nazionale di definire
le modalità di sostegno e di partecipazione alla settimana di mobilitazione organizzata dallo Spi
nel mese di novembre, alla mobilitazione degli studenti il 17 novembre, alla mobilitazione
nazionale per i diritti dei migranti promossa dalla Cgil per il 18 novembre ed alla mobilitazione
indetta dai movimenti per l'acqua per il 4 dicembre 2010.
B) Il Governo con il consenso della Confindustria ha fatto approvare dalla sua maggioranza in
Parlamento il famigerato Collegato al Lavoro, legge che il Presidente della Repubblica aveva
rinviato alle Camere, con cui si destruttura il diritto del lavoro nel nostro paese, rendendo
sempre più difficile per il singolo lavoratore far valere in sede giudiziaria la lesione dei propri
diritti.
2
La Confindustria ha ribadito che va affrontato il nodo della crescita di produttività agendo in due
direzioni:
• rendere ancora più libero senza vincoli l'utilizzo del ricorso ai contratti a termine e di
somministrazione ed allungare il periodo di prova per le assunzioni a tempo indeterminato;
• effettuare un tagliando all'accordo separato del 2009 al fine di sancire che un Contratto
nazionale più “lungo e generale”, derogabile a livello aziendale, più leggero sui temi
dell'orario dell'inquadramento e del salario è ciò che serve alle Imprese. Vogliono avere
l'utilizzo degli impianti, la distribuzione degli orari (giornalieri, settimanali, mensili, annuali)
più utile alle esigenze produttive e di mercato. Vogliono trasformare il salario in un
elemento totalmente variabile legato all'andamento aziendale.
Contemporaneamente la Fiat continua a negare qualsiasi confronto sul piano industriale,
continua a voler cessare le attività a Termini Imerese facendo saltare oltre 2.500 posti di lavoro,
disdice gli accordi aziendali in vigore in materia di agibilità sindacale e di contrattazione dei
tempi e metodi di lavoro ed ha reso esplicita la volontà di procedere a Pomigliano con la
costituzione di una nuova Newco in cui riassumere individualmente gli attuali lavoratori già
dipendenti del gruppo Fiat nel sito campano, per sancire il completo superamento del Ccnl.
A fronte di tutto ciò il Comitato Centrale della Fiom è impegnato a:
• favorire la massima partecipazione, dei metalmeccanici alla manifestazione nazionale
indetta dalla Cgil per sabato 27 novembre a Roma;
• confermare la richiesta alla Cgil di proclamare lo sciopero generale di tutte le categorie
pubbliche e private e dei pensionati.
Il Comitato Centrale della Fiom impegna tutte le proprie strutture a realizzare un'ampia e
diffusa campagna di informazione in tutti i luoghi di lavoro e in tutto il Paese, e a tal fine
proclamare 2 ore di sciopero contro il Collegato al lavoro.
Dà mandato alla Segreteria nazionale di valutare la possibile predisposizione di una lettera
d'impugnazione dell'illegittimità dei contratti a termine e di richiesta di trasformare a tempo
indeterminato per realizzare nei 60 giorni previsti dal Collegato al lavoro una campagna
straordinaria di lotta al lavoro precario.
C) Il Comitato Centrale della Fiom valuta che il tavolo di confronto aperto con le controparti
imprenditoriali, proposto dalla Confindustria, si sta svolgendo senza che l'insieme
dell'organizzazione abbia potuto conoscere e discutere preventivamente i contenuti e le
proposte con le quali la Cgil partecipa a tale negoziato.
Il Comitato Centrale considera non condivisibile che siano stati consegnati al Governo
documenti con il consenso della Cgil in cui ad esempio si richiede “di incrementare e rendere
strutturali tutte le scelte normative che incentivano la contrattazione di secondo livello, che
collegano aumenti salariali variabili all'andamento delle imprese”. Così nei fatti si svuota il ruolo
salariale dei contratti nazionali, tanto più in una situazione di grave crisi.
Così come ad esempio, in presenza dell'accordo di Pomigliano e dell'accordo separato sulla
derogabilità, nel caso della nostra categoria, non è condivisibile che la Cgil condivida che “nuovi
investimenti produttivi e le crisi occupazionali nel Mezzogiorno dipendono da riforme di
sostegno al lavoro, attraverso l'utilizzo di tutte le strumentazioni contrattuali nazionali e
decentrate”.
3
In ogni caso il Comitato Centrale della Fiom, considera che materie relative agli orari di lavoro
ed ai contenuti della contrattazione collettiva che compongono la prestazione lavorativa siano e
debbano rimanere di titolarità della categoria.
Per queste ragioni il Comitato Centrale della Fiom considera non praticabile il tavolo di
confronto sulla produttività proposto dalla Confindustria e chiede alla Cgil di sospendere tale
negoziato e di mettere nella condizione tutta l'organizzazione fino ai luoghi di lavoro di poter
conoscere e discutere preventivamente le scelte e gli orientamenti negoziali della Cgil.
In tale contesto per superare la pratica degli accordi separati si impone la necessità di definire
regole certe sulla rappresentanza e sulla democrazia. La definizione di una proposta da parte
della Cgil deve essere il frutto di una tale discussione che sappia mettere al centro il diritto al
voto del singolo lavoratore, per poter decidere e partecipare.
Tali scelte sono necessarie tanto più a fronte di un’evidente crisi del Governo di centro‐destra e
per impedire qualsiasi scambio tra questioni sociali ed evoluzione del quadro politico.
D) Il Comitato Centrale valuta positivamente gli accordi aziendali ad oggi realizzati che confermano
l'applicazione del Ccnl del 2008 e riconoscono aumenti salariali certi ed aggiuntivi per le
lavoratrici e i lavoratori.
Le strutture territoriali ad ogni livello sono impegnate ad estendere tale azione negoziale in
difesa del Ccnl del 2008 ed avviare anche il contenzioso giuridico per affermare che il Ccnl
efficace e legittimo in vigore nel settore metalmeccanico è quello del 2008 senza alcuna
derogabilità.
Il Comitato Centrale convoca per il 3 e 4 febbraio 2011 l'Assemblea nazionale delle delegate e
dei delegati per decidere, contenuti, tempi e modalità di presentazione della piattaforma per il
rinnovo del Ccnl del 2008 e per valutare e decidere tutte le azioni necessarie a garantire una
coerente continuità con la manifestazione del 16 ottobre 2010.
La Segreteria nazionale è impegnata a predisporre specifiche iniziative di approfondimento.
Il Comitato Centrale dà mandato di convocare entro gennaio 2011 un’Assemblea delle delegate
e dei delegati migranti per una discussione complessiva su come far vivere tale tema nella
discussione e nella pratica della Fiom. Tale assemblea dovrà vedere anche la partecipazione del
Comitato Centrale.
E) Il Comitato Centrale, condivide e sostiene la scelta del Coordinamento nazionale del Gruppo Fiat
di aver convocato per il 18 novembre 2010 l'assemblea delle delegate e dei delegati a Roma,
per decidere tutte le iniziative necessarie a difendere, innovare e sviluppare le filiere di
produzione di mezzi di trasporto in Italia e dell'occupazione, nel rispetto del Ccnl e delle leggi
del nostro Paese.
F) Il Comitato Centrale della Fiom in coerenza con gli obiettivi ed il successo della manifestazione
del 16 ottobre avanza le seguenti proposte:
• La riunificazione del mondo del lavoro pone la necessità di assumere quale evoluzione
dell'attuale sistema di relazioni sindacali la realizzazione del Contratto dell'Industria.
Il processo di unificazione a livello europeo dei sindacati dell’industria (metalmeccanico,
chimico, tessile) deve prevedere uno sforzo analogo a livello italiano. In questa ottica, nel
nostro Paese si può prevedere quale passaggio intermedio l'unificazione dei Contratti
nazionali per ogni categoria.
4
Il Ccnl deve avere l'obiettivo di difendere e di incrementare il valore reale dei salari
assumendo di redistribuire con il Ccnl parte della ricchezza prodotta verso il salario delle
lavoratrici e dei lavoratori. Deve mantenere una struttura certa e comune sull'insieme dei
diritti e dei contenuti della prestazione lavorativa a partire dall'orario e dall'inquadramento.
La contrattazione di secondo livello deve avere carattere integrativo al Ccnl e può
svilupparsi a livello di azienda, di sito e di filiera affrontando così il problema della sua
estensione anche nelle imprese di minore dimensione occupazionale.
• Nel confermare il valore della proposta di legge da noi presentata in parlamento e la
necessità di una regolamentazione legislativa in materia di democrazia e rappresentanza, si
propone a Federmeccanica a Fim e Uilm l'apertura di un tavolo e di confronto per definire
l'eleggibilità della Rsu anche nelle imprese sotto i 15 dipendenti, il superamento dell'1/3
riservato alle organizzazioni sindacali, procedure per la validazione delle piattaforme e degli
accordi tramite il ricorso al voto referendario anche in caso di diverse posizioni.
• La possibile istituzione di un reddito di cittadinanza che, nell'ambito di una riforma del
sistema di ammortizzatori sociali e di previdenza sociale, sia da un lato in grado di garantire
il diritto allo studio a tutti, dall'altro affronti la questione di una tutela a fronte di una
disoccupazione non volontaria, figlia di una precarietà esasperata.
G) Campagna “Io sto con la Fiom”.
Il Comitato Centrale della Fiom dà mandato alla Segreteria nazionale ed alla Consulta
Organizzativa di predisporre una campagna di sindacalizzazione e di sostegno alla Fiom‐Cgil
straordinaria articolata sulle seguenti azioni:
1. Invitare le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici non iscritti a nessun sindacato a iscriversi
e sostenere la Fiom e di conseguenza a non versare la quota contrattuale a Fim e Uilm.
2. Avviare da gennaio 2011 una campagna di rinnovo della delega e di nuove iscrizioni ala
Fiom‐Cgil.
3. Organizzare un Tour con rappresentanti dello spettacolo, della cultura, e della società civile
a sostegno della piattaforma del 16 ottobre.
4. Trasformare la Cassa di resistenza metalmeccanica in un'associazione aperta ai contributi
individuali di chi intende sostenere le azioni della Fiom e le lotte delle lavoratrici e dei
lavoratori metalmeccanici, con modalità che saranno presentate alla discussione.
Approvato all’unanimità
Fiat. Landini (Fiom): “Un attacco alla democrazia senza precedenti”
Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
“Scrive oggi Repubblica che la Fiat intende, a partire da Pomigliano, dar vita a newco per non applicare il contratto nazionale e le leggi del nostro Paese ed anche al fine di impedire che le lavoratrici e i lavoratori possano iscriversi alla Fiom o votare nelle elezioni delle Rsu i candidati dei metalmeccanici Cgil.”
“Cioè vorrebbero cancellare la presenza della Fiom dagli stabilimenti della Fiat che, in base ai voti ricevuti nelle elezioni delle Rsu, è risultato il sindacato maggioritario”
“Se ciò corrispondesse al vero, siamo di fronte ad un attacco senza precedenti al sistema democratico, di relazioni sindacali e costituzionale del nostro Paese.”
“E’ un sogno illusorio pensare che, dalla grave crisi che colpisce la Fiat, si può uscire cancellando i diritti di chi lavora, il contratto nazionale e la democrazia.”
“Ci auguriamo che le altre Organizzazioni sindacali non si rendano complici di un tale disegno della Fiat, che in realtà vuole semplicemente cancellare definitivamente il diritto e la libertà di ogni singolo lavoratore di poter decidere collettivamente di contrattare i contenuti della propria condizione di lavoro. Invece che pensare ad escludere la Fiom, sarebbe opportuno mettere i lavoratori nella condizione di scegliere il proprio sindacato e di votare sulle proprie condizioni, senza che vengano sottoposti a ricatti”
“Ciò che serve alle lavoratrici e ai lavoratori è di aprire una vera trattativa sul piano industriale e degli investimenti del Gruppo Fiat per difendere l’occupazione, costruire prodotti innovativi, definire le missioni produttive per ogni stabilimento, garantendo la continuità produttiva e occupazionale anche per Termini Imerese.”
“Trattativa che deve coinvolgere anche il Governo sulla base di un vero piano pubblico di politica industriale, capace di sostenere un reale processo di innovazione dei prodotti e di qualificazione della struttura produttiva dell’auto e dei mezzi di produzione nel nostro Paese.”
“Oggi registriamo nel Gruppo Fiat un aumento al ricorso alla Cassa integrazione, il rinvio del piano degli investimenti per ora solo annunciati, ed un calo delle vendite. Non è accettabile che la Fiat, di fronte a queste reali difficoltà, cerchi di alimentare le divisioni, anziché assumersi le proprie responsabilità ed accettare di svolgere una vera trattativa con tutte le rappresentanza sindacali presenti nel Gruppo.”
“Non siamo disponibili ad accettare questa pericolosa deriva, non solo perché peggiora le condizioni salariali e di lavoro dei dipendenti del Gruppo, ma perché così non si affrontano i reali problemi che stanno impedendo alla Fiat di recuperare una nuova capacità competitiva.”
Fiom-Cgil/Ufficio stampa
Roma, 12 novembre 2010
1 Vai su Google Maps. - 2. Clicca su "indicazioni stradali"..
3. Scrivete New York come punto di partenza - 4. Scrivete Pechino come punto di arrivo - 5. Cliccate "ottieni indicazioni stradali"......... - 6. Andate al numero 31 delle indicazioni - 7. Quando avrete finito di ridere condividete queste indicazioni sul vostro profilo.
Tra le proposte 'indecenti' ce n'è anche qualcuna che lo è nel senso classico del termine. Mariangela racconta che attraverso un sito specializzato le è stato offerto un lavoro di segretaria per 2500 euro al mese, che prevedeva "trasferte in Italia e all'estero". "L'inserzionista - racconta - mi contatta chiedendomi "Ma secondo lei perché io pagherei una segretaria 2500 euro al mese e chiederei trasferte in Italia ed all'estero?". Io ho divagato e lui per "aiutarmi" ha detto: "Mi mandi una foto a figura intera". Ovviamente non l'ho fatto. Potete immaginare la rabbia e l'umiliazione che abbia provato". Le somiglia la storia di Sonia78: "Anno 2001, fresca di laurea, 23 anni. Cercavano promotori finanziari. Mi dissero che avevo l'aria troppo petrarchesca, da madonnina medievale, avrei dovuto rifarmi il seno".
Ma nella maggior parte dei casi l'indecenza delle proposte si misura invece sul tipo di contratto offerto, su retribuzioni bassissime, assenza di contributi, assenza di qualunque diritto acquisito dai lavoratori in cinquanta o cento anni di lotte sindacali. Niente malattie pagate, niente ferie, niente festività, si può essere mandati a casa in qualunque momento, spesso il contratto non viene rinnovato non perché il lavoratore non sia stato all'altezza di quanto gli è stato chiesto, ma perché sostituire continuamente le persone dopo brevi contratti a termine è una tecnica per evitare di doversi trovare nella condizione di assumerle.
Quelli pagati poco. I contratti 'da fame' si assomigliano tutti. Le cifre sono basse, spesso inaccettabili. La lista è lunghissima; qualche esempio. "Sono laureata in Lingue straniere, otterrò la laurea specialistica a dicembre. Un paio di mesi fa mi hanno offerto di lavorare per un call center a Palermo. Retribuzione: 2 euro l'ora! (3 ore di lavoro al giorno) quando avrei fatto carriera però sarebbero diventate ben 4! Un altro call center (ove giacciono tutti i laureati siciliani), invece, mi ha offerto 5 ore di lavoro al giorno senza fisso. Mi avrebbero dato 5 euro, però, se avessi preso un appuntamento, se il venditore si fosse recato sul luogo e se avesse concluso un contratto (lixi82)". Ancora: "Laureato in Teoria della comunicazione col massimo dei voti e lode ha ricevuto una sbalorditiva offerta di lavoro da una nota compagnia assicurativa italiana. Euro 200 al mese per otto ore di lavoro al giorno. Con la condizione di essere automunito, perché raggiungere l'ufficio significa fare 50 km all'andata e altrettanti al ritorno. Le spese sono a carico del dipendente. Ulteriori incentivi dipendono da quante polizze la risorsa è capace di vendere (rossomalpelo03)". "Da 3 settimane lavoro per una sostituzione maternità come centralinista in una azienda in piena crescita del N-Est, mi hanno proposto uno stage di 6 mesi con "stipendio" di 500 euro/mese (leggendo altre testimonianze ora non mi sembrano nemmeno pochi!), ma in realtà lavoro a tutti gli effetti, 8 ore al giorno e freneticamente!" (thingsoflight). "Commessa in un negozio di una grossa catena multinazionale, 40 ore settimanali sulla carta ma in realtà più di 60, 6 giorni su 7, per 600 euro al mese con contratto di stage ("perché non ha senso farti un indeterminato, sei laureata e quando troverai di meglio te ne andrai"). Allo scadere del contratto mi mandano via, "non ci hai dato ciò che ci aspettavamo da te" (leslie01). "Capo reparto in una nota catena di Ipermercati 13/14 ore giornaliere x 6 gg settimana stipendio 5,80 Euro ora circa................no comment prendere o lasciare...non vi dico i requisiti richiesti, e l'esperienza da dimostrare" (infeltrio).
Il diritto del lavoro, questo sconosciuto. Quando si discute, come è successo a più riprese negli ultimi anni, dell'abrogazione o della modifica dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che prevede la reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiusto, bisognerebbe chiedersi cosa rimane della eccellente impalcatura del diritto italiano del lavoro per chi non riesce ad andare oltre i contratti 'flessibili'. Per gli atipici il diritto del lavoro non esiste, e non ci si riferisce solo all'art.18, ma a cose molto più banali, e date da tempo per acquisite nella coscienza e nel diritto dei Paesi occidentali da oltre 50 anni: le ferie retribuite, il riposo festivo, la malattia. "Ho lavorato per quasi un anno in un importante salone auto della mia zona come commerciale (sì, vendevo auto). Sapete quali erano gli orari? 9-13,30 e 15-19, con straordinari non retribuiti (se arriva un cliente alle 19.15 non lo si poteva certo mandare via, anche se poi facevi le 21 e non vendevi nulla). E i giorni lavorativi? Dal lunedì al sabato full-time, con 3, dico 3 domeniche pomeriggio al mese. E se lavoravi anche la domenica potevi avere un intera giornata di riposo (lunedì nel mio caso) ma per questo ti toglievano UN GIORNO DI FERIE!!!!!! Morale, dalle 6-7 settimane di ferie come da contratto ne rimanevano 2 scarse. ". "Lavoro da 6 mesi con uno schifosissimo contratto a progetto (niente ferie retribuite o giorni di malattia), in un ufficio che sembra uno scantinato, per 9 ore al giorno di fila, per la fantastica cifra di 200 euro al mese (i primi tre mesi ho lavorato gratis, s'intende!). Perché non me ne vado? Forse perché non posso permettermi di perdere quelle 200 euro...".
Quelli che lavorano gratis. Per qualcuno viene meno persino il primo dei diritti fondamentali dei lavoratori, quello alla retribuzione: "Mio figlio in uno studio di un commercialista, docente di scuola statale, ci ha trascorso, senza alcun compenso,i tre anni previsti dalle norme per le abilitazioni, in verità a Natale riceveva un panettone da 5€ e come lui prima e dopo altri studenti ". Del resto i tirocinanti hanno vita difficile da sempre: se sono fortunati, però, ne vale la pena. Ecco il racconto di Cefrace: "Laurea in legge a 25 anni (lavorando), tre anni di pratica (2+1 esame) con "stipendio"partito da 100 € al mese (+ 50€ abbonamento autobus extraurbano) e finito a 600€ + pasti, per 12/14 ore al giorno, divenni avvocato e me ne offrirono 1.200 (sempre a partita Iva chiaro). Rifiuto e mi lancio nella libera professione, in una città diversa dalla mia e senza appoggi, molto lavoro ma decisamente buone soddisfazioni economiche (reddito netto circa 60.000 euro all'anno a 32 anni)". Ma è davvero scoraggiante lavorare senza percepire proprio nulla: "Posso raccontare di figli senza futuro. - scrive una mamma, che si firma Dulcinea - Laurea con lode, tirocinio di 6 mesi in struttura sanitaria,altro di 3 mesi in centro di psicoterapia,naturalmente entrambi a costo zero. Ricerche estenuanti ed invio curriculum in Italia ed Europa. Ultima offerta, tirocinio mortificante(senza tutor nè retribuzione per 8 ore al giorno)in struttura per anziani".
Quelli che se ne sono andati. "Ho 27 anni, laureato magistrale nel 2009 con 100/110 in EC industriale, ho passato la formazione girando e lavorando per il mondo. Parlo perfettamente inglese spagnolo e cinese (scritto e parlato), programmo in SQL e sistemista server. Per amore ho cercato di tornare in Italia e mi hanno proposto ben 1200 euro lordi ed il primo mese come stage. Ora vivo ad Hong Kong, una delle capitali del mondo, prendo 3800 euro al mese e sto studiando un'altra lingua. I miei amici laureati in ingegnieria percepiscono 1500 euro al mese lordi. ".
Ma qualcuno è ottimista: farsi sfruttare alla fine serve. Non è detto che stage, co.co.pro e altri contratti da fame siano fine a se stessi. E' così che si comincia, sostiene qualcuno, più ottimista della maggioranza. "Ho 30 anni prendo 1400 euro al mese e ho un tempo indeterminato da 4 anni , e sono felice, perchè per quanto il mio stpendio è basso per vivere in una citta cara come bologna , riesco a togliermi piccole soddisfazioni fare il mutuo e a comprare casa (bilocale ovviamente!) come sono arrivata a un tempo indeterminato? Laurea a 23 anni con il massimo dei voti, 2 stage uno gratis e uno a 600 euro al mese, un anno di tempo determinato con contratto di inserimento e infine a tempo indeterminato passando da 1000 euro netti iniziali, ai 1400 di oggi. Perchè racconto la mia storia? Perchè purtroppo il mondo del lavoro in Italia è cosi, bisogna adattarsi adattarsi adattarsi e piano piano, a piccoli passi avanti si riesce ad andare".
Quelli che aspirano a una proposta indecente, ma non trovano neanche quella. Ci sono molti giovani, spesso neolaureati, che ci scrivono raccontando di non aver ricevuto alcuna proposta, neanche indecente. "Magari aver ricevuto almeno qualche proposta seppur indecente! Quando su Internet trovo un annuncio bello fresco dove si cerca un profilo esattamente uguale al mio, invio immediatamente il curriculum iscrivendomi obbligatoriamente al motore di ricerca dove ho rinvenuto l'annuncio. Tra settembre e ottobre ho inviato almeno una decina di curriculum e misteriosamente non sono mai stato contattato neppure per un primo colloquio, nonostante avessi ogni requisito necessario".
venerdì 12 novembre 2010
mercoledì 10 novembre 2010
lunedì 8 novembre 2010
Vieni via con me, Fazio-Saviano raccontano l'Italia
ROMA - Il monologo ancora top secret di Roberto Benigni che dura 30 minuti, il monologo di Roberto Saviano, a cui lo scrittore sta ancora lavorando in queste ore. Saranno tra le punte di grande intensita' della puntata con cui oggi arriva su Raitre Vieni via con me, il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano che sara' ambientato in una sorta di anfiteatro greco.
Vieni via con me raccontera' l'Italia di oggi, il suo farsi e disfarsi, i suoi problemi e le sue contraddizioni, ma anche le sue risorse e le sue speranze, attraverso le testimonianze domani di Benigni, Claudio Abbado, Nichi Vendola, Angela Finocchiaro, Daniele Silvestri e gli interventi di esponenti della societa' civile e di persone comuni.
Da oggi, per quattro lunedi' consecutivi, in diretta su Rai Tre alle ore 21.05, il programma - scritto con Pietro Galeotti, Marco Posani, Michele Serra e Francesco Piccolo - parlera' del nostro Paese, attraverso piccole e grandi storie - quotidiane ed eroiche, sconosciute ed esemplari -, per mostrarne gli aspetti drammatici, ma anche le tante realta' positive che ci fanno capire ogni giorno perche' vale la pena di credere nell'Italia e di appassionarsi al suo futuro.
Persone come Federica che ha scelto di restare perche', spiega, ''credo ancora in un'Italia migliore, libera dai pregiudizi e dalle discriminazioni''. Anche Marco resta, ''per fare qualcosa, nel mio piccolo - dice - contro l'ignoranza che oggi viene promossa, per dare la mia piccola spinta a questa barca che sta lentamente affondando''.
Paola invece ha deciso di andar via perche', da madre, vuole che le figlie ''crescano in un paese che non le ostacoli nel costruire il loro futuro''. Sono loro alcuni messaggi raccolti sul sito di 'Vieni via con me', il programma che, dopo il braccio di ferro con la Rai sui contratti e sui compensi degli ospiti - ultimo di una serie di ostacoli incontrati nella messa a punto della trasmissione - debutta domani in prima serata su Raitre, pronto a misurarsi con il Grande Fratello e con la fiction di Raiuno (che lunedi' pero' propone una replica, 'L'uomo che cavalcava nel buio' con Terence Hill).
La scelta fra andarsene dell'Italia o rimanere, tema di grande attualita' in un Paese in cui la fuga dei talenti e' sempre piu' frequente, fa da spunto ai messaggi, ma anche al gioco a due tra Fazio e Saviano, accennato negli spot del programma. I testi piu' interessanti saranno letti in trasmissione, e lo stesso accadra' per gli elenchi raccolti sul sito, ciascuno dei quali inquadra un pezzo di vita del Paese. Del resto, l'Italia di oggi e' il vero e proprio tema di Vieni via con me - prodotto da Endemol Italia - e che sara' al centro dei monologhi di Saviano: tra questi, la 'macchina del fango', l'emergenza rifiuti in Campania, i rapporti tra mafie e politica, il dopo terremoto all'Aquila. Se il tricolore dominera' la scenografia, il brano di Paolo Conte 'Via con me' sara' la colonna sonora della trasmissione.
domenica 7 novembre 2010
Facebook: il ministero degli Interni ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili
Negli Stati Uniti, tra mille polemiche, è allo studio un disegno di legge che, se sara approvato dal Congresso, permettera alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati.
In Italia senza clamore, lo hanno già fatto. I dirigenti della Polizia postale due settimane fa si sono recati a Palo Alto, in California, e hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli sulle pagine del social network senza dover presentare una richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari pei una rogatoria internazionale. Questo perchè, spiegano alla Polizia Postale, la tempestività di intervento è fondamentale per reprimere certi reati che proprio per la velocita di diffusione su Internet evolvono in tempo reale.
Una corsia preferenziale, insomma, che potranno percorrere i detective digitali italiani impegnati soprattutto nella lotta alla pedopornografia, al phishing e alle truffe telematiche, ma anche per evitare inconvenienti ai personaggi pubblici i cui profili vengono creati a loro insaputa. Intenti forse condivisibili, ma che di fatto consegnano alle forze dell'ordine il passepartout per aprire le porte delle nostre case virtuali senza che sia necessaria l'autorizzazione di un pubblico ministero. In concreto, i 400 agenti della Direzione investigativa della Polizia postale e delle comunicazioni potranno sbirciare e registrare i quasi 17 milioni di profili italiani di Facebook.
Ma siamo certi che tutto ciò avverrà nel rispetto della nostra privacy? In realtà, ormai da un paio d'anni, gli sceriffi italiani cavalcano sulle praterie di bit. Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e persino i vigili urbani scandagliano le comunità di Internet per ricavare informazioni sensibili, ricostruire la loro rete di relazioni, confermare o smentire alibi e incriminare gli autori di reati. Sempre più persone conducono in Rete una vita parallela e questo spiega perche alle indagini tradizionali da tempo si affianchino pedinamenti virtuali. Con la differenza che proprio per l'enorme potenzialità del Web e per la facilità con cui si viola riservatezza altrui a molto facile finire nel mirino dei cybercop: non è necessario macchiarsi di reati ma basta aver concesso l'amicizia a qualcuno che graviti in ambienti "interessanti" per le forze dell'ordine.
A Milano, per esempio, una sezione della Polizia locale voluta dal vicesindaco Riccardo De Corato sguinzaglia i suoi "ghisa" nei gruppi di writer, allo scopo di infiltrarsi nelle loro community e individuare le firme dei graffiti metropolitani per risalire agli autori e denunciarli per imbrattamento. Le bande di adolescenti cinesi che, tra Lombardia e Piemonte, terrorizzano i connazionali con le estorsioni, sono continuamente monitorate dagli interpreti della polizia che si insinuano in Qq, la più diffusa chat della comunità. Anche le gang sudamericane, protagoniste in passato di regolamenti di conti a Genova e Milano, vengono sorvegliate dalle forze dell'ordine. E le lavagne degli uffici delle Squadre mobili sono ricoperte di foto scaricate da Facebook, dove i capi delle pandillas che si fanno chiamare Latin King, Forever o Ms18 sono stati taggati insieme ad a ltri ragazzi sudamericani, permettendo cosi agli agenti di conoscere il loro organigramma. Veri esperti nel monitoraggio del Web sono ormai gli investigatori delle Digos, che hanno smesso di farsi crescere la barba per gironzolare intorno ai centri sociali o di rasarsi i capelli per frequentare le curve degli stadi. Molto più semplice penetrare nei gruppi considerati a rischio con un clic del mouse. Quanto ai Carabinieri, ogni reparto operativo autorizza i propri militari, dal grado di maresciallo in su, ad accedere a qualunque sito internet per indagini sotto copertura, soprattutto nel mondo dello spaccio tra giovanissimi che utilizzano le chat per fissare gli scambi di droga o ordinare le dosi da ricevere negli istituti scolastici. Mentre, per prevenire eventuali problemi durante i rave, alle compagnie dei Carabinieri di provincia è stato chiesto di iscriversi al sito di social networking Netlog, dove gli appassionati di musica tecno si danno appuntamento per i raduni convocando fans da tutta Europa. A caccia di raver ci sono anche i venti compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni, localizzati in tutti i capoluoghi di regione e 76 sezioni dislocate in provincia. «Il nostro obiettivo è quello di prevenire i rave party prima che abbiano inizio», spiegano, «e per questo ci inseriamo nelle comunicazioni tra organizzatori e partecipanti, nei social network, nei forum e nei biog». Così può capitare che anche chi ha semplicemente partecipato ad una chat per commentare un gruppo musicale finisca per essere radiografato a sua insaputa.
In teoria queste attività sono coordinate dalle procure che conducono le indagini su singoli fatti o su fenomeni più ampi. I responsabili dei social network non ci tengono a farlo sapere e parlano di una generica offerta di collaborazione con le forze dell'ordine per impedire che le loro piattaforme favoriscano alcuni delitti. Un investigatore milanese rivela a "L'espresso" che, grazie alle autorizzazioni della magistratura, da tempo ottiene dai responsabili di Facebook Italia di visualizzare centinaia di profili riservati di altrettanti utenti, riuscendo persino ad avere accesso ai contenuti delle chat andando indietro nel tempo fino ad un anno. Chi crede di aver impostato le funzioni di riservatezza in modo da non permettere a nessuno di vedere le foto, i post e gli scambi di messaggi con altri amici, in realtà, se nel suo gruppo c'e un sospetto, viene messo a nudo e di queste intrusioni non verrà mai a conoscenza.
E non sempre l'autorità giudiziaria viene messa al corrente delle modalità con cui vengono condotte alcune indagini telematiche. Un ufficiale dei Carabinieri, che chiede di rimanere anonimo, ammette che certe violazioni della legge sulla riservatezza delle comunicazioni vengono praticate con disinvoltura: «Talvolta», spiega l'ufficiale. «creiamo una falsa identità femminile su Fb, su Msn o su altre chat, inseriamo nel profilo la foto di un carabiniere donna, meglio se giovane e carina, e lanciamo l'esca. II nostro carabiniere virtuale tenta un approccio con la persona su cui vogliamo raccogliere informazioni, magari complimentandosi per un tatuaggio. E in men che non si dica facciamo parte del suo gruppo, riuscendo a diventare "amici" di tutti i soggetti che ci interessano». Di tutta questa attività, spiega ancora l'ufficiale, «non sempre facciamo un resoconto alla procura e nei verbali ci limitiamo a citare una fantomatica fonte confidenziale». Da oggi, in virtù dell'accordo di collaborazione con Mark Zuckerberg siglato dalla Polizia, chi conduce queste indagini potrà fare a meno di avvisare un magistrato perchè «la fantasia investigativa può spaziare», prevede un funzionario della Polposta, «e le osservazioni virtuali potranno essere impiegate anche in indagini preventive».
Napolitano firma il collegato lavoro
Lo scorso 31 marzo aveva lo rinviato alle Camere. Oggi (5 novembre) il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il collegato lavoro. La legge ha fatto la spola per due anni tra Camera, Senato e Quirinale, stavolta arriva la promulgazione dopo il via libera finale del Parlamento del 19 ottobre scorso.
Il titolare del Welfare Maurizio Sacconi difende l'impianto, da lui considerato come una sorta di apripista allo Statuto dei lavori più volte annunciato. La nuova lettura del Parlamento ha tenuto in considerazione il senso generale dei rilievi sollevato da Colle. La Cgil continua ad ogni modo la propria battaglia contro una legge che definisce "sbagliata, pericolosa e palesemente incostituzionale" perché introduce l'arbitrato nelle cause del lavoro e l'apprendistato a 15 anni, abbassando così di un anno l'età dell'obbligo scolastico.
La lettura approfondita non finisce di rivelare sorprese: a ben guardare, osserva il sindacato di Corso Italia, spunta un "garbuglio" particolarmente pericoloso: dall’entrata in vigore della legge i lavoratori con i contratti di lavoro precari scaduti avranno solo 60 giorni di tempo per avvalersi della possibilità di ricorso. Questo termine finora esisteva solo per i licenziamenti dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, mentre per i contratti a termine scaduti non era previsto.
sabato 6 novembre 2010
L’anno zero di Ghedini
L’anno zero di Ghedini
Onore a Ghedini, dunque, dai suoi fan de Il Fatto, gli ultimi in grado di capire le sue imprese. Onore a Niccolò, vittima tragica e nobile, nel suo slancio, e quindi meritevole di rispetto assoluto: “Sa, Santoro, così si legge nei verbali, ammesso e non concesso che sia vero, visto che quella è una ricostruzione di parte non verificata, e ammesso che quelli pubblicati dai giornali siano veramente i verbali…”. Geniale, superlativo, impareggiabile, ammesso e non concesso. Anche perché dopo aggiunge: “Ho letto nelle interviste di Ruby che lei non dice questo”. Non fa una grinza.
La verità è che è facile e ignobile puntare il dito: tutti noi, di fronte ad un compito così arduo ci saremmo sottratti, lui no. Niccolò è andato al massacro come un agnello sacrificale. Non pensate che lo faccia per soldi: il denaro non dorme mai, ma nemmeno può tutto: Ghedini lo fa perché è in odore di santità. Ecco perché, davvero giovedì sera è andata in onda molto più di una ospitata, l’epifania di una metamorfosi. Una puntata da rivedere alla moviola, come i goal di mano di Maradona e gli scivoloni del very best di Paperissima: il passaggio di Niccolò “Mavalà” Ghedini dal ruolo di grande avvocato ad avvocato d’ufficio, come quelli assegnati dalla lotteria del caso ai malcapitati che non possono permettersi la parcella di un difensore, quelli che a fine arringa sospirano allargando le braccia: “Mi rimetto alla clemenza della corte”.
Facile sarebbe gettargli addosso la croce, provare a dire, accecati da una vertigine di arroganza, che è colpa sua. In realtà va scritto che quella di giovedì è stata una delle più belle prestazioni atletiche di Ghedini: “Berlusconi aveva avuto l’occasione di scherzare con lo stesso Mubarak, su una sua parente molto bella….”. Scherzo autopersuasivo e probante. Va detto che lui ce l’ha messa tutta, come l’indimenticabile Aldo Ceccarelli, l’avvocato d’ufficio romano che anni fa difendeva un poveraccio accusato di aver frantumato la fontana di Trevi dopo esserci salito sopra: “Dottò, la fontana era vecchia e fracica….”.
Esempi illuminanti. Si discute della famosa telefonata di Silvio Berlusconi alla questura di Milano. Che fa, Ghedini, nega? Macché, spiega, candidamente: “Non ha fatto una telefonata di pressione”. E cosa ha fatto? “Una semplice telefonata di informazione”. Ma… “Ma nel frattempo – spiega ancora Ghedini – era arrivata Nicole Minetti”. Era arrivata, come la fata turchina nella fiaba. E cosa gli contesti? Nulla. E infatti Ghedini prosegue nella sua meravigliosa ricostruzione. Chi l’ha fatta arrivare l’igienista dentale? “…Il presidente del Consiglio”. E chi l’ha avvisato il presidente del consiglio? La risposta giusta è: una ballerina brasiliana. Ma nella lingua immaginifica di Ghedini il dettaglio imbarazzante si sfuma e si polverizza nell’eufemismo: “Il presidente è stato avvisato da una amica comune, che era stata allertata da una conoscente”. Primo assioma ghediniano: ogni passaggio di testimone diluisce la responsabilità, ovviamente a favore di Berlusconi.
Ma come fare quando è lo stesso Berlusconi a dire e a fare cose disdicevoli? Qui, di nuovo, l’avvocato Mavalà (giovedì semanticamente contratto in un più semplice ma và, febbricitante, e tachipirinizzato) dava il meglio di sé. Berlusconi ha mentito quando ha detto che Ruby era la nipote di Mubarak? Il volto di Ghedini pare di marmo: “No”. Come “No”? Chiede Santoro: “È a verbale”. Ghedini, animato come una soglia di travertino, costruisce una proposizione interrogativa spiazzante: “Ma le pare che Berlusconi direbbe mai a un capogabinetto che Ruby è la nipote di Mubarak se non glielo avesse detto la stessa ragazza?”. Il che è semplicemente geniale. Berlusconi non può mentire. Se mente è perchè sinceramente viene ingannato da una perfida fanciullina: essendo innocente è sempre sincero.
Ma in un altro momento della trasmissione, Ghedini ricorre ad altri meravigliosi schemi d’attacco. Ad esempio una nuova declinazione del noto apparato teologico arcoriano. Domanda secca di Santoro: “Ma Berlusconi sapeva che Ruby era minorenne?”. Il volto dell’avvocato si anima, come una lastra di granito rosa: “No”. Lo studio si ammutolisce. Come no? E lui: “Non era sicuramente minorenne per lui, perché gli aveva detto di avere 24 anni”. Il che è un bel salto evolutivo: anche la maggiore età può essere ad personam. Ruby è minorenne per l’anagrafe, per le amiche, per le forze dell’ordine, per i giudici, per i suoi genitori, ma non per Berlusconi e per il suo avvocato: “Quanti anni hai stasera/ Quanti me ne dai, bambina”, direbbe Vasco. Giovedì è andato in onda l’Annozero di Ghedini. Un grandissimo avvocato. Ma non il nostro.
Alla fine i nodi vengono al pettine, anche per il sultano d’occidente Silvio Berlusconi.
Il governo ha organizzato a Milano la Conferenza Nazionale della Famiglia che si svolgerà dall’8 al 10 novembre. I punti all’ordine del giorno sono certamente importanti, ma in realtà l’appuntamento è stato concepito come l’ennesima passerella in cui lanciare promesse roboanti che non verranno mai realizzate.Peccato che a scompaginare ogni piano sia giunta come un fulmine a ciel sereno la dichiarazione del Forum delle famiglie, l’organizzazione che riunisce le tante associazioni del settore. Il presidente del forum ha mandato a dire al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che la sua presenza alla Conferenza non sarebbe opportuna, ma anzi sarebbe imbarazzante, perché rischierebbe di spostare l’attenzione su altre questioni. Il riferimento alle vicende della vita privata del premier è palese.
Il fatto che gli stessi che organizzarono il famoso Family Day del 2007 e che in questi anni sono stati tra i principali sostenitori del premier, ora gli voltino le spalle in maniera clamorosa dimostra l’ampiezza dell’isolamento e della crisi di questo governo giunto ormai al capolinea.
Poiché non sono una ipocrita, come è capitato altre volte in passato, anche in questa occasione non condivido pienamente la posizione espressa dal forum delle famiglie.
Che Silvio Berlusconi produca sulle famiglie italiane lo stesso effetto che la kriptonite produce su Superman non c’è dubbio. Ma prima che per i suoi comportamenti privati, che una volta divenuti pubblici possono legittimamente essere sottoposti ad un giudizio etico e morale, il premier doveva essere invitato ad astenersi dal partecipare alla Conferenza sulla famiglia per le politiche realizzate dal suo governo.
Delle tante roboanti promesse lanciate in quel lontano family day, nessuna è stata realizzata in questi anni di governo. Sono state invece costantemente e consistentemente tagliate risorse alle politiche della famiglia, come dimostra anche l’ultima finanziaria attualmente all’esame della Camera.
Consentire a Silvio Berlusconi di salire sul palco della conferenza per sfoderare l’ennesimo sorriso magico ( che negli ultimi tempi ricorda sempre più quello degli alligatori dei cartoni della Disney), e lanciare altre vuote promesse sarebbe una colossale inaccettabile presa in giro per le famiglie italiane sulla base delle politiche non realizzate in questi anni.
La liberalizzazione delle connessioni Wi-Fi dal primo gennaio 2011, annunciata oggi dal Governo, potrebbe essere una nostra vittoria, che tanto ci siamo battuti in Parlamento, e di tutto il popolo della Rete. Ma prima di esultare, vogliamo capire il senso delle parole di Maroni, il quale oggi ha dichiarato che il provvedimento cerca di «contemperare le esigenze della libera navigazione con quelle della sicurezza».
La normativa che ha regolamentato la questione è contenuta nell'art. 7 del decreto Pisanu, varato nel 2005, che stabiliva l'identificazione di tutti coloro che accedono a Internet da postazioni pubbliche. Una misura che non esiste in nessun Paese occidentale, neppure dove sono più rigorose le disposizioni contro il terrorismo. Per questo, ho presentato un’interpellanza parlamentare e il nostro Capogruppo IdV alla Camera, On. Massimo Donadi, ha depositato una specifica proposta di legge per abrogare proprio l'articolo 7 di questa norma anacronistica e censoria.
L'Italia dei Valori non ritirerà né l’Interpellanza né la proposta di legge in quanto vuole capire le reali intenzioni del Governo, e cioè se ha davvero la volontà di eliminare una norma antistorica e illiberale. Sul Web si è diffusa la voce secondo cui stanno studiando la maniera di identificare i dispositivi attraverso i quali le persone si connetteranno alla Rete senza fili da locali pubblici. Ad esempio un sistema di identificazione tramite sms. E’ chiaro che questo tipo di registrazione è una forma alternativa di controllo. Comunque, prima di esprimerci sul testo esaminato oggi dal Cdm, vogliamo leggere le norme. Troppe volte, infatti, questa maggioranza ci ha abituato a spot a reti unificate ai quali poi non sono seguiti fatti concreti.
Aspettiamo risposte anche su tutte le altre questioni relative alle restrizioni della libertà in Rete che rimangono inevase: il decreto Romani, che tenta di mettere sotto stretto controllo i contenuti multimediali di Internet, e la Legge Bavaglio che vorrebbe zittire le voci libere.
MARCHIONNE: LE BANDIERE ROSSE NON FANNO BENE. PRC: A TE NO DI SICURO!
Televisione
Il Tg1 cala negli ascolti, sale il tg5
Ed è boom per Mentana
Il notiziario della 7 "pesca" nel pubblico di RaiUno. Cresce al Nord e tra i laureati. Lo studio Vidierre dimostra il travaso di spettatori da un telegiornale all'altro
venerdì 5 novembre 2010
VIENI VIA CON ME su rai3..guardiamolo e battiamo il GF.
Da lunedì 8 novembre su Rai tre con Roberto Saviano e Fabio Fazio. La trasmissione affronterà le tematiche previste, da mafia a politica, da emergenza rifiuti alle carceri e alla ricostruzione de L'Aquila. Insomma i casi italiani più scottanti. C'è inoltre molta attesa anche per i numerosi illustri ospiti che sono previsti nelle quattro puntate complessive del programma: Roberto Benigni, Claudio Abbado, Paolo Rossi e Antonio Alba...nese . Infine una curiosità: il lunedì sera, in contemporanea a "Vieni con me" (in onda su Rai Tre) ci sarà anche il Grande Fratello (Mediaset). Chi la spunterà in quanto a audience? NOI, TUTTI NOI DOBBIAMO IMPEGNARCI AFFINCHE' IL PROGRAMMA VIENI VIA CON ME BATTA IL GF... Perchè l'informazione viene prima di tutto, perchè noi ci crediamo, perchè nessuno può imbavagliarci e perchè i problemi di questa Italia piegata in due sono problemi di tutti!!! Facciamo capire che gli italiani vogliono la verità.... FACCIAMOLO PER LA DIGNITA' CHE VOGLIONO TOGLIERCI... Lunedì sera 8 novembre alle 21, tutti sintonizzati su rai3.... Mostra tutto |
Maroni annuncia che l'anno prossimo il decreto Pisanu non verrà più rinnovato. Ma rimane l'obbligo di identificazione per chi si collega da una rete pubblica
L’annuncio del mancato rinnovo del decreto Pisanu al 31 dicembre è stato accolto da grida di giubilo da parte della politica, ma per il mondo di Internet si tratta di tanto rumore per nulla. Almeno fino all’approvazione del nuovo testo di legge.
In vigore dal 2005 a seguito degli attentati nella metropolitana di Londra, il decreto Pisanu era stato adottato come misura antiterrorismo e nel suo articolo 7, oggetto delle limitazioni sul wi-fi, prevedeva l’identificazione degli utenti negli internet point e nei locali commerciali, come bar e ristoranti, obbligati anche a conservare un registro di chi si fosse collegato. Una trafila burocratica che ha sbarrato la strada allo sviluppo della rete a cui gli esercenti, viste le difficoltà, rinunciavano sopraffatti dalle montagne di carta. Con la liberalizzazione (che tale però non sarà) annunciata da Roberto Maroni, i gestori non dovranno più chiedere l’autorizzazione per concedere il servizio. Ma di certo la necessità di sicurezza non cederà il passo alla navigazione libera: infatti gli Interni insieme ai ministri Paolo Romani e Renato Brunetta, stanno pensando a un disegno di legge per trovare misure alternative per tracciare l’identità di chi si connette a una rete pubblica. Secondo Massimo Mantellini, blogger ed esperto di tecnologie, il decreto che ci attende sarà solo una restyling sotto mentite spoglie. “In sostanza non cambia nulla perché stanno già pensando ad altri metodi di identificazione. La vera liberalizzazione sarebbe se, come nel resto del mondo, non si tenesse nota di chi accede alla rete, con i dovuti e relativi limiti di controllo e di sicurezza, specie se legati a particolari modelli di business. La verità è che si vuole mantenere l’impianto che aveva dato origine al Pisanu, che è semplicemente una richiesta di controllo”. E a fronte del silenzio sull’abrogazione esplicita del decreto, l’esperto di diritto telematico e blogger del fattoquotidiano.it Guido Scorza spiega: “Il ministro dimentica che l’unico comma che aveva necessità di essere prorogato di anno in anno era il primo. Quello che obbliga gli internet point a chiedere l’autorizzazione in questura”. Gli altri punti della legge, quelli che parlano di identificazione sono “a tempo indeterminato. E per essere cancellati hanno bisogno di un abrogazione esplicita”.
Nessuna ombra e ovazioni bipartisan, al contrario, nel mondo della politica. Per la maggioranza le dichiarazioni di Maroni sono l’approdo ufficiale alla Rete libera, mentre l’opposizione accoglie con favore i propositi del governo. “Il wi-fi libero? E’ una promessa mantenuta, non un decreto Pisanu camuffato: il governo ha mantenuto la parola e ha deciso di abolire la burocrazia cartacea relativa all’identificazione degli utenti”, spiega Antonio Palmieri, responsabile Web del Popolo della Libertà. “Non ho ancora visto il testo che è al vaglio degli esperti”, prosegue Palmieri, “ma l’uso della carta di identità è superato. Siamo alla ricerca di sistemi moderni e tecnologici che permettano di individuare il dispositivo in caso di reati di pedofilia e terrorismo”. Il piano B di nei progetti del governo non prevede più la fotocopia del documento di identità ma la sim card, che tuttavia taglia fuori, ad esempio, i turisti. Quelli insomma che più di altri avrebbero bisogno di usare hot spot e connessioni libere. “Quello della sim è solo un passaggio di transizione, poi troveremo una via anche per gli stranieri. Ciò che importa è ridurre a impatto zero il cartaceo”. Quale sia poi il mezzo è ancora un mistero. E non è chiaro se gli esercenti dovranno mantenere il registro degli accessi.
Fiducioso delle prospettive di liberalizzazione è anche Paolo Gentiloni del Partito Democratico che insieme a Luca Barbareschi (Futuro e Libertà), a Linda Lanzillotta (Api), Udc e Italia dei Valori aveva presentato una proposta di legge bipartisan per l’abolizione dell’articolo 7: “Maroni ha emesso un comunicato con la promessa di non reiterare il decreto Pisanu e ha avvisato che è in corso la preparazione di un decreto ad hoc che non sarà più limitante rispetto a Internet. Sono soddisfatto delle promesse ma voglio vedere il testo. So che il governo sembrava orientato a introdurre un regime diverso per l’accesso pubblico e gli esercenti, tuttavia Maroni ha rinviato la comunicazione per approfondimenti tecnici. Se la promessa verrà mantenuta saremo i primi a rimettere nel cassetto la proposta abrogativa. Per ora la teniamo in piedi”. Certo, l’identificazione rimarrà il principio cardine per l’uso del wi-fi anche con l’abrogazione dell’articolo 7. “E’ un bene che comunque avvenga senza richiedere alcun particolare adempimento da parte dell’utente con l’uso, ad esempio, della sim. Ed era ora di abolirlo: anche secondo lo stesso Pisanu, il bilancio di questi anni non ne ha dimostrato l’efficacia nella lotta al terrorismo e lui stesso sarebbe il primo ad opporsi alla sua proroga. In più ha solo creato caos sulla possibilità del wi-fi”. Eppure anche il centrosinistra di Giuliano Amato era stato complice della sua proroga nel 2007 perché, secondo le valutazioni dei tecnici di allora, “non era ancora chiara la sua inutilità”, conclude Gentiloni. Oggi questo è stato appurato visto che i dati raccolti negli internet point e con il blocco del wi-fi non si sono rivelati dirimenti nella lotta al terrorismo. Eppure l’identificazione in Rete, per la politica nostrana, rimane il leit motiv di qualsiasi riforma che riguarda Internet.