Berlusconi dopo una lunga agonia, è stato costretto dall’impietosa legge dei numeri a rassegnare le proprie dimissioni. L’epopea politica del cavaliere, durata tra alti e bassi più di 17 anni, è finalmente giunta al termine. Il paese necessita ora di risollevarsi innanzitutto sul piano economico e Mario Monti è stato scelto dal Presidente Napolitano proprio per questa ragione: formare un governo tecnico in grado di trascinare l’Italia fuori dalla crisi e traghettarla alle prossime elezioni. Questo l’incarico affidato agli esperti, personalità competenti che ci auguriamo possano portarlo a termine nel più breve tempo possibile. Guardando oltre però, l’incarico più delicato è stato assegnato a noi. Non dal Presidente della Repubblica, non dall’Unione Europea né da qualsiasi altra forma di istituzione politica. Ci è stato assegnato dalla storia, e più precisamente da una necessità storica di cambiamento che riguardi il piano sociale e culturale di un paese martoriato.
Ora non abbiamo più scuse. Tutti noi abbiamo il compito di metterci alle spalle il periodo delle veline, delle escort e degli scandali sessuali. Delle barzellette, delle corna e delle figuracce a livello internazionale. Del populismo e del culto della personalità del capo. Dei condoni, del conflitto di interessi, delle leggi bavaglio e di quelle ad personam. Delle collusioni con la mafia, dei processi sommari e delle prescrizioni. Questo non può che arrivare dal basso, da un popolo italiano stanco di tutto ciò e desideroso di ripartire verso un futuro migliore. Non possiamo infatti pretendere dalla nostra classe dirigente una svolta post-berlusconismo se non siamo noi i primi a volerla e a impegnarci nel quotidiano per ottenerla. Forse questo è un ideale irrealizzabile, forse richiederà solamente tempo e sforzi considerevoli. Solo così però potremo consegnarci alla storia con la consapevolezza di aver fatto la nostra parte.
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