martedì 29 novembre 2011

Luciana Littizzetto contro "le minchiate" di Buonanno (Che tempo che fa ...

La mano della speranza - Hand of hope

Potrebbe essere un falso potrebbe essere vero; ognuno è libero di crederla come meglio piace. A me ha suscitato cmq emozioni.

lunedì 28 novembre 2011


Colui che seppellirà queste vergognose diseguaglianze avrà la nostra fiducia, fino a quel momento rimarremo scettici su tutti

Mentre domenica 27 novembre il Tg5 batteva la concorrenza del Tg1, in Rai si è scoperto che il telegiornale più seguito della giornata è stato il Tg3, con quasi il 18% di share. Tradotto significa che qualcosa è cambiato, perché i telespettatori hanno preferito al prodotto «nazionalpopolare» di RaiUno quello fazioso di RaiTre.
Intanto nella redazione del Tg1 il clima è sempre più teso, con il direttore Augusto Minzolini abbandonato anche da Mauro Mazza, direttore di RaiUno.
A pesare sugli ascolti del telegiornale, oltre alla programmazione della rete che non aiuta il Tg1, anche la scelta di trasformare lo spazio istituzionale in prodotto quasi cabarettistico.
MARINA BERLUSCONI SCARICA MINZOLINI. E mentre Marina Berlusconi non ha fatto mistero di non voler accogliere Minzolini, il direttore del Tg1 attende la decisione del tribunale di Roma sulla possibilità di dare il via al processo.
Sullo sfondo, infine, c'è Comitato di redazione del telegiornale che ha lanciato un ultimatum a Lorenza Lei, perché il direttore generale della Rai possa adottare provvedimenti per rilanciare «quello che vogliamo continui a essere il primo telegiornale italiano».

Lunedì, 28 Novembre 2011

Fiom 28 novembre 2011, clicca per leggere il comunicato

04/11/2011

Accordo tra la Fiat, le rappresentanze sindacali e il governo per lo stabilimento di Termini Imerese. Dopo la conclusione dell'incontro svoltosi al ministero dello Sviluppo economico, Fim, Fiom e Uilm hanno tolto il presidio davanti ai cancelli della fabbrica.

Per chiudere la trattativa, la Fiat ha stanziato circa 21,5 milioni di euro, come costo complessivo diretto a
incentivi, premio di fedeltà, mancato preavviso e tombale. Secondo l'accordo ogni dipendente riceverà un incentivo medio di 460 euro per 48 mensilità.

Con la rimozione del presidio, le bisarche con le ultime vetture prodotte potranno uscire e consegnarle alla rete di vendita. Gli operai avevano effettuato i blocchi come strumento di pressione 1 per arrivare a un'intesa sugli incentivi per l'accompagnamento alla pensione dei lavoratori della Fiat con i requisiti. Al presidio, i lavoratori hanno trascorso due notti. E il sindaco di Termini Imerese, dopo l'accordo, chiede "pari garanzie per l'indotto".

I termini dell'accordo. La cifra prevista di 460 euro si spalmerà quindi su 48 mensilità, oltre a quanto previsto per norma. Questa la sequenza dei pagamenti, in fascia unica operi e impiegati: 4.445 euro nel primo anno, 10.366 nel secondo, 16.287 nel terzo, 22.208 nel quarto. Il tutto senza contare il costo del mancato preavviso, il premio fedeltà e le imposte. La mobilità partirà il primo gennaio 2012 e resterà aperta per due anni.

Reazioni sindacali. "Abbiamo preso atto della proposta del governo, ma resta il fatto che la Fiat si è approfittata della situazione, proponendo un importo per l'incentivo alla mobilità più basso rispetto alle tabelle usualmente applicate", dice il responsabile auto della Fiom, Enzo Masini. "C'è amarezza per il dispetto che Fiat ha voluto fare ad i lavoratori siciliani", conclude.

Il segretario confederale della Cgil Vincenzo Scudiere parla di "intesa apprezzabile e positiva" perché, spiega, "risolve il problema degli incentivi accompagnando alla pensione oltre 600 persone". E aggiunge: "E' stato positivo il lavoro svolto dal ministro Passera e dallo stesso ministero per costruire una soluzione basata sul rispetto degli interessi in campo". C'è ora in programma un incontro con l'imprenditore Di Risio, di Dr Motor: "In previsione del prossimo incontro con Di Risio - dice Scudiere - C'è bisogno che l'acquirente confermi tutte le disponibilità annunciate per avviare la produzione e rilanciare lo stabilimento di Termini Imerese".

Esprime soddisfazione anche il segretario nazionale della Fim Bruno Vitali: "Finalmente abbiamo raggiunto un importante punto di intesa sulla mobilità, che sarà pari al 70% di quanto era stato richiesto, ovvero di quello che tradizionalmente Fiat ha dato ai lavoratori".

Per il segretario nazionale della Uilm Eros Panicali, l'accordo è frutto "di una mediazione positiva". "E' stato finalmente risolto il nodo degli incentivi" ed è stato fissato un importo "decoroso", afferma sottolineando che "con quest'ultimo tassello possiamo realisticamente contare sulla possibilità di raggiungere l'intesa generale e definitiva al prossimo incontro".

Con l'intesa "sono stati salvaguardati tutti i lavoratori" vicini alla pensione, rimarca il segretario nazionale dell'Ugl metalmeccanici Antonio D'Anolfo, che si dice "soddisfatto" della "somma messa a disposizione da Fiat per gli incentivi".
La Fiat ha deciso di abolire il contratto nazionale in Italia, con una scelta pericolosa che apre una strada molto preoccupante e una partita di assoluto rilievo, non solo dal punto di vista sindacale». Gianni Rinaldini, già segretario generale nazionale della Fiom, attuale coordinatore dell'Area programmatica «La Cgil che vogliamo», prende subito di petto la questione, forte anche dell'esperienza maturata in tanti anni di «battaglie» sindacali che, più di una volta, lo hanno visto protagonista anche a Brescia dove si trova una delle grandi fabbriche di Fiat Industrial, la controllata del Lingotto leader nel settore dei veicoli commerciali e industriali. Uno stabilimento al centro, come del resto l'industria bresciana e le sue prospettive, del dibattito pubblico, organizzato dai circoli dell'Iveco e della città di Sinistra-Ecologia-Libertà nella sede della Camera del lavoro.
CON LA DISDETTA degli accordi sindacali ufficializzata questa settimana, la «Fiat dice apertamente che l'intesa di Pomigliano è un contratto di primo livello a tutti gli effetti - sottolinea Gianni Rinaldini -: sostituisce quello nazionale e punta a estenderlo in tutte le fabbriche del gruppo. Questo è un fatto clamoroso, assolutamente da non sottovalutare: apre una strada che potrebbe essere imboccata anche da altre realtà. Per quanto ci riguarda - aggiunge - faremo di tutto per evitare che questo possa succedere». Rinaldini boccia apertamente la strategia di Sergio Marchionne, «che sta trasferendo in Italia il modello sociale americano, un Paese che ha funzionato da detonatore nell'esplosione di una crisi senza precedenti con la quale ora tutti devono fare i conti». Sottolinea la scelta «assolutamente fuori luogo» dell'azienda «che punta a escludere un sindacato, come la Fiom, da realtà importanti come l'Iveco di Brescia». E sottolinea l'importanza, «considerato quanto sta succedendo, assolutamente clamoroso e senza precedenti, che tutte le forze politiche prendano posizione in modo chiaro e netto

sabato 26 novembre 2011

La Storia dell'Acqua in Bottiglia

Mamma,
sono uscita con amici. Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici. Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, cosi ho bevuto una Sprite. Mi son sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici. Ho fatto una scelta sana ed il tuo consiglio è stato giusto. Quando la festa e finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. Io ho preso la mia machina con la certezza che ero sobria. Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava... Qualcosa di inaspettato! Ora sono qui sdraiata sull'asfalto e sento un poliziotto che dice: "Il ragazzo che ha provocato l'incidente era ubriaco". Mamma, la sua voce sembra così lontana... Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando,con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono: "Questa ragazza non ce la farà". Sono certa che il ragazzo alla guida dell'altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocita. Alla fine lui ha deciso di bere ed io adesso devo morire... Perchè le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite? Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di non spaventarsi, mamma, di a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel
ragazzo che non si deve bere e guidare... Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva... La mia respirazione si fa sempre piu debole e incomincio ad avere veramente paura... Questi sono i miei ultimi momenti,e mi sento così disperata...Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente. Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene per questo... Ti voglio bene e.... addio.

Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente all'incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole ed il giornalista scriveva...scioccato. Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in stato di ebbrezza. Se questo messaggio è arrivato fino a te e lo cancelli... Potresti perdere l'opportunita, anche se non bevi, di far capire a molte persone che la tua stessa vita è in pericolo. Questo piccolo gesto può fare la differenza.

venerdì 25 novembre 2011

Con i tre milioni di euro risparmiati ogni anno non si risolveranno certo i problemi economici del nostro paese, ma è un segnale minimo di riscatto dei cittadini contro la casta: il collegio dei questori della Camera presieduto da Francesco Colucci (deputato nella VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIV, XV, XVI legislatura, cioè praticamente non si è mai mosso da Montecitorio negli ultimi 40 anni, navigando tra prima, seconda e terza repubblica) ha finalmente deliberato la fine dello sperpero del ristorante della Camera, con i suoi prezzi superscontati e i camerieri in livrea.
Dopo le innumerevoli denunce sui costi supereconomici dei ristoranti della Camera, del ristorante del circolo ricreativo Montecitorio riservato ai deputati, qualcosa finalmente si muove.
Dal 1 gennaio 2012 il ristorante si trasforma in self-service, come una normale mensa aziendale, con l'obiettivo di pareggiare i conti tra incassi e spese, in modo da non dover pagare noi cittadini anche una parte del conto del pranzo e delle cene dei deputati.

Probabilmente i questori vogliono evitare la sovrapposizione che invece si è creata al Senato dove è ormai particolarmente diffuso l' imboscamento dei senatori nella mensa aziendale dei dipendenti, per aggirare gli aumenti fissati da quest'anno.

Succederà davvero? Non ci resta che aspettare il 1 gennaio per scoprirlo.

lunedì 21 novembre 2011

Berlusconi si è dimesso, il governo Monti ha preso il suo posto, ma il dopo-Berlusconi non è ancora cominciato. E non sembra neppure vicino. Infatti, lo strapotere di cui ha goduto Berlusconi, incompatibile con i principi elementari di ogni democrazia liberale, e ovviamente in conflitto con la Costituzione italiana nata dalla Resistenza antifascista, consisteva solo in parte nel suo controllo del governo. Il suo “nocciolo duro” risiedeva (e risiede) nel dominio monopolistico (e sempre più orwelliano) del sistema televisivo, nella rete di leggi “ad personam” che gli hanno garantito l’impunità giudiziaria (malgrado in tribunale sia stato riconosciuto colpevole dei fatti addebitati almeno una decina di volte), nell’intreccio di poteri eversivi, criminali, deviati (pezzi di servizi segreti, magistrati corrotti, manager di grandi gruppi parastatali con giganteschi interessi nel petrolio e negli armamenti, ambienti mafiosi, despoti di paesi stranieri...) con cui ha sempre più impastato il proprio potere patrimoniale e politico, realizzando un vero e proprio Stato parallelo privato.

Solo quando questa piovra di illegalità (di cui le decine di leggi “ad personam” costituiscono lo scudo “legale”) sarà stata radicalmente smantellata, potremo dire che il dopo-Berlusconi è cominciato davvero, cioè irreversibilmente. Fino ad allora Berlusconi resterà nella vita politica italiana molto più che come “convitato di pietra”: stagnerà come cancro di poteri antidemocratici, capace in qualsiasi momento di metastatizzare, piombando di nuovo l’Italia nel baratro.

Non è certo un caso se l’unico ministero su cui Berlusconi è riuscito a imporsi a Monti e Napolitano è quello della Giustizia: circolava con insistenza il nome di un magistrato, la dottoressa Livia Pomodoro, presidente del tribunale di Milano e docente presso l’Università cattolica (non certo una bolscevica, dunque). Avrebbe riportato quel ministero alla decenza, avrebbe forse convinto i cittadini che la scritta che campeggia in ogni aula giudiziaria, “la legge è eguale per tutti”, non è una beffa. Proprio per questo Berlusconi ha posto il veto. Il nuovo ministro (per la prima volta una donna), Paola Severino, è l’avvocato che ha difeso il gotha della finanza e imprenditoria (e fin qui nulla di male, si dirà), ma anche Giovanni Acampora, una delle protesi berlusconiane nella corruzione di magistrati con cui Berlusconi riuscì a scippare a De Benedetti la proprietà della maggiore azienda editoriale italiana, la Mondadori. Il regista di quello scippo fu l’avvocato Previti, braccio destro di Berlusconi (che lo nominò ministro della Difesa), e il quotidiano iper-berlusconiano “Il Foglio” scrive in prima pagina che proprio a casa Previti Berlusconi ha fatto la conoscenza di Paola Severino. Frequentazioni inquietanti, a dir poco.

La prova che il potere di Berlusconi va molto al di là del suo controllo di governo l’ha fornita una “gaffe” ripetuta praticamente da tutti nei giorni scorsi. Perfino il capo dell’opposizione Bersani, ha parlato dei “diciassette anni di berlusconismo”, eppure in questo lungo periodo il Partito democratico è stato al governo, con Prodi e con D’Alema, per ben sette anni! Ma il potere reale, il potere anomalo e anticostituzionale, in effetti, è sempre rimasto a Berlusconi, in forme crescenti, fino a trasformarsi in vero e proprio regime. Perciò si dovrà vedere se il governo Monti avrà il coraggio di smantellarlo davvero, questo potere, restituendo alle parole legalità e informazione il loro significato. Monti non potrà invocare alibi: Berlusconi infatti è oggi in parlamento nel suo momento di massima debolezza. Se impedisce a Monti di governare si va a nuove elezioni, con uno “spread” tra titoli di Stato italiani e tedeschi che sarebbe da vigilia di “default”, e con la certezza che gli elettori infliggerebbero all’amico di Putin (il nuovo zar di Russia è l’unico governante al mondo che ancora difende Berlusconi) una sconfitta devastante.

Il governo Monti andrà perciò valutato su tre fattori: l’equità (o il classismo) con cui affronterà la crisi economico-finanziaria, il ripristino della legalità e la de-totalitarizzazione del sistema televisivo.

La questione della legalità è del resto decisiva anche per l’emergenza finanziaria del debito pubblico. Poche settimane fa i governi (di destra!) tedesco ed inglese hanno realizzato con la Svizzera un accordo sui capitali fuggiti dai rispettivi paesi verso le banche dei quattro cantoni. Il meccanismo è congegnato in modo da impedire a questi ricchi “occulti” di nascondersi in nuovi e più inaccessibili paradisi (grosso modo: se lo fanno, le banche riveleranno i loro nomi, e la magistratura tedesca e inglese li perseguiranno penalmente). Le banche faranno pagare a questi clienti una tassa che si aggira sul 30% e che verrà girata ai governi di Merkel e Cameron. Che intascheranno rispettivamente 35 e 10 miliardi di euro. Gli stessi banchieri svizzeri hanno calcolato che con identico accordo l’Italia ricaverebbe 30 miliardi. Ma Monti non ha fatto cenno a questa ovvia misura di equità, e neppure ad analoga tassa da pretendere dai capitali ritornati in Italia grazie allo “scudo fiscale” che li tassò solo al 5%. Eppure si tratta di privilegi “di classe” particolarmente odiosi, indifendibili, oltre che di indecenti violazioni della legalità fiscale. Coinvolgono al massimo duecentomila persone, una esigua minoranza: se non vengono colpiti, le parole “legalità” ed “equità”, pronunciate da Monti, resteranno mera retorica.

Un aspetto nel quale la continuità tra Monti e Berlusconi è praticamente certa è purtroppo quello della laicità. Cioè del disprezzo per la laicità dello Stato, che si manifesta nel peso del Vaticano nella vita pubblica. I ministri nelle grazie della Conferenza episcopale sono moltissimi, a cominciare dal superministro per tutte le attività produttive (telecomunicazioni comprese) Corrado Passera, che il cardinal Bagnasco ha voluto poche settimane fa relatore ad un importantissimo convegno di tutte le associazioni cattoliche. Del resto, il rettore dell’università cattolica, controllata dal Vaticano, professor Ornaghi, doveva addirittura diventare ministro dell’istruzione (un tempo si chiamava “ministero dell’istruzione PUBBLICA”!). E’ stato dirottato al ministero dei beni culturali, perché almeno su questo il Pd ha saputo tener duro. Ma il peso clericale nel governo resta comunque fortissimo (un grande oncologo famoso in tutto il mondo, il prof. Veronesi, era il candidato più accreditato per la sanità, ma è ateo e favorevole all’eutanasia: il veto vaticano è stato immediatamente ascoltato).

Perciò, se Monti si occuperà esclusivamente del debito pubblico, e non anche della moltitudine di cortigiani con cui Berlusconi ha occupato (spesso con veri e propri criminali) tutti i gangli vitali del paese, liberando per prima cosa la tv (e facendo pagare a Mediaset le nuove frequenze che Berlusconi premier stava regalando a Berlusconi imprenditore), non solo il dopo-Berlusconi non comincerà ma verrà preparato il terreno per un “ritorno del caimano” tragico per il Paese. Sembra difficile, tuttavia, che Monti, Passera (e Napolitano, cui si deve questo governo) rinunceranno a fare un po’ di pulizia: ne andrebbe del loro credito internazionale, oltretutto.
TORINO - Fiat Group Automobiles ha disdetto, dal primo gennaio 2012, tutti gli accordi sindacali vigenti e "ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto" in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani. Lo si apprende da fonti sindacali. L'azienda si rende disponibile a "promuovere incontri finalizzati a realizzare accordi uguali e migliorativi rispetto a quelli attualmente vigenti". È questo il contenuto della comunicazione inviata dalla direzione generale del Lingotto ai sindacati. La disdetta, secondo l'azienda, è una conseguenza dell'entrata in vigore dell'accordo di primo livello 1che sarà operativo dal 1 gennaio 2012. Accordo che, a questo punto, verrà esteso a tutti gli stabilimenti.

Maurizio Landini, segretario della Fiom annuncia "azioni legali e denunce". "Andremo avanti comunque per difendere gli interessi dei lavoratori", ha aggiunto il responsabile del sindacato metalmeccanici della Cgil.

''La decisione della Fiat evidenzia la necessità di rompere i residui indugi e realizzare al più presto e comunque prima del 31 dicembre il contratto nazionale per i lavoratori dell'auto''. Così il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo ha commentato la disdetta degli accordi sindacali. ''Il rischio - aggiunge - è che in assenza di questo, la più grande azienda italiana proceda ad un regolamento unilaterale che sarebbe la vera fine delle relazioni sindacali nel Paese'', conclude.

La data del primo gennaio 2012 corrisponde anche a quella dell'uscita ufficiale del gruppo Fiat dalla Confindustria. (21 novembre 2011)
“Ma così si aggrava il massacro sociale”

Il nodo di tutto sta nella cosiddetta "contrattazione di prossimità". Tradotto: spostare la contrattazione dal contratto nazionale ai luoghi di lavoro. In sostanza l'articolo 8 voluto dall'ex governo Berlusconi. La Fiom già sul piede di guerra

Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini parla di “forte preoccupazione”, il presidente del Comitato centrale Giorgio Cremaschi sceglie al tempo stesso parole ancor più pesanti definendo le misure “pessime e inique”. Bastano poche note ufficiali giunte nel tardo pomeriggio di ieri per capire fin da subito il tenore del livello di scontro. Mario Monti ha da poco concluso il suo primo discorso in Senato e la sua premessa sull’assenso delle parti, più volte sostenuta anche nei giorni scorsi, sembra già vacillare. “Il massacro sociale è già in atto e così lo si aggrava e basta – afferma Cremaschi – . Bisogna mobilitarsi contro questo programma, altro che patto sociale”. Il senso delle parole è più chiaro che mai: i sindacati sono già su piede di guerra. E non è difficile comprendere il perché.

Il nodo centrale è contenuto in quell’espressione pronunciata dal neo premier nel corso del suo primo intervento: spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro. Tradotto, la famosa, o famigerata a seconda dei punti di vista, contrattazione di prossimità. Quel principio messo nero su bianco dal celebre articolo 8 testo di legge dell’ultima manovra governativa. “Ci viene chiesto dalle autorità europee”, sottolinea Monti, e il suo riferimento è più che evidente. Già in estate , l’ormai leggendaria missiva inviata dall’ora numero uno della Bce Jean-Claude Trichet e dal suo successore Mario Draghi al governo italiano conteneva un chiaro invito alla riforma del mercato del lavoro. Un mercato, quest’ultimo giudicato eccessivamente rigido tanto dalla presenza forti tutele occupazionali (l’articolo 18) quanto dai sistemi di contrattazione collettiva. Esattamente i due aspetti sui quali la Fiom non ha, più che comprensibilmente, intenzione di cedere.

Il casus belli, ovviamente, ha da tempo un nome e cognome: Sergio Marchionne. Maurizio Landini non lo cita direttamente, ma è solo un dettaglio. Perché “l’intenzione della Fiat di estendere a tutto il gruppo il modello Pomigliano”, che Landini definisce “inaccettabile” e di fatto illegale (“in violazione allo Statuto dei lavoratori”) è da sempre il tasto preferito dell’amministratore delegato. All’inizio di ottobre, come noto, la Fiat ha annunciato l’intenzione di abbandonare Confindustria a partire dal 2012. Una scelta, quest’ultima, motivata presumibilmente più dalla perdita di centralità della sede italiana (rispetto agli investimenti programmati in direzione Detroit) che da altro. Ma che, al tempo stesso, ha costituito l’occasione perfetta per un chiaro rilancio sul tema caldo delle relazioni sindacali. In una missiva aperta, nell’occasione, Marchionne parlò più o meno implicitamente di “incertezza delle riforme” lasciando intendere un certo disappunto per il tentennamento di alcuni settori produttivi troppo inclini alla ricerca di un compromesso con le parti sociali.

A preoccupare il sindacato, però, non c’è solo il tema dei contratti nazionali. “È necessario colmare il fossato che si è creato tra le garanzie e i vantaggi offerti dal ricorso ai contratti a termine e ai contratti a tempo indeterminato – ha dichiarato Monti – , superando i rischi e le incertezze che scoraggiano le imprese a ricorrere a questi ultimi”. La traduzione è evidente: libertà di licenziamento per ragioni economiche e conseguente ridimensionamento dell’articolo 18.

Certo sul tavolo resta sempre la questione ammortizzatori sociali, sistemi di welfare che, secondo Monti, dovrebbero andare incontro a “una riforma sistematica”. L’obiettivo, ha chiarito, è “garantire a ogni lavoratore che non sarà privo di copertura rispetto ai rischi di perdita temporanea del posto di lavoro”. In sostanza si parla di sussidi di disoccupazioni, una risorsa che oggi manca ai più e che, in teoria, dovrebbe compensare almeno in parte una rinnovata flessibilità contrattuale. Il tutto, ovviamente, a patto che nelle casse dello Stato ci siano i soldi per finanziare i nuovi ammortizzatori. Ma questo, si sa, è un altro problema. Il più importante di tutti, ovviamente.

domenica 20 novembre 2011

Pierladro

Pier Silvio Berlusconi detta le condizioni
al governo. Obiettivo: salvare Mediaset

Il figlio dell'ex premier manda messaggi chiari al nuovo presidente del Consiglio. In sintesi: lasciate stare le televisioni di famiglia e tutto andrà bene. Sottinteso: toccatele e all’improvviso la base parlamentare del governo potrebbe dimostrarsi parecchio fragile
Nessun pasto è gratis, dicono gli economisti. E la massima funziona anche in politica. Chi pensava che dietro il fair play istituzionale di Silvio Berlusconi nei giorni della transizione dal suo governo a quello di Mario Monti ci fosse soltanto senso dello Stato e percezione della crisi, deve ricredersi. Sul Corriere della Sera di ieri, in un’intervista al vicedirettore Daniele Manca (interlocutore di fiducia per Marina Berlusconi, di solito), manda messaggi chiari al nuovo premier. In sintesi: lasciate stare Mediaset e tutto andrà bene. Sottinteso: toccate Mediaset e all’improvviso la base parlamentare del governo potrebbe dimostrarsi parecchio fragile. Visto che Monti è ancora poco abituato al linguaggio della politica attiva, almeno in Italia, gli può essere utile una traduzione.

SOLLIEVO. “Se devo essere sincero questo governo Monti per noi di Mediaset potrebbe rappresentare una boccata di ossigeno”. Traduzione: Mediaset conta che il governo non approfitti della debolezza di Berlusconi per fare una legge sul conflitto di interessi. E spera che l’andamento in Borsa del titolo non sia più condizionato dalle performance politiche del Cavaliere.

TIMORI. “Quello che temo è che in una situazione di mercato così delicata, una classe politica ideologica possa utilizzare trovate regolamentari per danneggiare un’industria italiana che si fa onore anche all’estero”. Traduzione: Caro Monti, non lasciare che quella piccola parte del Pd (con l’appoggio dell’Idv) che ancora si pone il problema del conflitto di interessi tenti qualche blitz in Parlamento.

SPOT.”Ho letto dichiarazioni riferite a Mediaset in cui si sosteneva che non è normale avere il 30 per cento di ascolti e una quota più alta dei ricavi pubblicitari tv. A parte che i nostri ascolti sono intorno al 40 per cento nonostante tutta la nuova concorrenza, ma che ragionamento è?”. Traduzione: cari investitori pubblicitari, continuate a mantenere i vostri budget. Il fatto che Berlusconi non sia più a Palazzo Chigi non è una ragione sufficiente per tagliare le inserzioni.

BEAUTY CONTEST. A proposito delle frequenze digitali regalate dallo Stato, con la procedura del beauty contest ancora in corso, Pier Silvio dice: “Se ottenessimo quelle frequenze dovremmo cominciare a spendere mettendoci contenuti altrimenti sarebbe come non averle. E visto che siamo in giornata di paradossi ne segnalo un altro: se l’assegnazione delle frequenze dovesse avvenire con un’asta a rilanci, vorrei vedere quale operatore tv sarebbe disposto a partecipare davvero”. Traduzione: meglio, caro Monti, che non Le salti in mente di rimettere in discussione il gran regalo del beauty contest. Se dovesse decidere di fare un’asta, per fare cassa, sappia che Mediaset ha più soldi degli altri. E quindi il risultato finale potrebbe essere che il Biscione si pappa tutta la torta. Vale la pena rafforzare così tanto la posizione delle tv berlusconiane per i prossimi decenni in cambio di qualche miliardo?

PREZZO. “Spero solo che da ora Mediaset sia valutata realmente per i suoi meriti e i suoi errori, e non con il pregiudizio che tutto sia merito o colpa non di chi ci lavora, ma di qualcun altro”. Messaggio ai mercati. Sappiate, dice Pier Silvio, che oggi il titolo Mediaset è sottostimato perché sconta la fine del governo. Quindi correte a comprarlo finché è un buon

lunedì 14 novembre 2011

2050

Immaginatevi il 2050. Quando saremo troppo vecchi per studiare la storia, ma avremo l’età giusta per tramandarla. Quando i nostri nipoti leggeranno sui testi scolastici che il 12 Novembre 2011 qualcosa di importante è successo in Italia. Quando ci chiederanno perché questa data è stata così cruciale per la nostra generazione. Immaginatevi quale sarà la nostra risposta.

Berlusconi dopo una lunga agonia, è stato costretto dall’impietosa legge dei numeri a rassegnare le proprie dimissioni. L’epopea politica del cavaliere, durata tra alti e bassi più di 17 anni, è finalmente giunta al termine. Il paese necessita ora di risollevarsi innanzitutto sul piano economico e Mario Monti è stato scelto dal Presidente Napolitano proprio per questa ragione: formare un governo tecnico in grado di trascinare l’Italia fuori dalla crisi e traghettarla alle prossime elezioni. Questo l’incarico affidato agli esperti, personalità competenti che ci auguriamo possano portarlo a termine nel più breve tempo possibile. Guardando oltre però, l’incarico più delicato è stato assegnato a noi. Non dal Presidente della Repubblica, non dall’Unione Europea né da qualsiasi altra forma di istituzione politica. Ci è stato assegnato dalla storia, e più precisamente da una necessità storica di cambiamento che riguardi il piano sociale e culturale di un paese martoriato.

Ora non abbiamo più scuse. Tutti noi abbiamo il compito di metterci alle spalle il periodo delle veline, delle escort e degli scandali sessuali. Delle barzellette, delle corna e delle figuracce a livello internazionale. Del populismo e del culto della personalità del capo. Dei condoni, del conflitto di interessi, delle leggi bavaglio e di quelle ad personam. Delle collusioni con la mafia, dei processi sommari e delle prescrizioni. Questo non può che arrivare dal basso, da un popolo italiano stanco di tutto ciò e desideroso di ripartire verso un futuro migliore. Non possiamo infatti pretendere dalla nostra classe dirigente una svolta post-berlusconismo se non siamo noi i primi a volerla e a impegnarci nel quotidiano per ottenerla. Forse questo è un ideale irrealizzabile, forse richiederà solamente tempo e sforzi considerevoli. Solo così però potremo consegnarci alla storia con la consapevolezza di aver fatto la nostra parte.

Solo così la nostra risposta potrà essere: “ Quel giorno l’Italia s’è desta e a partire da quel giorno è rinata.
Certo, sono felice che Berlusconi si sia dimesso, ma non ci trovo nulla da festeggiare.

Non festeggio, soprattutto perché è caduto sulla spinta dei mercati e non grazie al movimento popolare che l’ha duramente combattuto in questi mesi, anni. E ora, sentire Bersani dire “è caduto grazie al Pd” è deprimente.

Vedere la gente in strada a festeggiare è stato liberatorio, ma non considero l’11 novembre la nuova Liberazione, perché non sono certo che di fine si tratti e che quel “c’era una volta Berluscopoli” si sia avverato. (Certo, poi ascolti Cazzullo parlare di “gazzarra” riferendosi alla manifestazione di sabato di fronte al Quirinale e allora capisci che quella presenza in piazza aveva un senso!)

Ma per cosa festeggiamo? Per avere Monti al governo? Probabilmente è vero, Monti oggi è l’unica soluzione possibile. Ma come ci siamo arrivati? Perché non siamo riusciti, noi tutti, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, in parlamento, a creare le condizioni per farlo cadere politicamente?

Se vogliamo essere onesti con noi stessi, dobbiamo chiederci: perché non è successo? Perché in qualunque altro paese europeo sarebbe caduto molto prima? Non dobbiamo fare l’errore di dirci “è caduto grazie a noi!” . Mi piacerebbe tanto dirlo ma non è così.

Siamo davvero convinti che Berlusconi e Berluscopoli siano finiti e che il videomessaggio di ieri rappresenti solo i titoli di coda di un film durato 18 anni? O piuttosto è semplicemente un intervallo? Bisogna stare attenti perché la prossima puntata potrebbe chiamarsi “Presidenza della Repubblica”.

Io non festeggio, non riesco a farlo, perché ora è tempo di vigilare con ancora più attenzione sulle scelte del prossimo governo. Non festeggio perché non mi piace che l’Italia sia commissariata. Non festeggio perché nessuno sa davvero cosa c’è scritto nell’ultima norma approvata dalla Camera venerdì 11 novembre. Non festeggio perché saranno sempre i soliti a pagare lacrime e sangue dei prossimi provvedimenti.

E non festeggio perché so che la prossima legislatura sarà comunque composta dai soliti parlamentari, responsabili dell’attuale situazione. Perché le liste elettorali sono praticamente fatte e non c’è alcuna possibilità di un ricambio generazionale, se non qualche nome di facciata.

Sì, sono felice che Berlusconi non sia più il mio presidente e sono felice di essere parte di un grande movimento di persone che ha contestato il premier in questi anni, ma non trovo una ragione per festeggiare. Ora inizia il bello, magari iniziando col chiedere a Pd, Sel e Idv di fare le primarie di tutti i candidati, non solo del premier, di imporre loro di ragionare su idee nuove, su una lettura aggiornata delle società, con nomi che siano coerenti con le scelte fatte.

E’ stato bello...

E’ stato bello...

Non entrerò mai in politica. Scendo in campo. Il Paese che amo. Per un nuovo miracolo italiano. L’Italia come il Milan. Basta ladri di Stato. La rivoluzione liberale.

Il Polo delle Libertà. Il decreto Biondi. Vendo le mie tv. Golpe giudiziario. Giuro sulla testa dei miei figli. Lasciatemi lavorare. Sono l’unto del Signore. Ribaltone. Scalfaro è comunista. Con Bossi mai più nemmeno un caffè. Mai detto che sono l’Unto del Signore. Dini è comunista. Il popolo è con me. Prodi utile idiota dei comunisti. Visco Dracula. Toghe rosse. D’Alema è comunista. L’amico Massimo. La Costituzione è comunista. La grande riforma della Costituzione.

La Casa delle Libertà. Il premier non ha poteri. La grande riforma della giustizia. L’amico Vladimir. L’amico George. L’amico Muammar. Gheddafi leader di libertà. Nessun condono. Concordato fiscale. Scudo fiscale. Condono fiscale ed edilizio. Letta è una benedizione di Dio. Romolo e Remolo.

All Iberian mai sentita. Mills mai conosciuto. La proporrò per il ruolo di kapò. Turisti della democrazia. L’Islam civiltà inferiore. Meno tasse per tutti. Tutta colpa dell’euro. La mafia, poche centinaia di persone. Grandi opere. Sono stato frainteso. Tutta colpa delle torri gemelle. Lei è meglio di Cacciari, le presenterò mia moglie.

Il circuito mediatico-giudiziario. Fede è un quasi eroe. L’amico Bossi. Uso criminoso della televisione pagata con i soldi di tutti. L’amico Pollari. Le rogatorie. La Piovra rovina l’Italia all’estero. L’amico Pompa. Il falso in bilancio. Mangano si comportava bene, prendeva la comunione nella cappella di Arcore. La legge Cirami. Dell’Utri è perseguitato. Legittimo sospetto. Previti è perseguitato. Il lodo Maccanico. Il Ponte sullo Stretto. Il lodo Schifani. Tutti sono uguali di fronte alla legge, ma io sono un po’ più uguale degli altri.

Ciampi è comunista. Il decreto salva-Rete 4. I poteri forti. La legge Gasparri. L’Economist è comunista. Che ne direbbe di una ciulatina? I direttori dei giornali devono cambiare mestiere. Bertolaso uomo della Provvidenza. La legge Cirielli. Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, anzi mandava la gente in vacanza al confino. Sempre stato assolto. La stampa estera copia da Unità e Repubblica. Napolitano è comunista.

Giustizia a orologeria. L’amico Minzo. I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana. Telekom Serbia è tutta una tangente. I brogli di Prodi. La commissione Mitrokhin. La giusta amnistia. I comunisti cinesi bollivano i bambini per farne concime. Farò sparire la spazzatura da Napoli in tre giorni. Ho 109 processi. Sarkozy ha imparato da me. Chi scrive di mafia lo strangolerei con le mie mani.

Il Popolo delle Libertà. Obama abbronzato. Il miracolo della ricostruzione dell’Aquila. Evadere è un diritto naturale che è nel cuore degli uomini. Ai giudici noi insidiamo le mogli, siamo dei tombeur de femmes. Il Family Day. Che fate, ragazze, mi toccate il culo? Mille giudici si occupano di me. Agostino, trova una parte ad Antonella: è impazzita, racconta cose in giro. Lodo Alfano. La Consulta è comunista. Legittimo impedimento. Partito dell’Amore e sinistra dell’odio. Il padre di Noemi autista di Craxi. Prescrizione breve.

Mai frequentato minorenni. Le mani nelle tasche degli italiani. La signora Lario mente. Processo breve. Vedi, Patrizia, tu devi toccarti. La privacy. Processo lungo. Candido Lampedusa al Nobel per la Pace. Caro dottor Fede, cioè volevo dire Vespa. Ruby nipote di Mubarak. Non chiamo Gheddafi per non disturbarlo. La legge anticorruzione. La mia fidanzatina. Siamo tutti intercettati. Solo cene eleganti. Riformare le intercettazioni. Pagavo Ruby perchè non si prostituisse.

La rapina Mondadori. L’amico Lavitola. Me ne vado da questo Paese di merda. Il miglior premier degli ultimi 150 anni. Culona inchiavabile. L’amico Gianpi. Faccio il premier a tempo perso. La maggioranza è coesa. Ho i numeri alla Camera. Traditori. Mi dimetto. Sic transit gloria immundi.

sabato 12 novembre 2011

Italialand - ITALIALAND - NUOVE ATTRAZIONI 11/11/2011 - "My Way" e la st...

Susanna Camusso, leader della Cgil ha dichiarato: «Gli storici si domanderanno se si è dimesso in ragione dello spread o se si è dimesso in ragione del giudizio del paese. Berlusconi si è dimesso per il giudizio del Paese, perchè si sono fatte politiche sbagliate».

domenica 6 novembre 2011

Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, durante la manifestazione del Pd, ha detto: «Quel che ho sentito dire al presidente del Consiglio a Cannes e' l'opposto di quello che servirebbe al paese. E' sbagliato reiterare l'idea che l'Italia sia un paese non in crisi. Capisco che stando tra Palazzo Grazioli e Arcore Berlusconi veda poco, se andasse a farsi due passi...».

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Telemantova Palio Basket torneo 3 contro 3 video di A Kozeli.mp4

Le finale di Palio basket il 23-10-2011 video di A Kozeli.mp4

sabato 5 novembre 2011

L'avvento di una nuova realtà fatta di guerra, fame, devastazione, pestilenza, povertà, schiavitù...può sembrarci la trama di un film di fantascienza...di quelli che ci siamo abituati a vedere in dvd...nei quali le città paiono grigie e completamente distrutte, e nelle quali i pochi sopravvissuti combattono il cattivo che si è arroccato in un complesso di cemento armato con il suo stemma gigante sul fronte, protetto da centinaia di soldati. La realtà...Signori e Signore, sta superando la fantasia, e qualcuno di voi, probabilmente ne è allo scuro. Ricapitolo brevemente cosa sta accadendo. La tela della storia, non è casuale, gli eventi sembrano non concatenati fra loro, e questo ci sembrava così fino a qualche decennio fa. Non poter unire i puntini faceva sembrare tutto frutto di scelte casuali, democratiche, di rivolte spontanee dei popoli, di assestamenti logici dopo guerre, invasioni. Non è così. Poter esaminare i fatti storici con una visuale completa e in modo analitico, scientifico, fa emergere una sorta di “progetto” che va avanti da tempo immemore e che tutto pare, tranne che casuale. A tenere le redini del gioco, sono poche persone che hanno scalato piramidi di società segrete e delle quali si sa poco, sulle quali si teorizza molto. Ci spetta di diritto sapere chi è cosa sta governando le nostre vite da secoli. Abbiamo il raziocinio per esigerlo. Nessuno può decidere delle nostre vite, senza palesarsi e anche se lo facesse non può comunque. Invece, ci siamo abituati a delegare, da quando abbiamo le costituzioni e dei sistemi “rappresentativi”, ai quali siamo talmente assuefatti da non riuscire ad immaginare alcuna alternativa. La mente umana non ha alcun limite. Non ha bisogno di guide, non ha bisogno di idee confezionate ad arte e servite attraverso la tv...già, il televisore...quello è l'apparecchio con il quale questa gente, ha programmato per 60 anni le vostre menti attraverso stimoli subliminali, che hanno agito sul vostro subconscio, mostrandovi degli stimoli precisi, ai quali voi reagite producendo endorfine, adrenalina associando quindi un simbolo, ad esempio, ad una sensazione di benessere o di paura. Controllo mentale, distillato quotidianamente senza che ve ne foste resi conto. La manipolazione delle informazioni, l'asservimento degli stati, dei cittadini attraverso il diabolico sistema del prestito, del signoraggio, della moneta debito, il controllo delle energie, il controllo climatico (alzate la testa al cielo e chiedetevi se vi sembra un cielo “normale”), la globalizzazione del commercio alimentare, le medicine, la distruzione sistematica delle speranze, l'instillazione continua di desideri futili, l'impoverimento morale, la decadenza culturale, l'abbassamento della qualità di vita in armonia con il pianeta, la deforestazione, la cementificazione, ebbene, tutto questo....è parte di un progetto preciso, che si chiama Nuovo Ordine Mondiale. Voluto da una ristretta cerchia di massoni, che inneggiano un dio malvagio, per asservire la popolazione mondiale che andrà comunque ridotta, attraverso eventi catastrofici (che hanno il vantaggio di creare frange immense di popolazione sopravvissuta, in stato di bisogno), attraverso contagi diffusi di malattie create in laboratorio, (incredibilmente, lo so) attraverso l'induzione al suicidio per l'uso di psicofarmaci, attraverso la fame. Popolazione controllata attraverso microchip sottocutanei, che proposti come soluzioni a problemi pratici, quali il monitoraggio fisico, o la localizzazione gps, verranno paradossalmente richiesti dalla popolazione dormiente, asservita, appagata dalla miserabile vita che gli viene concessa in cambio della vita stessa. La logica con la quale si viene controllati è anche visibile nel cambio progressivo delle nostre abitudini in rete, i social network non fanno che creare onde d'informazione che viaggiano velocissime, poca gente ormai è fuori da questo gioco, poca gente naviga spontaneamente alla ricerca di notizie, si fa affidamento al post dell'amico, della propria cerchia di amici, restando così chiusi in una mediocrità che il web libero invece tenta di osteggiare, mettendo alla prova, per sua stessa natura, il nostro ormai perduto senso critico. L'informazione guidata è la chiave con la quale il Nuovo Ordine Mondiale si esprime, con la quale ci raggiunge, con la quale ci toglie capacità di discernimento. Ogni aspetto (sottolineo “ogni”) delle nostre vite verrà controllato da un unico ente che ne deciderà arbitrariamente l'andamento. I cambiamenti geopolitici non sono casuali, ed oggi più che mai è evidentissima la direzione verso la quale ci si sta muovendo. E' necessario un cambio radicale e coraggiosissimo di ogni abitudine quotidiana, è necessario un cambiamento interiore profondissimo, che superi ogni ogni forma preconfezionata di credo. E' necessario osteggiare in tutti i modi il consumismo sfrenato, il capitalismo in ogni sua forma, ritornare alla necessità ormai sopita dell'uomo di essere parte del sistema pianeta. In armonia con se stesso, gli altri, e la sua casa. Questa non è una pagina creata da complottisti, siamo cittadini onesti, che lavorano, che hanno figli, e che hanno semplicemente cominciato ad unire i puntini, e si sono resi conto che qualcosa non va. Insieme cerchiamo di capire cosa, cerchiamo di capire come e dove, insieme abbiamo deciso di combatterlo. In questa pagina troverete solo alcune delle risposte alle domande che spero ora vi stiate facendo, il metodo per osteggiare praticamente questo mostro che ci vuole schiavi affamati che chiedono pietà, verrà fuori dalla condivisione pacifica di idee, di stimoli, dalla collaborazione attiva, quotidiana. E' come se noi, qui, ci fossimo “svegliati” da un sonno indolore ed ora,ci tocchi fare i conti con una realtà che davvero, sorprendentemente, sta superando ogni previsione catastrofica complottista. Seguendo le note della pagina, l'area discussioni, i post e i video, vi farete un'idea dell'immensità del fenomeno, di quanto siete stati pedine di un gioco perverso, fino ad oggi. Abbiamo ancora la forza di reagire, abbiamo ancora poco tempo. Andiamo oltre ogni ideologia ed uniamoci, questo è il mio accorato appello ad ognuno di voi, senza slogan senza fine se non quello di ritrovarmi con UMANI coraggiosi e caparbi, che vogliono VIVERE, dando un valore diverso al tempo, alla vita e anche alla morte. Possiamo davvero insieme cambiare il corso di una storia che è già stata scritta per noi. Svegliatevi, ritrovatevi, vi hanno tolto tutto. Vi toglieranno di più.

venerdì 4 novembre 2011

Grande Maurizio, grande La7 che nella giornata odierna di lutto nella città di Genova e nel Paese avete deciso di non trasmettere Italialand!!! Grandi!!!

martedì 1 novembre 2011

MAURIZIO CROZZA - Ballarò 01/11/2011 - Stalloween

dirette tv
Sembra un film, invece avviene davvero, mercoledì 19 ottobre. All’ingresso numero 2 dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, un gruppo di famiglie ben vestite si mettono in fila davanti al cancello. Sono cassintegrati Fiat con moglie, figli e genitori invitati dal direttore Sebastiano Garofalo per vedere le nuove linee di montaggio dove sta per partire la produzione della Panda. Oltre il cancello, due pullman caricano la compagnia per la visita guidata. I vigilantes fanno la spunta dei nomi. Ecco l’operaio Pasquale, con la moglie, il padre, e per mano il figlio di sei anni. Quei macchinari scintillanti sarebbero una promessa di futuro, se non fosse per un dettaglio umiliante: viene mostrata la fabbrica a gente che potrebbe restarne fuori. Nessuno ha il coraggio di dire ai bambini di Pomigliano questa verità: “Caro bambino che stringi fiducioso la mano di Pasquale, sappi che in questa fabbrica nuova nuova – che ti lascia a bocca aperta – tuo padre forse non entrerà mai”. In Fabbrica Italia Pomigliano non ci sarà posto per tutti, e questo operaio che tiene il figlio per mano è in realtà un uomo spaventato, costretto a contendersi con i colleghi il posto sulla scialuppa. E questa visita alla fabbrica è solo una stazione della sua via crucis in cerca della protezione giusta.

É GIÀ IN ATTO una tragica devastazione della dignità. Dimenticate lo scontro iniziato nell’estate 2010 proprio qui a Pomigliano, la Fiom-Cgil contro la Fiat e contro gli altri sindacati, l’accordo contestato e approvato dal referendum, e tutto quello che è seguito. Guardiamo i fatti di questi giorni. Ci sono 4.700 persone in attesa di passare dalla vecchia Fiat alla nuova Fabbrica Italiana Pomigliano. Finora (comunica la Fiat) ne hanno presi 200. Altri 150 saranno assunti entro novembre. Si arriverà a mille “nei primi mesi del 2012”. E gli altri? “Dipenderà da quante Panda venderemo”, dicono alla Fiat. Ai lavoratori di Pomigliano prima è stata chiesta efficienza, con nuove regole in grado di far sfornare fino a 280 mila Panda ogni anno, e occupare così 5 mila dipendenti. Ma Sergio Marchionne non aveva spiegato che a loro carico c’era anche il rischio di impresa: se la Panda non vende, parte degli operai restano senza lavoro.

Le previsioni sono fosche. Quest’anno la Fiat conta di produrre poco più di 200 mila Panda. Al 30 settembre scorso però non aveva ancora raggiunto quota 160 mila. Nel 2012 la domanda di Panda dovrebbe avere un’impennata del 40 per cento per arrivare a quota 280 mila, con due difficoltà inedite: lo stabilimento polacco di Tichy continuerà a produrre e vendere la vecchia Panda, che costerà meno della nuova e le mangerà un pezzo del mercato; inoltre la nuova Panda dovrà vedersela con un’inedita concorrente, la Volkswagen Up, creata da due transfughi Fiat come lo stilista Walter De Silva e il mago del marketing Luca de Meo, padre della Fiat 500. I più pessimisti dicono che a fine 2012 sarà tanto se la Fip avrà assunto 2.000-2.500 persone, lasciandone in cassa integrazione almeno altrettante. La fitta nebbia che circonda il piano Fabbrica Italia è la ragione principale dello sciopero di tutto il gruppo Fiat proclamato per oggi dalla Fiom, che questa mattina manifesterà a Roma, in piazza del Popolo, con comizio conclusivo del leader Maurizio Landini. Il quale avrà un nuovo tema bollente da spiegare ai suoi sostenitori, riguardante proprio Pomigliano: la scelta delle persone da inserire gradualmente nella nuova azienda è a totale discrezione dell’azienda. Tu dentro, tu fuori, nome per nome.

QUI L’UMILIAZIONE diventa dramma, o peggio. Denuncia Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom: “Ci raccontano che la Fiat esercita forti pressioni sui lavoratori, lasciando intendere che difficilmente verranno chiamati gli iscritti ai sindacati dissidenti”, cioè la Fiom e i Cobas. Andrea Amendola, capo della Fiom di Napoli, stima che dei 6-700 iscritti della Fiat di Pomigliano almeno un centinaio hanno già mollato. Nessuno parla, perché il clima è di paura. Ma tutti sanno che cosa è capitato al collega. C’è quello che alla fine della visita alle nuove linee ha sentito l’alto dirigente alludere al nesso assunzione-sindacato guardando negli occhi le mogli. C’è quello che il capetto gli ha detto: “Sei bravo, sei stimato, ma lo dico per te: se non molli la Fiom non ti prendono”. Dice Airaudo: “A me un paio di compagni ne hanno parlato, se ci trovassimo di fronte alle prove di tutto questo faremmo partire una denuncia”. Per ora, va detto con chiarezza, non c’è alcun elemento per accusare la Fiat di niente. C’è solo un fatto: di questo si parla, e gli iscritti alla Fiom calano di giorno in giorno. Del resto, sapete come si fa? Si va all’ufficio del personale e si comunica: “Dal prossimo mese non fatemi più la trattenuta per la Fiom”. Così l’azienda lo sa subito, mentre il sindacato avrà l’aggiornamento dei suoi iscritti solo nel prossimo mese di febbraio. Per ora si va a sensazioni. I delegati della Fim-Cisl sono certi che la Fiom stia perdendo iscritti, ma attribuiscono l’emorragia alla bocciatura della “linea dura”. E rivendicano uno speculare boom di iscritti alla Cisl che premierebbe la concreta tutela degli interessi. Qualcuno potrebbe sospettare che la voglia di Cisl nasca dalla ricerca di protezione nella corsa al posto. “Noi rifuggiamo dalle pratiche clientelari”, taglia corto Antonio Borrelli, delegato Fim-Cisl da 19 anni. E quelli della Fiom invece ti spiegano che, se c’è una sigla in grado di tutelare la posizione personale dei suoi iscritti, è quella del Fismic, autentico sindacato aziendalista, da sempre quello con più adesioni a Pomigliano. E che, se qualcuno si è iscritto alla Cisl per salvare il posto, potrebbe rimanere deluso. Anche perché, si scopre a forza di chiacchierare ai cancelli, per la Fiat gli operai non sono tutti uguali, e vorrebbe prendere prima quelli bravi, possibilmente senza tessere. Dice uno di loro, che non vuol dire come si chiama: “Siamo i pionieri di Fabbrica Italia, vero? Dammi retta, entro sei mesi ci scanneremo. Tra noi”.


Enzo Iacchetti manda a FANCULO i nostri politici (Brunetta e La Russa).

01-11-2011

LOMBARDIA: FIOM, 4 NOVEMBRE SCIOPERO REGIONALE METALMECCANICI

(ASCA) - Milano, 1 nov - Il 4 novembre le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici della Lombardia incroceranno le braccia per 8 ore. La mobilitazione e' promossa dalla Fiom Cgil Lombardia. ''E' da diversi anni che il sindacato dei metalmeccanici non proclama uno sciopero regionale in Lombardia - dice Mirco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia. - La situazione e' grave. Il ricorso agli armonizzatori sociali e' una misura temporanea che tra poco finira' e a quel punto che cosa accadra'? Senza interventi a sostegno dello sviluppo e delle imprese da parte della Regione, che sembra sorda rispetto alle nostre richieste, la situazione e' destinata a precipitare''.

Oltre allo sciopero e' in programma la manifestazione regionale a Milano con partenza alle 9.30 da Piazza San Babila e arrivo davanti al Pirellone, dove la protesta avra' come riferimento Formigoni e la sua Giunta.
Pensioni,l'urlo della Cgil: "Governo,vergognati"

MOBILITAZIONE. Ieri in piazza il sindacato per dire no ad un esecutivo «che vuole solo fare cassa». Susanna Camusso: «Ognuno paghi in base a quel che ha e chi non ha mai pagato incominci a farlo».

Pensionati in piazza a Roma contro la crisi. Dopo che sul tema delle pensioni gli equilibri della coalizione di governo Pdl-Lega hanno vacillato negli scorsi giorni, ieri la Cgil ha radunato il sindacato pensionati sotto lo slogan “Nessun Dorma”. In Piazza del Popolo erano in 100mila, secondo gli organizzatori, per dire no alle politiche del governo, al far cassa sulle pensioni e al precariato. «Se impopolare vuol dire andare a colpire ancora una volta lavoratori e pensionati - ha detto la leader Cgil Susanna Camusso - diciamo che abbiamo già dato e che anzi bisogna iniziare a restituire qualcosa. Piuttosto - ha aggiunto - le misure devono essere impopolari verso chi si è arricchito e verso chi non ha mai pagato. è a loro che bisogna guardare. Ognuno paghi in base a quel che ha e chi non ha mai pagato, incominci a pagare».

La Camusso attacca poi gli industriali: «In queste ore Confindustria ha riscoperto improvvisamente l’amore per il governo sulla richiesta di andare in pensione a 70 anni. Ce lo ricorderemo ogni volta che un’azienda ci chiederà di ridurre il personale o di mettere in mobilità i lavoratori». Dalla piazza, colorata di palloncini rossi, si è più volte levato il grido «vergogna, vergogna, vergogna». «Vergognatevi - ha ribadito il leader sindacale dei pensionati Spi Cgil Carla Cantone, rivolgendosi al Governo - vogliamo pensioni dignitose per vivere e non per sopravvivere». «Sono dieci milioni gli italiani che percepiscono una pensione al di sotto dei 750 euro al mese e altri due milioni hanno una pensione tra i 750 e i 1.200 euro mensili - dice Antonio Di Pietro, leader dell’Idv che ha dato pieno appoggio alla manifestazione -. Il governo sta gettando nella povertà chi, con grande dignità e onestà, ha lavorato per una vita intera e sopporta le difficoltà quotidiane con pochi risparmi, cercando di supportare anche figli e nipoti privati di qualsiasi futuro e condannati al precariato perenne».

Non solo pensioni, la Piazza ce l’ha anche con i licenziamenti flessibili in tempi di crisi, una delle misure promesse dal Governo all’Europa: «È incredibile - dice Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro del Pd - che in un tornante storico segnato da una pesante caduta della domanda aggregata, da una capacità produttiva inutilizzata pari a circa il 50% e da una drammatica emorragia di lavoro per padri e figli si insista, in nome di un’ideologia fallita e di interessi materiali miopi, sulla ulteriore facilitazione dei licenziamenti come via per la crescita». «Non è vero che i licenziamenti più facili, i tagli alle pensioni, l’art 8, siano scelte inevitabili - dice Massimiliano Smeriglio, responsabile nazionale economia e lavoro di Sel -. Sono tutte misure demagogiche che hanno un chiaro segnale simbolico: l’attacco vergognoso ai lavoratori e ai diritti. E a tutto questo diremo sempre no». Intanto, le possibilità che Cgil, Cisl e Uil organizzino una manifestazione unitaria crescono ora dopo ora: le segreterie sarebbero già al lavoro per trovare un’intesa.