sabato 19 giugno 2010

Parla TutanTolaindalcul XXXIV della Terza Dinastia del Dio Denaro!


Altavilla (Vicenza), 18 giu. - (Adnkronos/Ign) - "Il problema è che stiamo cercando di portare avanti un progetto industriale italiano che non ha equivalenti nella storia dell'Europa. Io non conosco in Europa nemmeno un'azienda che è stata disposta, ha avuto il coraggio ed è capace di spostare la produzione da un paese dell'Est di nuovo in Italia". Così l'ad del gruppo Fiat, Sergio Marchionne è tornato sulla vicenda di Pomigliano, al termine della cerimonia di conferimento del master honoris causa al governatore di Bankitalia, Mario Draghi, da parte della fondazione Cuoa.

Marchionne è un fiume in piena: "Qui stiamo facendo discussioni sui giornali, in tv su principi di ideologia che ormai non hanno più corrispondenza con la realtà: parliamo di storie vecchie di 30, 40, 50 anni fa. Parliamo ancora di 'padrone' contro il lavoratore: cose che non esistono più. Il mondo è cambiato e allora o decidiamo di competere veramente a livello internazionale o altrimenti l'Italia non avrà un futuro a livello di manifatturiero. Se la vogliamo ammazzare me lo dite: lo facciamo. Io sono disposto a fare quello che vogliono gli altri".

E sull'accordo si dispiace di "tutte queste polemiche" perché "doveva essere fondamentalmente ed estremamente semplice". Della Fiom non contesta la scelta ma, sottolinea, "non mi risconosco come industriale nei discorsi che vengono fatti dalla Fiom: questa non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste, parliamo di mondi diversi. E' proprio un discorso completamente sballato". E sembra che non ci sia alcun margine di apertura: "Le posizioni sono state prese e sono piuttosto chiare". Quanto al referendum, sottolinea: "Mi aspetto un esito positivo, vedremo cosa succede".

L'ad del gruppo Fiat Sergio Marchionne dice "io sono orgoglioso di essere italiano. E se la Fiat non avesse voluto bene a questo paese non avrebbe mai fatto una mossa simile: 20 miliardi di investimenti, con un raddoppio della produzione e stiamo discutendo di un discorso teorico su un 'affronto' alla Costituzione italiana. Ma stiamo scherzando? Lunedì scorso lo stabilimento di Termini Imerese è andato in sciopero e l'unica ragione era che stava giocando la nazionale italiana. Di più Marchionne sbotta "cerchiamo di smetterla di prenderci per i fondelli... e come lo fanno a Termini Imerese, l'hanno fatto a Pomigliano e in tutti gli altri stabilimenti italiani. Allora -avverte Marchionne- o facciamo il nostro lavoro seriamente o la Fiat non è interessata".

La guerra, quindi, tra Fiom e Fiat resta aperta. ''Non c'è nessuna trattativa. E se le proposte rimangono queste la Fiom, che non ha firmato, non firmerà", dice Maurizio Landini, segretario della Fiom, precisando sul referendum che è ''illegittimo", perché "mette in votazione una violazione della Costituzione e, in secondo luogo, non è libero perché impedisce ai lavoratori di dire liberamente sì o no''.

Secondo Landini quella della Fiom ''non è una posizione estremista'' ma lascia liberi i lavoratori ''non abbiamo dato nessuna indicazione di voto. Non vogliamo che gli operai diventino degli eroi''. Poi uno spiraglio: "Siamo disponibili a trattare, ma occorre che il contratto nazionale di lavoro e le leggi vadano tutelate''.

Sulla questione interviene di nuovo anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. ''Pomigliano costituisce un punto di riferimento e rappresenta molto in termini di metodo'', afferma spiegando che di non aver "ipotizzato la riproducibilità di quell'accordo legato a delle anomalie specifiche, ma il metodo va considerato''. Il ministro si è detto ''fiducioso sulla valutazione dei lavoratori'', chiamati il 22 giugno prossimo a esprimere la propria idea sul contratto proposto dalla Fiat. '' Sono convinto -conclude- che buoni accordi siano destinati a transitare''.

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