domenica 20 giugno 2010

I nuovi schiavi

Con la caduta nel 1989 del muro di Berlino, il comunismo, quell’idea di collettivismo e di socialismo perdeva il suo appuntamento con la storia e il mondo non più diviso in blocchi si predisponeva a cambiamenti epocali.

Le teorie economiche della scuola di Chicago potevano essere applicate al mondo intero. L’intervento dello stato nell’economia e nella società che serviva a ridistribuire la ricchezza prodotta e ad diminuire se non eliminare le ingiustizie viene messo in crisi. Il neoliberismo teorizzato nella scuola di Chicago è accettato e diventa regola anche in Europa. Nel 2001 l’Asia e la Cina entrano nel WTO. La storia, la cultura, le conquiste dei popoli europei vengono svendute all’interesse di banchieri e gruppi multinazionali.

Per le trattative che precedettero l’entrata dell’Asia nel WTO l’Europa, i popoli europei, la politica europea avrebbe dovuto utilizzare l’occasione per esportare nel mondo il proprio modello sociale.

Così non è stato. L’apertura del WTO alle nazioni in via di sviluppo o del terzo mondo avrebbe dovuto essere finalizzata alla costruzione obbligatoria, in quei Paesi, di un sistema sociale minimo che limitasse lo sfruttamento dei lavoratori, garantendo loro, una prospettiva di vita accettabile.

Salario minimo, condizioni di sicurezza sul lavoro, scuola, sanità, sistema pensionistico, libertà di stampa, libertà religiose, diritti civili, democrazia politica etc, erano da porre come condizioni irrinunciabili. In questo modo, tra l’altro, le merci e i beni prodotti in questi luoghi avrebbero avuto un costo superiore a quelli attuali, la crescita economica di quei paesi sarebbe stata più lenta e la precarietà delle condizioni di vita e di lavoro per centinaia di milioni di donne e uomini non sarebbe diventata la regola.

Ma svendendo la storia dei popoli europei, la cultura delle genti europee per “un piatto di lenticchie” ai soliti noti, i politici Europei, la sinistra europea, la destra europea, tutti, ma proprio tutti andrebbero presi a calci in culo, perchè hanno tradito le aspettative, il ruolo, la storia, le conquiste di civiltà dei popoli europei. E noi ne paghiamo le conseguenze, infatti cominciamo a subirne gli effetti che sono devastanti per il futuro della nostra civiltà e del sistema mondo: occorre un ripensamento. Ma non come a Pomigliano dove condizione indiscutibile per la FIAT è la rinuncia dei diritti conquistati dai lavoratori metalmeccanici dal dopo guerra ad oggi.

Attenzione..se passa a Pomigliano la linea della Fiat , tutto il mondo del lavoro farà un passo indietro di almenno 30 anni. Tutti i nuovi contratti di tutti gli altri settori, da quello pubblico a quello dei chimici, dei telefonici, dei sanitari, degli statali, degli enti locali..dell’atigianato, del commercio..etc..verranno impostati con il MODELLO POMIGLIANO-FIAT. In Italia abbiamo avuto già una situazione di questo genere con capofila proprio la FIAT.

Da allora v’è stato di fatto il blocco dei salari (paragonati a quelli europei). Attenzione..Attenzione. Si deve come non mai attivare un meccanismo di solidarità verso i lavoratori di pomigliano. Se soccombono loro..soccombe l’Italia del lavoro, che significa scuola, sanità, pensioni etc. Stiamo attenti!!!! La storia è maestra di vita..speriamo che questa volta gli scolari aprano il libro e si preparino per l’interrogazione.

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