martedì 29 giugno 2010

Per il Tg1 la sentenza non merita l’apertura
e la parola “condanna” sparisce dai titoli

I BAMBOCCIONI DI MAMMA FIAT

I BAMBOCCIONI DI MAMMA FIAT
Tutti contenti. Marcello Dell'Utri è stato condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Giustizia è fatta. Ma neanche per idea.
Il verdetto della corte d'appello del Tribunale di Palermo, infatti, assolve il senatore siciliano dall'accusa di aver trattato con Cosa Nostra durante la stagione stragista che la stessa organizzazione criminale aveva intrapreso seminando il terrore nella penisola italiana. “Per le vicende successive al 1992 il fatto non sussiste” recita la sentenza arrivata dopo cinque giorni di camera di consiglio, cancellando così, per il momento, le teorie che vedrebbero Dell'Utri e, di rimando, Berlusconi, come i nuovi referenti della mafia da Tangentopoli in poi.
Le vicende ritenute provate risultano essere quelle relative alla nascita dell'impero berlusconiano, come l'assunzione del boss palermitano Vittorio Mangano a stalliere nella villa di Arcore o l'incontro tra Stefano Bontade, Mimmo Teresi e Silvio Berlusconi avvenuto presso la sede della Edilnord nel lontano 1974.
La corte d'appello ha quindi stabilito che Marcello Dell'Utri intrattenne stretti rapporti con la mafia di Bontade fino al 1980, mantenendoli con quella di Totò Riina e Bernardo Provenzano, fino alla stagione delle stragi di Falcone e Borsellino del 1992, per poi fermarsi lì. Ma è proprio su questo punto, che la sentenza diventa illogica.
Perchè Dell'Utri, avendo alle spalle vent'anni di collaborazione con gli ambienti mafiosi di Cosa Nostra, si sarebbe redento proprio alla vigilia della stagione stragista? Perchè Cosa Nostra non replicò l'attentato dell'Olimpico del '93, per poi votare Forza Italia nelle elezioni successive? Decine di pentiti, tra cui Gaspare Spatuzza e Nino Giuffrè, mentono quando dicono che Cosa Nostra rientrò nei ranghi solo dopo aver raggiunto un accordo con dei nuovi referenti politici, giudicati affidabili, quali erano Berlusconi e Dell'Utri?
Secondo l'accusa, d'altronde, l'impianto accusatorio relativo alla trattativa fra Stato e mafia era più granitico rispetto a quello riguardante i fatti precedenti al '92, ma la corte d'appello di Palermo ha probabilmente ritenuto che trarre la conclusione ovvia in merito fosse troppo pericoloso, e che le conseguenze successive ad una sentenza di condanna anche per le vicende legate alla stagione delle stragi, sarebbero state devastanti.
Questa sentenza, infatti, salva in zona Cesarini sia Berlusconi che tutto il movimento politico a lui legato, definendolo non come un avamposto mafioso nato dalla ceneri della Prima Repubblica, ma ritraendolo semplicemente alla stregua di un partito non diverso da tutti gli altri. Il presupposto, infatti, per distruggere le fondamenta della carriera politica di Silvio Berlusconi, non può non essere quello che vede la “trattativa” come il prologo di quella stessa carriera, iniziata in concomitanza con la conclusione delle stragi mafiose. Decretare l'inesistenza dei fatti collegati a quella stagione di accordi non rende giustizia a tutte quelle vittime che aspettano ancora di conoscere la piena verità su quegli anni.
A Roma, in ogni caso, può succedere di tutto. Marcello Dell'Utri è pur sempre il fondatore di Forza Italia, e anche se non viene ritenuto parte integrante della trattativa fra Stato e Cosa Nostra, porta comunque con sè una sentenza di condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa che lo ritrae come protagonista di una molteplicità di rapporti con le cosche criminali andati avanti per qualche decennio.
Può Silvio Berlusconi continuare a governare una nazione da sempre in lotta con la mafia, pur avendo come braccio destro un condannato in primo grado e in appello per concorso esterno in associazione mafiosa, la stessa nazione nel quale Paolo Borsellino e Giovanni Falcone saltarono in aria ad opera delle stesse organizzazioni criminali che combattevano?
In un paese normale, il Cavaliere non potrebbe rimanere un secondo di più al governo, ma visto che un paese normale non lo siamo e forse mai lo saremo, assisteremo al solito sproloquio con il quale Berlusconi si difenderà accusando la magistratura di essere politicizzata e in mala fede. Ci si appellerà al fatto che la sentenza della corte d'appello di Palermo sconfessa in qualche modo le “dichiarazioni bomba” di Gaspare Spatuzza e di Massimo Ciancimino, con conseguente attacco agli organi di stampa che a quelle parole, invece, avevano dato notevole risalto.
E' una sentenza che non scontenta nessuno. L'opinione pubblica sarà in parte appagata da una condanna a sette anni di reclusione, mentre Berlusconi continuerà probabilmente a governare il Paese nonostante il suo background mafioso.
Non siamo né sadici né forcaioli, vogliamo solamente che si faccia luce su una stagione che pesa enormemente sul presente e sul futuro della nostra democrazia. Abbiamo bisogno di una verità che, oggi più che mai, è sempre più lontana dall'essere rivelata.
Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky.
Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai.


Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno.
Causa terremoto. Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.

Ammutolisce.


Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere.
Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.
Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa.
Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio.
E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì.
Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi.
Ed io lo faccio.

Le racconto del centro militarizzato.
Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.

Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.
Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l'I.C.I. ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.
Anche per chi non ha più nulla.

Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta.
Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.
Che lo stato non versa ai cittadini senza casa,che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.
Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un'appartamento in via Giulia, a Roma.


La sento respirare pesantemente.

Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso.
Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio. O un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri.
Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore.

E lei mi risponde, con la voce che le trema.
"Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così! Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la
stampa. Devono scriverlo."

Loro non scrivono; voi fate girare.

martedì 22 giugno 2010

Sentite un po’ questa.
Una persona di mia conoscenza, lavora in un esercizio pubblico. Il titolare a seguito di una grave malattia ha dovuto cedere l'attività. Chi è subentrato, visto che ha mantenuto la stessa tipologia di attività, per legge, è stato tenuto a farsi carico anche dei dipendenti della vecchia gestione, e così è stato, e fin qui niente di male.
Dopo un paio di settimane questi “signori” hanno iniziato a martellare il mio conoscente con affermazioni del tipo “dobbiamo rivedere il tuo contratto......dobbiamo fare il punto della situazione......il tuo contratto è TROPPO ONEROSO E A NOI NON ERA STATO DETTO" e così via fin che ci si è seduti a un tavolo: padrone, moglie del padrone, consulente del lavoro loro, la persona da me conosciuta e un’altra persona invitata dal mio conoscente .
Proposta loro:
avendo fatto degli investimenti nella nuova attività (rinnovamento della struttura in cui operiamo) e sostenuto spese, non riusciamo a pagarti i contributi, quindi:
a) ti licenzi, prendi la disoccupazione e continui a venire a lavorare in nero con un contratto a chiamata, così ci guadagni anche due volte: disoccupazione più le ore che farai che comunque si avvicineranno (se non oltre) alle ore attuali che tu fai; oppure,
b) ti riduciamo le tue attuali 34 ore settimanali a 18 e le rimanenti per raggiungere le 34 o anche più le vieni a fare in nero, sempre a chiamata.
A questo scandalo, la persona di mia conoscenza ha risposto:
siccome il minimo salariale per poter "galleggiare" a livello contributivo, sono 24 ore, ovvero se ne fai di meno, lavoro un anno e ricevi contributi per sei mesi io posso rispondere alla vostra richiesta riducendomi le ore di lavoro da 34 settimanali a 24, e tutto in regola, senza nessuna ora in nero.
Il loro consulente solo a questo punto ha confermato che quanto detto da noi corrispondeva al vero....Ma brutto faccia da merda, e mentre chi ti paga mi proponeva di lavorare in nero te ne stavi zitto......per me te sei peggio di loro.......
Dopo questo incontro sono seguiti 15 giorni di mobbing e dispetti vari finchè il rapporto è andato sempre più incrinandosi il mio conoscente è riuscito a portare a casa una soluzione che lui definisce "la meno peggio", ovvero 1 anno di cassa integrazione a zero ore, cui seguirà purtroppo il licenziamento, cui seguirà 8 mesi di disoccupazione.
Questa è la storia. E naturalmente l'ultimo giorno di lavoro è stato dato del disonesto al mio conoscente perché con la soluzione trovata andava a truffare lo Stato......LUI!!!!!!!!
Voglio mettervi a conoscenza che anche un avvocato e un finanziere, tutte e due interpellati in modo informale hanno così risposto: reato di lavoro in nero non è stato commesso perché il mio conoscente in effetti non ha lavorato in nero, e riguardo la semplice proposta di lavoro in nero vale sempre la parola del mio conoscente contro la loro, anche se il mio conoscente era accompagnato.
Cavolo, ma che dobbiamo fare per denunciare il lavoro nero ? attendere il morto nei cantieri edili oppure il morto in campagna, come è successo lo scorso anno a chi lavorava 15 ore al giorno in agosto sotto il sole a 40 gradi ?

Morale: chi ruba una mela va dentro e chi ruba miliardi può continuare a farlo... Attualmente il mio conoscente si trova in cassa integrazione, se non troverà un’occupazione si troverà tra 20 mesi disoccupato, e chi è causa di tutto ciò NON TIRERA’ FUORI UN EURO.

Questo è tutto, e grazie del tempo che avete dedicato a leggere queste righe.

PS: se vi riconoscete nei fatti raccontati in queste righe NON è per puro caso: è perchè queste storie sono all'ordine quotiano anche in altre realtà.

Chi conosce i nomi, i luoghi e le situazioni di quanto raccontato sopra, è invitato a non divulgarli, in quanto quanto scritto sopra NON E' DOCUMENTABILE e agire in modo diverso potrebbe portare a denuncie per calunnia.

lunedì 21 giugno 2010

pubblicato il 21 giugno 2010 alle 11:01 dallo stesso autore - torna alla home

Il 24 giugno Silvio Berlusconi sarà impegnato in Canada per il G8. Per questo i suoi difensori hanno chiesto un rinvio della prima udienza preliminare fissata proprio per quel giorno nell’ambito del procedimento Mediatrade, l’ultimo filone di indagine concluso alla Procura di Milano per i diritti tv.

I legali del presidente del Consiglio fanno sapere, inoltre, che il loro assistito non rientrerà in Italia prima del 4 luglio. Nel procedimento Mediatrade indagati, oltre a Silvio Berlusconi, figurano anche Fedele Confalonieri e Piersilvio Berlusconi. Del processo Mediatrade abbiamo parlato qui: Non sarà facile, nel processo, per i pubblici ministeri Fabio De Pasquale eSergio Spadaro, dimostrare la tesi accusatoria per quanto riguarda il premier: ovvero, cheBerlusconi sapesse del vorticoso giro di denaro che partiva dalle società di Frank Agrama (le quali acquistavano i diritti tv) per finire nelle aziende del gruppo, dopo che i prezzi di cessione venivano artatamente gonfiati per creare fondi neri che rimanevano nelle disponibilità dell’azienda.

Dalla loro parte c’è un punto ben preciso: ovvero, che il sistema non nasce dall’oggi al domani, ma va avanti per tutti gli anni Ottanta e continua anche negli anni Novanta, quando Berlusconi è ormai sceso in politica e, formalmente, non ricopre più cariche di responsabilità dentro Mediaset e Fininvest. E questo, secondo gli inquirenti, sarebbe dimostrato da una rogatoria (citata da Repubblica): “I trasferimenti di denaro - si legge – sono stati effettuati dai conti correnti della Silvio Berlusconi Finanziaria Sa (dal 1995 Sfi, Société Financiaire d’investissement) e dai conti correnti della società International Media Services Ltd (posseduta da Mediaset al 99%) a favore di 1) conti correnti intestati a fiduciari di Silvio Berlusconi 2) conti delle società di Frank Agrama 3) conti bancari di società di Lorenzano 4) conti intestati a società di comodo“.

domenica 20 giugno 2010

CARO MARCHIONNE, OGGI A TERNI SCIOPERANO MA NON PER VEDERE I MONDIALI.


Aveva 29 anni, è morto in un letto di ospedale. Senza lo sciopero di oggi la sua morte sarebbe passata come una goccia di pioggia, come tanto spesso succede in questo paese. Invece, accade che oggi, a Terni, durante i mondiali si scioperi per denunciare che in questo paese si esce di casa per lavorare e non si ritorna. Il nome della fabbrica in cui è accaduto l'incidente gela il sangue solo a sentirlo, si chiama Thyssen Krupp.
E' una fabbrica, caro Marchionne, in cui anni fa morirono altri giovani operai, come tanti troppi muoiono ogni giorno in questo paese. Le loro morti non sono per cause naturali, ma avvengono perchè non s'investe nella sicurezza, o per stanchezza a seguito di ritmi di lavoro infami, gli stessi che lei vorrebbe far imporre a Pomigliano per centrare gli obbiettivi della sua azienda. Vede signor Marchionne, Leonardo Ippoliti, il ragazzo di Terni di 29 anni morto questa notte, lavorava per portare a causa poco più di mille euro al mese, una cosa inconcepibile per gente come lei che nonostante manda in cassa integrazione migliaia di operai prende nel 2009 un indennizzo di 4,782 milioni di euro. Ieri Sig. Marchionne, lei si è anche permesso di dire che in Italia si scioepera per la nazionale, lo ha detto a lavoratori che lei stesso manderà a casa tra un anno, facendoli passare nella percezione comune come vagabondi. Vede signor Marchionne, oggi ci sono i mondiali, oltre alle marcette di crumiri favorite dall'alto del suo potere di ricatto, c'è chi sciopera per non vedere altri giovani di 29 anni uscire dal posto di lavoro in una bara. Sig. Marchionne lei è ancora convinto che in Italia si sciopera per vedere la partita?

I nuovi schiavi

Con la caduta nel 1989 del muro di Berlino, il comunismo, quell’idea di collettivismo e di socialismo perdeva il suo appuntamento con la storia e il mondo non più diviso in blocchi si predisponeva a cambiamenti epocali.

Le teorie economiche della scuola di Chicago potevano essere applicate al mondo intero. L’intervento dello stato nell’economia e nella società che serviva a ridistribuire la ricchezza prodotta e ad diminuire se non eliminare le ingiustizie viene messo in crisi. Il neoliberismo teorizzato nella scuola di Chicago è accettato e diventa regola anche in Europa. Nel 2001 l’Asia e la Cina entrano nel WTO. La storia, la cultura, le conquiste dei popoli europei vengono svendute all’interesse di banchieri e gruppi multinazionali.

Per le trattative che precedettero l’entrata dell’Asia nel WTO l’Europa, i popoli europei, la politica europea avrebbe dovuto utilizzare l’occasione per esportare nel mondo il proprio modello sociale.

Così non è stato. L’apertura del WTO alle nazioni in via di sviluppo o del terzo mondo avrebbe dovuto essere finalizzata alla costruzione obbligatoria, in quei Paesi, di un sistema sociale minimo che limitasse lo sfruttamento dei lavoratori, garantendo loro, una prospettiva di vita accettabile.

Salario minimo, condizioni di sicurezza sul lavoro, scuola, sanità, sistema pensionistico, libertà di stampa, libertà religiose, diritti civili, democrazia politica etc, erano da porre come condizioni irrinunciabili. In questo modo, tra l’altro, le merci e i beni prodotti in questi luoghi avrebbero avuto un costo superiore a quelli attuali, la crescita economica di quei paesi sarebbe stata più lenta e la precarietà delle condizioni di vita e di lavoro per centinaia di milioni di donne e uomini non sarebbe diventata la regola.

Ma svendendo la storia dei popoli europei, la cultura delle genti europee per “un piatto di lenticchie” ai soliti noti, i politici Europei, la sinistra europea, la destra europea, tutti, ma proprio tutti andrebbero presi a calci in culo, perchè hanno tradito le aspettative, il ruolo, la storia, le conquiste di civiltà dei popoli europei. E noi ne paghiamo le conseguenze, infatti cominciamo a subirne gli effetti che sono devastanti per il futuro della nostra civiltà e del sistema mondo: occorre un ripensamento. Ma non come a Pomigliano dove condizione indiscutibile per la FIAT è la rinuncia dei diritti conquistati dai lavoratori metalmeccanici dal dopo guerra ad oggi.

Attenzione..se passa a Pomigliano la linea della Fiat , tutto il mondo del lavoro farà un passo indietro di almenno 30 anni. Tutti i nuovi contratti di tutti gli altri settori, da quello pubblico a quello dei chimici, dei telefonici, dei sanitari, degli statali, degli enti locali..dell’atigianato, del commercio..etc..verranno impostati con il MODELLO POMIGLIANO-FIAT. In Italia abbiamo avuto già una situazione di questo genere con capofila proprio la FIAT.

Da allora v’è stato di fatto il blocco dei salari (paragonati a quelli europei). Attenzione..Attenzione. Si deve come non mai attivare un meccanismo di solidarità verso i lavoratori di pomigliano. Se soccombono loro..soccombe l’Italia del lavoro, che significa scuola, sanità, pensioni etc. Stiamo attenti!!!! La storia è maestra di vita..speriamo che questa volta gli scolari aprano il libro e si preparino per l’interrogazione.

IL MASSACRO DELLA VERITA'



Ditemi voi se è possibile che un capo di governo appaia in Tv agitando dei dati palesemente falsi, nella fattispecie citando un numero di 7 milioni e mezzo di cittadini intercettati dalla magistratura, bugia sulla quale si fonda la legittimità di fare una legge restrittiva gradita a tutti i ladri e delinquenti. I dati ufficiali del Ministero della Giustizia parlano di 130 mila decreti di intercettazioni all’anno, e l’80% sono intercettazioni per reati di mafia. Il costo è di 272 milioni di euro, ampiamente ripagati dal sequestro di beni mafiosi. E’ insopportabile che nell’ordinario svolgersi di un dibattito parlamentare sia lecito inquinarlo con dati falsi, senza che una istituzione dello Stato, indipendente (la Corte dei Conti ad esempio), sia in grado in tempo reale di censurare le false affermazioni, imporre una immediata rettifica con gli stessi tempi e modi e la stessa ampiezza con cui i dati falsi sono stati diffusi.

L’ultima campagna elettorale, quella che 2 anni fa riportò B. al governo, fu incentrata su un presunto disastro economico creato dal governo Prodi, senza che nessuno sia intervenuto d’autorità per annullare una campagna basata su dati falsi. I dati della Banca d’Italia ci dicono che entrambi i governi, Berlusconi e Prodi, hanno aumentato il debito pubblico, ma l’aumento del governo Berlusconi è di molto superiore. Qui non si tratta di false promesse, tipo quella di abbassare le tasse, ma della consuetudine di mentire ai cittadini, che oggi si fa con cinica disinvoltura, facendo di ogni dibattito una buffonata, dove prevalgono i professionisti della rissa e della menzogna.

Anche le inaudite affermazioni che esiste una parte di magistratura politicizzata che perseguita Berlusconi (con decennale insistenza), le “toghe rosse” che tramano per far cadere un governo legittimato dal popolo, dovrebbero avere una risposta istituzionale, costringendo chi fa queste accuse all’onere della prova, a fare nomi e cognomi, altrimenti deve essere incriminato per calunnia. Un cittadino può essere un buon elettore solo se possiede dati validi su cui dare il proprio giudizio, e solo una istituzione di grande indipendenza, terzietà e serietà può fornirgli informazioni depurate da propaganda e bugie.

Anche a livelli minori, come per le percentuali di adesione ad uno sciopero, o per il numero dei manifestanti, il cittadino è privato dalla possibilità di capire come sono andate realmente le cose, essendoci tra i dati della questura e quelli degli organizzatori delle differenze abissali. Anche qui sapere con certezza non sarebbe difficile, basterebbe avere una foto aerea dall’elicottero della Polizia, quando i cortei sono tutti arrivati in piazza, metterci sopra una carta millimetrata a quadretti, contare le persone in un quadretto, e fare una semplice moltiplicazione per il numero di quadretti occupati dalla folla, una specie di “auditel” accettato da tutte le parti. Si saprebbe la verità con un margine di errore minimo, bisognerebbe solo avere rispetto dei cittadini e della verità.

Comunque, tornando all’aspetto principale, già ora la Corte dei Conti potrebbe attivarsi con un sito per fornire i dati ufficiali richiesti dai cittadini. La democrazia si costruisce con questo tipo di mattoni.

sabato 19 giugno 2010

MANOVRA

Bersani: "Il Paese ha bisogno del Pd
Da Berlusconi arrivano solo balle"

A Roma la kermesse contro la manovra. Il segretario: "Abbiamo in testa un'altra Italia, comincia la campagna d'estate sui temi sociali e democratici". "C'è la crisi, i più ricchi devono pagare di più". "Quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere?". Il Carroccio è molle con i miliardari..."

ROMA - "Questa manifestazione non è la fine della nostra mobilitazione ma l'inizio. Abbiamo in testa un'altra Italia e oggi comincia la campagna d'estate sui temi sociali e democratici". Pierluigi Bersani, a Roma, chiama a raccolta il Pd. Concludendo la manifestazione contro la manovra economica varata dal governo, il segretario del Pd delinea le future mosse del partito, attacca Berlusconi ('da lui solo balle') e chiama alla mobilitazione la platea: "Questo è il Pd che io ho in testa. Un partito con mani, cuore, testa e piedi dentro la società, dentro i problemi della gene comune". Questo, insiste Bersani, "è il modo di essere che ci darà la strada di un grande partito popolare". Ma avverte il segretario "questo non è il punto di arrivo, ma l'inizio, gambe in spalla perché inizia la campagna d'estate" che si svolgerà soprattutto nelle "migliaia di feste che saranno la nostra vetrina vivente".

E' una chiamata all'orgoglio quella del segretario democratico che prende di mira sia Berlusconi che la Lega ("dura sull'Inno d'Italia e molle con il Cavaliere"). Senza tralasciare "un bel pezzo di classe dirigente", imprenditoriale e giornalistica, malata di "conformismo" che, insieme al berlusconismo "sarà considerata responsabile dei prezzi che il Paese pagherà".

Affondo a Berlusconi.
Bersani cita l'articolo 1 della Costituzione e sferra il primo affondo al vede chiaro dai suoi messaggi che la sua memoria, che pure è vivida, non arriva al secondo comma, allora glielo ricordiamo noi: quelle forme e quei limiti sono una magistratura indipendente, una libera informazione, e che tutti sono uguali di fronte alla legge. Se tutto questo non si può cambiare e se non gli piace va a casa". Quella incarnata da Berlusconi, continua Bersani, "è la teoria di un uomo solo al comando che non ci ha portati mai da nessuna parte. Ha risolto i problemi suoi, non quelli degli italiani". "La loro è una macchina - continua il segretario democratico - tarata per fare consenso non per governare. Non riesce ad affrontare i problemi, a guardarli in faccia come abbiamo fatto noi stamattina. Ma noi non permetteremo che una crisi sociale acuta porti acqua al mulino della crisi democratica, al cancro dell'antipolitica e dell'antistato".

Manovra.
''Abbiamo capito qual e' la ricetta della manovra: non c'e' un'idea e ci riportera' allo stesso punto di prima dopo aver dato un'altra botta ai redditi medio bassi'' dice Bersani. Che parla di manovra ''sbagliata, depressiva, che riduce i consumi e gli investimenti, e dove non c'e' nulla che sappia di crescita e di sviluppo. Più di 2000 emendamenti e nemmeno un'idea". Una manovra, che mette in entrata i soldi che arriveranno in lotta a evasione: "E' un pilastro virtuale. E se casca il pilastro virtuale casca la casa. E con gli strumenti che ha messo, temo che la casa sia traballante'. Una manovra, infine, che, visti i tagli dei trasferimenti, "dà una pistola in mano alle Regioni e ai Comuni perchè sparino al popolo".

Le proposte del Pd. Lotta all'evasione e il semplice principio che chi ha di più deve contribuire di più. "Ma quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere? Ma quanti turni devono fare gli operai perchè si possa toccare un petroliere?" scandisce dal palco Bersani. "Andremo a disturbare anche i protagonisti del più colossale scudo-imbroglio - dice l'ex ministro prodiano - se gli evasori avessero pagato il giusto con 105 miliardi avremmo fatto due manovre. Ma il governo li premia esentandoli dal redditometro". Poi, tra gli applausi, continua: "Ma quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere? Ma quanti turni devono fare gli operai perchè si possa toccare un petroliere?". Tra gli emendamenti del Pd, ci sono meccanismi per rafforzare la tracciabilità dei pagamenti "e visto che la hanno reintrodotta dopo due anni Berlusconi e Tremonti dovrebbero pagare personalmente la differenza". Il Pd propone, tra l'altro, la soppressione delle Province nelle città metropolitane, la cancellazione delle norme in deroga sugli appalti, "la rivisitazione" del ponte sullo Stretto, la centralizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione. Quanto alla riduzione dei costi della politica Bersani chiede di accelerare sulla riduzione del numero dei parlamentari

La Costituzione.
A Berlusconi che chiede di cambiarla e dare più poteri al premier, Bersani replica esaltando i valori della carta. "E' la più bella del mondo, che ci ha dato il meglio che siamo. "Dobbiamo darle nuovo vigore affinchè possa darci il meglio di quello che saremo. Siamo indietro noi, non la Costituzione".

Frecciata all'opposizione
. C'è chi, tra le file dell'opposizione, attacca il Pd, ma Bersani a questo gioco non ci sta. "C'è chi, per far vedere quanto è contro Berlusconi, se la prende con noi - ricorda il segretario del Pd - Noi non diremo mai una parola più che positiva verso le altre forze di opposizione e chi non fa così si prende le sue responsabilità".

Gli altri interventi.
Prima del segretario erano saliti sul palco il presidente dell'Emilia Romagna Vasco Errani ( "non alzeremo bandiera bianca, non ci convinceranno che questa manovra non cambia") e il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ("con questa manovra vengono tagliate le risorse e le ginocchia"). Ed ancora Mila Spicola, una professoressa di Palermo protagonista di un intervento lodato da Bersani ("l'eroe dei tempi moderni è l'insegnante nelle periferie delle città"), l'attore Fabrizio Gifuni ("il governo compie un genocidio culturale"), l'ex presidente della Provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane, un rappresentante delle forze dell'ordine e uno dei lavoratori dell'ex Eutelia. "Oggi abbiamo capito cosa ci perde un insegnante, un operaio e un poliziotto e abbiamo capito cosa ci perde Berlusconi: zero" chiosa Bersani.

(19 giugno 2010)

Parla TutanTolaindalcul XXXIV della Terza Dinastia del Dio Denaro!


Altavilla (Vicenza), 18 giu. - (Adnkronos/Ign) - "Il problema è che stiamo cercando di portare avanti un progetto industriale italiano che non ha equivalenti nella storia dell'Europa. Io non conosco in Europa nemmeno un'azienda che è stata disposta, ha avuto il coraggio ed è capace di spostare la produzione da un paese dell'Est di nuovo in Italia". Così l'ad del gruppo Fiat, Sergio Marchionne è tornato sulla vicenda di Pomigliano, al termine della cerimonia di conferimento del master honoris causa al governatore di Bankitalia, Mario Draghi, da parte della fondazione Cuoa.

Marchionne è un fiume in piena: "Qui stiamo facendo discussioni sui giornali, in tv su principi di ideologia che ormai non hanno più corrispondenza con la realtà: parliamo di storie vecchie di 30, 40, 50 anni fa. Parliamo ancora di 'padrone' contro il lavoratore: cose che non esistono più. Il mondo è cambiato e allora o decidiamo di competere veramente a livello internazionale o altrimenti l'Italia non avrà un futuro a livello di manifatturiero. Se la vogliamo ammazzare me lo dite: lo facciamo. Io sono disposto a fare quello che vogliono gli altri".

E sull'accordo si dispiace di "tutte queste polemiche" perché "doveva essere fondamentalmente ed estremamente semplice". Della Fiom non contesta la scelta ma, sottolinea, "non mi risconosco come industriale nei discorsi che vengono fatti dalla Fiom: questa non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste, parliamo di mondi diversi. E' proprio un discorso completamente sballato". E sembra che non ci sia alcun margine di apertura: "Le posizioni sono state prese e sono piuttosto chiare". Quanto al referendum, sottolinea: "Mi aspetto un esito positivo, vedremo cosa succede".

L'ad del gruppo Fiat Sergio Marchionne dice "io sono orgoglioso di essere italiano. E se la Fiat non avesse voluto bene a questo paese non avrebbe mai fatto una mossa simile: 20 miliardi di investimenti, con un raddoppio della produzione e stiamo discutendo di un discorso teorico su un 'affronto' alla Costituzione italiana. Ma stiamo scherzando? Lunedì scorso lo stabilimento di Termini Imerese è andato in sciopero e l'unica ragione era che stava giocando la nazionale italiana. Di più Marchionne sbotta "cerchiamo di smetterla di prenderci per i fondelli... e come lo fanno a Termini Imerese, l'hanno fatto a Pomigliano e in tutti gli altri stabilimenti italiani. Allora -avverte Marchionne- o facciamo il nostro lavoro seriamente o la Fiat non è interessata".

La guerra, quindi, tra Fiom e Fiat resta aperta. ''Non c'è nessuna trattativa. E se le proposte rimangono queste la Fiom, che non ha firmato, non firmerà", dice Maurizio Landini, segretario della Fiom, precisando sul referendum che è ''illegittimo", perché "mette in votazione una violazione della Costituzione e, in secondo luogo, non è libero perché impedisce ai lavoratori di dire liberamente sì o no''.

Secondo Landini quella della Fiom ''non è una posizione estremista'' ma lascia liberi i lavoratori ''non abbiamo dato nessuna indicazione di voto. Non vogliamo che gli operai diventino degli eroi''. Poi uno spiraglio: "Siamo disponibili a trattare, ma occorre che il contratto nazionale di lavoro e le leggi vadano tutelate''.

Sulla questione interviene di nuovo anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. ''Pomigliano costituisce un punto di riferimento e rappresenta molto in termini di metodo'', afferma spiegando che di non aver "ipotizzato la riproducibilità di quell'accordo legato a delle anomalie specifiche, ma il metodo va considerato''. Il ministro si è detto ''fiducioso sulla valutazione dei lavoratori'', chiamati il 22 giugno prossimo a esprimere la propria idea sul contratto proposto dalla Fiat. '' Sono convinto -conclude- che buoni accordi siano destinati a transitare''.

giovedì 17 giugno 2010

Non solo i dipendenti pubblici, ma anche gli invalidi, i farmacisti, i sindaci e i presidenti di Regione. Ogni giorno che passa si allunga la schiera di quanti lamentano di essere stati danneggiati dalla manovra del Governo, 24 miliardi di "tagli e sacrifici" per dirla con le parole del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, nata con l'obiettivo di sottrarre l'Italia dalle minacce della speculazione internazionale. Misura che ha già ricevuto il disco verde della Commissione Europea e che ora si appresta a sbarcare in Parlamento.

Per Regioni ed enti locali rischio crack
Gli ultimi - in ordine di tempo - a far sentire la loro voce sono stati i governatori regionali. Un presidente di centrodestra come Roberto Formigoni (Lombardia) non ha esitato a parlare di misura "a rischio di incostituzionalità" che "mette al rischio il federalismo fiscale", appoggiando così le riserve avanzate da numerosi governatori di centrosinistra, secondo i quali i tagli da qui fino al 2012 peseranno sui loro conti per oltre 10 miliardi di euro. Verrebbero colpiti soprattutto i fondi per il trasporto pubblico, le infrastrutture di viabilità, l'edilizia residenziale pubblica e l'istruzione.
Sulle stesse posizioni si trovano gli enti locali, con le province che si preparano a un taglio dei trasferimenti per 300 milioni di euro nel 2011 e 500 milioni nel 2012, mentre i comuni dovranno fare i conti con tagli pressoché doppi. Soldi, che secondo sindaci e presidenti delle province si tramuteranno in altrettante riduzioni di servizi per i cittadini, dai trasporti locali ai servizi sociali, come scuole e asili nido.

Stipendi congelati nel pubblico
Tra i lavoratori, a lamentarsi più di tutti sono i dipendenti pubblici, che da qui al 2013 vedono congelati gli stipendi, mentre è prevista una riduzione del 5% per chi percepisce più di 90mila euro lordi annui. Di pari passo proseguirà il blocco del turn-over e coloro che andranno in pensione non potranno essere sostituiti nemmeno da dipendenti a termine (salvo alcune eccezioni). Per le donne entra in funzione da subito l'equiparazione delle pensioni di vecchiaia a quelle degli uomini (65 anni). Ma gli interventi sulle pensioni riguardano anche i dipendenti privati, con l'introduzione dal 2011 di una finestra mobile per la pensione di vecchiaia: in sostanza, una volta maturati i requisiti occorrerà attendere sei mesi per mettersi a riposo.
La riduzione della spesa farmaceutica prevista dalla manovra toglie il sonno anche ai farmacisti, che paventano il rischio di chiusura per il 20% delle farmacie italiane, buona parte delle quali situate nei centri rurali.

Pedaggi più alti sulle autostrade
Non bastassero i recenti rialzi sui prezzi dei carburanti, gli automobilisti si preparano a fare i conti con la possibilità di introdurre il pedaggio su tratti di strade di connessione con i tratti autostradali.
Infine va segnalato l'intervento relativo all'invalidità. Al fianco di maggiori controlli per combattere il fenomeno dei falsi invalidi, la manovra alza dal 74 all'80% la quota di invalidità necessaria per ottenere l'assegno di invalidità. Una misura che, secondo alcuni analisti, priverebbe la maggior parte dei malati di cirrosi epatica, down e malattie mentali dei 256 euro di assegno mensile. In molti casi l'unica fonte di reddito.


Il testo dell'accordo su Pomigliano


1) Orario di lavoro
La produzione della futura Panda si realizzerà con l'utilizzo degli impianti di produzione per 24 ore giornaliere e per 6 giorni la settimana, comprensivi del sabato, con uno schema di turnazione articolato a 18 turni settimanali.

L'attività lavorativa degli addetti alla produzione e collegati (quadri, impiegati e operai), a regime ordinario e ferma la durata dell'orario individuale contrattuale, sarà articolata su tre turni giornalieri di 8 ore ciascuno a rotazione, secondo i seguenti orari:
•primo turno dalle ore 6.00 alle ore 14.00, con la mezz'ora retribuita per la refezione dalle ore 13.30 alle ore 14.00;
•secondo turno dalle ore 14.00 alle ore 22.00, con la mezz'ora retribuita per la refezione dalle ore 21.30 alle ore 22.00;
•terzo turno dalle ore 22.00 alle ore 6.00 del giorno successivo, con la mezz'ora retribuita per la refezione dalle ore 5.30 alle ore 6.00.
La settimana lavorativa avrà pertanto inizio alle ore 6.00 del lunedì e cesserà alle ore 6.00 della domenica successiva.

Lo schema di orario prevede il riposo individuale a scorrimento nella settimana.
L'articolazione dei turni avverrà secondo lo schema di turnazione settimanale di seguito indicata: 1° - 3° - 2°

Il 18° turno, cadente tra le ore 22.00 del sabato e le ore 6.00 del giorno successivo, sarà coperto con la retribuzione afferente la festività del 4 Novembre e/o con una/due festività cadenti di domenica (sulla base del calendario annuo), con i permessi per i lavoratori operanti sul terzo turno maturati secondo le modalità previste dall'accordo 27 Marzo 1993 (mezz'ora accantonata sul terzo turno per 16 turni notturni effettivamente lavorati pari a 8 ore) e con la fruizione di permessi annui retribuiti (P. A. R. contrattuali) sino a concorrenza.

Le attività di manutenzione saranno invece svolte per 24 ore giornaliere nell'arco di 7 giorni la settimana per 21 turni settimanali. L'attività lavorativa degli addetti (quadri, impiegati e operai), a regime ordinario, sarà articolata su 3 turni strutturali di 8 ore ciascuno, con la mezz'ora retribuita per la refezione nell'arco del turno di lavoro a rotazione e con riposi individuali settimanali a scorrimento.

L'orario di lavoro giornaliero dei lavoratori addetti al turno centrale (quadri, impiegati e operai) va dalle ore 8.00 alle ore 17.00, con un'ora di intervallo non retribuito.

Per i quadri e gli impiegati addetti al turno centrale si conferma l'attuale sistema di flessibilità dell'orario di lavoro giornaliero (orario in entrata dalle ore 8 alle ore 9 calcolato a decorrere dal primo dodicesimo di ora utile). In alternativa, su richiesta delle Organizzazioni Sindacali nel caso in cui intendessero avvalersi della facoltà di deroga a quanto previsto dal D. Lgs. 66/2003 e successive modifiche e integrazioni in materia di riposi giornalieri e settimanali.

Lo schema di orario per lo stabilimento prevede, a livello individuale, una settimana a 6 giorni lavorativi e una a 4 giorni. L'articolazione dei turni avverrà secondo lo schema di turnazione settimanale di seguito indicata: 3° - 2° - 1°
Nella settimana a 4 giorni saranno fruiti 2 giorni consecutivi di riposo secondo il seguente schema:
- lunedì e martedì
ovvero
-mercoledì e giovedì
ovvero
-venerdì e sabato.

Preso atto delle richieste da parte delle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori, al fine di non effettuare il 18° turno al sabato notte, lo stesso viene anticipato strutturalmente alla domenica notte precedente. Pertanto il riposo settimanale domenicale avviene dalle ore 22 del sabato alle ore 22 della domenica.

2) Lavoro straordinario
Per far fronte alle esigenze produttive di avviamenti, recuperi o punte di mercato, l'azienda potrà far ricorso a lavoro straordinario per 80 ore annue pro capite, senza preventivo accordo sindacale, da effettuare a turni interi.

Nel caso dell'organizzazione dell'orario di lavoro sulla rotazione a 18 turni, il lavoro straordinario potrà essere effettuato a turni interi nel 18° turno, già coperto da retribuzione secondo le modalità indicate al capitolo orario di lavoro, o nelle giornate di riposo.

L'Azienda comunicherà ai lavoratori, di norma con 4 giorni di anticipo, la necessità di ricorso al suddetto lavoro straordinario e terrà conto di esigenze personali entro il limite del 20% con sostituzione tramite personale volontario.

Con accordo individuale tra azienda e lavoratore, l'attività lavorativa sul 18° turno potrà essere svolta a regime ordinario, con le maggiorazioni del lavoro notturno: in tal caso non si darà corso alla copertura retributiva collettiva del 18° turno.

Il lavoro straordinario, nell'ambito delle 200 ore annue pro capite, potrà essere effettuato per esigenze produttive, tenuto conto del sistema articolato di pause collettive nell'arco del turno, durante la mezz'ora di intervallo tra la fine dell'attività lavorativa di un turno e l'inizio dell'attività lavorativa del turno successivo. In questo caso la comunicazione ai lavoratori del lavoro straordinario per esigenze produttive saranno effettuate con un preavviso minimo di 48 ore.

3) Rapporto diretti-indiretti
Con l'avvio della produzione della futura Panda e in relazione al programma formativo saranno riassegnate ai lavoratori le mansioni necessarie per assicurare un corretto equilibrio tra operai diretti e indiretti, garantendo ai lavoratori la retribuzione e l'inquadramento precedentemente acquisiti, anche sulla base di quanto previsto dall'art. 4, comma 11, Legge 223/91. Inoltre, a fronte di particolari fabbisogni organizzativi potrà essere richiesto ai lavoratori, compatibilmente con le loro competenze professionali, la successiva assegnazione ad altre postazioni di lavoro.

4) Bilanciamenti produttivi
La quantità di produzione prevista da effettuare per ogni turno, su ciascuna linea, e il corretto rapporto produzione/organico saranno assicurati mediante la gestione della mobilità interna da area ad area nella prima ora del turno in relazione agli eventuali operai mancanti o, nell'arco del turno, per fronteggiare le perdite derivanti da eventuali fermate tecniche e produttive.

5) Organizzazione del lavoro
Per riportare il sistema produttivo dello stabilimento Giambattista Vico alle migliori condizioni degli standard internazionali di competitività, si opererà, da un lato, sulle tecnologie e sul prodotto e, dall'altro lato, sul miglioramento dei livelli di prestazione lavorativa con le modalità previste dal sistema WCM e dal sistema Ergo-UAS.

Le soluzioni ergonomiche migliorative, derivanti dall'applicazione del sistema Ergo-UAS, permettono, sulle linee a trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo, un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna, fruite in modo collettivo, nell'arco del turno di lavoro, che sostituiscono le attuali due pause di 20 minuti ciascuna. Sui tratti di linea meccanizzata denominati "passo - passo", in cui l'avanzamento è determinato dai lavoratori mediante il cosiddetto "pulsante di consenso", le soluzioni ergonomiche migliorative permettono un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna, fruite in modo collettivo o individuale a scorrimento sulla base delle condizioni tecnico-organizzative, che sostituiscono le attuali due pause di 20 minuti ciascuna. Per tutti i restanti lavoratori diretti e collegati al ciclo produttivo le soluzioni ergonomiche migliorative permettono la conferma della pausa di 20 minuti, da fruire anche in due pause di 10 minuti ciascuna in modo collettivo o individuale a scorrimento.

Con l'avvio del nuovo regime di pause, i 10 minuti di incremento della prestazione lavorativa nell'arco del turno, per gli addetti alle linee a trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo e per gli addetti alle linee "passo-passo" a trazione meccanizzata con "pulsante di consenso", saranno monetizzati in una voce retributiva specifica denominata "indennità di prestazione collegata alla presenza".

L'importo forfetario, da corrispondere solo per le ore di effettiva prestazione lavorativa, con esclusione tra l'altro delle ore di inattività, della mezz'ora di mensa e delle assenze la cui copertura retributiva è per legge e/o contratto parificata alla prestazione lavorativa, per tutti gli aventi diritto, in misura di 0,1813 euro lordi ora. Tale importo è onnicomprensivo ed è escluso dal TFR, dal momento che, in sede di quantificazione, si è tenuto conto di ogni incidenza sugli istituti legali e/o contrattuali e pertanto il suddetto importo forfetario orario è comprensivo di tutti gli istituti legali e/o contrattuali.

6) Formazione
E' previsto un importante investimento in formazione per preparare i lavoratori e metterli in condizioni di operare nella nuova realtà produttiva. Le attività formative si svolgeranno contemporaneamente alla ristrutturazione degli impianti e saranno fortemente collegate alle logiche WCM. I corsi di formazione saranno tenuti con i lavoratori in cigs e le Parti convengono fin d'ora che la frequenza ai corsi sarà obbligatoria per i lavoratori interessati. Il rifiuto immotivato alla partecipazione nonché l'ingiustificata mancata frequenza ai corsi, oltre a dar luogo alle conseguenze di legge, costituirà a ogni effetto comportamento disciplinarmente perseguibile.

Non sarà richiesto a carico Azienda alcuna integrazione o sostegno al reddito, sotto qualsiasi forma diretta o indiretta, per i lavoratori in cigs che partecipino ai corsi di formazione.

7) Recuperi produttivi
Le perdite della produzione non effettuata per causa di forza maggiore o a seguito di interruzione delle forniture potranno essere recuperate collettivamente, a regime ordinario, entro i sei mesi successivi, oltre che nella mezz'ora di intervallo fra i turni, nel 18° turno (salvaguardando la copertura retributiva collettiva) o nei giorni di riposo individuale.

8) Assenteismo
Per contrastare forme anomale di assenteismo che si verifichino in occasione di particolari eventi non riconducibili a forme epidemiologiche, quali in via esemplificativa ma non esaustiva, astensioni collettive dal lavoro, manifestazioni esterne, messa in libertà per cause di forza maggiore o per mancanza di forniture, nel caso in cui la percentuale di assenteismo sia significativamente superiore alla media, viene individuata quale modalità efficace la non copertura retributiva a carico dell'azienda dei periodi di malattia correlati al periodo dell'evento. A tale proposito l'Azienda è disponibile a costituire una commissione paritetica, formata da un componente della RSU per ciascuna delle organizzazioni sindacali interessate e da responsabili aziendali, per esaminare i casi di particolare criticità a cui non applicare quanto sopra previsto.

Considerato l'elevato livello di assenteismo che si è in passato verificato nello stabilimento in concomitanza con le tornate elettorali politiche, amministrative e referendum, tale da compromettere la normale effettuazione dell'attività produttiva, lo stabilimento potrà essere chiuso per il tempo necessario e la copertura retributiva sarà effettuata con il ricorso a istituti retributivi collettivi (PAR residui e/o ferie) e l'eventuale recupero della produzione sarà effettuato senza oneri aggiuntivi a carico dell'azienda e secondo le modalità definite.

Il riconoscimento dei riposi/pagamenti, di cui alla normativa vigente in materia elettorale, sarà effettuato, in tale fattispecie, esclusivamente nei confronti dei presidenti, dei segretari e degli scrutatori di seggio regolarmente nominati e dietro presentazione di regolare certificazione. Saranno altresì individuate, a livello di stabilimento, le modalità per un'equilibrata gestione dei permessi retribuiti di legge e/o contratto nell'arco della settimana lavorativa.

9) Cigs
Il radicale intervento di ristrutturazione dello stabilimento Giambattista Vico per predisporre gli impianti alla produzione della futura Panda presuppone il riconoscimento, per tutto il periodo del piano di ristrutturazione, della cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione per due anni dall'avvio degli investimenti, previo esperimento delle procedure di legge.
In considerazione degli articolati interventi impiantistici e formativi previsti nonché della necessità di mantenimento dei normali livelli di efficienza nelle attività previste, non potranno essere adottati meccanismi di rotazione tra i lavoratori, non sussistendone le condizioni.

10) Abolizione voci retributive
A partire dal 1° gennaio 2011 sono abolite le seguenti voci retributive, di cui all'accordo del 4 maggio 1987 Parte III (Armonizzazione normativa e retributiva):
-paghe di posto
-indennità disagio linea
-premio mansione e premi speciali.

Le suddette voci, per i lavoratori per i quali siano considerate parte della retribuzione di riferimento nel mese di dicembre 2010, saranno accorpate nella voce "superminimo individuale non assorbibile" a far data dal 1° gennaio 2011 secondo importi forfettari.

11) Maggiorazioni lavoro straordinario, notturno e festivo
Sono confermate le attuali maggiorazioni comprensive dell'incidenza sugli istituti legali e contrattuali.

12) Polo logistico di Nola
E' confermata la missione del polo logistico della sede di Nola.
Eventuali future esigenze di organico potranno essere soddisfatte con il trasferimento di personale dalla sede di Pomigliano d'Arco.

13) Clausola di responsabilità
Tutti i punti di questo documento costituiscono un insieme integrato, sicché tutte le sue clausole sono correlate ed inscindibili tra loro, con la conseguenza che il mancato rispetto degli impegni eventualmente assunti dalle Organizzazioni Sindacali e/o dalla RSU ovvero comportamenti idonei a rendere inesigibili le condizioni concordate per la realizzazione del Piano e i conseguenti diritti o l'esercizio dei poteri riconosciuti all'Azienda dal presente accordo, posti in essere dalle Organizzazioni Sindacali e/o dalla RSU, anche a livello di singoli componenti, libera l'Azienda dagli obblighi derivanti dalla eventuale intesa nonché da quelli derivanti dal CCNL Metalmeccanici in materia di:
-contributi sindacali
-permessi sindacali retribuiti di 24 ore al trimestre per i componenti degli organi direttivi nazionali e provinciali delle Organizzazioni Sindacali
ed esonera l'Azienda dal riconoscimento e conseguente applicazione delle condizioni di miglior favore rispetto al CCNL Metalmeccanici contenute negli accordi aziendali in materia di:
-permessi sindacali aggiuntivi oltre le ore previste dalla legge 300/70 per i componenti della RSU
-riconoscimento della figura di esperto sindacale e relativi permessi sindacali.
Inoltre comportamenti, individuali e/o collettivi, dei lavoratori idonei a violare, in tutto o in parte e in misura significativa, le presenti clausole ovvero a rendere inesigibili i diritti o l'esercizio dei poteri riconosciuti da esso all'Azienda, facendo venir meno l'interesse aziendale alla permanenza dello scambio contrattuale ed inficiando lo spirito che lo anima, producono per l'Azienda gli stessi effetti liberatori di quanto indicato alla precedente parte del presente punto.

14) Clausole integrative del contratto individuale di lavoro

Le clausole indicate integrano la regolamentazione dei contratti individuali di lavoro al cui interno sono da considerarsi correlate ed inscindibili, sicché la violazione da parte del singolo lavoratore di una di esse costituisce infrazione disciplinare di cui agli elenchi, secondo gradualità, degli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari conservativi e ai licenziamenti per mancanze e comporta il venir meno dell'efficacia nei suoi confronti delle altre clausole.

(14 giugno 2010)

“Così non può essere in un paese civile. Non è vera democrazia, non è tutelata la libertà di parola. Non lo tolleriamo più. Ditemi se è possibile essere spiati in questo modo”. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è un fiume in piena e all’assemblea di Confcommercio rilancia sulla necessità di fare approvare una legge che limiti l’uso e la pubblicazione delle intercettazioni. “C’è una piccola lobby di magistrati e giornalisti – prosegue il Cavaliere – che è contro il disegno di legge del governo. Noi abbiamo preparato il provvedimento in quattro mesi, ma l’iter si è rivelato lunghissimo. Ora si parla di metterlo in calendario per il mese di settembre, poi bisognerà vedere se il Capo dello Stato lo firmerà e poi quando uscirà ai pm della sinistra non piacerà e si appelleranno alla Corte costituzionale che, secondo quanto mi dicono, la boccerà
Epifani: la FIAT ci ripensi, la fabbrica non è una caserma
“Cadano i limiti a scioperi e malattia, e noi diciamo sì” così il Segretario Generale CGIL in un'intervista al quotidiano 'la Repubblica'
» Lavoro e occupazione priorità della CGIL, nota della Segreteria Nazionale sulla vertenza FIAT
15/06/2010

Marchionne ci ripensi: non contrapponga lavoro a diritti. Pomigliano non può diventare una fabbrica-caserma. E il 'piano B' sarebbe anche una sua sconfitta”. Guglielmo Epifani, Segretario Generale della CGIL, parla mentre, a qualche chilometro di distanza, è in corso il Comitato centrale della FIOM sul caso-Pomigliano. Sa già come andrà a finire: no alla proposta della FIAT.

Lei condivide la posizione della FIOM? “Io dico ciò che chiede la CGIL: che si realizzi rapidamente l´investimento previsto per lo stabilimento di Pomigliano. Questo è il frutto di anni di mobilitazione nel territorio da parte dei sindacati, della CGIL, della Chiesa, delle istituzioni locali. A Napoli non c´è alternativa. Stiamo parlando di 15 mila posti di lavoro, compresi quelli dell´indotto. Un piano di queste dimensioni impone una sfida che sicuramente deve essere raccolta: quella della saturazione degli impianti e della turnazione. Su questo non dobbiamo avere timidezze. I 18 turni non sono una novità. In molte fabbriche si lavora 24 ore su 24 per sette giorni. Sappiamo che sarà un sacrificio alto per i lavoratori, perché non è facile lavorare il sabato e la domenica di notte, perché non è la stessa cosa lavorare alla catena di montaggio o stare seduti davanti a una scrivania”.

Sta ragionando come se il no della FIOM fosse ininfluente. Le ricordo che Marchionne ha posto come condizione l´accordo di tutti i sindacati senza escludere di poter mantenere la produzione della Panda in Polonia. “C´è un capitolo del documento della FIAT che apre problemi molto gravi. Riguarda la malattia e lo sciopero. Abbiamo consultato insigni giuristi e ci dicono che, senza chiarimenti e correzioni, quelle clausole appaiono illegittime o addirittura incostituzionali. Mi domando: si può sottoscrivere un accordo con questi profili di illegittimità? Questo è il punto. Conviene alla FIAT che chiede certezze uno scenario di questo tipo?”.

Lei pensa che la FIAT, la CISL e la UIL possano firmare un accordo addirittura incostituzionale? Le sembra possibile? Non sarà la vostra una forzatura interpretativa? “Per quanto mi risulta anche i metalmeccanici di CISL e UIL avevano sollevato i nostri stessi argomenti. Poi ha prevalso lo spirito di chiudere. Ma c´è il rischio di un fiorire di iniziative giudiziarie, se non vengono chiariti quegli aspetti, perché la nostre preoccupazioni sono molto fondate. Al primo ricorso quel piano non regge. Per questo chiedo a Marchionne un ripensamento”.

La CGIL sostiene che una firma su un accordo del genere sarebbe 'invalida, inefficace e inesistente'. Se è così perché intanto non la mettete? “Rovesciamo il problema: a cosa servirebbe un sì in questo modo? A nulla. La FIAT non deve piegare i sindacati ma trovare un piano che regga. La CGIL è assolutamente disponibile a trovare soluzioni per un assenteismo che a tratti ha assunto a Pomigliano caratteristiche intollerabili. Siamo pronti e abbiamo anche le nostre proposte”.

Quali? “Ne parleremo”.

Esclude che Marchionne possa applicare il "piano B" e non spostare la produzione della Panda a Pomigliano? “Penso che alla fine possa prevalere in Marchionne il senso della forza dell´operazione Pomigliano. Ha scommesso troppo sulla Fabbrica Italia. Il 'piano B' sarebbe anche una sua sconfitta. Gli chiedo di non attuarlo, ma so che il 'piano B' è concretamente nelle sue mani”.

Lei ha fatto tutto per arrivare a un´intesa? Possibile che la CGIL scopra i problemi sempre poco prima della firma? “Non è così. Stiamo rincorrendo centinaia di vertenze in tutta Italia. In questo caso, mi dispiace, è mancato il rapporto tra la CGIL e la FIOM nella costruzione della soluzione”.

La colpa è della FIOM? “È un dato di fatto perché questa vicenda ha ricadute su vari settori, non solo sui lavoratori metalmeccanici”.

La FIOM ha parlato di 'ricatto' da parte di Marchionne. Lei userebbe la stessa parola? “Se si intende dire che la FIAT ha tirato troppo la corda, c´è una parte di verità. L´intera verità è che la FIAT ha integralmente la possibilità di decidere. È una situazione inedita nella quale il Lingotto ragiona come una multinazionale che non ha più nulla da chiedere al governo italiano”.

Se ci sarà il referendum è scontata la vittoria del sì. A quel punto la FIOM dovrà firmare? “Deciderà la FIOM. È giusto che i lavoratori comunque dicano la loro. La FIOM deve potere dire sì o no, può chiedere il giudizio dei lavoratori, ma non può scaricare tutte le responsabilità su quest´ultimi”.
Ansa, 14 Marzo 2010
Video Ansa
attacco articolo 18 - marzo 2010
volantino sciopero 12 marzo 2010
repubblica.it 10 marzo 2010
Foto di Katia Cognata, presa da facebook

martedì 8 giugno 2010

Sfuriata-capriccio del bambino presidente: “Protezione Civile mia e la porto via…Parlamento, stampa e giustizia: ostacoli”


Quando si vuole indicare un caso estremo di bambino maleducato prima ancora che prepotente, allora si fa l’esempio-parabola di quello che mentre gioca al calcio con altri venti, poichè la palla non va dove vuole lui grida stizzito: “Il pallone è mio”. E quindi se lo porta via interrompendo la partita e mostrando chi è il padrone. Un bambino così un po’ lo si compatisce, in fondo è un bambino. Un po’ lo si redarguisce, non troppo ma gli va spiegato come si sta al mondo. In ogni caso comunque alla prossima partita non li si chiama più a giocare, oppure, più saggiamente, si porta un altro pallone che non sia il suo.

Già, ma come si fa quando il “bambino” è il capo del governo? Silvio Berlusconi ha annunciato che il “pallone” della Protezione Civile è “suo”, proprietà personale con cui ha concesso agli italiani di giocare. E ha aggiunto che se lo porta via dal “campo” de L’Aquila. Cioè che per ripicca e dispetto di bimbo offeso la Protezione Civile a L’Aquila non la manda più. Almeno fino a che quel campo di gioco non si adegua a giocare come vuole lui.
Berlusconi non tollera vi sia un’inchiesta giudiziaria che ipotizza niente meno il reato di omicidio colposo a carico degli uomini e delle strutture della Protezione Civile che non seppero predire e avvertire in tempo del terremoto. Un’inchiesta e un’ipotesi di reato assai discutibili, anzi stralunate e strampalate come molti hanno detto e scritto, compreso nel suo piccolo Blitz. Predire il terremoto non è nelle facoltà della scienza conosciuta, indagare sul mancato “obbligo di previsione” come fanno i magistrati è qualcosa che da corpo al fantasma dell’accanimento giudiziario, le parole del procuratore de L’Aquila (“speriamo di arrivare a conclusioni in consonanza con le aspettative della gente”) sono la spia di una demagogia giudiziaria.

Eppure non si è mai visto al mondo un capo di governo che per ripicca e dispetto ritira la Protezione Civile da un pezzo di territorio del paese che governa. Almeno non si era mai visto finora. Ora si è visto, con l’aggiunta dell’argomento: “Se andranno, andranno in incognito, non vorrei che qualcuno di mente fragile gli spari in testa”. Questa è l’idea che Berlusconi ha della vita civile e dei rapporti tra le istituzioni: se tu mi fai dispetto e affronto, io te lo faccio doppio