martedì 11 gennaio 2011

Cgil e Fiom non rompono su Fiat
Camusso: "Sostegno allo sciopero"

Una riunione fiume sull'accordo separato per Mirafiori. Landini: "Continueremo a discutere". La Camusso garantisce l'impegno Cgil per la riuscita dello sciopero generale indetto dai metalmeccanici. Landini faccia a faccia con Bombassei in tv. "Firma tecnica non esiste". Bonanni: "Se vince il no, ritiro la firma"

ROMA - Tra Cgil e Fiom "non c'è nessuna spaccatura. C'è stata una discussione, rimangono delle valutazioni su quello che sarà necessario fare in futuro, ma su questo continueremo a discutere". Lo assicura il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, al termine del vertice. Da parte sua, il segretario generale Susanna Camusso dichiara che il 28 gennaio la Cgil parteciperà allo sciopero generale indetto dalla Fiom dopo la sigla separata dell'accordo sullo stabilimento Fiat di Mirafiori. "La Cgil è impegnata con la Fiom per la massima riuscita dello sciopero" aggiunge la Camusso, che sarà presente alla manifestazione che si terrà a Bologna il 27 gennaio, data anticipata per la festività del 28 in Emilia Romagna. "Il tema - aggiunge il segretario generale Cgil - non è mai stato una soluzione tecnica, ma come garantire la libertà dei lavoratori di avere un sindacato e di eleggere i propri rappresentanti".

"La valutazione con la segreteria della Fiom - prosegue Camusso - parte dalla considerazione che si continua a sostenere un piano industriale che non conosciamo, sia per quanto riguarda gli investimenti che la certezza della permanenza in Italia". Il segretario della Cgil evidenzia quindi le responsabilità del governo, che ha rivestito "il ruolo di tifoso e non di soggetto che si domanda che ruolo avere a sostegno dello sviluppo economico e industriale del Paese". Per Camusso, l'accordo di Mirafiori "non toglie alcun dubbio sulle prospettive industriali. E' un accordo che continuiamo a giudicare negativo, a cui i lavoratori dovrebbero votare no". Perché, secondo Camusso, viola due principi: la libertà dei lavoratori di scioperare e di organizzarsi sindacalmente. "La discussione continuerà dopo il referendum per trovare le iniziative più giuste".

Sulle possibili conseguenze di una vittoria del "no" al referendum sull'accordo separato allo stabilimento di Mirafiori parla anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. "Non sono un grullo come qualcuno che si è messo a fare cifre (sulle possibili percentuali di vittoria del sì) - dice Bonanni intervenendo a 'In Onda' su La7 -. Spero vinca il sì, mi affido al buon senso di chi andrà a votare. Se ce la fa il sì io sarò contento, se ce la fa il no strapperò l'accordo, toglierò la mia firma da quell'accordo. Io consiglio di sostenere il sì, perché ci interessa l'investimento". Un referendum a cui, secondo Bonanni, senza la Fiom non si sarebbe mai arrivati. "Da Pomigliano ha iniziato una escalation continua di scioperi malriusciti, uno ogni venti giorni - spiega il segetario Cisl -. Questo ha irrigidito il rapporto con l'azienda. La Fiom ha surriscaldato così tanto l'ambiente che siamo arrivati al referendum di Mirafiori. Alcuni della Fiom perseguono obiettivi politici, non sindacali".

Cgil e Fiom si ritrovano così, al termine di una riunione fiume focalizzata sulla strategia da adottare nel caso vincano i sì al referendum sull'accordo per il rilancio di Mirafiori, che le tute blu della confederazione non hanno sottoscritto. Sebbene la Camusso neghi che il tema del confronto con Fiom ruotasse intorno alla possibilità della "firma tecnica" all'accordo separato, era questa una possibilità profilata dalla Cgil alla Fiom, per assicurare alla categoria una rappresentanza sindacale, altrimenti esclusa dal contratto aziendale. Ipotesi che Landini aveva respinto prima ci cominciare, a poche ore dall'incontro tra le segreterie di Cgil e Fiom 1, intervenendo in tv alla trasmissione In mezz'ora con al fianco il vicepresidente di Confindustria, e membro del Cda di Fiat Industrial, Alberto Bombassei.

"La firma tecnica non esiste: gli accordi si firmano o non si firmano", così Maurizio Landini mette in chiaro la posizione dei metalmeccanici che dirige. "'C'è uno statuto che impedisce di firmare accordi del genere. L'incontro con la Cgil lo abbiamo chiesto noi visto che anche la Cgil considera grave l'atteggiamento della Fiat. Si deve dunque valutare l'accordo e decidere le azioni da mettere in campo in risposta. La nostra posizione è molto precisa ed è anche appoggiata da una lettera arrivata oggi dei 27 delegati della rsu della Fiom", taglia corto Landini. Che sferra un attacco all'ad della Fiat: "In Italia si vota solo quando lo decide Marchionne, sotto ricatto. La democrazia funziona solo quando lo dice Marchionne e la gente non può dire di no". Parole che provocano la reazione di Bombassei: "'Il referendum non è un ricatto e non lo decide Marchionne, ma i sindacati che hanno sottoscritto l'accordo e che per questo vanno rispettati anche dalla Fiom".

Controreplica di Landini: "Ci deve essere pari dignità tra lavoro e imprese votare sì all'accordo di Mirafiori è come se si dicesse ai cittadini di Torino di uscire dall'Italia in tempi in cui si celebrano invece i 150 dell'Unità. E' il contratto nazionale che fa l'unità del Paese". L'unica apertura del leader dei metalmeccanici della Fiom quando si dice disponibile "a riaprire le trattative per riconquistare un contratto nazionale degno di questo nome. Ci deve essere pari dignità tra lavoro e impresa perchè in un sistema democratico o c'è una mediazione tra due interessi o non c'è. E' il contratto nazionale che fa l'unità del paese: quello aziendale invece la rompe. Non solo. I contratti nazionali servono anche alle imprese per far sì che la competitività non si giochi sui diritti e sui salari".

Bombassei, invece, difende le mosse di Marchionne. "La parola deroga non significa che il contratto è peggiorativo, può anche essere migliorativo. In questo caso non c'è nessuna violazione dei diritti dei lavoratori". All'accusa di Landini che Fiat sugli accordi di fabbrica è uscita da Confindustria, Bombassei replica che "non è corretto dire che Fiat è uscita da Confindustria, in realtà, vista la riorganizzazione, non è entrata, perché sono nate due NewCo. E' una scelta tecnica, ci auguriamo sia temporanea e strumentale".

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