domenica 19 febbraio 2012
Siamo in un momento drammatico per il movimento operaio italiano. O si produce una reazione tanto radicale quanto radicale è l'attacco in corso, o si annuncia una disfatta storica. La Fiom viene sbattuto fuori dalle principali fabbriche come non accadeva dagli anni 30 quando se appartenevi a un partito veniva licenziato. Il contratto nazionale é in via di smantellamento ovunque. Le pensioni sono ridotte a carne da macello da offrire nelle mani dei banchieri. A milioni di giovani già resi precari nei 20 anni appena passati sotto i precedenti governi viene negato un futuro e regalato loro solo insulti qualora si presentano a uno sportello bancario a chiedere un mutuo. Mentre l'attuale governo, figlio di Confindustria e delle banche, porta su un piatto d'argento alla U.E. i sacrifici impressionanti dei lavoratori. E' la premessa per consegnare a breve anche lo scalpo dell'art 18. La verità è che il governo e la classe dominante di questo paese possono permettersi tutto ciò perchè non trovano opposizione. Non solo: dispongono del sostegno di PD e PDL e UDC, tutti a libro paga di grandi imprese e banche; si avvalgono della benedizione del Capo dello Stato lungo un piano inclinato per un accordo a perdere il lavoro e, in ogni caso, la rinuncia a contrastare i diritti acquisiti dalle generazioni precedenti di lavoratori. Così non si può continuare. Lo sciopero del 9 marzo è una scelta molto positiva e importante. Ma non basta. Occorre gettare in campo la forza sociale di 16 milioni di lavoratori creando un braccio di ferro col padronato e col governo. O l'insieme del sindacato lavora a questa svolta, o tutto continuerà a rotolare all'indietro col rischio di una disfatta storica
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