Poi si è passati a “ lo ha detto il tg”. Sosteneva un vecchio cronista che un fatto avviene se ne viene data notizia. Altrimenti è come se non fosse avvenuto. Psicanalisti e psicologi sostengono che “ una bugia ripetuta mille volte diventa una verità”. Bene, se contiamo quante bugie vengono scritte e dette a proposito di riforma del lavoro e di articolo 18 siamo ben oltre il fatidico mille. Ognuno ci mette del suo. Si potrebbe scrivere un libro delle bugie, sia per quanto riguarda i contenuti del “famigerato “ articolo, sia per quella che viene ritenuta una “ anomalia “ italiana. Sui contenuti viene detto che blocca i licenziamenti, che se un imprenditore non ce la fa più a tenere in piedi una azienda non può licenziare e balle simili. Basta leggere le statistiche su disoccupati, precari, licenziati, cassa integrati, contratti temine, a progetto, finte partite Iva, per rendersi conto che l’articolo 18 non ha alcuna colpa. Più difficile, più insinuante il fatto che la normativa prevista dallo Statuto dei lavoratori, sia una “ anomalia” tutta italiana. Più difficile ristabilire la verità: il reintegro nel posto di lavoro esiste in forme simili in 15 dei 27 paesi dell’Unione europea, in altri tre è possibile , ma non obbligatorio. Dice Fassina,della segreteria del Pd, responsabile delle politiche economiche e del lavoro: “L ‘anomalia in Europa non è l'Italia, ma una cultura aziendale che punta - inutilmente - a recuperare competitività attraverso l'arretramento delle condizioni del lavoro".
Una lunga storia di verità nascoste o deformate
Raccontiamo questa “ storia” di bugie e di bugiardi. L’ultima volta che abbiamo ascoltato questa bugia riguarda il programma di Serena Dandini con una Emma Bonino che si vantava di essere state fra i primi, i radicali appunti, a cercare di abolire l’articolo 18, che “ esiste solo in Italia”, ha detto con imbarazzo di Serena che evidentemente poco conosceva la materia. Più grave è che tutti gli autorevoli esponenti di esponenti di Confindustria, dalla Marcegaglia che a fine maggio lascia il posto ai due candidati alla presidenza, Bombassei e Squinzi battono il chiodo della “ anomalia”. Marchionne è il primo nella lista, per non dire dell’ex ministro Sacconi. Nella scala della gravità salgono verso il vertice purtroppo autorevoli ministri, in primo luogo Elsa Fornero cui viene l’orticaria al solo nominare la norma, che ricopre proprio nil dicastero del Lavoro e che tratta con i sindacati. Ma anche il premier Monti non resta secondo a nessuno. Più grave ancora che sia l’Europa, la tecnocrazia e la burocrazia che amministra il vecchio continente, a indicarci che dobbiamo eliminare, ritoccare, manomettere, l’articolo 18 per allinearci con gli altri paesi europei. Si potrebbe rispondere che se questa “ filosofia” che ci si deve allineare al peggio prendesse piede, il progresso si arresterebbe
L’Italia il paese fra i più flessibili in Europa
Sempre a livello di strutture tecnocratiche cade nel ridicolo l’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione. Ci fa sapere con un documento che bisogna “ ammorbidire” la legislazione sul lavoro, troppi vincolo in uscita. Solo a gennaio di questo anno l’Ocse diceva che l’Italia era il paese più flessibile in Europa. Pubblicava una statistica da cui risultava che.I vincoli in uscita erano al di sotto della media europea.Catalogati con un indice convenzionale pari a 1.77 mentre la Germania veniva collocata a 3.00, vincoli molto più consistenti cioè. Visto che proprio giovedì riprende il confronto fra governo e parti sociali e ci si avvicina al momento in cui si affronterà il tema dell’articolo 18 kla presa di posizione dell’Ocse che smentisce se stessa puzza di bruciato e molto. Sembra scritta sotto dettatura e che qualche manina abbia provveduto. Sarebbe utile ,allora, che perlomeno per mille volte venisse ripetuta la verità a partire dai media,taluni bugiardi fino alla punta delle ossa. Vediamo i paesi dove esiste la possibilità di essere reintegrato nel posto di lavoro.
Il reintegro previsto in 15 paesi dell’Unione europea
In Portogallo questo diritto è sancito nella Costituzione,.fa parte delle leggi sul lavoro in in Germania, Olanda, Austria, Bulgaria, Estonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, Slovenia e Ungheria,in Danimarca e Finlandia non per legge, nel Regno Unito nel caso il licenziamento sia per discriminazioni razziali,in alcuni casi in Francia. Si potrebbe fare una puntata anche negli Stati Uniti dove una legge sui licenziamenti, “American Rule” che risale alla fine dell’800 è stata messa in soffitta. Ci sono atti di carattere legislativo , “ statutes” , leggi a livello federale che rendono illegittimi i licenziamenti in situazioni specificamente individuate, che sono moltissime. Non è previsto il reintegro anche se ci si sta orientando verso questa possibilità. Ma le sanzioni per chi licenzia in modo illegittimi sono pesantissime. In particolare norme federali e statali le “ Whistler-blowers laws” tutelano da licenziamenti effettuati per “rappresaglia” contro il lavoratore che abbia denunciato violazioni di legge da parte dell’azienda. Una ripassata della legislazione Usa farebbe bene anche a Marchionne.
domenica 26 febbraio 2012
ROMA - “Lo ha detto la radio” si affermava una volta quando qualcuno metteva in dubbio quanto ti sostenevi.
Fiat Sata. Landini (Fiom): “Esprimiamo soddisfazione per la sentenza del Tribunale di Potenza che reintegra i tre lavoratori di Melfi e condanna l'Azienda per comportamento antisindacale”
Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
“La Corte d'Appello di Potenza ha accolto il ricorso della Fiom, confermando così la condanna alla Fiat Sata di Melfi per comportamento antisindacale e disponendo il reintegro sul loro posto di lavoro di Giovanni Barozzino, Antonio La Morte e Marco Pignatelli. Viene così confermato il primo decreto emesso dal Tribunale di Melfi.”
“La Fiom esprime la sua più profonda soddisfazione per la sentenza, soprattutto alla luce dei gravi atti di discriminazione contro i nostri iscritti e i nostri delegati che si stanno verificando in tutti gli stabilimenti del Gruppo. Il licenziamento dei tre lavoratori di Melfi del luglio 2010 è stato, infatti, il primo gravissimo attacco al diritto di sciopero, alla dignità e alle libertà di chi lavora condotto nell'ambito del nuovo modello Marchionne.”
“Visto l'uso strumentale e la denigrazione a mezzo stampa avanzata in questi mesi verso i tre lavoratori iscritti e delegati della Fiom, valuteremo insieme a loro se richiedere i danni morali.”
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 23 febbraio 2012
sabato 25 febbraio 2012
le mille balle di Marchionne
"Questa intervista di Sergio Marchionne contiene molte falsità. Ma soprattutto una notizia grave, che non dovrebbe preoccupare solo noi, ma tutti gli italiani: la Fiat pensa di chiudere due stabilimenti”. Maurizio Landini ieri ha compulsato riga per riga quello che Marchionne ha detto al Corriere della Sera. Due pagine piene di messaggi in codice. Il leader della Fiom la considera “un punto di non ritorno”.
Landini, perché è così preoccupato? Perché tutto quello che la Fiom ha detto per anni, spesso in solitudine, si sta purtroppo realizzando. Si riferisce alla produzione? Cominciamo con il dire che Marchionne non ha parlato in un giorno a caso. Ma quando i giudici hanno detto che tre lavoratori licenziati ingiustamente vanno reintegrati. Dice che l’ad ha provato a oscurare la vittoria di Barozzino e dei suoi compagni, con l’azienda che ora si rifiuta ancora di reintegrarli? Non so. Ma di sicuro c’è un fatto: è la quarta volta in un anno e mezzo che la Fiat viene condannata per comportamenti antisindacali!
E per di più per vicende diverse e da tribunali diversi: penso al reintegro ordinato a Torino per il licenziamento ingiusto dell’impiegato Pino Capozzi. Vuol dire che sono eventi collegati? Ovviamente sì: c’era un disegno preciso: avere in fabbrica solo i sindacati che piacciono alla Fiat e intimidire gli altri. C’è riuscita? Può riuscire se in questo paese il governo non si rende conto che deve intervenire per ripristinare la rappresentanza. Dice Marchionne che voi fate politica. Mi diverte molto che il dottor Marchionne, che è appena uscito dalla Confindustria, ieri sponsorizzava il suo candidato, Bombassei: l’unico in campagna elettorale per ora è lui. Lei non lo sopporta, dica la verità. Affatto. Trovo pericoloso che metta in discussione la rappresentanza sindacale, questo sì. Lui dice che a Pomigliano non ci sono discriminazioni per voi.
Un’altra bugia: il fatto che invitino gli operai a stracciare la tessera è apparso su tutti i giornali. Quindi Marchionne mente? Non c’è un solo iscritto Cgil su 2000 assunti. Questo è un fatto, punto. E sul piano industriale? Leggendo l’intervista incalzante di Mucchetti la cosa più preoccupante è che il piano Fabbrica Italia non esiste più. Non lo dice esplicitamente. Dice che il mercato non è più quello che aveva previsto, dice che in Italia non venderà più un milione e 400 mila auto. Non parla più dei 20 miliardi di investimenti! Colpisce più voi o più Uil e Cisl?
Chi ha firmato contratti adesso sa che ha messo il suo sigillo su cambiali in bianco. E poi? In quattro mesi è scomparso un altro stabilimento In che senso? Presentando la nuova Thema Marchionne disse: è venuta meno la produzione di uno stabilimento. Adesso parla di due. Se segue questo ritmo a giugno non c’è più nulla. Ma il governo non ha nulla da dire? Però Marchionne dice che se vende in America si salvano… Ha chiuso Termini dicendo costava troppo attraversare il Tirreno. Adesso pensa che le Punto devono attraversare l’Atlantico? Per lui l’accordo sul gruppo Fiat è valido perché votato dagli operai. Altra balla! Hanno votato 6 mi-la su 80 mila! E ci sono 20 mila firme che chiedono un referendum su questo contratto. Perché non lo fa se è così sicuro? Pensa di vincerlo? Io mi limito a osservare che con 20 mila firme che lo chiedono, quelli che non vogliono farlo sono loro. È arrabbiato perché Marchionne dice che con Rinaldini, suo predecessore, si trattava meglio? Fa assolutamente sorridere. Abbiamo condiviso tutte le scelte: solo in questi anni non ha accettato di vederci. È lui che ha cambiato stile e modi, non noi. Ma lei ci parlerebbe? Anche domani. Temo che si sta preparando a fondere il gruppo in cui la Chrysler è il vero baricentro e l’Italia solo un’appendice. Non crede di dover dialogare con Uil e Cisl? Ho già proposto a loro di far votare i lavoratori sul contratto.
Se loro lo accettano io sono disposto a fare un grande accordo per la democrazia sindacale. Non è colpa mia se si rifiutano. Lei sa che per loro il referendum è un boccone amaro… Io non lo voglio fare perché sono certo di vincerlo. Io voglio farlo perché è giusto. E se lo perdesse lei firmerebbe il contratto, Landini? La mia organizzazione, quando i referendum si svolgono senza ricatti, ne rispetta sempre il verdetto. Ma siccome questa possibilità non ce la danno il 9 marzo saremo in piazza San Giovanni, per difendere il lavoro.
giovedì 23 febbraio 2012
mercoledì 22 febbraio 2012
martedì 21 febbraio 2012
Fiat. Airuado (Fiom): “In questi giorni depositeremo 61 cause in 20 Tribunali per comportamento antisindacale. Da oggi attivo il nr verde della Fiom per i lavoratori del Gruppo”
Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom-Cgil e responsabile del settore Auto, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
“In questi giorni la Fiom depositerà 61 cause in 20 Tribunali per verificare il comportamento antisindacale della Fiat che non ha riconosciuto i nostri rappresentanti sindacali nominati a inizio anno, non concede le agibilità sindacali ai rappresentanti della Fiom eletti dai lavoratori nelle sue fabbriche. Questa non sarà l'unica iniziativa che metteremo in campo, se necessario arriveremo fino alla Corte Costituzionale per garantire ai lavoratori e alle lavoratrici del Gruppo il diritto a scegliere liberamente i loro rappresentanti.”
“Tra le azioni legali in corso, avvieremo anche una denuncia per discriminazioni sulla mancata assunzione degli iscritti alla Fiom nella Fabbrica Italia Pomigliano. Vanno anche chiarite le situazioni discriminatorie che si sono verificate nello stabilimento di Melfi, fatti per i quali sono già state presentate delle denunce individuali presso le sedi competenti.”
“Stiamo assistendo ad una vera campagna di controinformazione da parte dell'Azienda che ha distribuito a tutti i lavoratori un pamphlet in cui parla del nuovo contratto specifico di settore e attivato un numero verde aziendale a cui i lavoratori possono rivolgersi. Per questo abbiamo deciso di dare vita a una campagna attraverso una pubblicazione dal titolo 'Quello che la Fiat non dice sul nuovo contratto' che distribuiremo a tutti gli 82.600 lavoratori del Gruppo e attivato un numero verde (800.658.166) per quei lavoratori che hanno dei dubbi su ciò che racconta l'Azienda di quell'accordo.”
“Riguardo alla lettera aperta delle lavoratrici della Fiat alla ministra del Lavoro e delle Pari opportunità sulla discriminazione delle donne per il Premio di risultato contenuta nell'accordo Fiat, considero importante la risposta di Elsa Fornero e che sarà molto importante che, in tempi rapidi, si svolga l’incontro con le lavoratrici anche perché si possa ulteriormente discutere e approfondire le altre richieste contenute nella lettera aperta.”
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 21 febbraio 2012
domenica 19 febbraio 2012
Con una scusa potrai essere licenziato se:
1) sciopererai contro l’azienda o per il contratto ( i precari non scioperano mai pena il mancato rinnovo)
2) Sei donna e vuoi fare più di un figlio (ricordiamoci dei licenziamenti in bianco fatti firmare dalle giovani donne)
3) Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative
4) Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo
5) Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (ed è molto probabile con l’allungamento dell’età lavorativa voluta dal Suo governo
6) Sei “antipatico” al proprietario o ad un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti (mobbing)
7) Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza (nei luoghi di lavoro dove non esiste l’articolo 18 gli infortuni gravi e i casi mortali sono molti di più)
8) Rivendichi la dignità di lavoratore, di uomo e donna.
9) Sei politicamente scomodo (ricordiamoci dei licenziamenti e dei reparti confine degli anni 50 e sessanta)
10) Non ci stai con i superiori
12) T’iscrivi ad un sindacato vero (su 1000 lavoratori richiamati alla FIAT di Pomigliano non uno è iscritto alla FIOM)
13) Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro
14) Fai ombra al superiore e se pensa che sei più bravo di lui e puoi prenderne il posto (a volte comandano più del proprietario)
15) Hai parenti stretti con gravi malattie e hai bisogno di lunghi permessi
16) Non sei più funzionale alle strategie aziendali
17) Reagisci male ad un’offesa di un superiore
18) Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario
Ne avrei altre ma sono 18 come l’articolo che volete abolire o stravolgere.
Molte di queste situazioni le ho toccate con mano nei miei quarant’anni di lavoro in fabbrica e alcune altre riportate dalla stampa
Se il Presidente Monti e la Ministra Fornero rispondono in merito a quanto ho scritto spiegando ai lavoratori italiani cosa faranno contro queste potenziali discriminazioni, mi convinceranno sull’abolizione dell’articolo 18.
sabato 18 febbraio 2012
giovedì 16 febbraio 2012
14 febbraio 2012
Documento finale
Il Comitato centrale della Fiom-Cgil proclama, per venerdì 9 marzo 2012, 8 ore di sciopero generale per
tutta la Categoria e indice una manifestazione nazionale a Roma.
La manifestazione indetta per sabato 18 è sospesa ed è convocata un'Assemblea nazionale delle delegate,
dei delegati e quadri della Fiom-Cgil che si volgerà a Roma presso la struttura Atlantico.
Il Comitato centrale della Fiom, nel confermare le ragioni e i contenuti delle rivendicazioni alla base della
mobilitazione precedentemente decisa, intende sottolineare le seguenti questioni.
1. Va respinta ogni manomissione all'articolo 18, che rimane elemento centrale per la tutela della
dignità e della libertà nel lavoro; unica disponibilità è per una normativa che acceleri la celebrazione
dei processi.
2. La riunificazione dei diritti nel lavoro, la difesa dell'occupazione e la costruzione di nuovi posti di
lavoro, sono oggi la vera priorità economica, sociale e politica. Pertanto occorre ridurre la
precarietà, estendere i diritti, la tutela del reddito e gli ammortizzatori sociali a tutte le imprese e a
tutte le forme di lavoro, impedire le discriminazioni di genere e rimettere in discussione gli ultimi
inaccettabili provvedimenti sulle pensioni, comprese le garanzie per l'accesso alla pensione delle
persone coinvolte in accordi di ristrutturazione e di crisi.
3. Occorre prevedere un piano straordinario di investimenti pubblici e privati per un rilancio del nostro
sistema industriale fondato sull'innovazione, la formazione e la sostenibilità ambientale delle
produzioni e dell'uso del territorio.
4. La riconquista del Ccnl e la qualificazione della contrattazione collettiva passa oggi attraverso una
reale democrazia nell'esercizio della rappresentanza e nell'affermazione delle libertà sindacali e in
tutti i luoghi di lavoro a partire dalla Fiat.
In questo contesto lo sciopero generale della categoria intende contrastare le scelte della Fiat e di
Federmeccanica di messa in discussione dei diritti e della contrattazione collettiva, anche attraverso una
coerente pratica contrattuale diffusa in tutte le imprese e in tutti i territori.
Inoltre il Comitato centrale considera non accettabili e sbagliate le scelte del Governo italiano, che si
rifanno all'applicazione della lettera della Bce, che non intervengono sulle ragioni che hanno prodotto la
crisi, ma semplicemente tagliano lo Stato sociale, privatizzano e attaccano i diritti nel lavoro.
Il Comitato centrale assume i contenuti della mobilitazione europea della Ces del 29 febbraio e considera
necessario che la nascente Federazione europea dell'industria si faccia promotrice di una iniziativa di
mobilitazione capace anche di riunificare le lotte sindacali per una diversa idea d'Europa fondata sul lavoro
e la democrazia.
Approvato all'unanimità
Fincantieri.
Fincantieri. Pagano (Fiom): “Positivo l'accordo unitario relativo a Sestri Ponente. Adesso occorre impegnarsi per risolvere le restanti criticità, a partire da Castellammare di Stabia”
Alessandro Pagano, coordinatore nazionale Fiom-Cgil della cantieristica navale, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
“La Fiom nazionale valuta positivamente il raggiungimento di un accordo unitario relativo alla delicata situazione produttiva e occupazionale della Fincantieri di Sestri Ponente (Genova).”
“L'intesa prevede l'utilizzo della Cassa integrazione guadagni straordinaria a rotazione per gestire lo scarico di lavoro che interesserà 330 unità nel prossimo biennio, escludendo l'individuazione di esuberi strutturali. Verranno inoltre accompagnati alla pensione i lavoratori che matureranno i relativi requisiti nei prossimi tre anni; ciò sarà realizzato attraverso l'utilizzo della mobilità su base volontaria, concordata per un massimo di 60 unità. Il cantiere manterrà sostanzialmente inalterata la sua capacità produttiva che sarà utilizzata nell'ambito di una missione integrata con gli altri cantieri del Gruppo adibiti alla costruzione di navi da crociera, aprendosi anche a un futuro industriale di polifunzionalità.”
“La continuità produttiva del cantiere di Sestri Ponente sarà garantita attraverso la costruzione di una unità navale adibita al trasporto di sezioni di navi o di altri grandi manufatti. Tale attività costruttiva, a partire dal prossimo mese di settembre, durerà circa 9 mesi. Si tratta di un risultato importante che permette di stabilire unitariamente un nuovo punto di partenza per il rilancio del sito produttivo e per il suo futuro consolidamento.”
“I contenuti di questo accordo, che è stato approvato all'unanimità dalle lavoratrici e dai lavoratori nelle assemblee che si sono svolte oggi nel cantiere, risolvono radicalmente una delle criticità per le quali come Fiom non avevamo condiviso l'intesa del 21 dicembre scorso, aggiungendosi, in questo, agli importanti accordi unitari sottoscritti negli altri cantieri.”
“Relativamente alla situazione complessiva del Gruppo, vanno risolte le restanti criticità, a partire dalla salvaguardia e dal rilancio del cantiere di Castellammare di Stabia (Napoli), ad oggi privo di una definita missione produttiva. A questo proposito, come Fiom, riteniamo necessaria una rapida e positiva conclusione dello studio di fattibilità del bacino di costruzione, confidando sulla possibilità di un forte impegno unitario per il raggiungimento di questo importante obiettivo.”
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 16 febbraio 2012
mercoledì 15 febbraio 2012
lunedì 13 febbraio 2012
Ly-O-Lay-Ale Loya
....e i missionari cristiani e protestanti furono con discrezione richiamati alle loro sedi tanto furono colpiti dalla spiritualità di quei "selvaggi" che dovevano convertire, per evitare di essere a loro volta convertiti ( Vittorio Zucconi - Gli spiriti non dimenticano)
Il guerriero non'è chi combatte.....perchè nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro !!!! Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.
E' suo compito occuparsi degli anziani,degli indifesi,di chi non può provvedere a se stesso e sopratutto dei bambini.....il futuro dell'umanità !!!!
"Toro Seduto "
domenica 12 febbraio 2012
sabato 11 febbraio 2012
Il 18 per l'art. 18
Manca poco alla manifestazione promossa dalla FIOM per il 18 febbraio. Dovremo usare questi ultimi giorni per far crescere le adesioni, spiegare, “contagiare”, promuovere la partecipazione. Perché la manifestazione dell’18 febbraio è molte cose assieme e tutte sono decisive.
PER LA DEMOCRAZIA
E’ in primo luogo la manifestazione che denuncia lo sfregio della democrazia che si sta compiendo. Lo abbiamo scritto e detto. Dovremo scriverlo e dirlo finchè a quello sfregio non sarà posto rimedio. Contrastando ogni minimizzazione, ogni “adattamento” persino inconsapevole.
Sta accadendo qualcosa per cui non vale neppure il paragone con gli anni di Valletta. Qualcosa che non era mai avvenuto nella storia del paese dopo la fine del fascismo.
La Fiat ha fatto da apripista ad un modello che Federmeccanica vuole estendere a tutte le imprese. Un modello che è diventato addirittura il punto centrale del programma di Bombassei, il più accreditato concorrente alla poltrona di prossimo presidente di Confindustria.
In FIAT, le lavoratrici e i lavoratori non potranno più eleggere i loro delegati. In Fiat, la FIOM cioè la più grande organizzazione sindacale, non avrà più diritto di rappresentare le lavoratrici e i lavoratori, indire assemblee, avere a disposizione locali e permessi per l’attività sindacale, ricevere i contributi dei propri iscritti. Questo avviene perché la FIOM ha rifiutato di firmare il diktat di Marchionne. Un diktat che distrugge il contratto nazionale, viola il diritto di sciopero, peggiora in maniera micidiale le condizioni di lavoro. Che riduce le lavoratrici e i lavoratori a mere braccia da impiegare dentro una fabbrica che si fa caserma. La Fiom ha detto di no e “dunque” la Fiat ha deciso che la Fiom non deve esistere e che da qui in avanti saranno le imprese a scegliersi il sindacato con cui trattare.
Le immagini dell’espulsione della Fiom da Mirafiori con i lavoratori che portano via i ritratti di Trentin e Berlinguer, dicono più di mille parole. Si vuole chiudere una pagina di storia: quella del sindacato che trae la propria legittimazione dalla rappresentanza democratica delle lavoratrici e dei lavoratori, del sindacato che per esercitare quel mandato contratta, confligge, costruisce un punto di vista generale ed autonomo del lavoro in nome dei principi di solidarietà ed uguaglianza. Quella soggettività organizzata va eliminata, perché lavoratrici e lavoratori non siano che merce in competizione tra loro.
A questo esito ha lavorato alacremente il governo Berlusconi. Complice di Marchionne sia nella volontà di azzerare la Fiom che nell’obiettivo di distruggere il contratto nazionale di lavoro. Il governo Berlusconi è stato talmente solerte da varare come uno dei suoi ultimi atti una norma mostruosa. Una norma per cui attraverso la contrattazione aziendale o territoriale si può derogare sia al contratto nazionale che all’insieme delle leggi esistenti a tutela del lavoro. Assunzioni, mansioni e inquadramenti, orari e ritmi, dispositivi di controllo sui lavoratori, rapporti a termine e collaborazioni, licenziamenti: tutto viene sottoposto alla possibilità di ricatto, su tutto può arretrare la tutela della legge. Non è incredibile che non si discuta più di questo, della mostruosità giuridica, democratica e civile dell’articolo 8 della manovra di agosto?
PER LA DIFESA DELL’ARTICOLO 18
Il governo Monti ora sta andando avanti. Non una parola sulla cancellazione dai luoghi di lavoro del più grande sindacato di categoria, non una parola sull’articolo 8. Una nuovo attacco in corso invece. Quella per l’ulteriore erosione delle residue garanzie del lavoro a colpi di demolizione dell’articolo 18. Monti e Fornero non perdono occasione per esternare. Tra una dichiarazione sulla “monotonia “ del posto fisso e le reiterate affermazioni sui lavoratori “ipergarantiti”, continua l’offensiva. Prima si è proposto l’innalzamento a 50 dipendenti della soglia per cui non vale l’articolo 18, poi le molte varianti di contratto di ingresso, ora in ballo è esclusione dalla protezione dell’articolo 18 per i licenziamenti individuali per motivo economico. Quello che si vuole è eliminare la possibilità che un giudice esamini se questo o quel licenziamento è effettivamente determinato da reali motivazioni economico-produttivo e possa disporre la reintegra se quelle motivazioni non esistono. Eliminare la protezione dell’articolo 18 equivale a consentire che i licenziamenti che puntano a colpire lavoratori impegnati nell’attività sindacale vengano camuffati da licenziamenti per motivo economico. Ed è una variante su questa stessa linea l’idea di assimilare i licenziamenti individuali per motivo economico a quelli collettivi, proposta dalla Cisl e su cui si è manifestata una significativa apertura da parte di autorevoli dirigenti del PD. Nel caso di licenziamenti collettivi per motivi economici, infatti il datore di lavoro è tenuto solo al rispetto di una serie di criteri per l’individuazione dei lavoratori da licenziare. La giurisprudenza prevalente interpreta il ruolo del giudice, pur non escluso, come mera verifica del rispetto di questi criteri, e comunque attribuisce un valore decisivo all’accordo sindacale nella gestione delle crisi. Trasferire di fatto questo potere dei sindacati dalla gestione delle crisi aziendali al licenziamento di un singolo lavoratore, significa evidentemente aprire la porta a molti possibili arbitrii. Non ci sono forse sindacati che considerano legittima l’espulsione della Fiom dai luoghi di lavoro?
Le molte ipotesi circolanti sull’articolo 18, l’esposizione che Monti e i suoi ministri hanno avuto su questo tema, ci dicono che in via diretta o attraverso diverse ipotesi di “aggiramento”, quello a cui si punta è una salto decisivo della ricattabilità dentro i luoghi di lavoro e dell’attacco alle libertà sindacali. Un tassello organico che si aggiunge alla mina dell’articolo 8 e all’espulsione dai luoghi di lavoro della Fiom e dei sindacati “che non firmano”.
PER UN’OPPOSIZIONE VISIBILE A LIVELLO SOCIALE E POLITICO.
La manifestazione del 18 febbraio, in questo contesto, si carica di per sé di un significato straordinario, sul terreno sociale e anche politico. La partita sulla cosiddetta riforma del mercato del lavoro, vedrà l’assenza di un contrasto vero nel paese oppure a partire dalla manifestazione dell’18 finirà la fase della rabbia rassegnata, dal senso di impotenza con cui è stata subita la più grave controriforma della previdenza della nostra storia? Se il governo andrà avanti sull’articolo 18, se Monti e Fornero continueranno con la loro protervia di èlites tecnocratiche sciolte da ogni vincolo democratico, con le loro bugie profuse a piene mani che si tratti di pontificare sugli “ipergarantiti” a fronte di centinaia di migliaia di posti di lavoro persi o della crescita dei salari del 12% per effetto delle “liberalizzazioni”, crescerà l’opposizione nel paese? La CGIL proclamerà lo sciopero generale ed un percorso di lotta vero? Il mondo del lavoro, la sinistra avranno la capacità di mettere in piedi un’iniziativa almeno pari a quella dei tassisti o degli autotrasportatori? L’iniquità delle politiche del governo Monti è stata chiara fin dal primo atto, da una manovra pagata tutta da lavoratori, pensionati, ceti medi. Da sinistra sono venute critiche, ma non è venuto il segnale necessario a dare il senso che qualcosa cambiava. Gli appelli reiterati alla costruzione di percorsi unitari che abbiamo lanciato non hanno dato l’esito che speravamo, sacrificati alla logica della “parentesi”. Ma questo governo non può essere una parentesi, perché il vero mandato che ha, quello della BCE, dell’Europa a dominanza tedesca, è il compimento di un disegno organico. E’ la risposta alla crisi nel segno dell’ipertrofia delle politiche che l’hanno causata. E’ una cesura compiuta con ciò che resta del modello sociale europeo. Il 18 febbraio può essere una scossa salutare anche a sinistra. Non c’è più tempo, nessun@ resti a casa!
E' quanto scrive sul suo blog (e in un comunicato) il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.
''Da quando il presidente del Consiglio e' il professor Monti, giornali e telegiornali usano gli stessi toni. Proprio come quei vecchi cinegiornali, che servivano ad addormentare le coscienze e a preparare l'arrivo di un nuovo potere, anche oggi Tv e giornali di regime -prosegue Di Pietro- ci raccontano in tutte le salse che questo governo ha fatto miracoli, che sta fronteggiando alla grande l'emergenza economica, che sta riequilibrando l'Europa, che sta al centro dell'attenzione del mondo e che, addirittura, si propone di rieducare gli italiani. Sciocchezze degne dei peggiori Ministeri della propaganda''.
''I fatti reali ci sono -sostiene Di Pietro- e sono molto diversi da come ce li raccontano. Ad esempio, ieri, proprio mentre Monti pontificava dagli Stati Uniti di aver convinto il mondo finanziario internazionale della bonta' del suo operato, l'agenzia Standard & Poor's ha tagliato il rating di 34 banche italiane e Bankitalia ha annunciato che la produzione industriale italiana e' ulteriormente calata e rischiamo la bancarotta. Questo governo e' certamente composto di ministri piu' competenti e capaci dei nani e delle ballerine del passato governo Berlusconi, ma proprio per questo e' ancora piu' da irresponsabili illudere gli italiani che adesso le cose vanno a meraviglia''.
''In realta', e al netto della propaganda, finora -dice Di Pietro- abbiano assistito solo ad un governo classista e doppiopesista che ha riempito di tasse quelli che erano gia' tartassati, ha rimesso l'Ici sulla prima casa, non ha mosso un dito per costringere le banche a restituire un po' di quel che hanno preso, riaprendo il credito per le piccole aziende in crisi. Soprattutto ha confermato tutte le schifezze che stava portando avanti il governo Berlusconi, a cominciare dall'acquisto dei 130 cacciabombardieri''.
''Ora si prepara a ingaggiare un conflitto mortale per il futuro dei lavoratori, in nome di una battaglia ingiusta come quella contro l'art. 18, su cui Monti, Fornero e compagnia bella si stanno intestardendo all'inverosimile solo per far vedere ai loro amici delle lobby economiche che sono riusciti a piegare la schiena dei poveri cristi. Ed infatti, dopo aver tartassato con i primi decreti le tasche degli italiani (sempre quelli eh, mica tutti), ora ha avviato alcune liberalizzazioni, ma come al solito ha colpito soprattutto le categorie piu' deboli, lasciando immutati i privilegi di lobby e grandi corporazioni che governano l'Italia nel campo di energia, trasporti, banche e assicurazioni. Ha fatto un grande strombazzare sul fronte della lotta all'evasione fiscale, ma a conti fatti sta colpendo solo i piccoli evasori senza concentrarsi sui grandi evasori e ora sembra addirittura che si prepari a rinviare i termini per il pagamento del contributo minimo dell'1%, che dovrebbero pagare gli scudati degli ultimi due condoni''.
''Alla fine dei conti la sola cosa in cui questo governo eccelle davvero e' la propaganda. Hanno imparato a vendersi molto bene -conclude Di Pietro- e godono della complicita' di quasi tutte le testate. Ma di governi bravissimi, soprattutto nel vendere fumo e nello spacciare l'ottone per oro, ce n'era gia' uno e, con tutte le differenze del caso, come non andava bene quello non va bene nemmeno questo'
giovedì 9 febbraio 2012
Il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso intervistata in occasione dell'inchiesta di 'Repubblica.it' 'Lavoro, la grande crisi' parla della difficile situazione industriale nel nostro Paese legata a quella che è una vera 'emergenza lavoro' tra i giovani precari, ma ormai, anche, tra gli over 50.
Per la leader della CGIL il rigore delle nuove regole dettate dalla finanziaria del Governo Monti va necessariamente accompagnato da nuove strategie di investimento industriale se l'obiettivo è veramente quello di far tornare in carreggiata il Paese. La critica mossa dalla leader della CGIL al Governo è che “non assume il tema del lavoro come tema centrale a cui dare risposte, ma continua ad immaginarsi che verranno “benefici” dal rigore finanziario, che – spiega - al contrario, così come interpretato, continua a produrre recessione e diminuzione di lavoro”.
Alla richiesta di un commento sui drammatici dati sull'occupazione diffusi dal centro studi di Confindustria che stimano essere a rischio nel 2012 più di 200mila posti di lavoro, Camusso avverte “è certo che leggono i problemi che abbiamo oggi”, riferendosi ai 300mila lavoratori coinvolti nelle vertenze al MISE, a quelli in Cassa integrazione in deroga, che afferma il Segretario Generale della CGIL “non si capisce se si potrà trasformare nuovamente in attività produttiva”. Inoltre, di fondamentale importanza secondo Camusso è la possibilità di ingresso nel mondo del lavoro “bisogna calcolare – dice - sia chi perde il lavoro, sia chi ne rimane fuori”.
E' nel cercare un legame tra la trattativa con il Governo sul mercato del lavoro, che si sta svolgendo in questi giorni, e la crisi caratterizzata dall'emergenza occupazionale, che la leader della CGIL elenca tre temi: le regole che, ribadisce “non basta cambiarle per creare occupazione”. Il Governo deve chiedere responsabilità alle grandi imprese e un'accelerazione degli investimenti ai grandi player dell'economia, c'è bisogno di “uno sforzo straordinario per rimettere in moto la macchina” afferma Camusso. In secondo luogo per la numero uno di corso d'Italia è necessario eliminare la “cesura” nel mercato del lavoro che è costituita dai giovani precari, dalle donne che, spiega “sono quasi scoraggiate nella ricerca del lavoro” e dagli over 50 che entrano nel circuito della precarietà. E' a queste figure, sottolinea Camusso che “bisogna dare risposte”. Infine, il terzo nodo da sciogliere è “come si sostiene l'attuale apparato produttivo” senza scaricare le soluzioni in termini di disoccupazione. A questo punto, la leader della CGIL tira in ballo la riforma pensionistica tanto contestata dalla CGIL che, conclude “rappresenta un vero problema”.
ci rivolgiamo a lei nel doppio ruolo istituzionale di Ministra del Lavoro e delegata dal Presidente del Consiglio a
coordinare le politiche di Pari Opportunità, siamo lavoratrici di varie aziende del gruppo Fiat e Fiat industrial a
cui da gennaio 2012 viene applicato il cosiddetto “Contratto collettivo specifico di Lavoro di primo livello del 29
dicembre 2010” che pretende di sostituire ogni precedente accordo e contratto previgente nelle aziende Fiat
ivi compreso il CCNL lavoratori Industria metalmeccanica privata.
“Contratto” che, come lei sa, è stato stipulato con associazioni sindacali rappresentative di una minoranza di
lavoratori e lavoratrici del gruppo e contro il parere della Fiom Cgil, associazione sindacale di maggioranza in
Fiat e a cui molte di noi aderiscono e nelle cui posizioni tutte ci riconosciamo.
Ci teniamo a farle presente che ad oggi nessun sindacalista delle associazioni firmatarie ha mai chiesto il
nostro parere sulle materie che andava a sottoscrivere e che nessuno ha inteso sottoporre al voto di
lavoratrici e lavoratori le intese realizzate.
Per questo abbiamo condiviso la scelta di nostre compagne e compagni di lavoro di promuovere il
Referendum abrogativo del cosiddetto “Contratto” perché quest’accordo ci toglie diritti e libertà fondamentali in
un paese democratico e peggiora drammaticamente le condizioni di lavoro e di fatica per ciascuna/o di noi.
Ma noi donne abbiamo una ragione in più per voler cancellare quell’accordo, perché in esso sono
contenute norme gravemente discriminatorie nei confronti di madri e padri, lesive della legislazione
vigente e dei principi di parità, sanciti dalla Costituzione Italiana e riaffermati dalle normative europee.
Infatti il “Premio straordinario 2012” pari a 600 euro lordi verrà erogato esclusivamente a chi avrà effettuato
“nel periodo gennaio- giugno 2012 un numero di ore di effettiva prestazione lavorativa non inferiore a 870”.
Nel testo dell’accordo è chiaro che è esclusa dal computo delle ore di effettiva prestazione lavorativa ogni
assenza/mancata prestazione lavorativa retribuita e non retribuita a qualsiasi titolo ivi comprese “le assenze
la cui copertura è per legge e/o contratto parificata alla prestazione lavorativa”.
Detto in parole semplici ciò vuol dire che in Fiat qualsiasi assenza dovuta a maternità(ivi compreso il
periodo di congedo obbligatorio e quello cosiddetto sotto ispettorato), le due ore di riposo per
allattamento, congedi parentali, assenze per malattia figlio, permessi per legge 104, faranno perdere il
diritto a percepire il premio 2012.( Sic!)
Sul Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, (che contiene il recepimento italiano della direttiva
2006/54/CE relativa al principio delle pari opportunità e parità di trattamento tra donne e uomini) è scritto che
in Italia è considerato discriminatorio “ogni trattamento meno favorevole in ragione dello stato di gravidanza,
nonché di maternità o paternità, anche adottive, ovvero in ragione della titolarità e dell’esercizio dei relativi
diritti” riteniamo quindi palesemente discriminatorio un accordo che nega l’erogazione del premio in
ragione dell’esercizio da parte di lavoratrici e lavoratori dei diritti a tutela della maternità e a favore
della conciliazione.
Inoltre queste somme saranno detassate, secondo le normative introdotte dal suo predecessore Ministro
Sacconi, contribuendo in tal modo ad allargare ulteriormente il differenziale salariale tra uomini e donne nelle
nostre aziende.
Chiediamo a lei, per il doppio ruolo istituzionale di cui è investita, e alle Consigliere di Parità regionali
e provinciali competenti per i territori in cui sono dislocate le sedi di aziende del gruppo Fiat, di
intervenire ad impedire che tale trattamento discriminatorio abbia luogo .
Lo riteniamo un atto dovuto non solo per noi e tutte le lavoratrici ( e qualche lavoratore) del gruppo Fiat e Fiat
Industrial, ma anche perché un accordo così palesemente discriminatorio applicato nel maggiore gruppo
industriale d’Italia non potrà che produrre un effetto negativo su tutta la contrattazione aziendale indicando
che la produttività aziendale viene prima di tutto, contro e sopra ogni diritto di lavoratrici e lavoratori, facendo
arretrare condizioni minime di civiltà, che già oggi vengono considerate come insufficienti per garantire nel
nostro paese reale parità e pari dignità nel lavoro.
Le segnaliamo inoltre che il nuovo sistema degli orari, la metrica e la turnistica che viene adottata con il nuovo
“Contratto “ determina un notevole peggioramento dei carichi di lavoro e dell’affaticamento sulle linee
di produzione.
Nessuno - né della gerarchia aziendale, né dei sindacati che hanno sottoscritto quell’accordo - ci ha
dimostrato che tali aggravi non avranno conseguenze negative sulla salute riproduttiva delle donne
inserite nelle linee di montaggio.
Non ci risulta, infatti , che siano state condotte indagini con rilevanza scientifica sui riflessi dei nuovi ritmi e
organizzazione del lavoro sulla fertilità femminile, sulla possibilità di portare a termine in modo regolare e
sano le gravidanze e l’allattamento o sulle alterazioni , disfunzioni e patologie del ciclo mestruale e della
menopausa, derivanti da tale sovraccarico di lavoro.
Le chiediamo quindi che in quanto delegata dal Presidente del Consiglio a coordinare le politiche di Pari
Opportunità, si faccia promotrice di una commissione d’inchiesta indipendente che approfondisca sul
piano scientifico i possibili rischi per la salute riproduttiva delle lavoratrici nel nuovo sistema degli orari
e dei turni previsto dal “Contratto” Fiat e imposto a tutte/i noi.
Infine, per quanto sopra espresso, le chiediamo di poterla incontrare al fine di poterle illustrare in
forma più articolata e documentata la nostra situazione e farle conoscere la Fiat a partire dalle
concrete condizioni di lavoro e di vita delle operaie e delle impiegate che vi lavorano
Le lavoratrici del gruppo Fiat / Fiat Industrial
SEGUONO 205 FIRME DI LAVORATRICI DEGLI STABILIMENTI:
FIAT CARROZZERIE MIRAFIORI - PRESSE MIRAFIORI - MECCANICHE MIRAFIORI (FIAT POWERTRAIN) - FIAT SERVICES
FIAT RICAMBI NONE VOLVERA - FIAT FGA (ENTI CENTRALI) - AUTOMOTIVE LIGHT VENARIA – FGA OAG -EX
BERTONE- di Torino
MAGNETI MARELLI di Corbetta , Milano
OFFICINE BRENNERO (IVECO) di Verona
MAGNETI MARELLI POWERTRAIN di Bologna e Crevalcore ( Bo)- CENTRO RICERCHE FIAT-Bologna
CNH ITALIA SPA – Stabilimenti di Jesi( AN) e Modena
FIAT AUTOMOBILES Spa di Cassino ( FR)
FIAT SEVEL di Atessa (CH)
FMA di Pratola Serra e IRISBUS di Flumeri (Av)
FIAT GROUP AUTOMOBILES POMIGLIANO - FIAT GROUP AUTOMOBILES - EX ELASIS - FIAT CENTER ITALIA - FIAT
POWERTRAIN TECHNOLOGIES S.P.A. POMIGLIANO di Napoli
FIAT POWERTRAIN di Termoli
FIAT SATA di Melfi
martedì 7 febbraio 2012
Le prime informazioni relative al confronto tra Governo Monti e OO.SS. sulla riforma del mercato del lavoro mi portano a dare un giudizio negativo sui contenuti della proposta e sul metodo adottato.
La Ministra Fornero sostiene che il governo andrà avanti nel suo progetto anche senza accordo con le parti sociali. La Ministra parte da una presunzione, che il governo dei migliori metterà ordine in un Paese in preda al disordine e che loro sono impegnati a cambiare il “ciclo della vita”.
Per un Governo che dovrebbe durare al massimo fino alla primavera del 2013 l’umiltà del voler costruire “l’uomo nuovo” nell’epoca della “rinnovata modernità” mi pare un’ambizione smisurata. Tutto questo è possibile perchè la politica ha rinunciato al proprio ruolo e alla propria missione. La riforma del mercato del lavoro è necessaria per ridurre quelle 46 forme di assunzione che la cultura neoliberista ha imposto negli anni ’90 e nel primo decennio di questo nuovo millennio.
Questa ossessione della flessibilità ha creato in Europa un mostro: il 49% degli occupati ha un lavoro variamente precario, sono circa 100 milioni.
Per non parlare di circa 70 milioni di lavori con scarsità professionale e circa 26 milioni di disoccupati. La situazione in Italia non è dissimile al resto d’Europa.
Per questo serve la riforma, per dare sicurezza, certezza, capacità di inclusione sociale, per dire BASTA alla precarietà, e dare un futuro, oggi, ai nostri giovani.
Invece, il Governo Monti, in continuità con le politiche di Berlusconi e con la cultura neoliberista, propone la vecchia ricetta, di mettere i giovani in cerca di lavoro contro altri lavoratori più anziani considerati privilegiati.
E’ già successo con le pensioni, e siamo stati sconfitti sul piano sindacale; sta riproducendosi sul tema della flessibilità del lavoro in uscita, con l’introduzione di una indennnità di licenziamento.
Il sindacato unitariamente deve dire NO! a queste proposte. La CGIL deve operare con CISL e UIL per fermare questo disegno del Governo Monti.
Il licenziamento senza giusta causa e giustificato motivo è un fatto di inciviltà giuridica che consideriamo inaccettabile. La “reintegra” decisa dal giudice a fronte di ingiustizia la vogliono abolire, cancellare, per favorire ancora un volta l’impresa che è corresponsabile dell’attuale crisi economico – finanziaria.
Lo stesso messaggio, con il voto di ieri in Parlamento, sulla responsabilità civile del magistrato è un ulteriore e grave attacco all’autonomia della Magistratura. L’inciviltà giuridica avanza, così i guidici difficilmente si metterebbero contro l’impresa e favorire le giuste ragioni del lavoratore licenziato senza giusta causa.
Cosa fare come Sindacato?
La Ministra Fornero usa la metafora del treno che sta passando con la modernità e con le necessarie riforme, e quindi il treno va preso in corsa.
Noi questo treno metaforicamente lo dobbiamo ostacolare, perchè porterebbe ulteriori divisioni e riduzioni dei diritti per chi lavora! Chi ha stabilito che quello è il treno giusto? Il treno neoliberista ha già prodotto ingiustizia, disuguaglianza, povertà, arretramenti dello stato di civiltà nel mondo, ha prodotto la crisi attuale!
Inoltre il Governo Monti e le Istituzioni europee hanno assunto la visione politica che i lavoratori “hanno vissuto al di sopra dei loro mezzi” e che “le retribuzioni sono aumentate più velocemente della produttività”.
Questo assunto ha l’obiettivo di indebolire la contrattazione collettiva e le politiche redistributive per far aumentare la domanda in un Paese sempre più depresso economicamente e politicamente.
Dopo tre anni di grandi lotte condotte dalla nostra Organizzazione contro le politiche economico-sociali del Governo Berlusconi, non possiamo consentire a Monti ciò che non abbiamo concesso in precedenza.
Queste scelte vanno contrastate! Se nei prossimi giorni si dovesse arrivare a decisioni che cancellano l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, o che vengano apportate modifiche peggiorative, la nostra risposta deve essere immediata, meglio se unitaria; la CGIL non può “subire” senza “reagire”.
Ad una decisione autoritaria, su un tema così importante, dobbiamo rispondere con lo sciopero generale e costringere il Governo Monti alle dimissioni per arrivare a libere elezioni e ridare al nostro Paese il diritto di decidere chi deve governare.
Oggi siamo un Paese a democrazia sospesa; il rischio è la transizione alla postdemocrazia. Alla CGIL il compito di difendere la Costituzione anche da un Parlamento sempre più delegittimato.