Napolitano non firma ddl lavoro, testo torna al Parlamento |
La CGIL ha criticato il testo di legge duramente - anche attraverso lo sciopero generale del 12 marzo - per l’aggiramento dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori. » Leggi il comunicato di Guglielmo Epifani » Le tappe del ‘collegato lavoro’ dal via libera al Senato alla bocciatura di oggi di Napolitano » Il testo integrale del messaggio del Presidente Napolitano alle Camere |
31/03/2010 Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rinviato al Parlamento il ddl lavoro, il testo di legge duramente criticato dalla CGIL - anche attraverso lo sciopero generale del 12 marzo - per le norme, in esso contenute, e che porterebbero tra l’altro all’aggiramento dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori. In una nota il Quirinale chiede alle Camere, a norma dell'articolo 74 della Costituzione, una nuova deliberazione sul provvedimento. “Il Capo dello Stato - motiva la nota - è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale”. Napolitano ha perciò ritenuto “opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale”. Il presidente della Repubblica, quindi, pur in un apprezzabile quadro riformatore benché estremamente eterogeneo, chiede che le Camere individuino “precise garanzie” e un equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale “più chiaro e definito”. Il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, esprime a nome dell’intera organizzazione sindacale “soddisfazione e apprezzamento per la decisione del Quirinale” e critica l’avviso comune su arbitrato e conciliazione firmato dalle parti, esclusa la CGIL . Per Epifani le motivazioni che hanno spinto il Colle a non firmare la legge sono le stesse espresse dalla CGIL. “E’ una decisione - prosegue il Segretario Generale - che conferma le considerazioni della CGIL sugli aspetti critici del provvedimento. E’ di tutta evidenza l’intempestività di una dichiarazione comune su una legge - conclude Epifani - nemmeno ancora promulgata né pubblicata sulla Gazzetta ufficiale”. La CGIL non solo oppone da tempo una forte critica al 'ddl lavoro', ma vuole proporsi come luogo di discussione con studiosi magistrati avvocati e forze politiche. A questo proposito è stato organizzato per il 23 aprile il convegno su 'Crisi e riforma della giustizia del lavoro'. |
mercoledì 31 marzo 2010
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