“Siamo vittime di una rappresaglia”, aveva detto la giornalista al quotidiano. E il direttore le invia una contestazione formale indirizzata anche all’azienda. Contestando la mancata richiesta di autorizzazione e i dati di ascolto della testata
Le acque al Tg1 cominciano a farsi agitate assai. Una lettera di contestazione formale è stata mandata alla conduttrice Maria Luisa Busi per la sua intervista di oggi sul quotidiano ‘la Repubblica’. Ad inviargliela – secondo quanto si apprende – il direttore del TG1 Augusto Minzolini. La lettera è stata indirizzata, per conoscenza, anche al direttore delle risorse umane dell’azienda Luciano Flussi. Nella lettera – sempre a quanto si apprende dall’Ansa – Minzolini contesterebbe alla giornalista della sua testata la mancata richiesta di autorizzazione per l’intervista di oggi, i dati degli ascolti del Tg1 forniti dalla Busi e rileverebbe l’ingiustizia nei confronti di altri colleghi che invece, l’autorizzazione, l’avrebbero chiesta anche per la semplice presentazione di un libro.
“RAP-RAPPRESAGLIA! – La Busi con Repubblica aveva parlato dopo la rimozione di tre conduttori che non avevano sottoscritto una lettera di solidarietà al direttore dopo le critiche arrivate, effettuata da Minzolini per “ringiovanire” il telegiornale, come da lui stesso spiegato. “Credo non sia affatto casuale. Credo si tratti di una rappresaglia. Una rappresaglia che prima dei colleghi, volti storici e professionisti liberi di questo giornale, ha colpito Massimo De Strobel, caporedattore centrale, uomo chiave della storica macchina del Tgi. Anche lui non firmatario di quella lettera, guarda caso. Anche lui rimosso senza una alternativa professionale credibile. Il clima? Il clima in redazione è insostenibile, in 21 anni ho visto altri direttori riconducibili all’area culturale del centrodestra (Vespa, Rossella, Minun), nessuno aveva mai osato tanto“, aveva detto la Busi. C’è chi dice che il Tg1 è schierato, aveva chiesto Palestini: “Mi chiedo come si possa dire il contrario. È sotto gli occhi di tutti, di milioni di spettatori. Sempre meno, tra l’altro. Abbiamo perso pubblico siamo attestati al 26 per cento di ascolto. Incontro continuamente gente che dice, “io non vi guardo più”. La gente più disparata. Difficile credere che non dipenda da due ordini di problemi: il primo, gli editoriali. Il direttore ha diritto a farli, ma non credo debba dimenticare che si tratta del primo giornale del servizio pubblico. Che non si era mai schierato a questi livelli sui temi cari al governo e alla presidenza del consiglio. Il secondo, è la rappresentazione del Paese. Al tg1 non si parla più della vita reale, dei problemi dei cittadini, di chi ha perso il lavoro, di chi non ce la fa, dei cassintegrati, dei precari della scuola“.
FNSI E CAPEZZONE - Protesta la Federazione nazionale della Stampa che sottolinea:« nell’espressione delle idee nessun giornalista deve chiedere il permesso». Spiega la Fnsi che i «poteri del Direttore in materia non possono mai essere messi in conflitto con le prerogative e i diritti derivanti da ruoli e qualifiche professionali maturati. Sono cose che succedono oggi al Tg1 e che non appaiono affatto normali. Ciò è ormai risaputo e non è liquidabile con battute». Ma la nuova polemica interna arriva alla fine di una giornata di dibattito politico sul tema. Per il portavoce del Pdl Daniele Capezzone «gli attacchi contro Augusto Minzolini sono ormai sempre più infondati e sempre più faziosi». A suo avviso «è paradossale che vi siano torme di soggetti che, senza averne alcun titolo, pretenderebbero di stabilire al posto del direttore del Tg1 chi debba svolgere l’una o l’altra funzione all’interno della compagine redazionale – aggiunge Capezzone -. Questa campagna contro Augusto Minzolini è ormai logora, mostra la corda, oltre ad essere sconfessata dai successi di ascolto del Tg1». Mentre dall’Idv, il senatore Francesco Pancho Pardi, viene la «piena solidarietà a chi, nella redazione del Tg1 e nella Rai in generale, non si piega alle pressioni che arrivano direttamente da Berlusconi e resiste nonostante le vergognose epurazioni in corso».
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