IL RETROSCENA sull’esclusione delle liste PDL nel Lazio. Ecco come è andata veramente.
Niente panini acquistati un momento prima della chiusura degli uffici . Nessun giudice rosso e sovversivo che tenta di boicottare la scalata della sindacalista di ferro, e soprattutto nessuna responsabilità imputabile ad esponenti del partito dei Radicali.
A quanto sembra la colpa di tutta questa grottesca bagarre, è imputabile solo ed esclusivamente al PDL. E più precisamente ad alcune lotte interne al partito.
Vado a spiegarvi il perché.
Quello che succede prima di ogni elezione, all’interno di ogni grande partito, è una sorta di guerra nascosta a gli occhi degli elettori. Nel periodo pre-elettorale si ricalibrano gli aghi delle bilance, si consolidano le alleanze e si sciolgono le vecchie unioni.
Soprattutto nei partiti nati dalla fusione di quelli più piccoli, capita spesso che gli esponenti confluiti nella coalizione tendano a rimanere fedeli alla vecchia bandiera. Questo comporta una specie di cameratismo interno, che spesso sfocia in vere e proprie lotte intestine.
Lotte che in alcuni casi portano allo scioglimento del partito stesso, ma che la maggior parte delle volte si risolvono, accontentando ogni singola parte a suon di poltrone d’oro ed incarichi importanti, quali assessorati, sottosegretariati, posti all’europarlamento.
Il momento migliore per far valere le proprie ragioni all’interno di un partito, ed accaparrarsi quindi una candidatura, un incarico o una poltrona, è quello delle elezioni. Non importa se comunali, regionali o nazionali.
Alla vigilia di una votazione quindi, ogni personaggio che conta, tenta di piazzare tra le candidature, un suo fedelissimo, che in cambio di uno stipendio a molti zeri, avrà il compito di mantenere stabile la posizione del suo diretto superiore, ed ingrassare le fila della corrente alla quale fa riferimento.
Oltre ad appagare i vertici ed i quadri di ogni partito, spesso capita, specie nelle elezioni comunali e regionali, di dover accontentare anche la manovalanza. Ossia quei personaggi, spesso scomodi, che non compaiono a livello nazionale di fronte all’elettorato di massa, che mai vedrete in televisione in qualche talk show, ma che “dietro le quinte”, lontano dagli occhi, lavorano per spostare centinaia, a volte anche migliaia, di voti.
La maggior parte delle volte, questi individui, che gestiscono migliaia di voti, sono elementi fondamentali per il partito. Loro fanno il lavoro sporco. Girano nei quartieri, vivono in mezzo alla gente, raccolgono lamentele e fanno promesse in prima persona. Insomma fanno politica come si faceva un tempo.
Capita inoltre, specie in un partito che affonda le sue radici nella militanza cameratista, come il PDL. Che questi personaggi, non abbiano proprio un passato che si possa sbandierare ai quattro venti.
E capita, che personaggi del genere possano prenderla poco bene, se all’ultimo momento si cerca di farli fuori dalle liste elettorali.
Ed è proprio questo quello che sembra possa essere accaduto durante la presentazione delle liste per le elezioni alla regione Lazio.
Il motivo per il quale il PDL non ha consegnato nei termini di legge la documentazione sulle proprie liste, è imputabile ad una lotta interna, nella quale alcuni esponenti di spicco della corrente di Forza Italia, hanno tentato di far fuori dei candidati appartenenti alla corrente di Alleanza Nazionale.
Ma ricostruiamo i fatti.
Il presidente del XIX municipio di Roma, tale Alfredo Milioni (incaricato di presentare le liste) la mattina della consegna, riceve una telefonata nella quale gli viene ordinato di cancellare ben quattro nomi, appartenenti alla corrente di AN e sostituirli con altrettanti candidati fedeli a Forza Italia.
Un vero e proprio colpo di mano, compiuto all’ultimo momento, dai vertici Berlusconiani ai danni dei fedelissimi di Alleanza Nazionale.
Su chi abbia fatto la telefonata, non ci sono certezze, ma si vocifera si tratti di Gianni Sammarco, Deputato e vice coordinatore del PDL, nonché cognato di Cesare Previti. Ovviamente Sammarco smentisce.
Ma cosa è successo dopo che Milioni, chiusa la telefonata, si è apprestato a cancellare i quattro nomi ed a sostituirli con i nuovi più consoni candidati?
Proprio in quel momento è scoppiata una rissa. Quella famosa, che ha tenuto banco sui TG di tutto il paese. La bagarre c’è stata, e si è svolta tra Milioni, alcuni esponenti dei radicali e due personaggi misteriosi. I quali sembrano essere molto più che semplici comparse in tutta questa vicenda.
I due personaggi in questione, sembra fossero due fedeli collaboratori di Samuele Piccolo un ex di An, giovane consigliere comunale, nonché uno dei candidati PDL per il Lazio.
Probabilmente, siccome Piccolo non è uno sprovveduto, aveva mandato i due collaboratori a sincerarsi che le presentazione dei documenti procedesse senza intoppi. Ma sembrerebbe proprio che l’intoppo ci sia stato. Infatti uno dei nomi da depennare dalle liste, a favore di qualche raccomandato di Forza Italia, era proprio quello di Samuele Piccolo.
Non appena scoperto il sotterfugio, i due fedelissimi del giovane consigliere si sono prontamente attivati per bloccare la presentazione delle liste. Nella concitazione sarebbero intervenuti alcuni esponenti del partito dei radicali, presenti in tribunale, e nel frattempo i termini di legge per la consegna venivano ampiamente superati per motivi di tempo.
Sembra che il nome che doveva sostituire quello di Samuele Piccolo, fosse quello di Pietro di Paolo, consigliere comunale e marito dell On. Saltamartini.
Piccolo dal canto suo non conferma ma neppure smentisce l’episodio. E tramite le pagine del giornale “La Repubblica” afferma: “Quando ho letto che la lista del PDL sarebbe stata presentata in ritardo perché qualcuno voleva cassare il mio nome in extremis per sostituirlo con quello di chi non si sa bene di chi, sono rimasto senza parole”.
E prosegue: “mi auguro che il presidente Berlusconi, che proprio pochi giorni fa ha parlato di trasparenza e di serietà dei candidati, intervenga subito per fare piena luce su questo spiacevolissimo episodio che mina la credibilità della politica”.
Ovviamente il presidente Berlusconi, sembra non aver preso in considerazione neanche lontanamente l’ipotesi di intervenire sull’episodio. La sua strategia politica, per giustificare la mancata presentazione delle liste, resta quella del collaboratore distratto che, in preda ai morsi della fame, corre al bar per comprarsi un panino nel momento meno opportuno. E ci si può scommettere: per la maggior parte degli elettori questa è l’inconfutabile verità.
L'articolo sopra è tratto da http://informacritica.blogspot.com/2010/03/il-retroscena-sullesclusione-delle.html
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