venerdì 31 dicembre 2010
Gravissimo incidente nucleare in Africa.
In Africa pochi giorni fa è accaduta una vera e propria catastrofe radioattiva nel disinteresse del mondo occidentale che pretende energia "pulita" dall'atomo (che è una contraddizione in termini). Secondo rapporti di ONG e di Greenpeace, proprio in questi giorni di grande spolvero di comunicazione del nucleare italiano, dove al Forum Nucleare Italiano arriva una notizia che fa venire ancora più dubbi sulle centrali nucleari, riprendendo il tema dello spot tv. Difatti, come riporta il blog di Greenpeace, "Il 17 dicembre Greenpeace ha ricevuto rapporti verificati che dallo scorso 11 dicembre oltre 200.000 litri di fanghi radioattivi da tre piscine lesionate si sono riversati nell’ambiente presso la miniera d’uranio Somair". Quest’ulteriore perdita mostra che le cattive pratiche gestionali di Areva continuano a minacciare la salute e la sicurezza della popolazione e dell’ambiente. Contrariamente alle dichiarazioni di Areva di rispettare in Niger gli standard di sicurezza validi a livello internazionale, queste notizie dimostrano che non ha fatto abbastanza per proteggere la popolazione. Per chi ha ancora dubbi che l'"energia nucleare" sia pulita (e non solo trerribilmente readioattiva). Il nucleare quindi dimostra ancora una volta di soffrire di una filiera "sporca" (dalla miniera al reattore sino allo smantellamento) che ne fa una sorgente di energia non sostenibile.
giovedì 30 dicembre 2010
mercoledì 29 dicembre 2010
L'ingannevole spot a favore del nucleare.
sciopero 28 01 2011
Gli accordi separati che fanno ripiombare la classe operaia nel medioevo annullando tutte le lotte sindacali degli ultimi trenta anni, la cassa integrazione che coinvolge 600.000 lavoratori, il precariato ormai unica forma possibile di lavoro ormai troppo simile allo schiavismo, indagati e condannati che nonostante tutto, imperversano nel nostro parlamento, questi e mille altri i motivi, che tutti noi conosciamo ormai benissimo,... per i quali noi del Movimento Antiberlusconiano Italiano vogliamo dire BASTA.
FACCIAMOCI SENTIRE!
CI RIVOLGIAMO A TUTTI COLORO CHE PENSANO CHE COSI' NON SI POSSA PIU' ANDARE AVANTI, A TUTTI COLORO CHE CREDONO CHE SOLO UNA GRANDE MOBILITAZIONE UNITA E A LIVELLO NAZIONALE POSSA FAR SMUOVERE QUESTO MASSACRANTE E MORTIFICANTE IMMOBILISMO E RIESCA A STRAPPARE QUESTO PESANTE VELO DI TORPORE CHE CI STA SOFFOCANDO.
CHIEDIAMO LO SCIOPERO GENERALE!
martedì 28 dicembre 2010
L'ingannevole spot a favore del nucleare: QUESTO GOVERNO VUOLE ROVESCIARE LA STORIA DEL NOSTRO PAESE
Nel nostro Paese, abbiamo sole e abbiamo vento per creare energia, ma non si vuole investire. Si vuole dare credito a chi vuole sovvertire il risultato di un referendum popolare. Allora rovesciamo tutti i referendum della storia della nostra Repubblica, ad iniziare proprio da quello: Repubblica o Monarchia. Rovesciamo la Storia di questo Paese.
lunedì 27 dicembre 2010
domenica 26 dicembre 2010
sabato 25 dicembre 2010
Fiat: Airaudo (Fiom), Mirafiori intesa peggiore di Pomigliano
"Si vuole usare la newco - prosegue - per uscire dal contratto nazionale e dal sistema di regole e rappresentanze confederali. Viene messa sotto esame la Confindustria e gli accordi interconfederali, altra cosa, dunque - conclude - alle limitazioni e alle mediazioni presuntamente imposte alla Fiat".
Ci mancava solo lui
Berlusconi con Marchionne
"Accordo storico e positivo"
Il presidente del Consiglio esalta l'intesa su Mirafiori che definisce "innovativa" e che "crea un investimento importante per il Paese". Di Pietro: "Il governo ha fatto da Zerbino al Lingotto. Dal premier un panettone avvelenato agli operai"
Immediata la replica del leader dell'Italia dei Valori Antonio di Pietro. "Questa mattina Berlusconi - ha detto l'ex pm - ha consegnato agli operai un panettone imbevuto di veleno esaltando l'accordo su Fiat Mirafiori. Evidentemente il presidente del Consiglio non sa che si tratta dell'ennesimo accordo separato che trasforma l'azienda in un reparto separato della Chrysler, spostando di fatto la testa tecnologica e progettuale negli Stati Uniti". "In questa trattativa - aggiunge Di Pietro - il governo ha fatto da zerbino alla Fiat, che, per tutta risposta, sta chiudendo lo stabilimento di Termini Imerese e continua a perdere sul mercato il doppio della media europea".
Si torna indietro di 60 anni
ACCORDO MIRAFIORI
Regole zero e massima flessibilità
"Si torna agli anni Cinquanta"
Una rivoluzione per sindacati e Confindustria. Cade la possibilità per chi non firma i contratti di presentare una lista. "Treu: "Il sistema è in pezzi"
E oggi come all'ora si consuma il distacco della grande Fiat dalla Confindustria. Perché il passaggio chiave per far fuori la Fiom è l'uscita della newco di Mirafiori (esattamente come quella per Pomigliano) dall'associazione degli industriali. Fuori dalla Confindustria, fuori dal contratto nazionale, fuori dalle regole pattizie della rappresentanza sindacale. Quasi a far incrociare i destini di Fiom e Confindustria, così agli antipodi eppure così legati. Addio - almeno per Mirafiori e Pomigliano - al "protocollo Ciampi" del 1993 che per chi non firma i contratti prevede la possibilità
Per trattenere la Fiat, Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, avrebbe potuto dare la disdetta dell'intesa del '93. Non l'ha fatto anche per non scatenare un conflitto sociale radicale. Ha riunito la Consulta dei presidenti e nessuno, su questo, si è schierato con il Lingotto. Ma va detto che una parte del sindacato, per esempio la Uil di Luigi Angeletti, aveva suggerito di superare formalmente quell'accordo perché non è mai stato modificato nella parte che riguarda le rappresentanze sindacali. Impensabile che ora possa arrivare una legge sulla rappresentanza e la democrazia sindacali: a parte la Cgil sono tutti contrarissimi, a cominciare dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Ci vorrebbe un nuovo accordo ma l'ennesima frattura tra Cgil, Cisl e Uil non prelude a una soluzione condivisa.
Un'epoca si chiude davvero. Quella di Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, non a caso con doppio passaporto (italiano e canadese), è una svolta radicale. "Una bomba atomica", la chiama Tiziano Treu, giuslavorista democratico, già ministro del Lavoro nel primo governo Prodi. "È un sistema di relazioni industriali - aggiunge Treu - che comincia a perdere tutti i pezzi: gli accordi, i contratti, i diritti. Marchionne è uscito da un sistema e si sta facendo il suo "sistemino" di relazioni industriali". È il sistema americano, quello con il sindacato e i contratti aziendali. D'altra parte anche in Germania molte aziende stanno uscendo dalla loro Confindustria proprio per non applicare il contratto collettivo. In Italia chi potrà imiterà Marchionne. Il ruolo di Confindustria, come quello delle confederazioni sindacali, è messo totalmente in crisi. Si va verso il modello aziendalista".
Quello che in Italia, però, non ha mai attecchito. E che - altro ricorso storico - proprio negli anni Cinquanta la Fiat introdusse con il Sida (Sindacato italiano dell'automobile), nato da una costola della Cisl, la cui eredità è stata presa oggi dal Fismic. Giuseppe Berta, storico dell'industria, sostiene che "il centralismo romano sia finito, ma non la rappresentanza degli interessi". Aggiunge: "La Fiat che è sempre stata molto nazionale, ora è diventata "glocal", globale e locale. È un passo decisivo verso la globalizzazione. Tutti gli standard di riferimento, anche quelli sindacali, diventano globali". Per sindacati e Confindustria nulla sarà come prima. Marchionne l'ha deciso a Detroit.
Torino come l'America
Inasprisce deliberatamente il conflitto tra i maggiori sindacati nazionali: Fiom-Cgil da una parte, tutti gli altri contro. Divide i sindacati in un momento in cui i lavoratori dipendenti, di fronte alle cifre drammatiche della disoccupazione, della cassa integrazione e del lavoro precario, avrebbero il massimo bisogno di sindacati uniti per poter uscire dalla insicurezza sociale ed economica che li attanaglia. In presenza, per di più, di un governo del tutto inerte di fronte ai costi umani della crisi. Ora che si è chiuso stabilendo che solo i sindacati che lo hanno firmato potranno avere in essa i loro rappresentanti, si può dire che nell'insieme l'accordo su Mirafiori lascia intravvedere un paio di certezze, ed altrettante incognite. Una prima certezza è che l'ad Sergio Marchionne pensa evidentemente di importare in Italia non solo le auto, ma anche le relazioni industriali degli Usa. Il motivo è chiaro: legislazione e giurisprudenza statunitensi sulle libertà sindacali sono assai più arretrate che in Europa. Al punto che grandi imprese tedesche e francesi, che coltivano in patria relazioni industriali pienamente rispettose di quelle libertà, nelle sussidiarie Usa le violano con la massima disinvoltura. Assumendo crumiri al posto di lavoratori in sciopero,
Inoltre pare ormai certo che l'operazione Fiat-Chrysler non sia affatto destinata a fare di Chrysler la testa di ponte statunitense della Fiat; è piuttosto questa che si accinge a fungere da testa di ponte europea per la Chrysler. Partendo da Mirafiori. Si può infatti convenire che a fronte di una produzione prevista di oltre 250.000 vetture, tre volte quella degli ultimi anni, non si vede che differenza faccia produrre per la maggior parte Jeep Grand Cherokee, magari con la placca Alfa Romeo, piuttosto che qualche successore delle attuali auto del gruppo. Sono sempre posti di lavoro. Ma qui la Fiat si gioca la sopravvivenza come marchio originale. E' noto che per non sparire sul mercato europeo Fiat deve assolutamente spostarsi sulla fascia medio-alta; si comincia ora a intravvedere che il prezzo potrebbe essere la sua uscita dal rango dei progettisti originali e costruttori che hanno fatto la storia dell'auto.
Le incognite riguardano anzitutto che cosa succederà nelle altre aziende, a cominciare dalla componentistica, visto che il tetto comune del contratto nazionale sembra prossimo a cadere. Le grandi aziende - poche ormai in Italia - possono anche ritenere che il principio "ad ogni azienda il suo contratto" si attagli alle loro esigenze. Ma le piccole e medie? Il contratto nazionale non serve soltanto a proteggere i lavoratori in modo relativamente uniforme. Serve anche a proteggere le aziende dalla proliferazione incontrollata di sigle sindacali, come pure da rivendicazioni interne, magari extra-sindacali, che in assenza di un contratto quadro possono dare agli imprenditori grossi grattacapi.
Un'altra incognita riguarda destino e strategie della Fiom e dei suoi iscritti, in presenza di un'intesa che dal 2012 li esclude dalla newco Mirafiori - salvo un esito diverso del referendum. A Torino sarà assunto solo chi giura di non appartenere alla Fiom? Oppure dovrà nascondere la propria identità sindacale? O, al contrario, dovrà portare un badge che permetta ai capi di distinguerli a vista? Fuori Torino, poi, le cose potrebbero essere anche più complicate. Chi sa se l'ad Fiat si rende conto che in molte aziende meccaniche, comprese quelle che fabbricano componenti, la Fiom è il sindacato di maggioranza; in non pochi casi è l'unico. All'epoca della produzione giusto in tempo, il parabrezza o la sospensione o il disco dei freni che non arrivano perché il fornitore è fermo per una vertenza sindacale, può danneggiare la produttività di Mirafiori molto più che non i 40 minuti di pausa per turno invece di 30, o la pausa mensa a metà turno invece che alla fine. Le grandi strategie sovente naufragano per aver trascurato i dettagli.
sabato 18 dicembre 2010
mercoledì 15 dicembre 2010
martedì 14 dicembre 2010
Anal Whitening chirurgia sbiancamento anale
Padre Nostro che sei nei cieli,non ho mai creduto molto nella Tua esistenza:in un mondo dove chi ti rappresenta predicando povertà è uno degli uomini più ricchi del pianeta,in un mondo dove ogni 6 minuti muore un bambino e c'è chi pensa allo sbiancamento anale.Dammi la prova della Tua esistenza:toglicielo dai coglioni,in modo naturale.Magari mentre stà scopando,così muore felice.Dammi questa prova, e io crederò.
mercoledì 8 dicembre 2010
martedì 7 dicembre 2010
lunedì 6 dicembre 2010
Luciana LITTIZZETTO : Ma perché aspettare il 14 dicembre?2a parte (CHE T...
Tutti in piedi e facciamo una ola alla Luciana Nazionale: minuto 6.13
venerdì 3 dicembre 2010
Clicca sul link sopra per ascoltare
domenica 28 novembre 2010
Berlusconi accusa il Tg3 di “essere peggio di Telekabul”
Scambio di battute fra il premier Silvio Berlusconi e la giornalista del Tg3 Mariella Venditti durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi sulle politiche per i giovani.
Berlusconi accusa il Tg3 di “essere peggio di Telekabul”:
mercoledì 24 novembre 2010
domenica 21 novembre 2010
mercoledì 17 novembre 2010
Dati Cig metalmeccanici mese di ottobre 2010 e chiarimenti su circolare Inps del 12/10/2010
dati dell’utilizzo della CIG per i metalmeccanici e per il totale complessivo delle categorie, riferiti al mese di ottobre 2010 confrontati con i rispettivi volumi del mese precedente (settembre 2010) e di un anno fa (ottobre 2009).
I dati sono corredati anche da un prospetto riassuntivo che confronta i volumi totali di cassa per le diverse tipologie d’intervento per i primi 10 mesi (gennaio/ottobre) degli anni 2008/2009/ 2010.
Alcuni commenti
Nel mese di ottobre 2010 sono stati concessi nei comparti dell’industria metalmeccanica 47 milioni di ore di cassa integrazione, pari ad una sospensione dal lavoro a zero ore di 272 mila persone per l’intero mese, con una leggera flessione rispetto ai volumi di settembre 2010 e dell’anno precedente, confermando tuttavia i livelli altissimi del ricorso all’ammortizzatore sociale a testimonianza di una crisi che si prolunga nel tempo, tanto da coinvolgere circa un quarto della categoria (infatti come abbiamo sempre sottolineato i lavoratori coinvolti sono molto maggiori delle unità di lavoro sospese a zero ore per l’effetto della rotazione e dell’avvicendamento della cassa nelle settimane di uno stesso mese).
Guardando alla composizione interna tra le differenti tipologie, abbiamo i dati del progressivo deterioramento della situazione con il cronicizzarsi delle crisi produttive, che stanno portando,nel corso del biennio, all’esaurimento degli strumenti ordinari.
Infatti se solo guardiamo ad un anno fa, in cui i volumi complessivi del ricorso alla cassa erano già altissimi, verifichiamo che allora oltre al 68% di tutta la cassa era rappresentata dall’ordinaria, solo il 20% dalla straordinaria, mentre la cassa in deroga riguardava solo poco più del 10% dei volumi complessivi della categoria.
Oggi registriamo una situazione capovolta: i volumi della straordinaria sono lievitati al 55% del totale, e per la prima volta dall’inizio della crisi i metalmeccanici in cassa in deroga sono più numerosi di quelli in cassa ordinaria (23% rispetto al 22%): circa 63.000 lavoratrici e lavoratori, la maggior parte dei quali si trova a dover affrontare il terzo anno di sospensione dal lavoro.
Infatti con il progressivo esaurirsi degli strumenti ordinari, assistiamo ad un massiccio travaso nella cassa in deroga, che ha subìto un incremento vertiginoso dei relativi volumi dal 2008 ad oggi pari a circa 20 volte (+1.946 %), infatti, mentre nel 2008 la cassa in deroga ha interessato nella nostra categoria mediamente soltanto 3.100 unità di lavoro a 0 ore, oggi nel periodo gennaio/ottobre 2010 questo indicatore corrisponde a ben 60.700 unità.
Cifra che è destinata a crescere in modo esponenziale a causa dell’impossibilità di poter utilizzare senza soluzione di continuità ulteriori periodi di straordinaria e di ordinaria ai sensi dell’attuale normativa.
Infatti anche la recente circolare dell’INPS del 12 ottobre 2010, che in un primo momento era stata indicata come strumento che consentiva un nuovo utilizzo delle 52 settimane CIGO senza soluzione di continuità per quelle aziende che terminavano i 12 mesi di CIGS per crisi, a seguito di un successivo chiarimento interpretativo dell’INPS nazionale e del Ministero del lavoro, restringe l’ambito di utilizzo ai soli periodi di CIGO eventualmente residui e non utilizzati rispetto alle 52 settimane nel biennio.
A tal proposito vi allego il comunicato di Laura Spezia, segretaria nazionale FIOM e la lettera dei segretari confederali Fammoni e Scudiere al Ministro Sacconi e al presidente dell’INPS Mastropasqua.
Roma, 16 novembre 2010
martedì 16 novembre 2010
lunedì 15 novembre 2010
domenica 14 novembre 2010
ROMA - Il signor X è un benestante, diciamo pure un superbenestante. È anche piuttosto pignolo ed è solito annotare su un diario le notizie economiche più rilevanti per se stesso e per la sua famiglia. Questa è la storia di un caso emblematico, il caso di quegli italiani - non molti ma neppure pochissimi - che hanno un ottimo reddito e un cospicuo patrimonio, magari in parte nascosto al fisco. È la storia delle sorprese, tutte piacevoli, riservate loro, nonostante la peggiore crisi del dopoguerra, dagli ultimi due anni e mezzo di manovre. E puntualmente ricostruite in un immaginario ma realistico diario di famiglia.
Superbenestante, dicevamo. Il signor X possiede, oltre a un buon numero di obbligazioni e di azioni, tre appartamenti in Italia e uno all'estero. Su quest'ultimo non ha mai versato un euro al fisco. Sugli immobili italiani, invece, ha sempre pagato le tasse. Un carico pesante come pesante è il timore che un giorno o l'altro possa essere scoperta la sua evasione sulle attività oltreconfine: si troverebbe a pagare l'intera imposta, più gli interessi, più le sanzioni.
Poco importa dove lavora X, se sia un libero professionista, un manager o un commerciante. Basterà sapere che guadagna più di 75 mila euro, soglia oltre la quale si applica l'aliquota massima. Residenza: Roma. Abitazione signorile in pieno centro: salone, cucina, 3 camere, 2 bagni, ingresso e ripostiglio per lui sua moglie e i suoi due figli. Sempre a Roma, X è proprietario di altri due appartamenti: un bilocale in periferia affittato a 750 euro al mese e un'abitazione di 80 metri quadri in zona semicentrale affittato a 1.300 euro. Cinque anni fa, consigliato da due amici stranieri, X ha anche comprato un delizioso immobile nel centro di Parigi al prezzo di 500 mila euro per darlo in affitto. Gli amici, - uno inglese e uno statunitense - hanno fatto altrettanto comprando altri due immobili di identico valore nello stesso stabile della capitale francese.
È il 29 maggio 2008. Appena tre settimane fa si è insediato il quarto governo Berlusconi. Il signor X scrive sul diario: "Oggi è entrato in vigore il decreto che abolisce del tutto l'Ici". Breve antefatto per capire la questione: il governo Prodi aveva cancellato l'Ici al 40% dei proprietari di case, in gran parte con redditi medio-bassi. Il nuovo esecutivo Berlusconi ha esteso l'esenzione a tutti gli altri. Continua il signor X: "Facciamo un po' di conti. Sulla mia abitazione finora io pagavo il 4,6 per mille e quindi versavo 790 euro l'anno. Ora non li pagherò più. Un bel risparmio".
Arriva l'autunno. Sul diario del signor X è evidenziata una nuova data: 2 ottobre 2009. Seguita da un commento: "Sono passate appena le 13,30, il Tg1 ha dato una notizia tranquillizzante: "Sì della Camera al decreto sullo scudo fiscale". Si pagherà solo il 5% delle attività detenute all'estero e tutto sarà regolarizzato. Niente imposte pregresse, niente sanzioni, niente interessi, e soprattutto pieno anonimato". "Facciamo due conti - continua X - il mio appartamento a Parigi vale 500 mila euro. Applicando il 5% mi trovo a dover pagare solo 25 mila euro e stop. Molto peggio andrà ai miei amici stranieri: anche loro possono usufruire dello scudo ma con costi di gran lunga maggiori. L'inglese si troverà a pagare il 10% (il doppio) ma dovrà aggiungervi tutte le imposte dovute per cinque anni, più gli interessi maturati. Conti ancora più salati per il mio amico americano: costo iniziale del 20% (100 mila euro) più imposte e interessi. E poi c'è un'altra differenza di non poco conto: io conservo l'anonimato, loro no".
Passano i mesi: la primavera 2010 porta con sé una bufera economica di proporzioni giganti. È la crisi dell'euro. Tutto sembra precipitare: i paesi europei preparano feroci finanziarie taglia-deficit. Il signor X scrive: "Il governo di Londra ha già alzato dal 40 al 50% l'aliquota massima, quella che si applica ai superbenestanti. Portogallo e Spagna prendono analoghe misure. Persino Sarkozy, accusato di favorire i ricchi, annuncia l'aumento della loro aliquota dal 40 al 41%. Qui in Italia, invece, nessuno pensa di chiedere qualcosa a chi guadagna di più. Neppure le proposte di opposizione, sindacati e Confindustria di aumentare le tasse sulle rendite finanziarie, oggi ferme al 12,50%, vengono prese in considerazione. Eppure altrove si paga molto di più sugli interessi: il 20% in Gran Bretagna, il 25% in Germania, il 27% in Francia. La manovra di Tremonti è passata e io mi trovo a non aver pagato neppure un euro".
C'è ancora una pagina fondamentale scritta sul diario del signor X, forse la più importante. E una data: 4 agosto 2010. "Oggi il governo ha approvato uno dei decreti sul federalismo fiscale e ha introdotto, a partire dall'anno prossimo, la cedolare secca sugli affitti. In sostanza, chi dà in affitto un'abitazione, invece di pagare l'aliquota Irpef, che per noi benestanti arriva al 43%, pagherà solo il 20%. Quasi nullo, invece, il risparmio per chi ha redditi bassi: dal 23 al 20%. Ecco allora cosa cambia per me e per la mia famiglia: dai due appartamenti che affitto ricavo 24.600 euro l'anno. Con il vecchio regime Irpef pagavo circa 9 mila euro di tasse. Con la cedolare ne pagherò 5 mila. Risparmio: 4 mila euro l'anno".
Riassunto finale: il signor X risparmia quasi 5 mila euro l'anno sulle attività immobiliari in Italia, regolarizza quelle all'estero pagando solo il 5%, non versa un euro in occasione della manovra taglia-deficit, e continua a poter contare su una tassazione di favore sul proprio tesoretto finanziario. Una manna dal cielo. Anzi da Palazzo Chigi.
Rai, Fazio: “Berlusconi? Venga anche lui. A ‘Vieni via con me’ è il benvento”
Dopo Pier Luigi Bersani e Gianfranco Fini, anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sarà il benvenuto nel programma di Fabio Fazio ‘Vieni via con me’.
Lo afferma, in un’intervista a Repubblica, lo stesso conduttore del programma che spiega: ”Abbiamo invitato Bersani e Fini perché rappresentano destra e sinistra. Se poi vuol venire anche il presidente del Consiglio, è il benvenuto, penseremo a un elenco anche per lui”.
Fazio interviene così nella polemica sollevata dalla presenza del leader del Pd e del presidente della Camera alla trasmissione Vieni via con me. ”Stiamo facendo un programma in cui, attraverso gli elenchi, si racconta l’Italia, e la politica è fondamentale per raccontare un Paese”, spiega Fazio che aggiunge: ”Fini è l’uomo che sta parlando di rifondare la destra, è vero, ma quale altro politico che viene dall’Msi fa il presidente della Camera? E’ un leader, come Bersani. Erano gli unici che potevano venire, e avranno tre minuti a testa per poter raccontare i valori culturali di destra e sinistra”.
“La sorpresa – sottolinea il conduttore- è che vengano, accettando il linguaggio del reading”. Fazio dà ragione al consigliere d’amministrazione Rai Antonio Verro: ”Se non si aderisce a un programma, non si fa partire. Nell’unico incontro avuto a giugno con Masi ero stato chiarissimo. Lui ha detto che andava bene, e lo ha ribadito a Cortina. Il nostro – sottolinea – è uno dei rari programmi legati all’attualità ed è iscritto nella scheda Rai come approfondimento, non come varietà. Se vuoi fotografare il paese non puoi pensare di farlo con una gara di canzoni”.
sabato 13 novembre 2010
8 novembre 2010
DOCUMENTO CONCLUSIVO
ragioni della nostra mobilitazione, indica l'esistenza di un vasto dissenso sociale alle politiche
del Governo e della Confindustria chiede alla Fiom ed alla Cgil di continuare con una azione ed
una pratica sindacale nei luoghi di lavoro e nel Paese che coerentemente difenda l'occupazione
e delinei un'alternativa sociale e industriale di uscita dalla crisi.
La grande partecipazione al 16 ottobre ha rimesso al centro della discussione sociale e politica,
il lavoro quale interesse generale del Paese, il valore del Contratto nazionale, e della
democrazia in alternativa alla deleteria pratica degli accordi separati, ed ha riaffermato che a
partire dalla Fiat non è accettabile lo scambio tra riduzione dei diritti e investimenti, ma al
contrario va affermata una nuova politica industriale socialmente ed ambientalmente
sostenibile fondata sulla qualità delle prestazioni lavorative, sulla stabilità dell'occupazione,
sull'innovazione dei prodotti, sul diritto alla Contrattazione collettiva, su un nuovo intervento
pubblico nell'economia anche per una nuova occupazione.
Il 16 ottobre è stato capace di unire, a partire dalla piattaforma della Fiom, le lotte in corso degli
studenti, dei precari, dei lavoratori pubblici e privati, dei migranti, dei pensionati, dei
movimenti sui beni comuni e in difesa dello stato sociale, dei movimenti in difesa della
Costituzione e contro la deriva del Governo Berlusconi, avviando dei rapporti, un percorso ed
un dibattito nuovo che va alimentato e perseguito sia a livello nazionale che sul territorio.
In tale ambito il Comitato Centrale della Fiom, da mandato alla Segreteria nazionale di definire
le modalità di sostegno e di partecipazione alla settimana di mobilitazione organizzata dallo Spi
nel mese di novembre, alla mobilitazione degli studenti il 17 novembre, alla mobilitazione
nazionale per i diritti dei migranti promossa dalla Cgil per il 18 novembre ed alla mobilitazione
indetta dai movimenti per l'acqua per il 4 dicembre 2010.
B) Il Governo con il consenso della Confindustria ha fatto approvare dalla sua maggioranza in
Parlamento il famigerato Collegato al Lavoro, legge che il Presidente della Repubblica aveva
rinviato alle Camere, con cui si destruttura il diritto del lavoro nel nostro paese, rendendo
sempre più difficile per il singolo lavoratore far valere in sede giudiziaria la lesione dei propri
diritti.
2
La Confindustria ha ribadito che va affrontato il nodo della crescita di produttività agendo in due
direzioni:
• rendere ancora più libero senza vincoli l'utilizzo del ricorso ai contratti a termine e di
somministrazione ed allungare il periodo di prova per le assunzioni a tempo indeterminato;
• effettuare un tagliando all'accordo separato del 2009 al fine di sancire che un Contratto
nazionale più “lungo e generale”, derogabile a livello aziendale, più leggero sui temi
dell'orario dell'inquadramento e del salario è ciò che serve alle Imprese. Vogliono avere
l'utilizzo degli impianti, la distribuzione degli orari (giornalieri, settimanali, mensili, annuali)
più utile alle esigenze produttive e di mercato. Vogliono trasformare il salario in un
elemento totalmente variabile legato all'andamento aziendale.
Contemporaneamente la Fiat continua a negare qualsiasi confronto sul piano industriale,
continua a voler cessare le attività a Termini Imerese facendo saltare oltre 2.500 posti di lavoro,
disdice gli accordi aziendali in vigore in materia di agibilità sindacale e di contrattazione dei
tempi e metodi di lavoro ed ha reso esplicita la volontà di procedere a Pomigliano con la
costituzione di una nuova Newco in cui riassumere individualmente gli attuali lavoratori già
dipendenti del gruppo Fiat nel sito campano, per sancire il completo superamento del Ccnl.
A fronte di tutto ciò il Comitato Centrale della Fiom è impegnato a:
• favorire la massima partecipazione, dei metalmeccanici alla manifestazione nazionale
indetta dalla Cgil per sabato 27 novembre a Roma;
• confermare la richiesta alla Cgil di proclamare lo sciopero generale di tutte le categorie
pubbliche e private e dei pensionati.
Il Comitato Centrale della Fiom impegna tutte le proprie strutture a realizzare un'ampia e
diffusa campagna di informazione in tutti i luoghi di lavoro e in tutto il Paese, e a tal fine
proclamare 2 ore di sciopero contro il Collegato al lavoro.
Dà mandato alla Segreteria nazionale di valutare la possibile predisposizione di una lettera
d'impugnazione dell'illegittimità dei contratti a termine e di richiesta di trasformare a tempo
indeterminato per realizzare nei 60 giorni previsti dal Collegato al lavoro una campagna
straordinaria di lotta al lavoro precario.
C) Il Comitato Centrale della Fiom valuta che il tavolo di confronto aperto con le controparti
imprenditoriali, proposto dalla Confindustria, si sta svolgendo senza che l'insieme
dell'organizzazione abbia potuto conoscere e discutere preventivamente i contenuti e le
proposte con le quali la Cgil partecipa a tale negoziato.
Il Comitato Centrale considera non condivisibile che siano stati consegnati al Governo
documenti con il consenso della Cgil in cui ad esempio si richiede “di incrementare e rendere
strutturali tutte le scelte normative che incentivano la contrattazione di secondo livello, che
collegano aumenti salariali variabili all'andamento delle imprese”. Così nei fatti si svuota il ruolo
salariale dei contratti nazionali, tanto più in una situazione di grave crisi.
Così come ad esempio, in presenza dell'accordo di Pomigliano e dell'accordo separato sulla
derogabilità, nel caso della nostra categoria, non è condivisibile che la Cgil condivida che “nuovi
investimenti produttivi e le crisi occupazionali nel Mezzogiorno dipendono da riforme di
sostegno al lavoro, attraverso l'utilizzo di tutte le strumentazioni contrattuali nazionali e
decentrate”.
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In ogni caso il Comitato Centrale della Fiom, considera che materie relative agli orari di lavoro
ed ai contenuti della contrattazione collettiva che compongono la prestazione lavorativa siano e
debbano rimanere di titolarità della categoria.
Per queste ragioni il Comitato Centrale della Fiom considera non praticabile il tavolo di
confronto sulla produttività proposto dalla Confindustria e chiede alla Cgil di sospendere tale
negoziato e di mettere nella condizione tutta l'organizzazione fino ai luoghi di lavoro di poter
conoscere e discutere preventivamente le scelte e gli orientamenti negoziali della Cgil.
In tale contesto per superare la pratica degli accordi separati si impone la necessità di definire
regole certe sulla rappresentanza e sulla democrazia. La definizione di una proposta da parte
della Cgil deve essere il frutto di una tale discussione che sappia mettere al centro il diritto al
voto del singolo lavoratore, per poter decidere e partecipare.
Tali scelte sono necessarie tanto più a fronte di un’evidente crisi del Governo di centro‐destra e
per impedire qualsiasi scambio tra questioni sociali ed evoluzione del quadro politico.
D) Il Comitato Centrale valuta positivamente gli accordi aziendali ad oggi realizzati che confermano
l'applicazione del Ccnl del 2008 e riconoscono aumenti salariali certi ed aggiuntivi per le
lavoratrici e i lavoratori.
Le strutture territoriali ad ogni livello sono impegnate ad estendere tale azione negoziale in
difesa del Ccnl del 2008 ed avviare anche il contenzioso giuridico per affermare che il Ccnl
efficace e legittimo in vigore nel settore metalmeccanico è quello del 2008 senza alcuna
derogabilità.
Il Comitato Centrale convoca per il 3 e 4 febbraio 2011 l'Assemblea nazionale delle delegate e
dei delegati per decidere, contenuti, tempi e modalità di presentazione della piattaforma per il
rinnovo del Ccnl del 2008 e per valutare e decidere tutte le azioni necessarie a garantire una
coerente continuità con la manifestazione del 16 ottobre 2010.
La Segreteria nazionale è impegnata a predisporre specifiche iniziative di approfondimento.
Il Comitato Centrale dà mandato di convocare entro gennaio 2011 un’Assemblea delle delegate
e dei delegati migranti per una discussione complessiva su come far vivere tale tema nella
discussione e nella pratica della Fiom. Tale assemblea dovrà vedere anche la partecipazione del
Comitato Centrale.
E) Il Comitato Centrale, condivide e sostiene la scelta del Coordinamento nazionale del Gruppo Fiat
di aver convocato per il 18 novembre 2010 l'assemblea delle delegate e dei delegati a Roma,
per decidere tutte le iniziative necessarie a difendere, innovare e sviluppare le filiere di
produzione di mezzi di trasporto in Italia e dell'occupazione, nel rispetto del Ccnl e delle leggi
del nostro Paese.
F) Il Comitato Centrale della Fiom in coerenza con gli obiettivi ed il successo della manifestazione
del 16 ottobre avanza le seguenti proposte:
• La riunificazione del mondo del lavoro pone la necessità di assumere quale evoluzione
dell'attuale sistema di relazioni sindacali la realizzazione del Contratto dell'Industria.
Il processo di unificazione a livello europeo dei sindacati dell’industria (metalmeccanico,
chimico, tessile) deve prevedere uno sforzo analogo a livello italiano. In questa ottica, nel
nostro Paese si può prevedere quale passaggio intermedio l'unificazione dei Contratti
nazionali per ogni categoria.
4
Il Ccnl deve avere l'obiettivo di difendere e di incrementare il valore reale dei salari
assumendo di redistribuire con il Ccnl parte della ricchezza prodotta verso il salario delle
lavoratrici e dei lavoratori. Deve mantenere una struttura certa e comune sull'insieme dei
diritti e dei contenuti della prestazione lavorativa a partire dall'orario e dall'inquadramento.
La contrattazione di secondo livello deve avere carattere integrativo al Ccnl e può
svilupparsi a livello di azienda, di sito e di filiera affrontando così il problema della sua
estensione anche nelle imprese di minore dimensione occupazionale.
• Nel confermare il valore della proposta di legge da noi presentata in parlamento e la
necessità di una regolamentazione legislativa in materia di democrazia e rappresentanza, si
propone a Federmeccanica a Fim e Uilm l'apertura di un tavolo e di confronto per definire
l'eleggibilità della Rsu anche nelle imprese sotto i 15 dipendenti, il superamento dell'1/3
riservato alle organizzazioni sindacali, procedure per la validazione delle piattaforme e degli
accordi tramite il ricorso al voto referendario anche in caso di diverse posizioni.
• La possibile istituzione di un reddito di cittadinanza che, nell'ambito di una riforma del
sistema di ammortizzatori sociali e di previdenza sociale, sia da un lato in grado di garantire
il diritto allo studio a tutti, dall'altro affronti la questione di una tutela a fronte di una
disoccupazione non volontaria, figlia di una precarietà esasperata.
G) Campagna “Io sto con la Fiom”.
Il Comitato Centrale della Fiom dà mandato alla Segreteria nazionale ed alla Consulta
Organizzativa di predisporre una campagna di sindacalizzazione e di sostegno alla Fiom‐Cgil
straordinaria articolata sulle seguenti azioni:
1. Invitare le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici non iscritti a nessun sindacato a iscriversi
e sostenere la Fiom e di conseguenza a non versare la quota contrattuale a Fim e Uilm.
2. Avviare da gennaio 2011 una campagna di rinnovo della delega e di nuove iscrizioni ala
Fiom‐Cgil.
3. Organizzare un Tour con rappresentanti dello spettacolo, della cultura, e della società civile
a sostegno della piattaforma del 16 ottobre.
4. Trasformare la Cassa di resistenza metalmeccanica in un'associazione aperta ai contributi
individuali di chi intende sostenere le azioni della Fiom e le lotte delle lavoratrici e dei
lavoratori metalmeccanici, con modalità che saranno presentate alla discussione.
Approvato all’unanimità
Fiat. Landini (Fiom): “Un attacco alla democrazia senza precedenti”
Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
“Scrive oggi Repubblica che la Fiat intende, a partire da Pomigliano, dar vita a newco per non applicare il contratto nazionale e le leggi del nostro Paese ed anche al fine di impedire che le lavoratrici e i lavoratori possano iscriversi alla Fiom o votare nelle elezioni delle Rsu i candidati dei metalmeccanici Cgil.”
“Cioè vorrebbero cancellare la presenza della Fiom dagli stabilimenti della Fiat che, in base ai voti ricevuti nelle elezioni delle Rsu, è risultato il sindacato maggioritario”
“Se ciò corrispondesse al vero, siamo di fronte ad un attacco senza precedenti al sistema democratico, di relazioni sindacali e costituzionale del nostro Paese.”
“E’ un sogno illusorio pensare che, dalla grave crisi che colpisce la Fiat, si può uscire cancellando i diritti di chi lavora, il contratto nazionale e la democrazia.”
“Ci auguriamo che le altre Organizzazioni sindacali non si rendano complici di un tale disegno della Fiat, che in realtà vuole semplicemente cancellare definitivamente il diritto e la libertà di ogni singolo lavoratore di poter decidere collettivamente di contrattare i contenuti della propria condizione di lavoro. Invece che pensare ad escludere la Fiom, sarebbe opportuno mettere i lavoratori nella condizione di scegliere il proprio sindacato e di votare sulle proprie condizioni, senza che vengano sottoposti a ricatti”
“Ciò che serve alle lavoratrici e ai lavoratori è di aprire una vera trattativa sul piano industriale e degli investimenti del Gruppo Fiat per difendere l’occupazione, costruire prodotti innovativi, definire le missioni produttive per ogni stabilimento, garantendo la continuità produttiva e occupazionale anche per Termini Imerese.”
“Trattativa che deve coinvolgere anche il Governo sulla base di un vero piano pubblico di politica industriale, capace di sostenere un reale processo di innovazione dei prodotti e di qualificazione della struttura produttiva dell’auto e dei mezzi di produzione nel nostro Paese.”
“Oggi registriamo nel Gruppo Fiat un aumento al ricorso alla Cassa integrazione, il rinvio del piano degli investimenti per ora solo annunciati, ed un calo delle vendite. Non è accettabile che la Fiat, di fronte a queste reali difficoltà, cerchi di alimentare le divisioni, anziché assumersi le proprie responsabilità ed accettare di svolgere una vera trattativa con tutte le rappresentanza sindacali presenti nel Gruppo.”
“Non siamo disponibili ad accettare questa pericolosa deriva, non solo perché peggiora le condizioni salariali e di lavoro dei dipendenti del Gruppo, ma perché così non si affrontano i reali problemi che stanno impedendo alla Fiat di recuperare una nuova capacità competitiva.”
Fiom-Cgil/Ufficio stampa
Roma, 12 novembre 2010
1 Vai su Google Maps. - 2. Clicca su "indicazioni stradali"..
3. Scrivete New York come punto di partenza - 4. Scrivete Pechino come punto di arrivo - 5. Cliccate "ottieni indicazioni stradali"......... - 6. Andate al numero 31 delle indicazioni - 7. Quando avrete finito di ridere condividete queste indicazioni sul vostro profilo.
Tra le proposte 'indecenti' ce n'è anche qualcuna che lo è nel senso classico del termine. Mariangela racconta che attraverso un sito specializzato le è stato offerto un lavoro di segretaria per 2500 euro al mese, che prevedeva "trasferte in Italia e all'estero". "L'inserzionista - racconta - mi contatta chiedendomi "Ma secondo lei perché io pagherei una segretaria 2500 euro al mese e chiederei trasferte in Italia ed all'estero?". Io ho divagato e lui per "aiutarmi" ha detto: "Mi mandi una foto a figura intera". Ovviamente non l'ho fatto. Potete immaginare la rabbia e l'umiliazione che abbia provato". Le somiglia la storia di Sonia78: "Anno 2001, fresca di laurea, 23 anni. Cercavano promotori finanziari. Mi dissero che avevo l'aria troppo petrarchesca, da madonnina medievale, avrei dovuto rifarmi il seno".
Ma nella maggior parte dei casi l'indecenza delle proposte si misura invece sul tipo di contratto offerto, su retribuzioni bassissime, assenza di contributi, assenza di qualunque diritto acquisito dai lavoratori in cinquanta o cento anni di lotte sindacali. Niente malattie pagate, niente ferie, niente festività, si può essere mandati a casa in qualunque momento, spesso il contratto non viene rinnovato non perché il lavoratore non sia stato all'altezza di quanto gli è stato chiesto, ma perché sostituire continuamente le persone dopo brevi contratti a termine è una tecnica per evitare di doversi trovare nella condizione di assumerle.
Quelli pagati poco. I contratti 'da fame' si assomigliano tutti. Le cifre sono basse, spesso inaccettabili. La lista è lunghissima; qualche esempio. "Sono laureata in Lingue straniere, otterrò la laurea specialistica a dicembre. Un paio di mesi fa mi hanno offerto di lavorare per un call center a Palermo. Retribuzione: 2 euro l'ora! (3 ore di lavoro al giorno) quando avrei fatto carriera però sarebbero diventate ben 4! Un altro call center (ove giacciono tutti i laureati siciliani), invece, mi ha offerto 5 ore di lavoro al giorno senza fisso. Mi avrebbero dato 5 euro, però, se avessi preso un appuntamento, se il venditore si fosse recato sul luogo e se avesse concluso un contratto (lixi82)". Ancora: "Laureato in Teoria della comunicazione col massimo dei voti e lode ha ricevuto una sbalorditiva offerta di lavoro da una nota compagnia assicurativa italiana. Euro 200 al mese per otto ore di lavoro al giorno. Con la condizione di essere automunito, perché raggiungere l'ufficio significa fare 50 km all'andata e altrettanti al ritorno. Le spese sono a carico del dipendente. Ulteriori incentivi dipendono da quante polizze la risorsa è capace di vendere (rossomalpelo03)". "Da 3 settimane lavoro per una sostituzione maternità come centralinista in una azienda in piena crescita del N-Est, mi hanno proposto uno stage di 6 mesi con "stipendio" di 500 euro/mese (leggendo altre testimonianze ora non mi sembrano nemmeno pochi!), ma in realtà lavoro a tutti gli effetti, 8 ore al giorno e freneticamente!" (thingsoflight). "Commessa in un negozio di una grossa catena multinazionale, 40 ore settimanali sulla carta ma in realtà più di 60, 6 giorni su 7, per 600 euro al mese con contratto di stage ("perché non ha senso farti un indeterminato, sei laureata e quando troverai di meglio te ne andrai"). Allo scadere del contratto mi mandano via, "non ci hai dato ciò che ci aspettavamo da te" (leslie01). "Capo reparto in una nota catena di Ipermercati 13/14 ore giornaliere x 6 gg settimana stipendio 5,80 Euro ora circa................no comment prendere o lasciare...non vi dico i requisiti richiesti, e l'esperienza da dimostrare" (infeltrio).
Il diritto del lavoro, questo sconosciuto. Quando si discute, come è successo a più riprese negli ultimi anni, dell'abrogazione o della modifica dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che prevede la reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiusto, bisognerebbe chiedersi cosa rimane della eccellente impalcatura del diritto italiano del lavoro per chi non riesce ad andare oltre i contratti 'flessibili'. Per gli atipici il diritto del lavoro non esiste, e non ci si riferisce solo all'art.18, ma a cose molto più banali, e date da tempo per acquisite nella coscienza e nel diritto dei Paesi occidentali da oltre 50 anni: le ferie retribuite, il riposo festivo, la malattia. "Ho lavorato per quasi un anno in un importante salone auto della mia zona come commerciale (sì, vendevo auto). Sapete quali erano gli orari? 9-13,30 e 15-19, con straordinari non retribuiti (se arriva un cliente alle 19.15 non lo si poteva certo mandare via, anche se poi facevi le 21 e non vendevi nulla). E i giorni lavorativi? Dal lunedì al sabato full-time, con 3, dico 3 domeniche pomeriggio al mese. E se lavoravi anche la domenica potevi avere un intera giornata di riposo (lunedì nel mio caso) ma per questo ti toglievano UN GIORNO DI FERIE!!!!!! Morale, dalle 6-7 settimane di ferie come da contratto ne rimanevano 2 scarse. ". "Lavoro da 6 mesi con uno schifosissimo contratto a progetto (niente ferie retribuite o giorni di malattia), in un ufficio che sembra uno scantinato, per 9 ore al giorno di fila, per la fantastica cifra di 200 euro al mese (i primi tre mesi ho lavorato gratis, s'intende!). Perché non me ne vado? Forse perché non posso permettermi di perdere quelle 200 euro...".
Quelli che lavorano gratis. Per qualcuno viene meno persino il primo dei diritti fondamentali dei lavoratori, quello alla retribuzione: "Mio figlio in uno studio di un commercialista, docente di scuola statale, ci ha trascorso, senza alcun compenso,i tre anni previsti dalle norme per le abilitazioni, in verità a Natale riceveva un panettone da 5€ e come lui prima e dopo altri studenti ". Del resto i tirocinanti hanno vita difficile da sempre: se sono fortunati, però, ne vale la pena. Ecco il racconto di Cefrace: "Laurea in legge a 25 anni (lavorando), tre anni di pratica (2+1 esame) con "stipendio"partito da 100 € al mese (+ 50€ abbonamento autobus extraurbano) e finito a 600€ + pasti, per 12/14 ore al giorno, divenni avvocato e me ne offrirono 1.200 (sempre a partita Iva chiaro). Rifiuto e mi lancio nella libera professione, in una città diversa dalla mia e senza appoggi, molto lavoro ma decisamente buone soddisfazioni economiche (reddito netto circa 60.000 euro all'anno a 32 anni)". Ma è davvero scoraggiante lavorare senza percepire proprio nulla: "Posso raccontare di figli senza futuro. - scrive una mamma, che si firma Dulcinea - Laurea con lode, tirocinio di 6 mesi in struttura sanitaria,altro di 3 mesi in centro di psicoterapia,naturalmente entrambi a costo zero. Ricerche estenuanti ed invio curriculum in Italia ed Europa. Ultima offerta, tirocinio mortificante(senza tutor nè retribuzione per 8 ore al giorno)in struttura per anziani".
Quelli che se ne sono andati. "Ho 27 anni, laureato magistrale nel 2009 con 100/110 in EC industriale, ho passato la formazione girando e lavorando per il mondo. Parlo perfettamente inglese spagnolo e cinese (scritto e parlato), programmo in SQL e sistemista server. Per amore ho cercato di tornare in Italia e mi hanno proposto ben 1200 euro lordi ed il primo mese come stage. Ora vivo ad Hong Kong, una delle capitali del mondo, prendo 3800 euro al mese e sto studiando un'altra lingua. I miei amici laureati in ingegnieria percepiscono 1500 euro al mese lordi. ".
Ma qualcuno è ottimista: farsi sfruttare alla fine serve. Non è detto che stage, co.co.pro e altri contratti da fame siano fine a se stessi. E' così che si comincia, sostiene qualcuno, più ottimista della maggioranza. "Ho 30 anni prendo 1400 euro al mese e ho un tempo indeterminato da 4 anni , e sono felice, perchè per quanto il mio stpendio è basso per vivere in una citta cara come bologna , riesco a togliermi piccole soddisfazioni fare il mutuo e a comprare casa (bilocale ovviamente!) come sono arrivata a un tempo indeterminato? Laurea a 23 anni con il massimo dei voti, 2 stage uno gratis e uno a 600 euro al mese, un anno di tempo determinato con contratto di inserimento e infine a tempo indeterminato passando da 1000 euro netti iniziali, ai 1400 di oggi. Perchè racconto la mia storia? Perchè purtroppo il mondo del lavoro in Italia è cosi, bisogna adattarsi adattarsi adattarsi e piano piano, a piccoli passi avanti si riesce ad andare".
Quelli che aspirano a una proposta indecente, ma non trovano neanche quella. Ci sono molti giovani, spesso neolaureati, che ci scrivono raccontando di non aver ricevuto alcuna proposta, neanche indecente. "Magari aver ricevuto almeno qualche proposta seppur indecente! Quando su Internet trovo un annuncio bello fresco dove si cerca un profilo esattamente uguale al mio, invio immediatamente il curriculum iscrivendomi obbligatoriamente al motore di ricerca dove ho rinvenuto l'annuncio. Tra settembre e ottobre ho inviato almeno una decina di curriculum e misteriosamente non sono mai stato contattato neppure per un primo colloquio, nonostante avessi ogni requisito necessario".
venerdì 12 novembre 2010
mercoledì 10 novembre 2010
lunedì 8 novembre 2010
Vieni via con me, Fazio-Saviano raccontano l'Italia
ROMA - Il monologo ancora top secret di Roberto Benigni che dura 30 minuti, il monologo di Roberto Saviano, a cui lo scrittore sta ancora lavorando in queste ore. Saranno tra le punte di grande intensita' della puntata con cui oggi arriva su Raitre Vieni via con me, il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano che sara' ambientato in una sorta di anfiteatro greco.
Vieni via con me raccontera' l'Italia di oggi, il suo farsi e disfarsi, i suoi problemi e le sue contraddizioni, ma anche le sue risorse e le sue speranze, attraverso le testimonianze domani di Benigni, Claudio Abbado, Nichi Vendola, Angela Finocchiaro, Daniele Silvestri e gli interventi di esponenti della societa' civile e di persone comuni.
Da oggi, per quattro lunedi' consecutivi, in diretta su Rai Tre alle ore 21.05, il programma - scritto con Pietro Galeotti, Marco Posani, Michele Serra e Francesco Piccolo - parlera' del nostro Paese, attraverso piccole e grandi storie - quotidiane ed eroiche, sconosciute ed esemplari -, per mostrarne gli aspetti drammatici, ma anche le tante realta' positive che ci fanno capire ogni giorno perche' vale la pena di credere nell'Italia e di appassionarsi al suo futuro.
Persone come Federica che ha scelto di restare perche', spiega, ''credo ancora in un'Italia migliore, libera dai pregiudizi e dalle discriminazioni''. Anche Marco resta, ''per fare qualcosa, nel mio piccolo - dice - contro l'ignoranza che oggi viene promossa, per dare la mia piccola spinta a questa barca che sta lentamente affondando''.
Paola invece ha deciso di andar via perche', da madre, vuole che le figlie ''crescano in un paese che non le ostacoli nel costruire il loro futuro''. Sono loro alcuni messaggi raccolti sul sito di 'Vieni via con me', il programma che, dopo il braccio di ferro con la Rai sui contratti e sui compensi degli ospiti - ultimo di una serie di ostacoli incontrati nella messa a punto della trasmissione - debutta domani in prima serata su Raitre, pronto a misurarsi con il Grande Fratello e con la fiction di Raiuno (che lunedi' pero' propone una replica, 'L'uomo che cavalcava nel buio' con Terence Hill).
La scelta fra andarsene dell'Italia o rimanere, tema di grande attualita' in un Paese in cui la fuga dei talenti e' sempre piu' frequente, fa da spunto ai messaggi, ma anche al gioco a due tra Fazio e Saviano, accennato negli spot del programma. I testi piu' interessanti saranno letti in trasmissione, e lo stesso accadra' per gli elenchi raccolti sul sito, ciascuno dei quali inquadra un pezzo di vita del Paese. Del resto, l'Italia di oggi e' il vero e proprio tema di Vieni via con me - prodotto da Endemol Italia - e che sara' al centro dei monologhi di Saviano: tra questi, la 'macchina del fango', l'emergenza rifiuti in Campania, i rapporti tra mafie e politica, il dopo terremoto all'Aquila. Se il tricolore dominera' la scenografia, il brano di Paolo Conte 'Via con me' sara' la colonna sonora della trasmissione.
domenica 7 novembre 2010
Facebook: il ministero degli Interni ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili
Negli Stati Uniti, tra mille polemiche, è allo studio un disegno di legge che, se sara approvato dal Congresso, permettera alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati.
In Italia senza clamore, lo hanno già fatto. I dirigenti della Polizia postale due settimane fa si sono recati a Palo Alto, in California, e hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli sulle pagine del social network senza dover presentare una richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari pei una rogatoria internazionale. Questo perchè, spiegano alla Polizia Postale, la tempestività di intervento è fondamentale per reprimere certi reati che proprio per la velocita di diffusione su Internet evolvono in tempo reale.
Una corsia preferenziale, insomma, che potranno percorrere i detective digitali italiani impegnati soprattutto nella lotta alla pedopornografia, al phishing e alle truffe telematiche, ma anche per evitare inconvenienti ai personaggi pubblici i cui profili vengono creati a loro insaputa. Intenti forse condivisibili, ma che di fatto consegnano alle forze dell'ordine il passepartout per aprire le porte delle nostre case virtuali senza che sia necessaria l'autorizzazione di un pubblico ministero. In concreto, i 400 agenti della Direzione investigativa della Polizia postale e delle comunicazioni potranno sbirciare e registrare i quasi 17 milioni di profili italiani di Facebook.
Ma siamo certi che tutto ciò avverrà nel rispetto della nostra privacy? In realtà, ormai da un paio d'anni, gli sceriffi italiani cavalcano sulle praterie di bit. Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e persino i vigili urbani scandagliano le comunità di Internet per ricavare informazioni sensibili, ricostruire la loro rete di relazioni, confermare o smentire alibi e incriminare gli autori di reati. Sempre più persone conducono in Rete una vita parallela e questo spiega perche alle indagini tradizionali da tempo si affianchino pedinamenti virtuali. Con la differenza che proprio per l'enorme potenzialità del Web e per la facilità con cui si viola riservatezza altrui a molto facile finire nel mirino dei cybercop: non è necessario macchiarsi di reati ma basta aver concesso l'amicizia a qualcuno che graviti in ambienti "interessanti" per le forze dell'ordine.
A Milano, per esempio, una sezione della Polizia locale voluta dal vicesindaco Riccardo De Corato sguinzaglia i suoi "ghisa" nei gruppi di writer, allo scopo di infiltrarsi nelle loro community e individuare le firme dei graffiti metropolitani per risalire agli autori e denunciarli per imbrattamento. Le bande di adolescenti cinesi che, tra Lombardia e Piemonte, terrorizzano i connazionali con le estorsioni, sono continuamente monitorate dagli interpreti della polizia che si insinuano in Qq, la più diffusa chat della comunità. Anche le gang sudamericane, protagoniste in passato di regolamenti di conti a Genova e Milano, vengono sorvegliate dalle forze dell'ordine. E le lavagne degli uffici delle Squadre mobili sono ricoperte di foto scaricate da Facebook, dove i capi delle pandillas che si fanno chiamare Latin King, Forever o Ms18 sono stati taggati insieme ad a ltri ragazzi sudamericani, permettendo cosi agli agenti di conoscere il loro organigramma. Veri esperti nel monitoraggio del Web sono ormai gli investigatori delle Digos, che hanno smesso di farsi crescere la barba per gironzolare intorno ai centri sociali o di rasarsi i capelli per frequentare le curve degli stadi. Molto più semplice penetrare nei gruppi considerati a rischio con un clic del mouse. Quanto ai Carabinieri, ogni reparto operativo autorizza i propri militari, dal grado di maresciallo in su, ad accedere a qualunque sito internet per indagini sotto copertura, soprattutto nel mondo dello spaccio tra giovanissimi che utilizzano le chat per fissare gli scambi di droga o ordinare le dosi da ricevere negli istituti scolastici. Mentre, per prevenire eventuali problemi durante i rave, alle compagnie dei Carabinieri di provincia è stato chiesto di iscriversi al sito di social networking Netlog, dove gli appassionati di musica tecno si danno appuntamento per i raduni convocando fans da tutta Europa. A caccia di raver ci sono anche i venti compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni, localizzati in tutti i capoluoghi di regione e 76 sezioni dislocate in provincia. «Il nostro obiettivo è quello di prevenire i rave party prima che abbiano inizio», spiegano, «e per questo ci inseriamo nelle comunicazioni tra organizzatori e partecipanti, nei social network, nei forum e nei biog». Così può capitare che anche chi ha semplicemente partecipato ad una chat per commentare un gruppo musicale finisca per essere radiografato a sua insaputa.
In teoria queste attività sono coordinate dalle procure che conducono le indagini su singoli fatti o su fenomeni più ampi. I responsabili dei social network non ci tengono a farlo sapere e parlano di una generica offerta di collaborazione con le forze dell'ordine per impedire che le loro piattaforme favoriscano alcuni delitti. Un investigatore milanese rivela a "L'espresso" che, grazie alle autorizzazioni della magistratura, da tempo ottiene dai responsabili di Facebook Italia di visualizzare centinaia di profili riservati di altrettanti utenti, riuscendo persino ad avere accesso ai contenuti delle chat andando indietro nel tempo fino ad un anno. Chi crede di aver impostato le funzioni di riservatezza in modo da non permettere a nessuno di vedere le foto, i post e gli scambi di messaggi con altri amici, in realtà, se nel suo gruppo c'e un sospetto, viene messo a nudo e di queste intrusioni non verrà mai a conoscenza.
E non sempre l'autorità giudiziaria viene messa al corrente delle modalità con cui vengono condotte alcune indagini telematiche. Un ufficiale dei Carabinieri, che chiede di rimanere anonimo, ammette che certe violazioni della legge sulla riservatezza delle comunicazioni vengono praticate con disinvoltura: «Talvolta», spiega l'ufficiale. «creiamo una falsa identità femminile su Fb, su Msn o su altre chat, inseriamo nel profilo la foto di un carabiniere donna, meglio se giovane e carina, e lanciamo l'esca. II nostro carabiniere virtuale tenta un approccio con la persona su cui vogliamo raccogliere informazioni, magari complimentandosi per un tatuaggio. E in men che non si dica facciamo parte del suo gruppo, riuscendo a diventare "amici" di tutti i soggetti che ci interessano». Di tutta questa attività, spiega ancora l'ufficiale, «non sempre facciamo un resoconto alla procura e nei verbali ci limitiamo a citare una fantomatica fonte confidenziale». Da oggi, in virtù dell'accordo di collaborazione con Mark Zuckerberg siglato dalla Polizia, chi conduce queste indagini potrà fare a meno di avvisare un magistrato perchè «la fantasia investigativa può spaziare», prevede un funzionario della Polposta, «e le osservazioni virtuali potranno essere impiegate anche in indagini preventive».