lunedì 18 giugno 2012

Cavallo Pazzo (Ita); Crazy Horse (Usa); Tasunka Witko (Lakota)


"La questione è solo se si desidera vivere come cani o morire come uomini liberi.Noi lotteremo e moriremo"


Morì a trentatre anni il Figlio del Tuono, morì ucciso a tradimento

Si dice che il suo spirito, sotto forma di falco rosso - il suo animale totem - vegli ancora sui discendenti della sua gente...

Nacque vicino Rapid Creek, territorio dei Dakota.

Cavallo Pazzo era figlio di uno sciamano Oglala e una donna di nazionalità Sioux.

Il suo nome "Il suo cavallo è pazzo" (traduzione letterale), gli fu dato forse perché subito dopo la sua nascita un pony selvaggio passò correndo attraverso la valle dove egli si trovava, o forse come dice qualche altro dopo essere diventato un giovane valorosissimo in battaglia.

Si sposò con una donna Cheyenne chiamata Reboso Nero. Cavallo Pazzo fu un grande capo nominato dagli stessi Nuvola Rossa e Toro Seduto e si dedicò nella maggior parte della sua vita di adulto alla guerra contro le armate degli Stati Uniti d'America. Come capo guerriero nel 1876 condusse i Sioux ed i Cheyenne, risultando determinante nella vittoria contro il Generale Custer ed il settimo cavalleggeri nella battaglia del Little Big Horn. Alcuni istruttori della scuola militare americana hanno detto che Cavallo Pazzo è stato il più grande indiano esperto in tattiche di guerra che sia mai esistito.

Cavallo Pazzo, che guidava i Sioux Oglala, non portava segni di riconoscimento e proprio per questo appariva riconoscibilissimo in campo di battaglia; nudo, con un perizoma di pelle di daino, una sola penna di falco infilata nella crocchia di capelli crespi. Il suo abbigliamento minimalista, diremmo oggi, era originato non da bizzarria di comportamento ma dalle prescrizioni di una visione iniziatica.

In sogno era apparso al giovane guerriero un cavaliere che lo ammonì: "...Non dovrai mai indossare il piumaggio dei guerrieri, ma una sola penna di falco rosso, nè dovrai mai ornare la coda del cavallo con piume o insegne, nè dovrai dipingerlo con i colori di guerra. Se coprirai invece la tua cavalcatura con lunghe strisce di polvere e passerai la stessa polvere sui tuoi capelli e sul tuo corpo, nessun proiettile e nessuna freccia del nemico potrà mai ucciderti."

Si dice di lui:

... I pochi che riuscirono in qualche modo a scappare dalla furia del primo assalto di Gall degli Hunkpapa, si trovarono dinanzi a una vista che dovette gelare loro i cuori già sconvolti. Alle loro spalle, nascosto dalla polvere e dalla confusione, era arrivato Cavallo Pazzo, che aveva aggirato la cresta di colline parallele con i suoi Oglala per chiudere la via di fuga ai soldati e intercettarli alle spalle. Ad uno ad uno i cavalleggeri che si credevano in salvo caddero sotto le frecce e le pallottole degli Oglala, quando erano fortunati. Gli altri, feriti, morirono la morte lenta e atroce della Prateria, sotto i coltelli e i tomahawk dei Sioux. La battaglia sulla collina di Custer durò appena un'ora..."

venerdì 15 giugno 2012

Libertà di licenziare per assumere è come risolvere la dissenteria con il Guttalax.

una flessione di -12,1%.

Roma - A maggio le immatricolazioni del gruppo Fiat in Europa hanno registrato una flessione del 12,1% attestandosi a 82.501 unità contro le 93.840 di un anno fa. Lo ha fatto sapere l'Acea, secondo cui nei primi 5 mesi dell'anno il Lingotto ha immatricolato in Europa 375.795 veicoli, in calo del 16,6% rispetto allo stesso periodo del 2011.

A maggio Fiat Group Automobiles ha segnato in Europa una quota di mercato del 7,2% rispetto al 7,5% di un anno fa, mentre calcolando i primi 5 mesi dell'anno il gruppo ha una quota del 6,7% contro il 7,4% dello stesso periodo del 2011.

In una intervista rilasciata nella tarda serata di ieri a Madrid, l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, ha confermato l'obiettivo di ridurre gli investimenti in Europa di 500 milioni di euro, motivando la decisione con le aspettative secondo cui il mercato dell'auto europeo non riuscirà a riprendersi nel secondo semestre dell'anno.

"La ripresa dell'Europa - ha detto, stando a quanto riporta Bloomberg, "dipende da molti fattori: il primo è la Grecia, poi il modo in cui l'euro continuerà ad andare avanti e infine cosa l'Europa farà per sostenere la crescita".
Chi conosce tante parole, t'incula come vuole...

Basket play-off finale Lussana -Pontek 58-64 video di A Kozeli.mp4

martedì 12 giugno 2012

Perché è necessario mobilitarsi

il 13, 14 e 15 giugno

Le politiche del Governo mettono in contrapposizione e concorrenza lavoratori «garantiti» e non, giovani e adulti,lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, donne e uomini, comunitari ed extra comunitari e riducono il lavoro a una merce. La crisi ha mostrato tutti i limiti del nostro sistema industriale, i limiti e la miopia dei sacrifici chiesti dal sistema finanziario europeo, voluti dal Governo, imposti ai lavoratori e a tutti i cittadini.

L'assenza drammatica di scelte di politiche industriali di sostegno e di indirizzo al sistema produttivo da parte di chi ha responsabilità di Governo non contrasta le ragioni della crisi; il Governo ha scaricato i costi su lavoratrici e lavoratori con gravissimi interventi sul piano sociale, interventi che non sono serviti e non serviranno ad affrontare l'emergenza attuale, anzi l'aggravano.

La vera priorità, economica, sociale e politica, del paese oggi è la riunificazione e l’estensione dei diritti e della tutela universale nel lavoro, la difesa dell’occupazione, il superamento della precarietà e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Non abbiamo più tempo! Il Governo deve dare da subito un forte segnale di discontinuità, il Parlamento deve rispondere ai bisogni e alle richieste del mondo del lavoro.

Cosa vogliamo? Chiediamo al Governo di stanziare urgentemente risorse per la crescita e fare scelte di politica industriale e di intervento pubblico finalizzate alla sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni.

Chiediamo un nuovo modello di sviluppo a partire da un piano straordinario per la mobilità sostenibile, tavoli di confronto nazionali per definire piani nazionali di intervento nei settori dell'auto e dell'indotto, degli elettrodomestici, della siderurgia, delle telecomunicazioni, vogliamo modificare il piano di Finmeccanica perché siamo contrari alla vendita delle attività civili del più grande gruppo industriale pubblico del nostro paese.

Cosa vogliamo? Chiediamo al Parlamento di annullare le leggi che mettono in discussione i diritti e la democrazia nei luoghi di lavoro e il diritto alla contrattazione collettiva a partire dalla richiesta di cancellare l’art. 8 che attacca la democrazia nei luoghi di lavoro. Chiediamo una legge sulla rappresentanza che garantisca, nell'applicazione dell'art. 19 dello Statuto dei diritti dei Lavoratori, i requisiti del pluralismo sindacale e della rappresentatività previsti dalla nostra Costituzione. Vogliamo salvaguardare l'art. 18 e la dignità nei luoghi di lavoro e chiediamo di modificare il disegno di legge sul mercato del lavoro che lo cancella, vogliamo una riforma del mercato del lavoro che estenda diritti e tutele con misure di contrasto alla precarietà. Vogliamo modificare la controriforma delle pensioni e garantire il diritto alla pensione del lavoro dipendente a partire dai lavoratori esodati, senza lavoro e senza pensione.

Cosa vogliamo? Vogliamo contrastare la scelte di Federmeccanica e la pratica degli accordi separati, vogliamo riconquistare il Contratto nazionale.

Per tutte queste ragioni le metalmeccaniche e i metalmeccanici

daranno vita a iniziative diffuse di mobilitazione a livello nazionale e

nei singoli territori

- mercoledì 13 e venerdì 15 giugno con iniziative territoriali

- giovedì 14 giugno con una iniziativa nazionale a Roma

a Mantova mercoledì 13 giugno, dalle 9,30 alle 12,00, verrà effettuato un presidio davanti alla prefettura.

Roma, 6 giugno 2012 - Fiom nazionale

venerdì 8 giugno 2012

...in Italia i comunisti non hanno mai governato,gli italiani hanno preferito farsi governare da Craxi Andreotti Berlusconi,eppure danno la colpa dei più grandi disastri,economoci e non,proprio ai comunisti..se devono parlare di male assoluto dicono "comunisti"..eppure sono stati proprio i comunisti a combattere contro nazisti e fascisti,ma questa è un'altra storia...

martedì 5 giugno 2012

- Sesto San Giovanni (Mi),, 05 giu - "Anche le lavoratrici e i lavoratori della Lombardia sono stati colpiti dal terremoto. Nel mantovano le scosse dei giorni scorsi hanno danneggiato oltre 300 aziende. Si tratta di imprese del settore industriale, non solo metalmeccanico. Per i lavoratori e le lavoratrici che non possono più lavorare a causa del danneggiamento dei capannoni e che non possono ricorrere alla Cassa integrazione ordinaria è previsto il ricorso alla Cassa integrazione guadagni in deroga (che aiuta anche apprendisti, somministrati, lavoratori piccole imprese dell’artigianato e del commercio, cooperative di servizi, avventizi, stagionali, lavoratori che non hanno le 90 giornate di anzianità aziendale). Una soluzione che permette alle aziende di abbattere i costi del personale che, nel periodo di ricostruzione, non può essere impiegato e che assicura una protezione sociale ai lavoratori che, diversamente, rischierebbero di perdere il posto di lavoro. Il ricorso alla Cassa in deroga, però, prevede di norma che i soldi non vengano anticipati dall’Inps. Si tratta quindi di un aiuto che rischia di rivelarsi inefficace in un momento di emergenza come questo" Lo dichiara in un comunicato Mirco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia – chiede che la Cassa in deroga venga anticipata in tempi rapidi dall’Inps a tutti i lavoratori che ne hanno diritto. Chiediamo che si faccia come in alcune province dell’Emilia- Romagna”. Una soluzione, secondo Rota, “di certo non risolutiva ma necessaria per dare una mano alle lavoratrici e ai lavoratori che sono in difficoltà anche a causa della perdita o dell’inagibilità della casa”.

sabato 2 giugno 2012


E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l'ultimo frammento di cuore.
-- Che Guevara

Landini: «Lista Fiom? Pensiamo ai lavoratori»

«Noi facciamo sindacato e difendiamo i diritti dei lavoratori, mai così colpiti. Per questo il 9 giugno incontriamo Pd, Idv, Sel e Federazione della sinistra chiedendo impegni precisi per il futuro sul tema del lavoro». Maurizio Landini festeggiava ieri i due anni alla guida della Fiom («ho resistito bene, sono stati impegnativi per me, ma soprattutto difficili per le persone che rappresento che hanno subito un attacco ai loro diritti senza precedenti») e vuole precisare che «all’orizzonte non c’è alcun partito o lista della Fiom».

Landini, nel pullulare di liste civiche c’è chi dà per certo che la Fiom si candidi alle prossime elezioni. È vero?

«Il problema non è questo. Il problema è che le persone che lavorano hanno visto un peggioramento secco della loro situazione e i loro bisogni non sono sufficientemente rappresentati. Noi chiediamo a chi si candida a governare il Paese di rimettere mano ad una riforma delle pensioni che penalizza anziani e di conseguenza i giovani, una legge sulla rappresentanza che permetta ad ogni lavoratore di scegliersi liberamente il suo sindacato, tornare ad un articolo 18 che realmente salvaguardi dal licenziamento economico, ammortizzatori sociali per i precari fino ad un reddito di cittadinanza. Siamo contenti che Bersani, Di Pietro, Vendola abbiamo accettato il nostro invito e gli chiederemo di prendere impegni concreti su questi temi prima di candidarsi».

E se sabato prossimo i partiti non vi daranno risposte soddisfacenti?

«Una cosa per volta. La nostra richiesta è di riconnettere democrazia e lavoro, sapendo che la crisi di rappresentanza non colpisce solo i partiti. Chi non va a votare o vota nuovi movimenti non va etichettato come “antipolitica”, siamo invece di fronte ad una nuova domanda di politica. Il 9 giugno assieme ai partiti ci saranno anche associazioni, soggetti costituzionali. Dopo il 9 continueremo a chiedere questi impegni a sindaci, presidenti di Regione. Sono due anni, dal contratto di Pomigliano, che combattiamo questa battaglia sui diritti: ora vogliamo portare a casa dei risultati concreti».

Ma in questo modo non rischiate di dare spazio a chi vi accusa di fare politica da sempre, di mirare ad uscire dalla Cgil?

«La Fiom deve dire quello che pensa. Fin dal congresso di Rimini del 1996 Claudio Sabattini ci ha insegnato a perseguire l’indipendenza: abbiamo un progetto di società che confrontiamo con tutti, partiti in primis. Noi in questo modo pratichiamo la confederalità, perché io mi batto prima di tutto per l’autonomia della Cgil. Con l’incontro del 9 noi facciamo il nostro mestiere di sindacalisti confederali».

Intanto però il 13 e il 14 chiamate alla mobilitazione contro la riforma del lavoro.

«La nostra mobilitazione l’abbiamo decisa all’Assemblea nazionale e mette assieme la protesta contro una riforma del lavoro che peggiora le condizioni e i diritti dei lavoratori e quella contro Fiat, che sta lasciando l’Italia senza che il governo apra bocca, e Finmeccanica, che vuole svendere aziende pubbliche in settori strategici come i trasporti. Dalla segreteria della Cgil invece ci aspettiamo che proclami lo sciopero generale come stabilito dal Direttivo del giorno dopo l’approvazione del testo della riforma del lavoro».

La Cgil sta lavorando per ottenere altre modifiche e aspetta l’arrivo del testo alla Camera.

«Lo sciopero generale non è uno strumento di testimonianza. È uno strumento di lotta per ottenere cambiamenti. E quindi bisogna indirlo al più presto, prima che la riforma arrivi alla Camera. Sennò sarà troppo tardi».
02/06/12 Intervista a Maurizio Landini : “Puntare sul lavoro e cancellare le leggi di Sacconi e Monti-Fornero (queste ultime votate anche dal Pd). La Cgil proclami lo sciopero generale. I 5 stelle? Li guardo con attenzione” da controlacrisi.org

Il prossimo sabato a Roma il gruppo dirigente Fiom e una platea di delegati metalmeccanici chiederanno ai segretari dei partiti di sinistra e centrosinistra di spiegare quali idee e programmi hanno in mente per costruire un’alternativa alle politiche classiste e liberiste del governo Monti. Questo appuntamento, a cui si sono detti disponibili Bersani, Di Pietro, Vendola e Ferrero, ha creato un certo parapiglia. Ne parliamo con il segretario generale Maurizio Landini.
Allora Landini, la Fiom si fa partito?
"La Fiom fa quel che ha sempre fatto: fa sindacato, e poiché sta vicino alla sua gente si rende conto del peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, a cui sta dando un forte contributo il governo Monti con i suoi provvedimenti contro i pensionati presenti e futuri, contro i precari e i giovani, con lo smantellamento dei diritti e delle tutele, con l’attacco agli ammortizzatori sociali nel pieno di una crisi pesantissima. La nostra gente ci testimonia il solco sempre più profondo con una politica distante dai lavoratori che non si sentono rappresentati politicamente da nessuno. È normale che chi si occupa di rappresentanza sindacale si interroghi sulla crisi di quella politica."
Cosa chiedete ai partiti di sinistra?
"Il loro programma, sapere da che parte stanno, se vogliono davvero cambiare questo paese, se pensano che sia l’ora di costruire un’altra Europa, ché quella fondata solo sulla moneta, sul libero mercato e sulla finanza ci ha precipitati in questa crisi. Vogliamo un’Europa fondata sul lavoro e sui diritti e non sulla loro riduzione. Chiediamo una rappresentanza politica che non sia a senso unico, basata sul solo diritto d’impresa. Serve un programma alternativo alle politiche del governo Monti e vogliamo sapere se questa è anche la convinzione di chi si candida all’alternativa."
Lo chiedi a chi, come il Pd, sostiene questo governo, persino nella cancellazione dell’articolo 18?
"Per questo chiediamo un confronto. Ci sono leggi sbagliate da cancellare, quelle sul lavoro targate Berlusconi-Sacconi e quelle targate Monti-Fornero. Poi ci sono leggi mai fatte come quella sulla rappresentanza sindacale. Oggi viviamo una situazione del tutto estranea alla democrazia: devo ricordare ai lettori del manifesto le rotture di Marchionne, l’esclusione della Fiom dalle fabbriche Fiat, l’attacco al contratto nazionale? Sono due anni che denunciamo queste cose e dalle forze del centrosinistra non abbiamo ottenuto risposte convincenti. Dicevano che Pomigliano era un caso unico e invece, come sosteva la Fiom, era un grimaldello per ributtarci agli anni Cinquanta, se non peggio. Insomma, esiste o no il problema della rappresentanza politica del mondo del lavoro?"
Avete invitato anche Beppe Grillo?
"Il movimento 5 stelle ha modalità politiche diverse, ma noi al confronto siamo interessati. Non mi convincono gli attacchi contro la presunta antipolitica, preferisco capire le domande che sottendono la massiccia astensione e il voto a forze che fanno politica in forme diverse. È in atto un attacco alla democrazia nel lavoro e nella società, la risposta non può che cercarsi nell’allargamento della democrazia e della partecipazione."
Ma intanto il Senato ha cancellato l’articolo 18…
"Per noi la partita non è chiusa, abbiamo indetto due giornate di mobilitazione per il 13 e 14 giugno, la prima con iniziative in tutte le provincie e la seconda con un appuntamento dei metalmeccanici a Roma, davanti al Parlamento. Non escludiamo nulla per bloccare questa riforma che colpisce giovani, precari per i quali chiediamo un reddito di cittadinanza, lavoratori di cui intendiamo difendere ed estendere diritti e tutele."
Dieci anni fa la Cgil portava in piazza tre milioni di persone in difesa dell’articolo 18. Oggi non si va oltre i presidi.
"Calma, noi seguitiamo a pensare che serva, subito, lo sciopero generale. Non siamo noi a dirlo, è il direttivo nazionale della Cgil che l’ha deciso. Non ci sono ragioni per non mettere in campo quella decisione. Non basta: percorreremo tutte le strade per impedire che la crisi venga usata per cancellare diritti e tutele, anche attraverso una raccolta di firme. I referendum si possono fare e anche vincere, come la storia recente insegna."
Che altro chiederete ai segretari dei partiti di sinistra?
"Se intendono inserire nei programmi con cui chiederanno il voto la centralità del lavoro, la sua qualità, i diritti connessi. Se ritengono necessaria una diversa politica industriale ed economica orientata a un modello di sviluppo socialmente e ambientalmente compatibile. Persino questo devastante terremoto in Emilia che ha fatto scempio di operai dovrebbe insegnare qualcosa: lo stato deve investire in sicurezza e svolgere un ruolo attivo per impedire la fuga di imprese e multinazionali dalla zone terremotate e dall’Italia. Se non arriveranno segnali positivi, temo che gli appelli al voto, anche se a farli sarà la sinistra, non convinceranno i lavoratori che la Fiom si onora di rappresentare."
01/06/12 Maurizio Landini (Fiom): "Ora la Cgil deve dichiarare lo sciopero generale" da controlacrisi.org.

Raggiungere Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil, è in questi giorni convulsi molto difficile. Riunioni che si susseguono un clima caratterizzato da molteplici iniziative e altrettanti problemi da affrontare. Il Senato ha appena approvato la controriforma del mercato del lavoro Monti – Fornero, senza che finora si siano levate voci troppo forti o grandi mobilitazioni diffuse. La Cgil mentre il testo passava in aula, si è limitata con un presidio a criticare il fatto che il voto di fiducia impediva qualsiasi tipo di modifica o di emendamento. Ma cosa intende fare la Fiom?
«Abbiamo proclamato per il 13 e 14 giugno, giorni in cui il testo sarà in aula alla Camerai, mobilitazioni generali. Il 13 saremo presenti con iniziative in tutto il Paese, il giorno dopo, quando la votazione entrerà nel vivo, saremo davanti al parlamento e al ministero per lo sviluppo economico e ci faremo sentire. Ma ora è l’intera Cgil che deve rispettare l’impegno assunto nel direttivo e dichiarare lo sciopero generale. Le modifiche alla vita dei lavoratori non riguardano solo la Fiom ma tutte le lavoratrici e i lavoratori e occorre una reazione dell’intero sindacato. Il testo che verrà licenziato non è accettabile, non riduce le forme di precarietà, peggiora l’accesso e la consistenza degli ammortizzatori sociali e compie una mutilazione dell’articolo 18 impedendo di fatto la reintegra per chi viene licenziato. Questo non è più l’articolo 18».
Nel frattempo la crisi precipita e sempre più analisti anche di stampo liberale, dicono che austerità, contrazione dei salari e dei diritti, non risolvono ma accrescono le difficoltà.
«Siamo di fronte alla necessità di ricostruire l’idea di Europa. L’integrazione europea è stata fondata sulla moneta, sul mercato e sulla finanza, seguendo la logica secondo cui il mercato privo di vincoli avrebbe garantito sviluppo per tutti. Io credo che bisogna fare un bilancio dopo 20 anni altrimenti cadiamo in una recessione senza fine. Dobbiamo operare per un cambiamento sostanziale intervenendo sulla finanza, tassando le transazioni finanziarie e andando a stanare i capitali che finiscono nei “paradisi fiscali”. Occorre un controllo pubblico sull’economia per avviare una fase di crescita. E si tratta anche di una questione democratica generale. Va ripensato il ruolo dei governi e della rappresentanza dei soggetti politici, c’è insomma bisogno di un forte cambiamento politico. Le politiche di Monti sono sbagliate e ci stiamo avviando in una fase di profonda recessione anche a causa di queste scelte. Serve una svolta che sia tanto politica quanto sociale».
Invece si approva tranquillamente il “fiscal compact” e si modifica la costituzione in nome delle scelte dettate dalla Bce
«Il fiscal compact non doveva essere applicato né in Italia né nel resto d’Europa. Al contrario servono piani straordinari di investimenti pubblici e privati per creare lavoro. Il patto di stabilità imposto ai Comuni e l’introduzione del pareggio di bilancio in costituzione costituiscono gravissimi errori politici. Bisogna invece ridare spazio alla sfera pubblica per riattivare l’economia e la produzione. Serve non solo a uscire dalla recessione ma anche per produrre diritti e libertà reali, per garantire democrazia. Gli ordini imposti dalla Bce non sono giusti e le persone se ne stanno accorgendo. Il risultato delle elezioni francesi lascia ben sperare, si potrebbe aprire una fase nuova in Europa. Ma il fondamento deve essere sociale, si devono creare le condizioni per colpire la dittatura della finanza e avviare un processo di partecipazione democratica alle scelte che vengono fatte. Dobbiamo ad esempio tenere conto dei dati della disoccupazione che da noi sono in forte crescita e creano una forte situazione di rischio».
Resta la scarsa presenza della “politica”. La Fiom per il 9 giugno ha convocato a Montesilvano i principali leader delle forze di sinistra e di centro sinistra per una discussione di ampio respiro. Cosa chiederete e soprattutto cosa vi aspettate da questa giornata?
«Si ritorna un po’ a quanto ho già detto. L’incontro del 9 vuole mettere al centro della discussione il fatto che mercato e finanzia condizionano la politica. Il lavoro e i problemi del lavoro non sono completamente rappresentati sia nelle scelte che vengono compiute sia nella rappresentanza concreta e reale. Noi vorremo ragionare attorno a cinque o sei questioni per definire un programma alternativo a Berlusconi e a Monti. Intanto la questione della democrazia. La Fiat realizza accordi separati ed espelle i sindacati non graditi, ma questo non capita solo nel mondo del lavoro. Crediamo che vadano riformati i luoghi di partecipazione e che la politica debba riformarsi dalle fondamenta mostrandosi capace di rispondere alle istanze delle persone. Ma vogliamo anche parlare di quello che il governo Monti ha fatto: per noi la riforma delle pensioni non può essere considerata definitiva. Non accetteremo che si vada in pensione a 70 anni e indipendentement dal lavoro che si svolge. Poi vogliamo parlare di come introdurre elementi di equità che questo governo non ha certo offerto, parlare di come ridurre la precarietà e come estendere gli ammortizzatori sociali. Ovviamente per noni resta fondamentale anche il ripristino dell’articolo 18. Oltre alla critica dell’esistente le proposte: come costruire nuovi posti di lavoro, come avviare una nuova politica industriale e che nuovo modello di sviluppo siamo in grado di proporre? Non si tratta solo di crescere ma di decidere cosa produrre e perché, come ripensare la qualità della vita e come garantire l’ambiente. Per questo abbiamo provato a mettere insieme le forze tradizionali ma anche soggetti che hanno aperto un processo di riflessione su questi temi. Vogliamo capire se hanno intenzione di assumere o meno questi contenuti programmatici».
In queste ore c’è una forte polemica che collega il dramma del terremoto in Emilia con la parata del 2 giugno. Cosa ne pensa, anche a titolo personale, Maurizio Landini?
«Io sono di origine emiliana conosco le terre travolte dal sisma. Sono stato nelle zone più colpite e si tratta di una tragedia di dimensioni spaventose. E si pongono numerosi problemi. Ci saranno ragioni per cui sono caduti i capannoni nuovi e sono rimasti in piedi quelli vecchi? È stato evidentemente possibile costruire senza alcun vincolo. Ora dobbiamo pensare a come ricostruire una zona che non solo è abitata ma è piena di distretti produttivi di eccellenza a livello europeo. E occorre farlo pensando al fatto che simili eventi non debbano più ridurre una popolazione e i luoghi di lavoro in cui operano in simili condizioni. E bisogna dimostrare un coordinamento fra governo Regione e le forze sociali per unire al meglio gli sforzi. Mi limito a dire che in questa situazione è fondamentale muoversi con sobrietà nell’utilizzo di risorse pubbliche per cose non fondamentali. Sarebbe saggio convogliare l’utilizzo delle risorse concrete limitando altre spese. Anche esempi che si caratterizzino per un forte valore simbolico hanno importanza»