martedì 19 giugno 2012
lunedì 18 giugno 2012
Cavallo Pazzo (Ita); Crazy Horse (Usa); Tasunka Witko (Lakota)
"La questione è solo se si desidera vivere come cani o morire come uomini liberi.Noi lotteremo e moriremo"
Morì a trentatre anni il Figlio del Tuono, morì ucciso a tradimento
Si dice che il suo spirito, sotto forma di falco rosso - il suo animale totem - vegli ancora sui discendenti della sua gente...
Nacque vicino Rapid Creek, territorio dei Dakota.
Cavallo Pazzo era figlio di uno sciamano Oglala e una donna di nazionalità Sioux.
Il suo nome "Il suo cavallo è pazzo" (traduzione letterale), gli fu dato forse perché subito dopo la sua nascita un pony selvaggio passò correndo attraverso la valle dove egli si trovava, o forse come dice qualche altro dopo essere diventato un giovane valorosissimo in battaglia.
Si sposò con una donna Cheyenne chiamata Reboso Nero. Cavallo Pazzo fu un grande capo nominato dagli stessi Nuvola Rossa e Toro Seduto e si dedicò nella maggior parte della sua vita di adulto alla guerra contro le armate degli Stati Uniti d'America. Come capo guerriero nel 1876 condusse i Sioux ed i Cheyenne, risultando determinante nella vittoria contro il Generale Custer ed il settimo cavalleggeri nella battaglia del Little Big Horn. Alcuni istruttori della scuola militare americana hanno detto che Cavallo Pazzo è stato il più grande indiano esperto in tattiche di guerra che sia mai esistito.
Cavallo Pazzo, che guidava i Sioux Oglala, non portava segni di riconoscimento e proprio per questo appariva riconoscibilissimo in campo di battaglia; nudo, con un perizoma di pelle di daino, una sola penna di falco infilata nella crocchia di capelli crespi. Il suo abbigliamento minimalista, diremmo oggi, era originato non da bizzarria di comportamento ma dalle prescrizioni di una visione iniziatica.
In sogno era apparso al giovane guerriero un cavaliere che lo ammonì: "...Non dovrai mai indossare il piumaggio dei guerrieri, ma una sola penna di falco rosso, nè dovrai mai ornare la coda del cavallo con piume o insegne, nè dovrai dipingerlo con i colori di guerra. Se coprirai invece la tua cavalcatura con lunghe strisce di polvere e passerai la stessa polvere sui tuoi capelli e sul tuo corpo, nessun proiettile e nessuna freccia del nemico potrà mai ucciderti."
Si dice di lui:
... I pochi che riuscirono in qualche modo a scappare dalla furia del primo assalto di Gall degli Hunkpapa, si trovarono dinanzi a una vista che dovette gelare loro i cuori già sconvolti. Alle loro spalle, nascosto dalla polvere e dalla confusione, era arrivato Cavallo Pazzo, che aveva aggirato la cresta di colline parallele con i suoi Oglala per chiudere la via di fuga ai soldati e intercettarli alle spalle. Ad uno ad uno i cavalleggeri che si credevano in salvo caddero sotto le frecce e le pallottole degli Oglala, quando erano fortunati. Gli altri, feriti, morirono la morte lenta e atroce della Prateria, sotto i coltelli e i tomahawk dei Sioux. La battaglia sulla collina di Custer durò appena un'ora..."venerdì 15 giugno 2012
una flessione di -12,1%.
A maggio Fiat Group Automobiles ha segnato in Europa una quota di mercato del 7,2% rispetto al 7,5% di un anno fa, mentre calcolando i primi 5 mesi dell'anno il gruppo ha una quota del 6,7% contro il 7,4% dello stesso periodo del 2011.
In una intervista rilasciata nella tarda serata di ieri a Madrid, l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, ha confermato l'obiettivo di ridurre gli investimenti in Europa di 500 milioni di euro, motivando la decisione con le aspettative secondo cui il mercato dell'auto europeo non riuscirà a riprendersi nel secondo semestre dell'anno.
"La ripresa dell'Europa - ha detto, stando a quanto riporta Bloomberg, "dipende da molti fattori: il primo è la Grecia, poi il modo in cui l'euro continuerà ad andare avanti e infine cosa l'Europa farà per sostenere la crescita".
martedì 12 giugno 2012
Perché è necessario mobilitarsi
il 13, 14 e 15 giugno
Le politiche del Governo mettono in contrapposizione e concorrenza lavoratori «garantiti» e non, giovani e adulti,lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, donne e uomini, comunitari ed extra comunitari e riducono il lavoro a una merce. La crisi ha mostrato tutti i limiti del nostro sistema industriale, i limiti e la miopia dei sacrifici chiesti dal sistema finanziario europeo, voluti dal Governo, imposti ai lavoratori e a tutti i cittadini.
L'assenza drammatica di scelte di politiche industriali di sostegno e di indirizzo al sistema produttivo da parte di chi ha responsabilità di Governo non contrasta le ragioni della crisi; il Governo ha scaricato i costi su lavoratrici e lavoratori con gravissimi interventi sul piano sociale, interventi che non sono serviti e non serviranno ad affrontare l'emergenza attuale, anzi l'aggravano.
La vera priorità, economica, sociale e politica, del paese oggi è la riunificazione e l’estensione dei diritti e della tutela universale nel lavoro, la difesa dell’occupazione, il superamento della precarietà e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Non abbiamo più tempo! Il Governo deve dare da subito un forte segnale di discontinuità, il Parlamento deve rispondere ai bisogni e alle richieste del mondo del lavoro.
Cosa vogliamo? Chiediamo al Governo di stanziare urgentemente risorse per la crescita e fare scelte di politica industriale e di intervento pubblico finalizzate alla sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni.
Chiediamo un nuovo modello di sviluppo a partire da un piano straordinario per la mobilità sostenibile, tavoli di confronto nazionali per definire piani nazionali di intervento nei settori dell'auto e dell'indotto, degli elettrodomestici, della siderurgia, delle telecomunicazioni, vogliamo modificare il piano di Finmeccanica perché siamo contrari alla vendita delle attività civili del più grande gruppo industriale pubblico del nostro paese.
Cosa vogliamo? Chiediamo al Parlamento di annullare le leggi che mettono in discussione i diritti e la democrazia nei luoghi di lavoro e il diritto alla contrattazione collettiva a partire dalla richiesta di cancellare l’art. 8 che attacca la democrazia nei luoghi di lavoro. Chiediamo una legge sulla rappresentanza che garantisca, nell'applicazione dell'art. 19 dello Statuto dei diritti dei Lavoratori, i requisiti del pluralismo sindacale e della rappresentatività previsti dalla nostra Costituzione. Vogliamo salvaguardare l'art. 18 e la dignità nei luoghi di lavoro e chiediamo di modificare il disegno di legge sul mercato del lavoro che lo cancella, vogliamo una riforma del mercato del lavoro che estenda diritti e tutele con misure di contrasto alla precarietà. Vogliamo modificare la controriforma delle pensioni e garantire il diritto alla pensione del lavoro dipendente a partire dai lavoratori esodati, senza lavoro e senza pensione.
Cosa vogliamo? Vogliamo contrastare la scelte di Federmeccanica e la pratica degli accordi separati, vogliamo riconquistare il Contratto nazionale.
Per tutte queste ragioni le metalmeccaniche e i metalmeccanici
daranno vita a iniziative diffuse di mobilitazione a livello nazionale e
nei singoli territori
- mercoledì 13 e venerdì 15 giugno con iniziative territoriali
- giovedì 14 giugno con una iniziativa nazionale a Roma
a Mantova mercoledì 13 giugno, dalle 9,30 alle 12,00, verrà effettuato un presidio davanti alla prefettura.
Roma, 6 giugno 2012 - Fiom nazionale
venerdì 8 giugno 2012
martedì 5 giugno 2012
domenica 3 giugno 2012
sabato 2 giugno 2012
Landini: «Lista Fiom? Pensiamo ai lavoratori»
Landini, nel pullulare di liste civiche c’è chi dà per certo che la Fiom si candidi alle prossime elezioni. È vero?
«Il problema non è questo. Il problema è che le persone che lavorano hanno visto un peggioramento secco della loro situazione e i loro bisogni non sono sufficientemente rappresentati. Noi chiediamo a chi si candida a governare il Paese di rimettere mano ad una riforma delle pensioni che penalizza anziani e di conseguenza i giovani, una legge sulla rappresentanza che permetta ad ogni lavoratore di scegliersi liberamente il suo sindacato, tornare ad un articolo 18 che realmente salvaguardi dal licenziamento economico, ammortizzatori sociali per i precari fino ad un reddito di cittadinanza. Siamo contenti che Bersani, Di Pietro, Vendola abbiamo accettato il nostro invito e gli chiederemo di prendere impegni concreti su questi temi prima di candidarsi».
E se sabato prossimo i partiti non vi daranno risposte soddisfacenti?
«Una cosa per volta. La nostra richiesta è di riconnettere democrazia e lavoro, sapendo che la crisi di rappresentanza non colpisce solo i partiti. Chi non va a votare o vota nuovi movimenti non va etichettato come “antipolitica”, siamo invece di fronte ad una nuova domanda di politica. Il 9 giugno assieme ai partiti ci saranno anche associazioni, soggetti costituzionali. Dopo il 9 continueremo a chiedere questi impegni a sindaci, presidenti di Regione. Sono due anni, dal contratto di Pomigliano, che combattiamo questa battaglia sui diritti: ora vogliamo portare a casa dei risultati concreti».
Ma in questo modo non rischiate di dare spazio a chi vi accusa di fare politica da sempre, di mirare ad uscire dalla Cgil?
«La Fiom deve dire quello che pensa. Fin dal congresso di Rimini del 1996 Claudio Sabattini ci ha insegnato a perseguire l’indipendenza: abbiamo un progetto di società che confrontiamo con tutti, partiti in primis. Noi in questo modo pratichiamo la confederalità, perché io mi batto prima di tutto per l’autonomia della Cgil. Con l’incontro del 9 noi facciamo il nostro mestiere di sindacalisti confederali».
Intanto però il 13 e il 14 chiamate alla mobilitazione contro la riforma del lavoro.
«La nostra mobilitazione l’abbiamo decisa all’Assemblea nazionale e mette assieme la protesta contro una riforma del lavoro che peggiora le condizioni e i diritti dei lavoratori e quella contro Fiat, che sta lasciando l’Italia senza che il governo apra bocca, e Finmeccanica, che vuole svendere aziende pubbliche in settori strategici come i trasporti. Dalla segreteria della Cgil invece ci aspettiamo che proclami lo sciopero generale come stabilito dal Direttivo del giorno dopo l’approvazione del testo della riforma del lavoro».
La Cgil sta lavorando per ottenere altre modifiche e aspetta l’arrivo del testo alla Camera.
«Lo sciopero generale non è uno strumento di testimonianza. È uno strumento di lotta per ottenere cambiamenti. E quindi bisogna indirlo al più presto, prima che la riforma arrivi alla Camera. Sennò sarà troppo tardi».