giovedì 20 dicembre 2012
mercoledì 12 dicembre 2012
Le bugie di Fim e Uilm_ parte prima
Le bugie di Fim e Uilm
Dal 1° gennaio 2013, con meno di 1 euro al giorno,
aumentano di 150 ore l’orario di lavoro annuo
e cancellano la contrattazione della Rsu
Con l'accordo separato del 5.12.2012 Fim e Uilm peggiorano le condizioni
delle lavoratrici e dei lavoratori aumentando l'orario di lavoro e cancellando
la contrattazione della RSU sugli orari in fabbrica. In tutte le imprese
metalmeccaniche estendono il peggioramento degli orari di lavoro
introdotto con l'accordo separato a Pomigliano e in tutti gli stabilimenti Fiat
Aumenta strutturalmente l'orario individuale di lavoro fino a 144 ore annue nelle aziende con oltre
200 dipendenti e fino a 152 ore nelle aziende con meno di 200 dipendenti introducendo come
unico vincolo per le imprese il limite di 120 ore di utilizzo complessivo tra ore di flessibilità e ore di
straordinario obbligatorio.
L'orario di lavoro non è più oggetto di contrattazione in azienda con la RSU,
viene introdotta una procedura di "esame" della durata di 10 giorni trascorsi
i quali l'azienda può procedere
Aumentano l'orario di lavoro attraverso l'aumento della flessibilità e dello
straordinario obbligatorio, la monetizzazione dei Par, lo slittamento della
mezz'ora di mensa
• aumentano fino a 80 ore annue le attuali 40 ore di straordinario obbligatorio nelle aziende con
più di 200 dipendenti e fino a 88 ore all'anno le 48 ore di straordinario obbligatorio previste
nelle aziende fino a 200 dipendenti; aumentano fino a 80 ore annue le attuali 64 ore di
flessibilità a disposizione delle aziende;
• monetizzano tre PAR: sono 3 giorni di lavoro in più all’anno;
• prevedono lo slittamento della mezz'ora di mensa a fine turno.
Cancellano dalla normativa contrattuale sull'orario ogni riferimento alle
norme di legge e introducono ulteriori flessibilità che peggiorano il lavoro e
la vita delle persone e delle loro famiglie
Introducono l'orario flessibile per "necessità improvvise", superano le causali che lo giustificano
(stagionalità, picchi produttivi, attività di istallazione e montaggio) e cancellano i limiti massimi fino
ad oggi previsti (8 ore sul primo turno del sabato, 6 ore su due turni al sabato, 32 ore di
prestazione minima settimanale).
Cancellano i diritti dei lavoratori e introducono ulteriori flessibilità di orario
a costo zero per le imprese
Concedono alle imprese, in alternativa alla Cigo, il recupero delle ore di produzione perse in caso di
interruzione delle forniture e l'utilizzo delle ferie e del conto ore dei lavoratori.
Con la crisi, con le fabbriche senza lavoro, con la disoccupazione che cresce,
hanno firmato un accordo che aumenta gli orari di lavoro e riduce salario e
diritti
Senza il voto dei lavoratori questo non è un contratto
Il contratto nazionale, per essere valido,
deve essere sottoposto a referendum
tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori
Dal 1° gennaio 2013, con meno di 1 euro al giorno,
aumentano di 150 ore l’orario di lavoro annuo
e cancellano la contrattazione della Rsu
Con l'accordo separato del 5.12.2012 Fim e Uilm peggiorano le condizioni
delle lavoratrici e dei lavoratori aumentando l'orario di lavoro e cancellando
la contrattazione della RSU sugli orari in fabbrica. In tutte le imprese
metalmeccaniche estendono il peggioramento degli orari di lavoro
introdotto con l'accordo separato a Pomigliano e in tutti gli stabilimenti Fiat
Aumenta strutturalmente l'orario individuale di lavoro fino a 144 ore annue nelle aziende con oltre
200 dipendenti e fino a 152 ore nelle aziende con meno di 200 dipendenti introducendo come
unico vincolo per le imprese il limite di 120 ore di utilizzo complessivo tra ore di flessibilità e ore di
straordinario obbligatorio.
L'orario di lavoro non è più oggetto di contrattazione in azienda con la RSU,
viene introdotta una procedura di "esame" della durata di 10 giorni trascorsi
i quali l'azienda può procedere
Aumentano l'orario di lavoro attraverso l'aumento della flessibilità e dello
straordinario obbligatorio, la monetizzazione dei Par, lo slittamento della
mezz'ora di mensa
• aumentano fino a 80 ore annue le attuali 40 ore di straordinario obbligatorio nelle aziende con
più di 200 dipendenti e fino a 88 ore all'anno le 48 ore di straordinario obbligatorio previste
nelle aziende fino a 200 dipendenti; aumentano fino a 80 ore annue le attuali 64 ore di
flessibilità a disposizione delle aziende;
• monetizzano tre PAR: sono 3 giorni di lavoro in più all’anno;
• prevedono lo slittamento della mezz'ora di mensa a fine turno.
Cancellano dalla normativa contrattuale sull'orario ogni riferimento alle
norme di legge e introducono ulteriori flessibilità che peggiorano il lavoro e
la vita delle persone e delle loro famiglie
Introducono l'orario flessibile per "necessità improvvise", superano le causali che lo giustificano
(stagionalità, picchi produttivi, attività di istallazione e montaggio) e cancellano i limiti massimi fino
ad oggi previsti (8 ore sul primo turno del sabato, 6 ore su due turni al sabato, 32 ore di
prestazione minima settimanale).
Cancellano i diritti dei lavoratori e introducono ulteriori flessibilità di orario
a costo zero per le imprese
Concedono alle imprese, in alternativa alla Cigo, il recupero delle ore di produzione perse in caso di
interruzione delle forniture e l'utilizzo delle ferie e del conto ore dei lavoratori.
Con la crisi, con le fabbriche senza lavoro, con la disoccupazione che cresce,
hanno firmato un accordo che aumenta gli orari di lavoro e riduce salario e
diritti
Senza il voto dei lavoratori questo non è un contratto
Il contratto nazionale, per essere valido,
deve essere sottoposto a referendum
tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori
Le bugie di Fim e Uilm_ parte seconda
Le bugie di Fim e Uilm
Dal 1° gennaio 2013, con meno di 1 euro al giorno,
vogliono rubare il contratto nazionale
alle lavoratrici e ai lavoratori metalmeccanici
Con l'accordo separato del 5 dicembre 2012 Fim e Uilm hanno introdotto
la flessibilità sui minimi contrattuali e hanno sancito che il salario del
Contratto Nazionale è un salario diverso tra le fabbriche e tra i territori
Per la prima volta i minimi salari, a parità di mansione, non sono più uguali per tutti i lavoratori
perché, con la contrattazione aziendale, gli aumenti potranno essere differiti di 12 mesi, e quindi
diversi da fabbrica a fabbrica, sia in caso di crisi che di nuovi insediamenti produttivi o, anche, per
usufruire di sgravi fiscali e contributivi.
Gli aumenti del triennio 2013-2015 sono definiti in tre trance a partire da gennaio 2013, ma le
aziende possono erogare gli aumenti del 1 gennaio 2014 e del 1 gennaio 2015 dopo dodici mesi.
L'intesa separata del 5 dicembre 2012 non tutela il potere d'acquisto del
salario
Gli importi economici definiti per incrementare i minimi contrattuali non tengono conto dei valori
dell'inflazione e, se l'azienda sposta l'aumento di dodici mesi, non viene considerato il quarto anno
di allungamento del contratto. Inoltre, gli incrementi definiti con l'accordo separato favoriscono le
categorie più alte e penalizzano le categorie più basse.
Il potere d'acquisto del salario si tutela mantenendo la certezza degli aumenti, rivalutando i minimi
contrattuali sulla base della l'inflazione e aggiornando il valore punto come previsto dal CCNL del
2008.
La piattaforma della Fiom, votata dalla maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori
metalmeccanici, prevede un aumento di 206 euro uguale per tutti i lavoratori fino al 5° livello, a
titolo di recupero, salvaguardia e valorizzazione reale del potere di acquisto della retribuzione.
L'intesa separata assorbe le maggiorazioni contrattate in azienda
Gli incrementi delle maggiorazioni, previsti dall'intesa separata, per il lavoro notturno fino alle ore
22 e per le ulteriori 40 ore di straordinario obbligatorio assorbono i trattamenti di miglior favore già
definiti in azienda.
Aumentano, quindi, le ore di straordinario e di flessibilità obbligatorie senza alcun aumento
salariale.
L'intesa separata introduce ritorsioni salariali nei criteri di erogazione del
PdR
A livello aziendale si potrà stabilire che i singoli lavoratori percepiranno il premio di risultato solo a
fronte dell'effettivo svolgimento della flessibilità degli orari di lavoro, le 120 ore di flessibilità e
straordinario o altro ancora, richiesta dalla azienda.
Per imporre la flessibilità degli orari si introduce così la “clausola di esigibilità” che hanno
sottoscritto in Fiat.
Senza il voto dei lavoratori questo non è un contratto
Il contratto nazionale, per essere valido,
deve essere sottoposto a referendum
tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori
Dal 1° gennaio 2013, con meno di 1 euro al giorno,
vogliono rubare il contratto nazionale
alle lavoratrici e ai lavoratori metalmeccanici
Con l'accordo separato del 5 dicembre 2012 Fim e Uilm hanno introdotto
la flessibilità sui minimi contrattuali e hanno sancito che il salario del
Contratto Nazionale è un salario diverso tra le fabbriche e tra i territori
Per la prima volta i minimi salari, a parità di mansione, non sono più uguali per tutti i lavoratori
perché, con la contrattazione aziendale, gli aumenti potranno essere differiti di 12 mesi, e quindi
diversi da fabbrica a fabbrica, sia in caso di crisi che di nuovi insediamenti produttivi o, anche, per
usufruire di sgravi fiscali e contributivi.
Gli aumenti del triennio 2013-2015 sono definiti in tre trance a partire da gennaio 2013, ma le
aziende possono erogare gli aumenti del 1 gennaio 2014 e del 1 gennaio 2015 dopo dodici mesi.
L'intesa separata del 5 dicembre 2012 non tutela il potere d'acquisto del
salario
Gli importi economici definiti per incrementare i minimi contrattuali non tengono conto dei valori
dell'inflazione e, se l'azienda sposta l'aumento di dodici mesi, non viene considerato il quarto anno
di allungamento del contratto. Inoltre, gli incrementi definiti con l'accordo separato favoriscono le
categorie più alte e penalizzano le categorie più basse.
Il potere d'acquisto del salario si tutela mantenendo la certezza degli aumenti, rivalutando i minimi
contrattuali sulla base della l'inflazione e aggiornando il valore punto come previsto dal CCNL del
2008.
La piattaforma della Fiom, votata dalla maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori
metalmeccanici, prevede un aumento di 206 euro uguale per tutti i lavoratori fino al 5° livello, a
titolo di recupero, salvaguardia e valorizzazione reale del potere di acquisto della retribuzione.
L'intesa separata assorbe le maggiorazioni contrattate in azienda
Gli incrementi delle maggiorazioni, previsti dall'intesa separata, per il lavoro notturno fino alle ore
22 e per le ulteriori 40 ore di straordinario obbligatorio assorbono i trattamenti di miglior favore già
definiti in azienda.
Aumentano, quindi, le ore di straordinario e di flessibilità obbligatorie senza alcun aumento
salariale.
L'intesa separata introduce ritorsioni salariali nei criteri di erogazione del
PdR
A livello aziendale si potrà stabilire che i singoli lavoratori percepiranno il premio di risultato solo a
fronte dell'effettivo svolgimento della flessibilità degli orari di lavoro, le 120 ore di flessibilità e
straordinario o altro ancora, richiesta dalla azienda.
Per imporre la flessibilità degli orari si introduce così la “clausola di esigibilità” che hanno
sottoscritto in Fiat.
Senza il voto dei lavoratori questo non è un contratto
Il contratto nazionale, per essere valido,
deve essere sottoposto a referendum
tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori
domenica 9 dicembre 2012
domenica 2 dicembre 2012
sabato 24 novembre 2012
lunedì 22 ottobre 2012
I bambini sono di sinistra. Di sinistra, sì, nessun dubbio. Non soltanto per i pugnetti stretti in segno di protesta.
I bambini sono di sinistra perché amano senza preconcetti, senza distinzioni.
I bambini sono di sinistra perché si fanno f
I bambini sono di sinistra perché amano senza preconcetti, senza distinzioni.
I bambini sono di sinistra perché si fanno f
regare
quasi sempre. Ti guardano, cacci delle balle vergognose e loro le
bevono, tutti contenti. Sorridono, si fidano. Bicamerale! Sì, dai!
I bambini sono di sinistra perché stanno insieme, fanno insieme, litigano insieme. Insieme, però.
I bambini sono di sinistra perché se gli spieghi cos'è la destra piangono.
I bambini sono di sinistra perché se gli spieghi cos'è la sinistra piangono lo stesso, ma un po' meno.
I bambini sono di sinistra perché a loro non serve il superfluo.
Sono di sinistra perché le scarpe sono scarpe, anche se prima o poi delle belle Nike o Adidas o Puma, o Reebok, o Superga gliele compreremo. Noi siamo No-Logo, ma di marca!
I bambini sono di sinistra malgrado l'ora di religione obbligatoria.
I bambini sono di sinistra grazie all'ora di religione obbligatoria.
I bambini sono di sinistra perché comunque, qualsiasi cosa tu gli dica che assomigli vagamente a un ordine, fanno resistenza. Ora e sempre.
I bambini sono di sinistra perché occupano tutti gli spazi della nostra vita.
I bambini sono di sinistra perché fanno i girotondi da tempi non sospetti.
I bambini sono di sinistra perché vanno all'asilo con bambini africani, cinesi o boliviani, e quando il papà gli dice "vedi, quello lì è africano", loro lo guardano come si guarda una notizia senza significato.
I bambini sono di sinistra perché quando si commuovono piangono, mentre noi adulti teniamo duro, non si sa bene perché.
I bambini sono di sinistra perché se li critichiamo si offendono. Ma se li giudichiamo non invocano il legittimo sospetto, e se li condanniamo aspettano sereni l'indulto che prima o poi arriva: la mamma, Ciampi, il Papa.
I bambini sono di sinistra perché si fanno un'idea del mondo che nulla ha a che fare con le regole del mondo.
I bambini sono di sinistra perché se gli metti lì un maglioncino rosso e un maglioncino nero scelgono il rosso, salvo turbe gravi - daltonismo o suggerimento di chi fa il sondaggio.
I bambini sono di sinistra perché Babbo Natale somiglia a Karl Marx. Perché Cenerentola è di sinistra, perché Pocahontas è di sinistra. Perché Robin Hood è di Avanguardia Operaia e fa gli espropri proprietari.
I bambini sono di sinistra perché hanno orrore dell'orrore. Perché di fronte alla povertà, alla violenza, alla sofferenza, soffrono.
I bambini sono di sinistra perché il casino è un bel casino e perché l'ordine non si sa cos'è.
I bambini sono di sinistra perché crescono e cambiano.
I bambini sono di sinistra perché tra Peter Pan e Che Guevara prima o poi troveranno il nesso.
I bambini sono di sinistra perché, se ce la fanno, conservano qualcosa per dopo. Per quanto diventa più difficile, difficilissimo, ricordare di essere stati bambini. Di sinistra, poi.
-- Claudio Bisio
I bambini sono di sinistra perché stanno insieme, fanno insieme, litigano insieme. Insieme, però.
I bambini sono di sinistra perché se gli spieghi cos'è la destra piangono.
I bambini sono di sinistra perché se gli spieghi cos'è la sinistra piangono lo stesso, ma un po' meno.
I bambini sono di sinistra perché a loro non serve il superfluo.
Sono di sinistra perché le scarpe sono scarpe, anche se prima o poi delle belle Nike o Adidas o Puma, o Reebok, o Superga gliele compreremo. Noi siamo No-Logo, ma di marca!
I bambini sono di sinistra malgrado l'ora di religione obbligatoria.
I bambini sono di sinistra grazie all'ora di religione obbligatoria.
I bambini sono di sinistra perché comunque, qualsiasi cosa tu gli dica che assomigli vagamente a un ordine, fanno resistenza. Ora e sempre.
I bambini sono di sinistra perché occupano tutti gli spazi della nostra vita.
I bambini sono di sinistra perché fanno i girotondi da tempi non sospetti.
I bambini sono di sinistra perché vanno all'asilo con bambini africani, cinesi o boliviani, e quando il papà gli dice "vedi, quello lì è africano", loro lo guardano come si guarda una notizia senza significato.
I bambini sono di sinistra perché quando si commuovono piangono, mentre noi adulti teniamo duro, non si sa bene perché.
I bambini sono di sinistra perché se li critichiamo si offendono. Ma se li giudichiamo non invocano il legittimo sospetto, e se li condanniamo aspettano sereni l'indulto che prima o poi arriva: la mamma, Ciampi, il Papa.
I bambini sono di sinistra perché si fanno un'idea del mondo che nulla ha a che fare con le regole del mondo.
I bambini sono di sinistra perché se gli metti lì un maglioncino rosso e un maglioncino nero scelgono il rosso, salvo turbe gravi - daltonismo o suggerimento di chi fa il sondaggio.
I bambini sono di sinistra perché Babbo Natale somiglia a Karl Marx. Perché Cenerentola è di sinistra, perché Pocahontas è di sinistra. Perché Robin Hood è di Avanguardia Operaia e fa gli espropri proprietari.
I bambini sono di sinistra perché hanno orrore dell'orrore. Perché di fronte alla povertà, alla violenza, alla sofferenza, soffrono.
I bambini sono di sinistra perché il casino è un bel casino e perché l'ordine non si sa cos'è.
I bambini sono di sinistra perché crescono e cambiano.
I bambini sono di sinistra perché tra Peter Pan e Che Guevara prima o poi troveranno il nesso.
I bambini sono di sinistra perché, se ce la fanno, conservano qualcosa per dopo. Per quanto diventa più difficile, difficilissimo, ricordare di essere stati bambini. Di sinistra, poi.
-- Claudio Bisio
martedì 16 ottobre 2012
domenica 14 ottobre 2012
Maurizio Landini ai delegati Il 16 novembre scioperiamo
La lotta di classe c'è stata in questi anni, peccato che a vincerla,
siano stati i ricchi contro i poveri. Con il risultato che il 15% della
ricchezza nazionale si è spostata da salari e pensioni a profitti e
rendite
«Se ci siamo beccati vent'anni di Berlusconi è perché da vent'anni il lavoro in Italia non è più rappresentato», grida Maurizio Landini a un pubblico di 5 mila delegati determinati, in attesa della proposta finale del segretario della Fiom. Eccola: «Il 16 novembre sciopero generale della categoria, nello stesso giorno della mobilitazione nazionale degli studenti. Per riunificare le lotte, per non lasciare solo chi, come noi, è colpito dalle politiche del governo». Un'ovazione, tutti in piedi, chi con gli occhi umidi, chi a chiedere scherzosamente al vicino: «Ma che sostanza usa Maurizio?».
Un Landini scatenato, capace di raccogliere un sentimento condiviso al Palasport di Modena, ha duramente criticato le politiche del governo Monti. Sull'ultima manovra il segretario Fiom è stato netto: «Riduce l'Irpef per aumentare l'Iva, è una truffa. Gli incapienti che non arrivano a 8 mila euro, con l'aumento dell'Iva prenderanno ancora meno. In un paese in cui 9 milioni di cittadini non hanno i soldi per curarsi, tagliano i fondi per la sanità, con il rischio aggiuntivo che questi tagli facciano saltare in aria il settore biomedicale di Mirandola, già duramente colpito dal terremoto. Per il bene di chi, hanno fatto queste scelte? Dicono che il governo Monti fa il bene dell'Italia, ma di quale Italia parlano? Prima se ne va, meglio è».
Da oggi i militanti della Fiom saranno nelle piazze e davanti alle fabbriche a raccogliere firme per i due referendum sul lavoro, per abolire l'art.8 della manovra berlusconiana che rottama il contratto nazionale e per ripristinare nella sua interezza l'art.18, che impediva i licenziamenti individuali senza giusta causa. Sarà un caso, ma le prime vittime del nuovo corso montiano, sono per il 75% iscritti alla Fiom. «A chi ci dice che non ha senso raccogliere queste firme perché tanto prima del 2014 non si potrà votare, rispondo che lo sapevamo anche noi». E allora? Allora attivare le procedure per i referendum serve a costringere chi si candida a guidare il paese a prendere posizione sul lavoro e i diritti, la Fiom non intende fare sconti a nessuno. «Poi, se il governo che uscirà dalle urne ripristinerà l'art.18 violato dal duo Monti-Fornero con Pd, Pdl e Udc nella squadra, se abolirà l'ignominia dell'art.8 berlusconiano, allora dei referendum non ci sarà più bisogno. Se questo non avverrà, è giusto che i cittadini dicano la loro e decidano».
Ad alzare la palla sotto rete a Landini perché la schiacciasse contro il governo liberista di Monti è stato uno dei padri del giuslavorismo italiano, Umberto Romagnoli: «Tra Berlusconi e Monti c'è una discontinuità e una continuità. La discontinuità è mediatica, Monti non balla il bunga-bunga, sa vestire e stare a tavola; la continuità è sostanziale e riguarda le politiche del lavoro. Riguarda quel che Monti ha fatto - la riforma delle pensioni di Fornero sarebbe ridicola se non avesse effetti drammatici per centinaia di migliaia di lavoratori, per non parlare dell'art.18 - e quel che non ha fatto». Romagnoli ha ricordato come l'art.19 dello Statuto sulla rappresentanza e la democrazia sindacale, aveva un senso in un quadro di unità sindacale mentre con la frattura che si è determinata non impedisce «che il sindacato con il più alto profilo storico e culturale, che siete voi in questo palazzetto, venga espulso dalla Fiat». E per ricucire questa ferita, pensano con Romagnoli e Landini tutti i 5 mila delegati Fiom, bisogna muoversi subito. Serve la legge, «serve la politica di cui oggi lamentiamo l'assenza», conclude Romagnoli.
Se salta la democrazia nei posti di lavoro, se a scegliere gli interlocutori sindacali sono i padroni e non i
dipendenti, se questi ultimi non possono eleggere i loro rappresentanti e votare sugli accordi e i contratti che li riguardano, allora è a rischio la democrazia. Dovrebbe saperlo, insiste Landini, chi si candida a guidare il paese, e dovrà essere chiaro con gli elettori. Sinistra dove sei? Cosa pensi? Con chi stai? Se lo domandano i delegati di Pomigliano e dell'Ilva di Taranto, della Fincantieri e dell'Alcoa e delle mille fabbriche di ogni dimensione in cui gli operai della Fiom si battono per salvare lavoro, diritti, sistema industriale. Ma quel che più preoccupa la Fiom è l'assenza di una politica industriale e la subalternità del governo alle imprese, al modello Marchionne a cui si riconosce il presunto diritto a fare quel che vuole e fuggire dove vuole. «Adesso in molti criticano Marchionne, all'inizio c'eravamo solo noi e in tanti ci dicevano che dovevamo accettare il ricatto o il lavoro o i diritti e spiegavano agli operai come avrebbero dovuto votare. Persino quel ragazzo che diceva di stare con Marchionne senza se e senza ma ora lo critica. Va tutto bene, ma tutti questi signori dovrebbero avere la decenza di chiedere scusa non alla Fiom, ma agli operai di Pomigliano e Mirafiori che hanno avuto il coraggio e la dignità di rifiutare quel ricatto». E giù altri applausi.
Mentre la Fiom chiede a Fim Uilm e Federmeccanica di fermarsi, di non procedere sulla strada di un nuovo contratto separato; mentre propone un anno di riflessione comune per ristabilire regole democratiche della rappresentanza e propone un impegno comune per il lavoro, l'occupazione, la ricerca e gli investimenti; mentre, sempre la Fiom, chiede di sostenere le imprese che si impegnano a fare contratti di solidarietà, a investire per il futuro, a ridurre l'orario per distribuire tra tutti il lavoro che c'è; mentre di questo si parla a Modena, a Roma la Confindustria con il sostegno del governo Monti che chiede un accordo sulla produttività, vuole dai sindacati un allungamento dell'orario e salari legati alla produttività. Quel tavolo di confronto, dice Landini, con queste premesse, va abbandonato. Lo dice innanzitutto alla Cgil. E la Federmeccanica, da cui se n'è andata la Fiat, ha fatto sua la filosofia di Marchionne e pretende di non pagare i primi tre giorni di malattia, di avere senza contrattazione gli straordinari, di passare al regime di orario settimanale.
No ai ricatti vuol dire no all'alternativa tra lavoro e diritti, come alla Fiat, o tra lavoro e salute, come all'Ilva. La Fiom è pronta a scioperare, ma contro la famiglia Riva che non fa gli investimenti di bonifica e non contro la magistratura. Perché «dobbiamo tornare a dire che la salute non si vende». Ecco la Fiom, più una gazzella che si difende dalle pallottole dei cacciatori che non un dinosauro. «Romiti si limitava a volerci sconfiggere, oggi invece vogliono cancellarci. Ma noi siamo ancora qui». Oltre agli applausi dei suoi delegati Landini meriterebbe rispetto, attenzione, sponde politiche. Sta combattendo una battaglia in difesa della dignità di tutto il paese.
«Se ci siamo beccati vent'anni di Berlusconi è perché da vent'anni il lavoro in Italia non è più rappresentato», grida Maurizio Landini a un pubblico di 5 mila delegati determinati, in attesa della proposta finale del segretario della Fiom. Eccola: «Il 16 novembre sciopero generale della categoria, nello stesso giorno della mobilitazione nazionale degli studenti. Per riunificare le lotte, per non lasciare solo chi, come noi, è colpito dalle politiche del governo». Un'ovazione, tutti in piedi, chi con gli occhi umidi, chi a chiedere scherzosamente al vicino: «Ma che sostanza usa Maurizio?».
Un Landini scatenato, capace di raccogliere un sentimento condiviso al Palasport di Modena, ha duramente criticato le politiche del governo Monti. Sull'ultima manovra il segretario Fiom è stato netto: «Riduce l'Irpef per aumentare l'Iva, è una truffa. Gli incapienti che non arrivano a 8 mila euro, con l'aumento dell'Iva prenderanno ancora meno. In un paese in cui 9 milioni di cittadini non hanno i soldi per curarsi, tagliano i fondi per la sanità, con il rischio aggiuntivo che questi tagli facciano saltare in aria il settore biomedicale di Mirandola, già duramente colpito dal terremoto. Per il bene di chi, hanno fatto queste scelte? Dicono che il governo Monti fa il bene dell'Italia, ma di quale Italia parlano? Prima se ne va, meglio è».
Da oggi i militanti della Fiom saranno nelle piazze e davanti alle fabbriche a raccogliere firme per i due referendum sul lavoro, per abolire l'art.8 della manovra berlusconiana che rottama il contratto nazionale e per ripristinare nella sua interezza l'art.18, che impediva i licenziamenti individuali senza giusta causa. Sarà un caso, ma le prime vittime del nuovo corso montiano, sono per il 75% iscritti alla Fiom. «A chi ci dice che non ha senso raccogliere queste firme perché tanto prima del 2014 non si potrà votare, rispondo che lo sapevamo anche noi». E allora? Allora attivare le procedure per i referendum serve a costringere chi si candida a guidare il paese a prendere posizione sul lavoro e i diritti, la Fiom non intende fare sconti a nessuno. «Poi, se il governo che uscirà dalle urne ripristinerà l'art.18 violato dal duo Monti-Fornero con Pd, Pdl e Udc nella squadra, se abolirà l'ignominia dell'art.8 berlusconiano, allora dei referendum non ci sarà più bisogno. Se questo non avverrà, è giusto che i cittadini dicano la loro e decidano».
Ad alzare la palla sotto rete a Landini perché la schiacciasse contro il governo liberista di Monti è stato uno dei padri del giuslavorismo italiano, Umberto Romagnoli: «Tra Berlusconi e Monti c'è una discontinuità e una continuità. La discontinuità è mediatica, Monti non balla il bunga-bunga, sa vestire e stare a tavola; la continuità è sostanziale e riguarda le politiche del lavoro. Riguarda quel che Monti ha fatto - la riforma delle pensioni di Fornero sarebbe ridicola se non avesse effetti drammatici per centinaia di migliaia di lavoratori, per non parlare dell'art.18 - e quel che non ha fatto». Romagnoli ha ricordato come l'art.19 dello Statuto sulla rappresentanza e la democrazia sindacale, aveva un senso in un quadro di unità sindacale mentre con la frattura che si è determinata non impedisce «che il sindacato con il più alto profilo storico e culturale, che siete voi in questo palazzetto, venga espulso dalla Fiat». E per ricucire questa ferita, pensano con Romagnoli e Landini tutti i 5 mila delegati Fiom, bisogna muoversi subito. Serve la legge, «serve la politica di cui oggi lamentiamo l'assenza», conclude Romagnoli.
Se salta la democrazia nei posti di lavoro, se a scegliere gli interlocutori sindacali sono i padroni e non i
dipendenti, se questi ultimi non possono eleggere i loro rappresentanti e votare sugli accordi e i contratti che li riguardano, allora è a rischio la democrazia. Dovrebbe saperlo, insiste Landini, chi si candida a guidare il paese, e dovrà essere chiaro con gli elettori. Sinistra dove sei? Cosa pensi? Con chi stai? Se lo domandano i delegati di Pomigliano e dell'Ilva di Taranto, della Fincantieri e dell'Alcoa e delle mille fabbriche di ogni dimensione in cui gli operai della Fiom si battono per salvare lavoro, diritti, sistema industriale. Ma quel che più preoccupa la Fiom è l'assenza di una politica industriale e la subalternità del governo alle imprese, al modello Marchionne a cui si riconosce il presunto diritto a fare quel che vuole e fuggire dove vuole. «Adesso in molti criticano Marchionne, all'inizio c'eravamo solo noi e in tanti ci dicevano che dovevamo accettare il ricatto o il lavoro o i diritti e spiegavano agli operai come avrebbero dovuto votare. Persino quel ragazzo che diceva di stare con Marchionne senza se e senza ma ora lo critica. Va tutto bene, ma tutti questi signori dovrebbero avere la decenza di chiedere scusa non alla Fiom, ma agli operai di Pomigliano e Mirafiori che hanno avuto il coraggio e la dignità di rifiutare quel ricatto». E giù altri applausi.
Mentre la Fiom chiede a Fim Uilm e Federmeccanica di fermarsi, di non procedere sulla strada di un nuovo contratto separato; mentre propone un anno di riflessione comune per ristabilire regole democratiche della rappresentanza e propone un impegno comune per il lavoro, l'occupazione, la ricerca e gli investimenti; mentre, sempre la Fiom, chiede di sostenere le imprese che si impegnano a fare contratti di solidarietà, a investire per il futuro, a ridurre l'orario per distribuire tra tutti il lavoro che c'è; mentre di questo si parla a Modena, a Roma la Confindustria con il sostegno del governo Monti che chiede un accordo sulla produttività, vuole dai sindacati un allungamento dell'orario e salari legati alla produttività. Quel tavolo di confronto, dice Landini, con queste premesse, va abbandonato. Lo dice innanzitutto alla Cgil. E la Federmeccanica, da cui se n'è andata la Fiat, ha fatto sua la filosofia di Marchionne e pretende di non pagare i primi tre giorni di malattia, di avere senza contrattazione gli straordinari, di passare al regime di orario settimanale.
No ai ricatti vuol dire no all'alternativa tra lavoro e diritti, come alla Fiat, o tra lavoro e salute, come all'Ilva. La Fiom è pronta a scioperare, ma contro la famiglia Riva che non fa gli investimenti di bonifica e non contro la magistratura. Perché «dobbiamo tornare a dire che la salute non si vende». Ecco la Fiom, più una gazzella che si difende dalle pallottole dei cacciatori che non un dinosauro. «Romiti si limitava a volerci sconfiggere, oggi invece vogliono cancellarci. Ma noi siamo ancora qui». Oltre agli applausi dei suoi delegati Landini meriterebbe rispetto, attenzione, sponde politiche. Sta combattendo una battaglia in difesa della dignità di tutto il paese.
sabato 13 ottobre 2012
mercoledì 10 ottobre 2012
sabato 6 ottobre 2012
domenica 30 settembre 2012
giovedì 27 settembre 2012
Landini: "Proporrò sciopero generale ad assemblea metalmeccanici"
Landini: "Proporrò sciopero generale
ad assemblea metalmeccanici"
Dal 12 ottobre la Fiom inizierà a raccogliere le firme per il referendum abrogativo contro le modifiche dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori portato dalla riforma Fornero
L'assemblea servirà "per provare - ha spiegato il segretario della Fiom - a evitare nuovi accordi separati" e per aprire "una discussione sullo sciopero generale dei metalmeccanici - ha aggiunto - che vogliamo metter in campo per politiche economiche alternative contro la crisi che il governo Monti deve attuare". Landini ha poi annunciato che dallo stesso giorno dell'incontro di Modena, il sindacato sarà fuori dalle fabbriche e da tutti i luoghi di lavoro per raccogliere le firme per il referendum abrogativo 1contro la riforma Fornero e quella dell'ex ministro Sacconi.
Il segretario della Fiom ha poi parlato anche del rapporto con la Fiat e
Secondo il leader della Fiom l'azienda torinese "ha portato le nuove tecnologie e i nuovi progetti negli Stati Uniti". Mentre chi fa ricerca a Torino "ora è in cassa integrazione e gli si chiede di abbandonare il Paese". Landini davanti a questa situazione ha chiesto al governo di intervenire anche perché "la Fiat con questo comportamento ricatta il territorio". Il leader della Fiom ha poi denunciato il rischio che "le aziende della componentistica saltino, anche perché ormai sono utilizzate solo dai concorrenti stranieri e non dalla Fiat".
Anche la famiglia Agnelli, per il segretario della Fiom, "dovrebbe intervenire - ha spiegato -, mentre mi pare che investa soldi da altre parti, ma non nell'auto". Landini ha poi detto che di questo passo "nel settore delle automobili si rischia di diventare una piccola provincia americana: sembra che sia stata la Chrysler a comprare la Fiat e non viceversa".
Il responsabile del sindacato metalmeccanici ha poi chiesto nuove politiche pubbliche al governo. "Manca una politica industriale - ha detto il sindacalista - perché non ci sono piani sui trasporti, sulla mobilità e sulle energie rinnovabili: così c'è il rischio di un crollo di tutto il sistema delle industrie". Per il leader della Fiom serve dunque un intervento pubblico straordinario per rimettere in moto il mondo del lavoro. Per trovare i soldi necessari, secondo Landini, ci vuole più "lotta all'evasione fiscale e agli sprechi" e poi "bisogna introdurre una vera patrimoniale e tassare le rendite finanziarie".
Davanti ai casi di malaffare che stanno investendo la politica, come gli scandali della Regione Lazio che hanno portato alle dimissioni della governatrice Renata Polverini 3, Landini ha spiegato che "bisogna tagliare il numero dei parlamentari e della politica a tutti i livelli e dimezzare gli stipendi". Il segretario della Fiom ha poi aggiunto che il tema della legalità è importantissimo "anche nel mondo del lavoro e dell'impresa, dove la criminalità organizzata si sta infiltrando sia al nord che al sud".
mercoledì 26 settembre 2012
lunedì 24 settembre 2012
domenica 23 settembre 2012
Tieni stretto ciò che è buono,
anche se è un pugno di terra.
tieni stretto ciò in cui credi,
anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che vuoi fare,
anche se è molto lontano da quì.
Tieni stretta la vita,
anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano,
anche quando sarò lontano da te.
anche se è un pugno di terra.
tieni stretto ciò in cui credi,
anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che vuoi fare,
anche se è molto lontano da quì.
Tieni stretta la vita,
anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano,
anche quando sarò lontano da te.
martedì 11 settembre 2012
sabato 8 settembre 2012
sabato 1 settembre 2012
martedì 21 agosto 2012
per me è troppo tardi. o ci rivoltiamo il prima possibile o continuiamo ad alimentare un sistema che mangia da solo sulle nostre spalle. smettiamola di manifestare il nostro dissenso solamente su queste pagine. è ora di scendere in piazza coi forconi (per adesso) tutti, ma tutti quanti, non sempre i soliti quattro sfigati che poi vengono derisi. SVEGLIA!!!
sabato 18 agosto 2012
venerdì 17 agosto 2012
domenica 12 agosto 2012
Senza Madre Terra, non saremmo qui
eppure la stiamo uccidendo,
stiamo distruggendo l’aria, l’acqua,
stiamo prendendole tutti i suoi
poteri naturali, poteri che possono essere
un elemento devastante per la nostra vita,
non solo quella dei Lakota,
ma quella di tutti gli esseri umani.
(Birgil Kills Straight – Lakota -)
sabato 11 agosto 2012
venerdì 10 agosto 2012
Warriors are not what you think of as warriors. The warrior is not someone who fights, because no one has the right to take another life. The warrior is one who sacrifices himself for the good of others.
His task is to take care of the elderly, the defenseless, those who cannot provide for themselves, and above all, the children, the future of humanity.
Tȟatȟáŋka Íyotake - Sitting Bull (1831-1890)
Il Vaticano ritira i suoi soldi dalle banche italiane
Purtroppo nove istituti di credito italiani si sono visti sottrarre ingenti somme di capitali dallo Ior, la banca del vaticano, che ha spostato tutti i depositi in Germania, patria di Ratzinger, Sommo Pontefice nonchè unico azionista e conoscitore del reali stato dei suoi bilanci. A perdere il prestigioso cliente sono stati ben nove istituti di credito tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Lo Ior, la banca del Vaticano, ha tolto dalle banche italiane tutti i suoi depositi. La decisione presa in seguito a quella della Banca d’Italia che ha considerato l’istituto per le opere di Religione, alla stessa stregua di una banca extra comunitaria.
All’Italia, è stata preferita la Germania, patria del Sommo Pontefice (attualmente suo unico azionista) e giudicata, in seguito alla superiore potenzialità di crescita, come zona di migliori investimenti e maggiore stabilità finanziaria.In realtà l’operazione ha avuto inizio l’anno scorso, ma solo adesso ne è stata data notizia, in seguito al controllo dei rapporti finanziari da parte della procura di Roma in seno alle attività, presunte di riciclaggio avviate dalla banca vaticana. Il tutto partito dal sequestro di 23 milioni di euro “sospetti”.
A perdere il prestigioso cliente sono stati ben nove istituti di credito tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Immediata la replica della Santa Sede che ha voluto precisare che lo Ior non è una banca ma una Fondazione di diritto sia civile che canonico regolata da un proprio statuto
La prova? Il fatto che non emette prestiti. Forse un po’ poco per giustificare una mossa un po’ “strana”, soprattutto in un momento di grave carenza di liquidità da parte delle banche, sempre più costrette a rifiutare mutui per carenza di garanzia, come una recente indagine della stessa Banca d’Italia ha reso noto in una sua indagine conoscitiva.
La particolarità di questo istituto di credito ordinario (infatti è giuridicamente riconosciuto come tale e non come Fondazione di diritto), creato nel 1941, è quella di non avere sportelli e bilanci molto discreti: sono infatti noti solo al Papa e a tre cardinali. Il che in tempi di necessarie trasparenze antiusura e antievasione suonano ancora molto “antiquate”. Per questo motivo più di una volta lo Ior è stato coinvolto, a vari livelli, in scandali di natura economica.
Nonostante questo ancora i dirigenti dell’Istituto si rifiutano di cambiare le disposizioni interne e di aprire i propri bilanci anche agli ispettori in fase di indagine. Delle due l’una: o è una banca extra comunitaria (quindi controllabile) o non lo è (quindi non deve amministrare capitali, né avere un’organizzazione mondiale di banche controllate).
Lo Ior, la banca del Vaticano, ha tolto dalle banche italiane tutti i suoi depositi. La decisione presa in seguito a quella della Banca d’Italia che ha considerato l’istituto per le opere di Religione, alla stessa stregua di una banca extra comunitaria.
All’Italia, è stata preferita la Germania, patria del Sommo Pontefice (attualmente suo unico azionista) e giudicata, in seguito alla superiore potenzialità di crescita, come zona di migliori investimenti e maggiore stabilità finanziaria.In realtà l’operazione ha avuto inizio l’anno scorso, ma solo adesso ne è stata data notizia, in seguito al controllo dei rapporti finanziari da parte della procura di Roma in seno alle attività, presunte di riciclaggio avviate dalla banca vaticana. Il tutto partito dal sequestro di 23 milioni di euro “sospetti”.
A perdere il prestigioso cliente sono stati ben nove istituti di credito tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Immediata la replica della Santa Sede che ha voluto precisare che lo Ior non è una banca ma una Fondazione di diritto sia civile che canonico regolata da un proprio statuto
La prova? Il fatto che non emette prestiti. Forse un po’ poco per giustificare una mossa un po’ “strana”, soprattutto in un momento di grave carenza di liquidità da parte delle banche, sempre più costrette a rifiutare mutui per carenza di garanzia, come una recente indagine della stessa Banca d’Italia ha reso noto in una sua indagine conoscitiva.
La particolarità di questo istituto di credito ordinario (infatti è giuridicamente riconosciuto come tale e non come Fondazione di diritto), creato nel 1941, è quella di non avere sportelli e bilanci molto discreti: sono infatti noti solo al Papa e a tre cardinali. Il che in tempi di necessarie trasparenze antiusura e antievasione suonano ancora molto “antiquate”. Per questo motivo più di una volta lo Ior è stato coinvolto, a vari livelli, in scandali di natura economica.
Nonostante questo ancora i dirigenti dell’Istituto si rifiutano di cambiare le disposizioni interne e di aprire i propri bilanci anche agli ispettori in fase di indagine. Delle due l’una: o è una banca extra comunitaria (quindi controllabile) o non lo è (quindi non deve amministrare capitali, né avere un’organizzazione mondiale di banche controllate).
giovedì 9 agosto 2012
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