lunedì 5 aprile 2010
Con chi parla Joseph Ratzinger? Chi ascolta? Nella Pasqua del quinto anno di pontificato la Chiesa sprofonda in una crisi devastante e non si intravvede ancora il cammino verso la resurrezione. Al contrario, le nubi si fanno più nere. Arrivano rivelazioni sempre più pesanti. In Inghilterra, dove il pontefice andrà in settembre, si preannunciano accese manifestazioni. Negli Usa (sondaggio Cbs) solo il 20 per cento approva il suo operato nella crisi. Mentre il Primate anglicano Williams attacca frontalmente la gerarchia cattolica per gli abusi in Irlanda. È una “passione” angosciante per la Chiesa cattolica. Non se ne esce, se non farà luce su tutti i crimini con un rigoroso esame di coscienza, che porti alla superficie omertà, errori, insabbiamenti e ritardi. Servono altri passi di Benedetto XVI. Si chiedono in America cosa faccia in queste ore l’inner circle del pontefice, la sua cerchia più stretta di collaboratori. Laggiù pensano che vi sia – come a Washington – uno staff di fidati consiglieri con cui il pontefice si consigli, analizzi la situazione, valuti le reazioni dell’opinione pubblica. Non è così. Papa Ratzinger opera in una solitudine monacale e imperiale. Gli è vicino il cardinale Bertone, segretario di Stato, gli è accanto il fedele segretario Gaenswein, ma sostiene un vecchio cardinale: “Il problema di Benedetto XVI è che non si lascia consigliare”. Soprattutto gli sembra estranea la concezione che l’opinione pubblica non sia una mera platea cui rivolgere discorsi, encicliche o ammaestramenti, bensì un interlocutore attivo che pone domande ed esige risposte.
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