venerdì 31 dicembre 2010

Gravissimo incidente nucleare in Africa.

Lo scorso 11 dicembre presso la miniera d'uranio Somair in Niger oltre 200.000 litri di fanghi radioattivi sono fuoriusciti da tre piscine lesionate riversandosi nell'ambiente. Una catastrofe radioattiva nel silenzio.
In Africa pochi giorni fa è accaduta una vera e propria catastrofe radioattiva nel disinteresse del mondo occidentale che pretende energia "pulita" dall'atomo (che è una contraddizione in termini). Secondo rapporti di ONG e di Greenpeace, proprio in questi giorni di grande spolvero di comunicazione del nucleare italiano, dove al Forum Nucleare Italiano arriva una notizia che fa venire ancora più dubbi sulle centrali nucleari, riprendendo il tema dello spot tv. Difatti, come riporta il blog di Greenpeace, "Il 17 dicembre Greenpeace ha ricevuto rapporti verificati che dallo scorso 11 dicembre oltre 200.000 litri di fanghi radioattivi da tre piscine lesionate si sono riversati nell’ambiente presso la miniera d’uranio Somair". Quest’ulteriore perdita mostra che le cattive pratiche gestionali di Areva continuano a minacciare la salute e la sicurezza della popolazione e dell’ambiente. Contrariamente alle dichiarazioni di Areva di rispettare in Niger gli standard di sicurezza validi a livello internazionale, queste notizie dimostrano che non ha fatto abbastanza per proteggere la popolazione. Per chi ha ancora dubbi che l'"energia nucleare" sia pulita (e non solo trerribilmente readioattiva). Il nucleare quindi dimostra ancora una volta di soffrire di una filiera "sporca" (dalla miniera al reattore sino allo smantellamento) che ne fa una sorgente di energia non sostenibile.

mercoledì 29 dicembre 2010

Michael Jordan - I´m The Worlds Greatest

Michael Jordan: 40 secondi x la leggenda (ita)

Michael Jordan - The World's Greatest

L'ingannevole spot a favore del nucleare.

Ma che nucleare e nucleare. Non riusciamo nemmeno a pulire Napoli, volete che riusciremo a pulire una centrale nucleare dalle scorie ?

sciopero 28 01 2011

Gli accordi separati che fanno ripiombare la classe operaia nel medioevo annullando tutte le lotte sindacali degli ultimi trenta anni, la cassa integrazione che coinvolge 600.000 lavoratori, il precariato ormai unica forma possibile di lavoro ormai troppo simile allo schiavismo, indagati e condannati che nonostante tutto, imperversano nel nostro parlamento, questi e mille altri i motivi, che tutti noi conosciamo ormai benissimo,... per i quali noi del Movimento Antiberlusconiano Italiano vogliamo dire BASTA.

FACCIAMOCI SENTIRE!

CI RIVOLGIAMO A TUTTI COLORO CHE PENSANO CHE COSI' NON SI POSSA PIU' ANDARE AVANTI, A TUTTI COLORO CHE CREDONO CHE SOLO UNA GRANDE MOBILITAZIONE UNITA E A LIVELLO NAZIONALE POSSA FAR SMUOVERE QUESTO MASSACRANTE E MORTIFICANTE IMMOBILISMO E RIESCA A STRAPPARE QUESTO PESANTE VELO DI TORPORE CHE CI STA SOFFOCANDO.

CHIEDIAMO LO SCIOPERO GENERALE!

Blake Griffin top 10 monster dunks

martedì 28 dicembre 2010

L'ingannevole spot a favore del nucleare: QUESTO GOVERNO VUOLE ROVESCIARE LA STORIA DEL NOSTRO PAESE

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Nel nostro Paese, abbiamo sole e abbiamo vento per creare energia, ma non si vuole investire. Si vuole dare credito a chi vuole sovvertire il risultato di un referendum popolare. Allora rovesciamo tutti i referendum della storia della nostra Repubblica, ad iniziare proprio da quello: Repubblica o Monarchia. Rovesciamo la Storia di questo Paese.

lunedì 27 dicembre 2010

Perfino i geni fanno fatica a capire gli Antichi Misteri
La Fisica moderna può aiutarci a capire il Passato
Entrambi leggiamo la Bibbia giorno e notte, Ma tu leggi nero dove io leggo bianco

sabato 25 dicembre 2010



Mr Bean al confronto appare perfino bello
Distribuzione della ricchezza nel nostro paese, clicca per leggere
La mappa dei morti sul lavoro nel nostro Paese, clicca per leggere

Fiat: Airaudo (Fiom), Mirafiori intesa peggiore di Pomigliano

"Ciò che viene proposto per Mirafiori è peggio di ciò che è stato imposto a Pomigliano". Così il responsabile dell'auto della Fiom, Giorgio Airaudo che aggiunge: "la Fiat vuole semplificare la presenza sindacale nei suoi stabilimenti, una 'one company' e una 'one trade union' ma visto che non lo può fare rende impotenti e innocui alcuni sindacati e cerca di 'espellere' chi dissente".

"Si vuole usare la newco - prosegue - per uscire dal contratto nazionale e dal sistema di regole e rappresentanze confederali. Viene messa sotto esame la Confindustria e gli accordi interconfederali, altra cosa, dunque - conclude - alle limitazioni e alle mediazioni presuntamente imposte alla Fiat".

Ho tanti fratelli che non riesco a contarli, e una bellissima sorella che si chiama LIBERTA'

Ci mancava solo lui

Berlusconi con Marchionne
"Accordo storico e positivo"

Il presidente del Consiglio esalta l'intesa su Mirafiori che definisce "innovativa" e che "crea un investimento importante per il Paese". Di Pietro: "Il governo ha fatto da Zerbino al Lingotto. Dal premier un panettone avvelenato agli operai"

ROMA - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, definisce "un accordo storico e positivo" quello firmato ieri al Lingotto. "Speriamo" che l'accordo di ieri in Fiat, dice alla telefonata di Canale 5, "serva a garantire la permanenza in Italia della produzione, perché quello della delocalizzazione è un problema di tutta l'Europa. L'intesa di ieri, comunque, conforta, è innovativa, crea un investimento importante per il Paese perchè riprende a lavorare uno stabilimento simbolo dell'Italia. E' un accordo storico e positivo".

Immediata la replica del leader dell'Italia dei Valori Antonio di Pietro. "Questa mattina Berlusconi - ha detto l'ex pm - ha consegnato agli operai un panettone imbevuto di veleno esaltando l'accordo su Fiat Mirafiori. Evidentemente il presidente del Consiglio non sa che si tratta dell'ennesimo accordo separato che trasforma l'azienda in un reparto separato della Chrysler, spostando di fatto la testa tecnologica e progettuale negli Stati Uniti". "In questa trattativa - aggiunge Di Pietro - il governo ha fatto da zerbino alla Fiat, che, per tutta risposta, sta chiudendo lo stabilimento di Termini Imerese e continua a perdere sul mercato il doppio della media europea".

Si torna indietro di 60 anni

ACCORDO MIRAFIORI

Regole zero e massima flessibilità
"Si torna agli anni Cinquanta"

Una rivoluzione per sindacati e Confindustria. Cade la possibilità per chi non firma i contratti di presentare una lista. "Treu: "Il sistema è in pezzi"

ROMA - "È un ritorno agli anni Cinquanta", dice Aris Accornero, sociologo, licenziato dalla Fiat proprio in quel periodo perché comunista. La tesi di Accornero, intellettuale di sinistra quasi mai allineato, sulla logica che ha portato all'accordo separato di ieri alla Fiat-Chrysler è del tutto originale. Perché non c'è solo l'identica "cacciata" dalle fabbriche dei ribelli (i comunisti all'epoca, la Fiom oggi), c'è anche il comune fattore esterno che determina la strategia del gruppo automobilistico: oggi come più di mezzo secolo fa è l'America - spiega Accornero - che decide le traiettorie delle relazioni industriali. "Negli anni Cinquanta l'ambasciatrice americana Clare Booth Luce sosteneva che il suo governo avrebbe negato le commesse se a prevalere fossero stati i comunisti. Oggi Marchionne dice che non investe se non si sta al passo con la globalizzazione".

E oggi come all'ora si consuma il distacco della grande Fiat dalla Confindustria. Perché il passaggio chiave per far fuori la Fiom è l'uscita della newco di Mirafiori (esattamente come quella per Pomigliano) dall'associazione degli industriali. Fuori dalla Confindustria, fuori dal contratto nazionale, fuori dalle regole pattizie della rappresentanza sindacale. Quasi a far incrociare i destini di Fiom e Confindustria, così agli antipodi eppure così legati. Addio - almeno per Mirafiori e Pomigliano - al "protocollo Ciampi" del 1993 che per chi non firma i contratti prevede la possibilità
di presentare una lista, raccogliendo il 5 per cento delle firme dei lavoratori interessati, per eleggere i propri rappresentanti sindacali. La Fiom non avrà più questa garanzia (anche se frotte di avvocati si preparano ad aprire le vertenze) e non potrà nemmeno ricorrere al novecentesco Statuto dei lavoratori perché chi non firma i contratti collettivi non può dar vita alle vecchie Rsa, le rappresentanze aziendali.

Per trattenere la Fiat, Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, avrebbe potuto dare la disdetta dell'intesa del '93. Non l'ha fatto anche per non scatenare un conflitto sociale radicale. Ha riunito la Consulta dei presidenti e nessuno, su questo, si è schierato con il Lingotto. Ma va detto che una parte del sindacato, per esempio la Uil di Luigi Angeletti, aveva suggerito di superare formalmente quell'accordo perché non è mai stato modificato nella parte che riguarda le rappresentanze sindacali. Impensabile che ora possa arrivare una legge sulla rappresentanza e la democrazia sindacali: a parte la Cgil sono tutti contrarissimi, a cominciare dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Ci vorrebbe un nuovo accordo ma l'ennesima frattura tra Cgil, Cisl e Uil non prelude a una soluzione condivisa.

Un'epoca si chiude davvero. Quella di Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, non a caso con doppio passaporto (italiano e canadese), è una svolta radicale. "Una bomba atomica", la chiama Tiziano Treu, giuslavorista democratico, già ministro del Lavoro nel primo governo Prodi. "È un sistema di relazioni industriali - aggiunge Treu - che comincia a perdere tutti i pezzi: gli accordi, i contratti, i diritti. Marchionne è uscito da un sistema e si sta facendo il suo "sistemino" di relazioni industriali". È il sistema americano, quello con il sindacato e i contratti aziendali. D'altra parte anche in Germania molte aziende stanno uscendo dalla loro Confindustria proprio per non applicare il contratto collettivo. In Italia chi potrà imiterà Marchionne. Il ruolo di Confindustria, come quello delle confederazioni sindacali, è messo totalmente in crisi. Si va verso il modello aziendalista".

Quello che in Italia, però, non ha mai attecchito. E che - altro ricorso storico - proprio negli anni Cinquanta la Fiat introdusse con il Sida (Sindacato italiano dell'automobile), nato da una costola della Cisl, la cui eredità è stata presa oggi dal Fismic. Giuseppe Berta, storico dell'industria, sostiene che "il centralismo romano sia finito, ma non la rappresentanza degli interessi". Aggiunge: "La Fiat che è sempre stata molto nazionale, ora è diventata "glocal", globale e locale. È un passo decisivo verso la globalizzazione. Tutti gli standard di riferimento, anche quelli sindacali, diventano globali". Per sindacati e Confindustria nulla sarà come prima. Marchionne l'ha deciso a Detroit.

Torino come l'America

L'ACCORDO per la nuova società che gestirà Mirafiori segna una brutta svolta nelle relazioni industriali in Italia. Esclude la Fiom, che sin dagli anni del dopoguerra è stato il sindacato di maggior peso nel grande stabilimento torinese.

Inasprisce deliberatamente il conflitto tra i maggiori sindacati nazionali: Fiom-Cgil da una parte, tutti gli altri contro. Divide i sindacati in un momento in cui i lavoratori dipendenti, di fronte alle cifre drammatiche della disoccupazione, della cassa integrazione e del lavoro precario, avrebbero il massimo bisogno di sindacati uniti per poter uscire dalla insicurezza sociale ed economica che li attanaglia. In presenza, per di più, di un governo del tutto inerte di fronte ai costi umani della crisi. Ora che si è chiuso stabilendo che solo i sindacati che lo hanno firmato potranno avere in essa i loro rappresentanti, si può dire che nell'insieme l'accordo su Mirafiori lascia intravvedere un paio di certezze, ed altrettante incognite. Una prima certezza è che l'ad Sergio Marchionne pensa evidentemente di importare in Italia non solo le auto, ma anche le relazioni industriali degli Usa. Il motivo è chiaro: legislazione e giurisprudenza statunitensi sulle libertà sindacali sono assai più arretrate che in Europa. Al punto che grandi imprese tedesche e francesi, che coltivano in patria relazioni industriali pienamente rispettose di quelle libertà, nelle sussidiarie Usa le violano con la massima disinvoltura. Assumendo crumiri al posto di lavoratori in sciopero,
ad esempio, oppure esercitando pressioni inaudite sul singolo lavoratore affinché non segua le indicazioni del sindacato. Il tutto nel rispetto della sottosviluppata legislazione del luogo. Nel mondo globale non si vede perché, sembra essere il ragionamento di Fiat, le relazioni industriali in Italia non si possano conformare a quel modello.

Inoltre pare ormai certo che l'operazione Fiat-Chrysler non sia affatto destinata a fare di Chrysler la testa di ponte statunitense della Fiat; è piuttosto questa che si accinge a fungere da testa di ponte europea per la Chrysler. Partendo da Mirafiori. Si può infatti convenire che a fronte di una produzione prevista di oltre 250.000 vetture, tre volte quella degli ultimi anni, non si vede che differenza faccia produrre per la maggior parte Jeep Grand Cherokee, magari con la placca Alfa Romeo, piuttosto che qualche successore delle attuali auto del gruppo. Sono sempre posti di lavoro. Ma qui la Fiat si gioca la sopravvivenza come marchio originale. E' noto che per non sparire sul mercato europeo Fiat deve assolutamente spostarsi sulla fascia medio-alta; si comincia ora a intravvedere che il prezzo potrebbe essere la sua uscita dal rango dei progettisti originali e costruttori che hanno fatto la storia dell'auto.

Le incognite riguardano anzitutto che cosa succederà nelle altre aziende, a cominciare dalla componentistica, visto che il tetto comune del contratto nazionale sembra prossimo a cadere. Le grandi aziende - poche ormai in Italia - possono anche ritenere che il principio "ad ogni azienda il suo contratto" si attagli alle loro esigenze. Ma le piccole e medie? Il contratto nazionale non serve soltanto a proteggere i lavoratori in modo relativamente uniforme. Serve anche a proteggere le aziende dalla proliferazione incontrollata di sigle sindacali, come pure da rivendicazioni interne, magari extra-sindacali, che in assenza di un contratto quadro possono dare agli imprenditori grossi grattacapi.

Un'altra incognita riguarda destino e strategie della Fiom e dei suoi iscritti, in presenza di un'intesa che dal 2012 li esclude dalla newco Mirafiori - salvo un esito diverso del referendum. A Torino sarà assunto solo chi giura di non appartenere alla Fiom? Oppure dovrà nascondere la propria identità sindacale? O, al contrario, dovrà portare un badge che permetta ai capi di distinguerli a vista? Fuori Torino, poi, le cose potrebbero essere anche più complicate. Chi sa se l'ad Fiat si rende conto che in molte aziende meccaniche, comprese quelle che fabbricano componenti, la Fiom è il sindacato di maggioranza; in non pochi casi è l'unico. All'epoca della produzione giusto in tempo, il parabrezza o la sospensione o il disco dei freni che non arrivano perché il fornitore è fermo per una vertenza sindacale, può danneggiare la produttività di Mirafiori molto più che non i 40 minuti di pausa per turno invece di 30, o la pausa mensa a metà turno invece che alla fine. Le grandi strategie sovente naufragano per aver trascurato i dettagli.

sabato 18 dicembre 2010

martedì 14 dicembre 2010

Anal Whitening chirurgia sbiancamento anale



Padre Nostro che sei nei cieli,non ho mai creduto molto nella Tua esistenza:in un mondo dove chi ti rappresenta predicando povertà è uno degli uomini più ricchi del pianeta,in un mondo dove ogni 6 minuti muore un bambino e c'è chi pensa allo sbiancamento anale.Dammi la prova della Tua esistenza:toglicielo dai coglioni,in modo naturale.Magari mentre stà scopando,così muore felice.Dammi questa prova, e io crederò.