Ivrea. La vicenda dell’amianto in Olivetti come paradigma che, di lavoro, si poteva e si può morire, e non solo nell’azienda di Ivrea dove la contrattazione sindacale è stata per anni un modello.
È un Maurizio Landini a tutto campo quello che venerdì pomeriggio è intervenuto al convegno promosso dalla Fiom Cgil e dall’Archivio storico Olivetti sui settant’anni di accordi nell’azienda di Ivrea. Landini, segretario nazionale dei metalmeccanici Cgil, non fa sconti a nessuno nell’analizzare la necessità di cambiare modello. Parla per un’ora, al termine di un pomeriggio di interventi che hanno ricostruito, con vecchi dirigenti, sindacalisti e delegati (in sala, anche l’attuale responsabile delle risorse umane della Olivetti di oggi, Salvatore Coi) settant’anni di storia raccontata e ricostruita dalla pazienza dei militanti, che hanno spulciato, riletto, analizzato e scansito decenni di accordi con il risultato di avere di fronte un pezzo di storia che il sindacato vuole usare per riprogrammare il futuro. Già, rilanciare e ripensare.
Landini, si diceva, non ha fatto sconti a nessuno. «Perché in piazza ci sono i forconi e non il sindacato?». Già, il problema di interpretare ed elaborare programmi e progetti. «Il sindacato, nella sua accezione confederale, ha sempre fatto proprie le battaglie per i servizi sociali, la casa», ha detto. E proprio oggi che il disagio è forte «a una maggiore richiesta di sindacato c’è una minore partecipazione, inutile negarlo. Oggi la maggior parte dei lavoratori non è iscritta a nessun sindacato. In questi anni è passata la cultura che ci si può difendere da soli, ma non è così». Non gira intorno alle ipocrisie, il numero uno della Fiom. E arriva a sottolineare come l’accordo del 31 maggio scorso tra Cgil, Cisl e Uil per arrivare (finalmente) a certificare la rappresentanza reale poi, a distanza di sette mesi, non sia ancora mai praticata. Landini dice di non avere timore di pensare a un altro mondo possibile. Questa è la sfida. «Per ricostruire attraverso l’azione - ha sostenuto - è necessario passare attraverso la radicalità dell’analisi». Un’analisi senza sconti. E il segretario non vuole neppure sentir pronunciare la parola crisi. «Questa non è una crisi - ha detto - è un momento di transizione e non si tornerà mai più come prima. La crisi è qualcosa di contingente, si aspetta che passi. Qui siamo di fronte a un cambiamento». Ed è dentro questo cambiamento che Landini dice che bisogna cogliere un’opportunità: «Serve un modello nuovo, sostenibile. Anche alcuni di noi - ha spiegato - in passato hanno creduto ad un certo punto che la crescita si potesse non fermare».
La giornata di venerdì di Landini è stata impegnativa. La mattina a Torino, in visita allo stabilimento Maserati di Grugliasco («dove siamo tornati in fabbrica a fare le assemblee e dove i lavoratori ci raccontano le loro condizioni»), poi a Ivrea, al convegno sulla contrattazione in Olivetti, e dopo cena in diretta su Matrix, con il set per il collegamento allestito nell’atrio del centro culturale La Serra. Sfiora anche i temi del congresso che sta per aprirsi in Cgil, Landini: «Io penso che per garantire più lavoratori sia venuto il momento di un contratto unico per l’industria».
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