domenica 27 maggio 2012
Anch'io ho fatto un balzo sulla sedia quando la provvidenziale gaffe di Angelino Alfano (a meno che non fosse voluta) ha reso evidente anche a chi come il sottoscritto capisce poco di politica, qual era l'aculeo velenoso nascosto in una proposta di modifica all'apparenza ragionevole. L'uomo punta ancora lì: sette anni di impunità sono un'offa troppo ghiotta per chi si trova nelle sue condizioni. Chissà quante 'cene eleganti' al Quirinale. Non voglio ricordare il pessimo governo che ha presieduto, l'incoscienza di aver negato l'esistenza della crisi quando si era ancora in tempo per meglio tamponarla, le ripetute affermazioni che il peggio era alle nostre spalle, che i ristoranti che gli aerei, mentre stavamo scivolando laggiù dove oggi ci troviamo. Non voglio ricordare nemmeno le imputazioni allo stesso tempo gravi e ridicole di cui deve rispondere. Non cito nemmeno il conflitto d'interessi per cui, nella sciagurata ipotesi, siederebbe al Quirinale per la prima volta un uomo con le mani in pasta in numerosi affari non tutti non sempre trasparenti. Mi soffermo invece su un altro elemento: quest'uomo ha avvilito la nostra immagine nel mondo come nessun altro prima di lui. Il discredito di cui era circondato nelle sedi internazionali è testimoniato da innumerevoli filmati tutti reperibili in rete. Il ruolo assegnato al presidente della Repubblica dalla Costituzione è, tra l'altro, quello di alta rappresentanza del paese all'estero. C'è qualcuno, anche di quella parte politica, che potrebbe davvero tollerare di essere rappresentato nel mondo da questo 'clown triste'?
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