Tratto da "Dita di Dama", di Chiara Ingrao.
Vita di fabbrica, 1969, l'autunno caldo. Il primo giorno di fabbrica
Ma l'hai vista quella ? Quale ? Quella li, quella nuova. Hai visto come cammina ? E quella gonna ridicola....Ammazza che tette, però: ma che è, 'na maggiorata ?
E lei si è chiusa nelle spalle, come al solito, sempre più stretta, sempre più curva. Come se non le bastasse, stavolta nemmeno nasconderlo il seno grosso. Voleva nascondersi tutta, e non poteva. Era l'unica - erano le uniche, lei e le altre nuove, forse quattro o cinque - a non avere addosso il grembiule. Il camice, come si diceva in fabbrica: ce lo avevano tutte, non solo la sorvegliante. Allora è questo che le fa sembrare tutte uguali, ha pensato Maria. Non è solo la luce del neon, non solo le facce gialle. L'uniforme: nero per le sorveglianti, azzurro pallido per le operaie, e bianco per i pochi maschi, scintillanti e diversi, a punteggiare quà e la quella massa indistinta. I riparatori, i capisquadra, i tecnici, i sorveglianti delle linee, minacciosi ed enormi. E i marca-tempo, in piedi dietro un paio di ragazze intenti a scarabocchiare misteriosamente sui loro taccuini a quadretti...............
Qualche tempo dopo, Luglio
Rosa e giallo e fucsia e verde smeraldo. Non si come ne chi, ma le ragazze avevano cominciato a scartare il camice d'ordinanza e si sono comprate i grembiuli colorati, ognuna secondo il proprio gusto. Chissà perchè nessuna lo aveva mai fatto prima: Era per via dei sorveglianti, o per qualcos'altro ? Non è mica vietato, spiegava Rosetta. Il regolamento dice che ci vuole il camice, e basta; ma quale tipo di camice, mica c'è scritto.
Poteva starsene zitta, almeno una volta. Pensavo io. Possibile che deve sempre mettere bocca su tutto ? Perchè a Maria, che all'inizio la storia dei camici colorati me l'aveva raccontata con entusiasmo, appena ha parlato quella là, che non le era molto simpatica, subito ha storto la bocca: ma sono bambinate, ha detto. Io non ci stò, a buttare via i soldi così: tocca al padrone, pagarci il camice, diceva. E io pensavo: ma che ti piglia, sei diventata tirata come zia Rita ? Ma chi vuoi prendere in giro, con 'sta puzza sotto il naso? Se me l'avevi detto fin dal primo giorno, che a metterti così in uniforme azzurrina, tutte uguali, ti pareva di stare in caserma......Ha cominciato a frullarmi per la testa un idea, ma non avevo il coraggio. Ho traccheggiato fino a luglio: poi un giorno ho preso su, e sono andata da Upim. Gliel'ho comprato io, un bel camice nuovo.
Era color pesca.
Brillante e setoso: poteva dirmi di no ? Ha fatto scena per due minuti, massimo tre: ma che ti è saltato in mente, ma sei tutta scema, io che t'avevo detto ? Intanto però le brillavano gli occhi, mentre sfiorava il tessuto lucente in punta di dita. Ed è corsa subito a provarselo, rimirandosi per mezz'ora davanti allo specchio. Se lo è tolto, e prima di metterselo in borsa lo ha ripiegato per bene, con la sua carta velina per non farlo spiegazzare, manco fosse un abito da sera.....A conti fatti, un ruolo ce l'ho avuto pure io, in quello che è successo dopo.
Arriva in fabbrica, e naturalmente era un bagno di sudore, come tutte. Con la maglietta che se la sentiva appiccicata addosso, e non faceva che annusarsela, senza parere. Poteva metterselo in quelle condizioni, il suo camice nuovo ? E' corsa in bagno, per darsi almeno una sciacquata alle ascelle; ma appena si è tolta la maglietta, e si è ritrovata seminuda davanti allo specchio, si è sentita addosso una sensazione nuova - come una specie di ubriacatura, tanto più eccitante quanto più era anche la calura, a farle girare la testa e farle vedere tutto un poco appannato. Si è sfilata la gonna, d'impulso. E si è lavata a lungo, lo sguardo fisso su quell'immagine sfuocata, dentro lo specchio scheggiato: una ragazza in reggiseno e mutandine, provocante e procace. Il camice nuovo, se l'è infilato così com'era, senza niente di sotto.
Quando si è avviata verso il reparto, con la seta che le strusciava sulla pelle nuda, le è sembrato che la guardassero tutti, come quel primo giorno, e che tutti sapessero. Ha pensato che forse il camice nuovo era trasparente, e che forse si vedeva tutto, Che guardassero pure. Invece di ritirarsi inorridita, e tornarsene di corsa nello spogliatoio, ha raddrizzato le spalle e rallentato il passo. Ogni uomo che incrociava sul suo percorso, ha cominciato a guardarlo spavalda, senza più nessuna paura delle sue tette grosse. Camminava e si sentiva seguita dai loro occhi. Magari non era vero ed erano tutte fantasticherie sue. In fondo le tette gliele avevano sempre fissate. E pure il culo ? Perchè no. E ora ? Con la stoffa luminosa incollata addosso come una guaina, che le faceva risaltare le curve. A ogni passo, parevano fondersi nella morbidezza del camice, come una carezza continua.
sabato 15 maggio 2010
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